giovedì 23 marzo 2017

LA COLONIA

LA COLONIA                      di   Gianfranco Vecchiato




Asolo: Colonia Alpina "Città di Mestre"
Anni lontani e simboli di altre generazioni vengono raccontati in ciò che resta di  edifici spesso abbandonati che resistono al tempo: le Colonie. Queste strutture ebbero origine fin dall'800 e sorsero per scopi sanitari e  benefici, rivolti specialmente ai ragazzi appartenenti a famiglie povere. Nel 1822 fu costruita la prima struttura di questo tipo a Viareggio, sotto il Granducato di Toscana. In seguito,  se ne aggiunsero altre specie lungo le coste romagnole e tirreniche. Sorsero per iniziative pubbliche ma anche private e di Enti religiosi. Durante il fascismo con la politica sociale del regime verso la gioventù e a sostegno delle famiglie proletarie, ebbero un ulteriore forte sviluppo.  Se nel 1927 i ragazzi che trascorsero un periodo estivo in colonia furono circa 54mila, nel 1938 raggiunsero il numero di oltre 770mila, distribuiti in 4357 
Colonia Agip 1939 Arch. G. Vaccaro
strutture, prevalentemente marine ma anche alpine e lacustri, sparse sul territorio nazionale.  In quel periodo diversi architetti ebbero modo di esprimersi con varie forme  e stili tentando di tradurre in modernità razionalista, quanto voluto dal Regime. Una occasione che raramente si ripropose nei decenni successivi. Tali progetti hanno lasciato molte testimonianze di qualità formali. Ogni tanto la cronaca si interessa di quegli edifici dismessi e diventati ruderi abbandonati. Essi restano testimoni di un'epoca aspettando invano un riuso difficile e costoso. Le mutate condizioni sociali, economiche e culturali influirono sugli scopi  istituzionali delle Colonie, finché alla  fine degli anni '60, giunsero ad una crisi progressiva che portò  molti di esse alla chiusura.  Alcune colonie mantengono ancora oggi  funzioni di sostegno sanitario e civico. Tra tante loro storie, ho incrociato quella della "Colonia Alpina Città di Mestre" che sorse ad Asolo nel 1925. Posta tra le sinuosità collinari che hanno sullo sfondo il massiccio 
Colonia fluviale "R.Farinacci" 1937
del Grappa, sotto alla Rocca medioevale, la Colonia venne realizzata trasformando ed ampliando una vecchia Villa,  per iniziativa della Associazione Industriali di Porto Marghera e di altri benefattori privati.  In quei luoghi la Grande Guerra ebbe il suo epilogo. Il giorno della inaugurazione risuonarono ad Asolo le parole di una canzone di qualche anno prima : " Monte Grappa tu sei la mia Patria, sei la stella che guida il cammino..."   Sono terre che tra il 1489 e il 1510, ospitarono l'esule regina di Cipro, Caterina Cornaro alla cui corte giunsero letterati ed artisti, dal Bembo al Giorgione. Ancora oggi chi giunge ad Asolo cerca di  respirare aria d'altri tempi. Ma nel caso della ex Colonia ci si trova dinanzi alla fissità dell'oblio. Sono tornato per vedere cosa restava di un complesso che poteva ospitare oltre 300 bambini  e del cui recupero e restauro mi ero occupato  agli inizi della mia professione. Giace abbandonata in un'area coperta di sterpi e di v
Colonia Novarese  a Rimini 1934 Ing.Peverelli
egetazione, su un'area in cui un tempo giocavano i ragazzi. Il cancello, arrugginito, segnala che non è stata da anni  più visitata da nessuno. Da tempo si parla di piani di riuso, per anziani autosufficienti, per resort di qualità, per  finalità sociali. Invece molte di esse cadono a pezzi mentre attorno a loro si continua a costruire togliendo terra agricola e mortificando il paesaggio. 

Scorrendo le cronache troviamo la colonia dei Figli degli italiani all'estero a Cattolica, che fu disegnata da Clemente Busiri Vici, che ora  ospita l'Acquario Le Navi e la Colonia la Varesina di Milano Marittima con la maestosa rampa,  ridotta a poco più di un rudere sulla spiaggia. Il  complesso di Calambrone in Toscana e la Fara a Chiavari.  La torre Fiat, quella ex Montecatini, quella dell'Agip... Le colonie furono occasioni per sperimentare il linguaggio architettonico in chiave funzionalista e razionalista mentre oggi il loro abbandono testimonia la decadenza dell'attenzione nel nostro tempo. 

Colonia Varese a Cervia  1937 Arch. M.Loreti
L'Architettura si spegne quando viene dimenticata dai contemporanei ma resta ad illuminare la storia con gli errori e gli ideali di chi la pensò con gesto creativo. In questo modo supera le ideologie e non può offendere pur se  ispirata da ciò che non c'è più.  Resta una testimone muta che, mentre suggerisce degli obiettivi per il futuro, 
accusa i nostri  deboli conti con il passato. Le ragioni e l'interesse per un loro riutilizzo non mancano, specialmente in chiave turistica e ricettiva o di centri di studio e di incontro culturale.  

N.B. A qualche anno di distanza da quando ho scritto questo articolo, oggi, 1 marzo 2021, mentre stiamo attraversando una lunga fase di pandemia, rifletto su come questi eventi stiano indicando che anche per le ex colonie abbandonate vi sarebbero spazi di riuso per nuove utilità e funzioni. Non solo per scopi sanitari ma anche per  recuperare quel rapporto con l'ambiente che il turismo di massa ha interrotto. 
Colonia a Cattolica Arch. Busiri Vici 1938


Torre "Balilla" o torre Fiat. 1933
Marina di Massa  Ing.V.Bottino


Colonia ex Montecatini 1939
Milano Marittima Arch. E Faludi


 

martedì 7 marzo 2017

L'IDEA

 

L'IDEA             di Gianfranco Vecchiato

Le idee secondo Platone sono "disegni della mente". Una fonte  che alimenta la coscienza dell'umanità. Su di esse si sostengono materia e pensiero, originando quel senso del "Bene" che le  può trasformare in uno strumento dal valore morale. Immanuel Kant le ritenne una categoria della ragione, e nell'epoca dei "lumi" le idee fecero da innesco a cambiamenti rivoluzionari e ad evoluzioni nella scienza e nella religione, che dovettero incrociarsi con i pensieri di Voltaire. Ai nostri giorni le idee, quando sono "creative", interessano l'economia ma sostengono anche una nuova visione della filosofia. Il XX° secolo ha dimostrato che quando le idee  sono state utilizzate per fini immorali, hanno rivelato la loro tragica fragilità e distruttività. 
Nuovi strumenti tecnici ed informatici hanno aumentato le possibilità creative aprendo dinanzi a noi, nuove frontiere. Il Novecento è ancora presente fra noi. Sbiadito progressivamente dall'avanzare delle nuove generazioni. Ci lascia animati dal fuoco interiore dei nostri pensieri,  dalle emozioni collettive che si manifestano nei simboli e nei segni. L'Architettura tra forme ibride d'arte e di tecnica, dovrebbe essere il regno dei creativi, ma spesso ha assunto il carattere di una rinuncia al suo ruolo. Tra i mestieri che non potrebbero sopravvivere senza la creatività c'è il mondo della grafica.  E' 
un settore in perenne evoluzione. Considerato a lungo come marginale nell'arte, ha  avuto fin dalle
origini un ruolo importante come strumento utile per le vendite di mercato. La grafica è  stata usata nella propaganda politica nella scuola, nei settori  della moda fino  all'arredo urbano come mezzo di  informazione moderno nelle città. In Italia si sono espressi grafici di ottimo livello. Tra gli imprenditori che più li utilizzarono per il   loro settore, vi fu Adriano Olivetti, che anzi li riteneva dei protagonisti nella rivoluzione della comunicazione commerciale.  La macchina da scrivere divenne una modella, ispiratrice di artisti importanti quali: Marcello Dudovich, Giovanni Pintori, Costantino Nivola, Leonardo Sinisgalli, Piero Bottoni, Marcello Nizzoli, Paul Rand, Leo Lionni, Ettore Sottsass. Grafici e creativi. Una retrospettiva che è stata dedicata qualche tempo fa,  a Giovanni Pintori, ha aperto una finestra sul periodo che va dagli anni '30 alla metà degli anni '60. 
Questo artista, nato nel 1912 in Sardegna e scomparso nel 1999 a Milano, è considerato il Maestro della grafica italiana. Le sue opere furono esposte a Louvre, al MoMa ed alla Biennale di Venezia. Ottenne numerosi riconoscimenti internazionali e nel 1984 la rivista giapponese Idea lo classificò fra i 30 designers più influenti del XX° secolo. Il suo ingresso nella Olivetti avvenne nel 1936, dove collaborò con il suo conterraneo Costantino Nivola, divenendo l'Art Director di Adriano Olivetti. Gli sono state dedicate diverse mostre e libri.
Giovanni Pintori (1912/1999)
Uno dei più interessanti porta il titolo: "La severa tensione fra riserbo ed estro". Egli stesso volle spiegare il senso delle sue ricerche c on queste parole: " Ho sempre creduto nella forza delle idee semplici e nella esigenza di una lingua chiara e immediata. Accessibile a tutti; una lingua tesa a migliorare il gusto medio della gente..."  Attingendo a quelle intuizioni possiamo rileggere una parte del tempo che è alle nostre spalle. E' importante per affrontare anche quello, ignoto, che sta dinanzi a noi. "L'immaginazione al potere" era uno slogan caro agli studenti del '68. Mai come in questo caso, ebbero ragione.

 


 
 
 
 
 
 
Manifesti di Giovanni Pintori
(1912 / 1999)