VENETO: URBANISTICA E PIANO CASA
di Gianfranco Vecchiato
di Gianfranco Vecchiato
E’ inutile girarci attorno.
In questa stagione l’Urbanistica appare morta. Se in qualche caso sopravvive
per cultura politica o per didattica,
trova sempre più difficoltà a trasferire le sue regole sul piano concreto.
Questo è un male grave per qualsiasi società ed ancor più per quella veneta,
erede di un grande passato e di un conflittuale presente.
Capannoni nella campagna veneta |
Paesaggio : Castello di Collalto a Susegana (TV) |
L’Urbanistica nata nell’Ottocento
si trovò a rispondere ad un processo rivoluzionario: quello industriale in luoghi
dove in suburbi malsani vivevano e lavoravano in condizioni igieniche
spaventose, masse crescenti di popolazione. Essa ha germinato dottrine
politiche e sociali, utilizzato e forgiato pensieri culturali, innestando nell’economia,
nei costumi, nella scienza e nella tecnica , visioni del mondo e delle società .
E’ stata, con esiti diversi, al servizio di regimi totalitari e delle più
avanzate democrazie.
Per sua natura è una
Disciplina in continua evoluzione.
Ora abbiamo sotto
agli occhi quotidiane incongruenze: investimenti sovradimensionati o carenti,
equilibri che si spezzano, legislazioni prolifiche e norme inefficaci o dannose.
Amministrare il
coacervo di situazioni compromesse, rende interdipendenti altri fattori.
E si cercano allora scorciatoie
che non risolvono i problemi di fondo.
La Regione Veneto ha accolto
nel suo disegno urbanistico sotto il titolo il “Terzo Veneto” anche gli impegni
della cosiddetta “Carta di Asiago” , nella
quale il compianto Mario Rigoni Stern
auspicava il ritorno all’essenziale.
Negative non sono le
necessità di sconfiggere la burocrazia, la stanza per un figlio, favorire la
rigenerazione ed il risparmio energetico ma lo spezzare le questioni senza affrontarle
organicamente per migliorare la Normalità. Questo allarga il solco fra gli
obiettivi scritti ma non praticati, rendendo esiziale l’esercizio della “Politica”. Il critico d’arte Philippe
Daverio annotava che mentre in Francia la rivoluzione tagliò molte teste ai
nobili, nel Veneto ai Patrizi ed ai loro epigoni che abitavano le Ville è
stata, con i capannoni, tagliata …la vista.
Bisogna ridare occhi
alla nostra mente, al nostro futuro, alla nostra storia. Anche per coloro che
verranno. E bisogna coltivare con piena dignità e consapevolezza la nostra
Cultura.
Nessun commento:
Posta un commento