PELLESTRINA di Gianfranco Vecchiato
Un lungo terrapieno rinforzato con pietre d'Istria, per chilometri fa da barriera alle onde del mare nei momenti di tempesta. Sull'isola la Comunità affonda le sue identità nel più autentico e lontano humus culturale che saldava fra loro le diverse popolazioni lagunari. Tradizioni, fede, costumi, hanno plasmato nel profondo il legame tra ambiente e società. Ciò che rende particolare quest'isola è il senso del confine: quello della terra, quello del mare, quello della Laguna e die due delle tre bocche o aperture, attraverso le quali le maree entrano ed escono dalla laguna di Venezia. A Malamocco ed a Chioggia. Le strutture che servono alle paratoie sommerse del sistema MOSE sono anche quelle tra cui transitano le navi portacontainer e le petroliere verso il Canale dei Petroli in direzione della zona industriale di Marghera o di navi passeggeri che giungono a Chioggia. Canale contestato che ha creato una erosione costante dei sedimenti naturali, una ferita ambientale tra le più profonde nell'habitat lagunare. L'architettura di Pellestrina e la sua forma urbana appaiono con autenticità e colore: si sviluppa linearmente data la modesta profondità dell'isola e si volge verso la laguna con andamento prevalente a sud ovest.
Le tipologie delle case sono semplici e si accostano fra loro facendo largo a piccoli giardini e cortili ben curati. Le altezze di due piani, più raramente tre, affacciate sulla riva o su calli strette ed alcuni campielli, segnano i caratteri presenti in gran parte del bacino lagunare. Le quattro chiese sono molto interessanti. In particolare quella dedicata a S. Vito e Modesto in cui la facciata si caratterizza per due guglie poste agli estremi e un sagrato modellato da un muro merlato curvo in mattoni. Il turismo di massa che sta devastando Venezia è qui assai rado e lascia intatta l'autenticità dei rapporti come ai tempi andati.
Impressionano le incisioni lasciate su targhe di pietra sui Murazzi, datate 1781 e 1791, anni che portarono alla conclusione progressiva delle opere di completamento della diga. Mancavano pochi anni alla caduta dello Stato da Mar, e sembra che esse abbiano fermato il tempo.
Piccole spiaggie naturali sul mare, che scompaiono e riappaiono con le maree, ospitano solo alcuni coraggiosi che si portano asciugamani ed ombrelloni per qualche ora di sole. Tutto appare prezioso e primitivo. Un fascino silenzioso che si oppone al nostro tempo che tende a cancellare le tracce del passato o le rende irriconoscibili. In molti angoli di Pellestrina ho ritrovato lo stretto legame tra epoche diverse. Il ritmo dell'acqua, quello agitato del mare e quello quieto della laguna, influenza il carattere degli abitanti, abituati a convivere in perenne equilibrio. Come avvenne nel tragico novembre del 1966 quando la furia del mare superò in alcuni punti le barriere dei Murazzi ed entrò in laguna. Dopo quella esperienza vennero negli anni successivi consolidate e rialzate le difese a mare di almeno 150 cm, rifatti gli impianti elettrici nelle case, ai piani terra, ricostruite le reti fognarie per impedire la risalita attraverso i tombini delle acque, ripavimentate le strade e i campielli. Un enorme lavoro di riqualificazione che introdusse esperienze tecniche innovative poi utilizzate anche a Venezia. Due ipotesi si fanno sull'origine del nome dell'isola. La prima deriverebbe dal nome di Filisto, generale siracusano esiliato ad Adria che avrebbe fatto scavare in antichità fosse per collegare il fiume Adige alla laguna, la seconda, più simpatica, deriverebbe da "pelle strana" un riferimento dato alla pelle dei pescatori dell'isola, bruciati dal sole.
Dopo che nel 1380 Venezia vinse la guerra con Genova strappandole Pellestrina e Chioggia, fu il doge Contarini a ricostruire il nucleo abitativo che era andato distrutto. Incaricate quattro famiglie, l'Isola venne divisa in 4 Sestieri, tutt'ora presenti. Il silenzio, l'increspatura dell'acqua al tramonto, la musica tenue che esce da una finestra aperta, raccontano come alla base di ogni società, pur imperfetta, gli ingredienti migliori per rappresentarla siano dati dalla semplicità con cui si mescolano persone cose e dalla umanità con cui queste vengono rivestite. Tornando a casa e sentendo le notizie provenienti dalla Ucraina, dalla Russia, dalla Palestina mi sono chiesto perchè non far arrivare in questo lembo di terra e tenerli assieme per qualche tempo, i decisori di violenza. Forse quell'aria che non riuscì a guarire mio Nonno, potrebbe aiutare oggi a guarire la violenza e qualche male del mondo.
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