L'ACQUA di Gianfranco Vecchiato
Nell’isola di Torcello, tra le più antiche custodi in laguna delle pietre portate fin dal V° secolo dagli abitanti di Altino in fuga, la storia si è ad un certo punto fermata. Oggi vi abitano solo 26 persone; ma è mèta incessante di un turismo veloce che ne frantumale rive ed ha poco rispetto per il tempo lento che la circonda. Come Ordine abbiamo aggiunto le nostre preoccupate considerazioni alle proteste verso il modo con cui il
Magistrato alle Acque sta conducendo i lavori di marginamento di alcune rive sull’isola, apparso non consono ai modi ed alla antica cultura degli interventi in laguna e da normeinserite nel PALAV. L’acqua come “bene pubblico” è stata la fonte primaria della vita e della storia della Repubblica di Venezia il cui controllo era affidato ad organismi di grande importanza nella gerarchia dello Stato. Le situazioni degli alvei fluviali, e della laguna, compresi gli abusi commessi da privati, i danni relativi e le difficoltà di navigazione, venivano verificate con sistematicità. Tra il XV ed il XVIII secolo Venezia intraprese una serie di importanti opere pubbliche allo scopo di allontanare per quanto possibile le foci dei fiumi dalla laguna fissandone e precisandone le conterminazioni. La severità che l’antico Magistrato alle Acque esercitava nel reprimere abusi è documentata da numerose sentenze di natura civile e penale. Quali erano gli organi principali istituiti dalla antica Repubblica al controllo delle opere in laguna? Nei primi secoli di tali questioni si occupavano in primo luogo il Maggior Consiglio, la Quarantìa ed il Senato, o direttamente o conferendo autorità ad uffici temporanei a seconda dei casi. Avevano inoltre autorità i “Giudici del Piòvego” che sino dalla fine del 1200 sovrintendevano all’uso delle acque come all’utilizzo dei terreni e delle paludi dell’entroterra. Quindi c’erano i “Provveditori di Comuni” per lo scavo e la pulizia dei canali interni a Venezia; i “Provveditori al Sal” che fino al 1520 dovevano finanziare gli interventi pubblici di difesa a mare; i “Signori di Notte al Criminal”, cui spettava nella più vasta competenza di controllo notturno dell’ordine pubblico,giudicare degli eventuali reati commessi contro le acque ed i lidi. Dalla fine del 1400 vengono eletti dei “provisores super aquis” ai quali, dopo una lunga sperimentazione, si sostituiscono i tre “Savi alle Acque”, con poteri istruttori, di deliberazione e di giurisdizione pertinenti al sistema idrico della Repubblica, con una così ampia materia che necessitò l’affiancamento successivo di tre “Esecutori alle Acque”, con funzioni amministrative, finanziarie e di tesoreria. Esisteva anche un “Collegio solenne alle Acque” con poteri deliberanti che ebbe una attività discontinua. Il Magistrato alle Acque ottenne sempre più vasti poteri che gli consentivano di agire con un’autorità delegata propria del Senato o del Consiglio dei Dieci. Verso la metà del 1600 il Senato istituì tre “Inquisitori”, poi sostituiti dai “Savi”; e ad uno di questi, denominato “Savio Aggiunto”, spettava l’esazione del “quintello” e cioè di un’imposta pari al 5% del valore di ogni bene lasciato in eredità a qualsiasi titolo. Il Magistrato alle Acque fu organo politico e decisionale formato da altissimi funzionari con valenze prettamente tecniche degli interventi da attuarsi. Tra i vari funzionari si annoveravano un segretario alle “suppliche”, un “nodàro” e, con posizione subalterna, un coadiutore, e quindi un avvocato fiscale. Oltre a ciò vi erano una serie numerosa di altre figure con compiti finanziari e di esazione. Una particolare figura era quella del Matematico che, coadiuvato da tre Proti, provvedeva ad informare il Magistrato alle Acque, ed a dare la sua opinione sui problemi che insorgevano. Vi erano il “Proto alla laguna”, il “Proto
alle fiumane”, il “Proto ai lidi”. Una sorta di milizia composta da un capitano e 4 uomini, giorno e notte, percorreva con una barca i canali e la laguna per sorvegliarne l’integrità.
L’insieme di valori e di tecniche antiche, oggi perlopiù disperse in molte competenze
generiche, andrebbero tramandate anche con studi specifici, da insediare magari nella facoltà di architettura dello IUAV o in quella di Cà Foscari, per la formazione specifica
di funzionari e di tecnici da impiegare nei compiti di attività in ambito lagunare.
Nella riforma del sistema istituzionale, della città metropolitana di Venezia, andrebbero
riconsiderate le competenze ed i ruoli sul sistema delle acque e sul bacino scolante.
E' impossibile non leggere le enormi distanze, anche culturali, oltre che amministrative, che l'attualità ci presenta su questo versante, agli inizi del nuovo secolo.
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