Bressanone: Ufficio Turismo 2019 Studio Modus Architects |
Questi processi ancora in
evoluzione sembravano non potessero fermarsi perchè funzionali al modelli indotti all'acquisto, per una idea della merce assunta come un valore oltre che come una utilità. L'epidemia Covid-19 modificando molti comportamenti sta invece decretando una espansione degli acquisti on line e delle consegne a domicilio che incide sui profitti degli ipermercati. Se ciò si consoliderà
cambieranno presto i modelli precedenti generando altre criticità nei trasporti che influenzeranno l'economia e l'urbanistica presente e futura. In questo nuovo modello il Centro potrebbe trovare un alleato ed un nuovo equilibrio attrattivo. Se il centro ha delle rigidità derivanti dalla storicizzazione, le esigenze di intervento sulle preesistenze costringe a trovare dei punti di equilibrio. I vuoti, i pieni, i difetti murari, le assimmetrie e le dissonanze sono la ricchezza dei centri urbani. Cancellarle significherebbe fare una operazione di "lifting urbano" che ne cambia connotati e personalità. Un delitto. L'equilibrio delle gerarchie culturali, che ne preservano le identità, per alcuni appare come una diga, per altri è ritenuta un
ostacolo al rinnovamento che ogni generazione porta con sè. Si tratta di un tema che ripropone l'interrogativo sul limite e la compatibilità dei nuovi interventi di architettura con i luoghi storici. Per l'Italia, è stato già scritto su questo blog in precedenti numeri, un ruolo di avanguardia lo ebbe l'architetto Giancarlo De Carlo, scomparso nel 2005. Nel lavoro che con poche interruzioni, lo vide all'opera ad Urbino dal 1951 al 1994, intervenne nel Centro di quella antica città dal forte segno rinascimentale, riproponendo l'uso di spazi storici a sedi universitarie, secondo la visione del rettore di allora Carlo Bo. "Il moderno rispetta la storia" secondo De Carlo, che fece una
operazione di indagine storica e di proposta architettonica, in dissenso con il pensiero degli urbanisti Giovanni Astengo e Luigi Piccinato che utilizzavano invece la zonizzazione come paradigma dell'urbanistica quantitativa. Questa di De Carlo fu una azione nata dal pensiero del Movimento Moderno lanciata da Le Corbusier secondo il quale la storia va interpretata secondo le esigenze presenti. De Carlo che ammirava Alvar Aalto si richiamò al modello del MIT di Boston che l'architetto finlandese aveva concepito nel 1947, e progettò tra il 1961 e 1965 la nuova struttura universitaria di Urbino. In anni recenti assistiamo ad una debolezza critica che sta portando anche l'architettura a seguire modelli di stile merceologico. Diverse Soprintendenze, delegate per legge a controllare e a vietare gli eccessi, o non hanno
agito o hanno debolmente imposto scarse regole. Così gli esempi stridenti si susseguono. Nei centri urbani sono sorte in numero sempre più frequente innovazioni che non tengono in considerazione quale ruolo abbia il giudizio dato dal tempo. Mentre i secoli hanno segnato l'esistente, la fungibilità della nuova edilizia, spinta da esigenze di profitto o da una insensibilità politica e forse anche da una arroganza intellettuale, stanno scardinando delle linee culturali dentro alle quali ci si può sempre confrontare, contaminandole con delle omologazioni. Alcuni esempi provengono in Italia dalla regione del Sudtirolo anche / Alto Adige. Qui accanto ad interessanti innesti, appaiono ormai anche eccessi e forzature, alla ricerca di originalità ad ogni costo. Non avviene solo da quelle parti ma le tante esperienze positive, che hanno posto la provincia all'avanguardia , sono immerse in tantà edilizia che incide sui profili e
sugli orizzonti di quelle vallate. Il centro di una città conserva valori remoti e spesso ignoti che in un piccolo paese rappresentano tutto ciò che lo caratterizza e lo compone. Nei dibattiti, quando ci sono, il timore di passare per tradizionalisti, conservatori e ignoranti, frena molti dall'esporsi e si finisce per seguire l'orientamento prevalente. Non sono in quei casi, buoni giudici i progettisti, i costruttori e a volte nemmeno gli Amministratori locali perchè tutti tendono a difendere i loro obiettivi. Il giudizio lo danno spesso le pietre poste da secoli attorno ai nuovi venuti. Queste non parlano ma si fanno comunque sentire. E' una operazione difficile frenare le proprie vanità e il desiderio di lasciare un segno. Le città non dovrebbero aver bisogno di vivere di illusioni e queste resteranno tali finchè il tempo non ne decreterà il giudizio.
Sappiamo che anche nei secoli precedenti avvenne un confronto tra innovatori e conservatori. Vitruvio, Borromini, Bernini, Palladio, furono tutti degli innovatori e alcuni ebbero successo tra i loro contemporanei, altri vennero contestati lasciando però opere di straordinario valore. Ma a quelle epoche si costruiva perchè gli edifici durassero nel tempo. Oggi si costruisce perlopiù con la certezza di avere davanti un limite temporale. Una domanda si pone: la modestia può misurarsi con il profitto? E quanto vale tale merce in architettura? Scriveva Virgilio: " Loda i grandi poderi, ma coltivane uno piccolo".
Corinaldo(AN) Rapporti tra Storia e forme |
Bressanone: Nuovo e Antico (?) |
Centro Storico di Jesi (AN) L'equilibrio tra rapporti e forme |
MIT Foto:Andy Ryan MIT: Arch. Fumihiko Maki |
Arch.A.Aalto MIT Boston |
Arch.Cotteland Vermulen. Scuola a Peckham |
Arch.G.De Carlo Univ. a Urbino |
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