martedì 7 maggio 2024

GIACOMO MATTEOTTI E IL POLESINE

 GIACOMO MATTEOTTI E IL POLESINE di Gianfranco Vecchiato

Giacomo Matteotti
A Fratta Polesine, l'architetto Andrea Palladio realizzò attorno al 1563 la celebre Villa Badoer, primo edificio palladiano in cui l'Autore inserì un pronao a colonne con un frontone in facciata. Le forme classiche testimoni di vaste proprietà terriere all'epoca della "Serenissima", sono a Fratta, raccontate da ben 15 diverse Ville, che segnano altrettanti fotogrammi  di un tempo remoto.  Se dal 2009 una barchessa laterale a villa Badoer ospita un museo archeologico nazionale, poco distante un'altra casa raccoglie un Museo etnografico della civiltà e del lavoro e gli strumenti di vita contadina. Qui una meridiana ammonisce: "Transit umbra sed Lux permanet". Ed è la permanenza,  il fattore che è richiamato anche da monumenti e lapidi, a indicare che questo luogo ha un posto di rilievo nella storia del Risorgimento italiano, perchè Fratta fu sede di numerosi "carbonari", tra cui  Antonio Fortunato Oroboni e Giovanni Monti,   arrestati nel novembre 1818 e condannati  poi al carcere. Alcuni nel castello di Lubiana e altri nella fortezza dello Spielberg in Boemia, la stessa in cui fu rinchiuso  Silvio Pellico, l'autore de "Le mie prigioni". Un libro che secondo il cancelliere von Metternich, costò all'Austria più di
Fratta Polesine: Villa Molin o della Carboneria
una battaglia perduta. Il piccolo monumento ai Martiri Carbonari, innalzato nel 1867, l'anno successivo alla annessione del Veneto al regno d'Italia, accoglie i visitatori nel centro di Fratta, testimoniando il sacrificio ideale di tanti giovani patrioti. Furono valori morali e civici a formare anche il giovane Giacomo Matteotti, che qui risiedeva.  Sullo sfondo di un viale alberato sorge la Casa che fu della sua famiglia, oggi Museo. Un miscuglio di sensazioni è quello che prende corpo camminando per le strade pavimentate in porfido e sassi. Da una parte ci sono le testimonianze della vita agra dei contadini e accanto quella dei signori che spesso li sfruttavano. Opere d'Arte e lotte politiche e sociali. E' il paesaggio che domina nel Polesine, con le distese orizzontali di pianura e l'intreccio d'acque, tra canali e fiumi. Qui accanto passa il Po che giunge al suo  delta, attraversando campi coltivati, unendo l'acqua, il cielo e la terra. E' un mondo diverso dall'altro Veneto, denso di strade, di case e di capannoni. Qualche diroccata casa colonica, testimone di un patriarcato familiare oggi scomparso, ricorda l'intensità delle migrazioni e degli abbandoni vissuti da queste terre. 
Villa Badoer 1563
Lo scrittore Nino Savarese (1882/1945) annotò negli anni'30 in  "Cose d'Italia": "... Un vago presentimento del mare è diffuso su tutta la pianura e si palesa sulla traccia di numerosi canali, di numerose paludi, che come aperture di luce marina solcano i campi...". 
Una vista del fiume Po
L'acqua è ancora una protagonista. Due alluvioni sono ricordate, quella più tragica del 1951 e quella disastrosa del 1966. Il 14 novembre 1951 il fiume Po  esondò e sommerse con 8 miliardi di mc d'acqua  metà provincia di Rovigo. Al bilancio di 100 vittime e di 180mila senzatetto si aggiunsero enormi danni alle attività agricole.  Se ne andarono oltre 80mila abitanti, circa il 25% della allora popolazione provinciale. Le cronache del tempo raccontano di scontri politici ed errori tecnici, di inadeguatezza nei soccorsi, di desolazioni intrise di coraggio, di pietà e di solitudini.  
Fratta: Museo vita contadina
Solo dopo cinquant'anni in provincia si ebbe una prima inversione demografica. La meccanizzazione dell'agricoltura, i lavori imponenti di assetto idraulico, lo spirito imprenditoriale, hanno in parte cambiato il vecchio Polesine depresso ed abbandonato, facendone per fertilità il granaio della regione. I problemi sono ancora molti.  E tra questi la risalita del "cuneo salino" dal mare Adriatico lungo il Po, nei periodi di siccità, mette a rischio kmq di zone coltivate: risaie, frutteti e ortaggi. L'altalenarsi di fenomeni ambientali estremi e le modifiche ittiche subite dal grande fiume per la diffusione di nuove specie, fanno del Polesine ancora una terra di frontiera. Lo è stata anche la storia politica e sociale di questa parte d'Italia. Anticamente qui giungevano i confini della Repubblica di Venezia che per alcuni secoli, oltre il Po, si confrontò prima con gli Estensi poi con lo Stato della Chiesa. Ma nella storia politica del Novecento, nel Polesine, come nel vicino Ferrarese, ebbe forza il pensiero socialista.  Giacomo Matteotti, che il 10 Giugno 1924, a  trentanove anni di età, venne rapito a Roma ed ucciso da un manipolo di sicari fascisti, segnò la svolta d'Italia per oltre vent'anni. 
Domenica del Corriere 
Matteotti restò vivo nella storia di quegli anni tormentati e la sua figura risorse nel dopoguerra. Egli conosceva la sua terra e le sue genti,   quando si ammalavano o morivano per la "pellagra", per la tubercolosi, per la povertà e per lo sfruttamento dei contadini. 
Campi di lavanda in Polesine
La  famiglia di Matteotti fu segnata da lutti: la morte del padre morto nel 1902 e di due suoi fratelli, per tisi, tra il 1909 e il 1910.
Fratta Polesine
Intransigente neutralista, si oppose all'intervento in guerra, sia in Libia  e poi nel conflitto del 1914, al punto da attirarsi accuse di simpatie per l'Austria. Si staccarono le sue posizioni da quelle del socialista Benito Mussolini, interventista. In seguito divenuto parlamentare Matteotti, che fu un ottimo oratore,
scelse la via del coraggio, consapevole dei rischi, denunciando le violenze, i soprusi,  i pericoli per la democrazia. Per questo lo ricordiamo insieme alla sua terra richiamata nella mia famiglia dalla vita di mio nonno Rodolfo che ben la conosceva. Simili paesaggi hanno ispirato il parmense Giovannino Guareschi e le storie di "Mondo Piccolo" : "Sull'argine l'erba è alta e piena di fiori rossi, gialli, bianchi, rosa, i fiori dei libri della mia fanciullezza...". Case, luoghi, tempi e persone, serrati nell'impasto che spesso modella la storia degli uomini e dei popoli.