Aprile 2015. Mese di ricorrenze storiche ricordate dalle parole di una celebre canzone: "Fischia il vento, infuria la bufera, scarpe rotte e pur bisogna andar, a conquistar la rossa Primavera, dove sorge il sol dell'avvenir..." Versi intramontabili cantati da molti giovani partigiani italiani nel periodo che andò dall'Ottobre 1943 all'Aprile del 1945. L'autore delle parole fu un giovane medico ligure, Felice Cascione, che comandava una formazione partigiana sull'appennino ligure, sopra Albenga. Morì in battaglia nel 1944, nel più tragico periodo della storia d'Italia, divenuta terreno di lotta fra Tedeschi ed Alleati, tra fascisti e antifascisti, in una guerra civile che causò profondi lutti morali e rovine materiali. Quella canzone fu musicata sulle note della popolare canzone russa "Katjuscia", sentita dai nostri soldati durante la campagna di Russia. Il passare del tempo assottiglia la presenza di quelle vecchie generazioni. Al loro posto canzoni, documentari, filmati, libri, raccontano
con diversi accenti, come e cosa accadde a milioni di uomini in quegli anni. La guerra partigiana si combattè specialmente in zone di montagna, dalla Langhe, alla Val d'Ossola, dal Grappa alla Carnia, dall'Appennino Tosco-Emiliano ed all'interno di molte grandi città. Delazioni, eroismi, fucilazioni, attentati, rastrellamenti in un crescendo di violenze mano a mano che le sorti del conflitto si facevano più inesorabili. Su un opposto fronte altri giovani che indossavano la camicia nera, combatterono una guerra perduta per salvare, pensavano, l'onore d'Italia... Italiani contro italiani. A 70 anni dalla fine della guerra e dalla morte violenta di Benito Mussolini e di altri gerarchi, si rivedono in vecchie
fotografie strade ed edifici distrutti, patrimoni d'arte in rovina, una sterminata schiera di tragedie che furono lo sprone, per dare alla giovinezza di milioni di uomini e donne, obiettivi di un nuovo avvenire. Molte città come Albenga, Milano o Venezia furono unite in quei movimenti di ribellione e di resistenza. Ma è interessante, dopo tanti anni, analizzare cosa spinse alla rinascita, in situazioni che non hanno confronti con la storia attuale. Oggi la crisi colpisce e deprime. Come reagire, guardando a quei lontani tempi di tragiche incertezze? Si partì dalla consapevole colpa degli errori compiuti, da quelle politiche insensate di culto razziale, fatte da aggressioni e da roboanti retoriche. Si sfruttava la forza e la enorme energia che si sprigionava da un tessuto sociale e culturale di gente a cui il "regime" offrì miti ed ideali in parte falsi e in parte strumentali ma anche fornendo a masse di "proletari" la missione quasi sacra di fertilizzare terreni paludosi, di costruire strade, oasi nei deserti africani, di aprire arretratezze storiche al Novecento, dopo anni di guerre in trincea combattute fra il Piave e l'Isonzo. E' difficile a volte anche per gli storici, tracciare sentenze precise sui rapporti tra le ideologie, i cambiamenti sociali, le culture nei luoghi del lavoro, tra industrie e campagne.
La continuità statale fra molte diverse Italie, ha in parte mascherato ciò che avvenne tra quei mondi diversi e complementari. Ed ha corroso, nella globalizzazione culturale ed economica, una risorsa che il nostro Paese ha avuto sempre nei suoi complessi rapporti con la Storia. La forza delle autonomie, dei dialetti, delle tradizioni e della capacità collettiva di esprimersi con solidarietà nelle avversità. Frutto anche di un millenario insegnamento cristiano. L'Italia è anche il risultato di tante differenze fra il nord ed il sud che si sono mescolate negli anni e che si sono conosciute, con lingue anche diverse, sui fronti di guerra e del lavoro. Quel passato non è ancora così lontano da non trasmetterci, anche con l'eco delle parole di una canzone, che ogni "Primavera", ogni giovinezza, deve essere conquistata e che grandi ideali possono essere raggiunti con la convinzione morale che tutto questo dà senso e forza alla vita ed all'esistenza. Chi le cantava non sapeva se il giorno dopo avrebbe visto nascere il sole e proprio per questo, quelle parole sono rimaste attaccate al tempo ed alla memoria: "Fischia il vento, infuria la bufera, scarpe rotte e pur bisogna andar. A conquistar la rossa Primavera, dove sorge il sol dell'avvenir..." Molte illusioni sono scomparse insieme ai protagonisti. A volte ci sembra di camminare tra piccole cose e scarsi orizzonti. Poi basta una immagine, una canzone, un volto lontano a ricordarci che siamo figli di quelle Storie, di quelle passioni, di quei valori. La Primavera resta un moto dell'animo e della Natura. Il tempo ci mostra con le immagini che anch'esse non passano invano .
Albenga (Savona) |
EXPO 2015: Milano. L'Albero della vita |
Albenga -Piazza S.Michele |
La continuità statale fra molte diverse Italie, ha in parte mascherato ciò che avvenne tra quei mondi diversi e complementari. Ed ha corroso, nella globalizzazione culturale ed economica, una risorsa che il nostro Paese ha avuto sempre nei suoi complessi rapporti con la Storia. La forza delle autonomie, dei dialetti, delle tradizioni e della capacità collettiva di esprimersi con solidarietà nelle avversità. Frutto anche di un millenario insegnamento cristiano. L'Italia è anche il risultato di tante differenze fra il nord ed il sud che si sono mescolate negli anni e che si sono conosciute, con lingue anche diverse, sui fronti di guerra e del lavoro. Quel passato non è ancora così lontano da non trasmetterci, anche con l'eco delle parole di una canzone, che ogni "Primavera", ogni giovinezza, deve essere conquistata e che grandi ideali possono essere raggiunti con la convinzione morale che tutto questo dà senso e forza alla vita ed all'esistenza. Chi le cantava non sapeva se il giorno dopo avrebbe visto nascere il sole e proprio per questo, quelle parole sono rimaste attaccate al tempo ed alla memoria: "Fischia il vento, infuria la bufera, scarpe rotte e pur bisogna andar. A conquistar la rossa Primavera, dove sorge il sol dell'avvenir..." Molte illusioni sono scomparse insieme ai protagonisti. A volte ci sembra di camminare tra piccole cose e scarsi orizzonti. Poi basta una immagine, una canzone, un volto lontano a ricordarci che siamo figli di quelle Storie, di quelle passioni, di quei valori. La Primavera resta un moto dell'animo e della Natura. Il tempo ci mostra con le immagini che anch'esse non passano invano .
Milano 1945: San Babila |
Milano 2015: San Babila |
Milano 1945: Galleria Vittorio Emanuele II° |
Milano 2015 : Galleria Vittorio Emanuele II° Milano 1945: Teatro alla Scala Milano 2015: Teatro alla Scala Milano 25 Aprile 1945: "Fischia il vento..." |
Venezia 25 Aprile 1945 |
Milano 2015: EXPO / Nutrire il Pianeta |
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