martedì 2 settembre 2025

L'ATTESA


 L'ATTESA 
   di   Gianfranco Vecchiato

L'attesa degli uomini dinanzi agli avvenimenti della Storia è carica di interrogativi. Questa attesa è messa alla  prova dalla capacità e fertilità di saper rispondere, sia da parte della religione come dai sistemi politici, ai bisogni di giustizia sociale. Lo credeva Giorgio La Pira, un italiano profeta, politico e missionario a suo modo, quando da animatore di pace, nel 1958, organizzò per la prima volta in un convegno "Colloqui Mediterranei" , un incontro fra arabi ed israeliani, francesi ed algerini. Uomini di cultura ed Istituzioni trovarono e cercarono strade. Con un pellegrinaggio ad Ebron, presso la tomba di Abramo, padre comune delle tre grandi religioni monoteiste si aprirono prospettive di pace. Chiamando le nuove generazioni a scuotersi dal torpore, dalla rassegnazione, dall'apatia e invitandole ad  agire per guidare i comuni destini, sia personali che collettivi. La Pira riteneva servisse un governo mondiale dotato di poteri sovranazionali, in grado di corrispondere alle esigenze di un pianeta che ai nostri giorni è popolato da oltre 8 miliardi di persone. La attualità del suo pensiero è confermata dagli avvenimenti che stiamo attraversando, sia nel conflitto fra Russia ed Ucraina e sia nel calderone Mediorientale. Nuovi soggetti sono protagonisti sullo scenario mondiale, la Cina, l'India, il Brasile, l'Indonesia, l'Iran. Molte nazioni hanno assunto rilievo per crescita demografica, economica e militare e l'irrilevanza dell'ONU attuale, mai riformato, lascia il mondo instabile. L'Europa ricostruita e immaginata dai padri fondatori, A.De Gasperi, K.Adenauer e R.Schumann, come una federazione di Stati che si sarebbero strutturati sia economicamente che politicamente fra loro, è ancora lontana. Se l'obiettivo economico ha avuto successo, inglobando i Paesi dell'est Europa, un tempo chiusi nella sfera di influenza sovietica, politicamente la questione resta aperta. L'uso della forza per la risoluzione militare delle controversie ci riporta al passato. La violenza si manifesta in Natura dove l'animale più aggressivo prevarica sul più debole e sul nostro pianeta attraversato
Giorgio La Pira (1904/1977)
Foto tratta da Wikipedia Corriere d.Sera
da terremoti, dalle attività di vulcani,  di tempeste, di alluvioni, fino alle galassie che vengono inghiottite nell'universo dai misteriosi "buchi neri". Ma la violenza non è accettata supinamente dagli  uomini contemporanei che hanno cercato, costruendo faticosamente le loro civiltà,  di avere risposte dalla Filosofia, dal pensiero religioso, dalla forma sociale, dalla scienza.  Risposte possibili. Se l'attesa rivela una angoscia interiore, la scienza, fin da Lavoisier, pensa che in Natura nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Il motore del dinamismo è insito negli uomini e questo li fa progredire anche nel pensiero. Quando il milanese Cesare Beccaria scrisse tra il 1764 e 1766 l'opera "Dei delitti e delle pene", quel testo circolò in Europa influenzando la riforma di diverse legislazioni penali dell'epoca. L'Illuminismo e le idee liberali posero i diritti e i doveri dei singoli nella società, assieme ai principi di uguaglianza tra cittadini, rifiutando la tortura,  la limitazione o abolizione della pena di morte tra le pene da comminare ad un condannato. La violenza si combatte migliorando i fattori di giustizia. Ad esempio anche nelle parità di genere. Le donne hanno ancora un ruolo subordinato nelle società dominate dai "maschi". Pur se sono in aumento posizioni femminili di rilievo,  diverse culture non accettano l'uguaglianza fra i sessi. Secondo psichiatri e sociologi è questo uno dei meccanismi che generano frustrazioni e tensioni nelle comunità. L'uso della forza si alimenta con le frustrazioni nel controllo del potere, con le volontà di imporre il comando. Per rispondere alle condizioni di disagio sociale  il sistema economico ha cercato di rispondere, nei paesi Occidentali attraverso la produzione di prodotti di consumo. L'esasperazione di tale modello non si è rivelato un antidoto ma uno strumento che ha trasformato il valore in merce. Beatrice, modello astratto di donna, amata da Dante Alighieri che la vide come sua guida verso la Grazia e il Paradiso, ha ora un  profilo diverso ed emancipato. Tuttavia il sistema di mercato se ne serve in modo allusivo in quanto la figura femminile aiuta a vendere. Si comprende che le comunità musulmane, sempre più presenti nel nostro Paese, che vivono in questo tipo di società con costumi  molto diversi dai loro, facciano resistenza. Ma chiudendosi a cambiamenti che  dovranno anch'essi affrontare, come è avvenuto 
non solo nel nostro Paese.
La regista Lina Wertmuller nel 1963 diresse il film "I Basilischi", che raccontava la ristrettezza di vedute, di relazioni, fra tradizioni, chiusure, paure, rinunce e apatie, in un paese del sud Italia agli inizi della rivoluzione culturale e sociale degli anni '60. Un mondo in cui lo Stato appariva ingiusto e inadeguato alle domande sociali ed a cui si sostituivano poteri paralleli. L'attesa del Messia, invocato da alcuni, rifiuta l'Uomo della croce e specialmente le sue parole di perdono nella morte violenta a cui fu condannato. Anche l'urbanesimo delle megalopoli è una fucina di violenze e all'architettura spetta un compito rilevante favorendo  integrazioni e relazioni tra  forme e ambiente naturale. Il mestiere dell'architetto è espressione di sintesi tra forze in perenne tensione. E' la ricerca sperimentale di nuovi equilibri,  di contatti diversi, inclusivi  e positivi.  Nel nostro mestiere, come architetti, sappiamo che ogni progetto, germina da una idea che poi cresce, si consolida, e cerca il consenso. Così avviene per i diritti e i doveri che possono comporsi a formare  una società più equilibrata capace di affrontare e vincere le sfide del futuro.  Abitiamo su un unico pianeta dove si svolge la grande storia dei popoli e la piccola storia nostra. L'attesa degli uomini deve finire ed essere finalmente accompagnata dall'incontro e dalla pace.