INTERESSE PUBBLICO di Gianfranco Vecchiato
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Torre residenziale di 22 piani nel Villaggio S.Marco |
Due esemplari interventi urbanistici realizzati a trent'anni di distanza sul territorio del Comune di Venezia, interrogano il presente. Si tratta del "Quartiere Giardino" di Marghera e del "Villaggio San Marco" a Mestre nei quali i rapporti indicano e legano, secondo i migliori pensieri del Novecento, le infrastrutture, l'ambiente, le tipologie edilizie, gli spazi aperti e chiusi. Se a Marghera si imposero i princìpi delle città giardino francesi ed anglosassoni, a Mestre il quartiere Ina-Casa interpretò un modello traslato dalle corti veneziane e sostenuto da analisi compositive di elevata qualità architettonica e ambientale.
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Quartiere Ina-Casa 1949/1963 Arch.Samonà e Arch.Piccinato |
Per un territorio ferito da banalità e con cicatrici urbane mai rimarginate, si tratta di luoghi da tutelare. Per la Città Giardino di Marghera la Variante al PRG del 1989 adottata nel 1994 iniziò la protezione delle tipologie edilizie che ha trovato infine attestazione il 23 luglio 2018 con il vincolo paesaggistico dato dal Ministero dei Beni ed Attività Culturali (MIBACT). Dopo un iter durato venticinque anni (!), il Quartiere Giardino di Marghera, tra i pochi casi in Italia, ha ottenuto la certificazione di |
strada del Quartiere di Marghera |
vincolo paesaggistico ai sensi della legge 1497/39, considerando che esso "costituisce e testimonia una fase significativa della storia della città e delle più avanzate teorie urbanistiche e rappresenta un paesaggio urbano di notevole interesse per le sue singole parti e i suoi caratteri di insieme. |
Case a corte Villaggio S.Marco |
Come tale per impianto urbano, per disposizione dei lotti con scoperto a giardino... per la tipologia dei villini, per quella delle case a schiera e a palazzina, rappresenta un valore storico ed estetico non comune e meritevole di tutela paesaggistica.
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Case "alte" |
Per tale motivo vi è l'obbligo dei detentori a qualsiasi titolo degli immobili ed aree, ricompresi nell'ambito paesaggistico, di non distruggere i suddetti immobili ed aree, nè di introdurvi modificazioni che rechino pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto di protezione..." Se le teorie dell'urbanista inglese Ebenezer Howard furono alla base delle ispirazioni dell'ingegner Emilio Emmer, autore del progetto nel 1920, non meno interessanti furono le motivazioni con le quali fin dal 1946 si pensò ad un quartiere nuovo che prese forma |
Anni '60 il Villaggio ha preso forma |
nel 1949 con il "Piano Fanfani", avviato poi nel 1951 con il "Piano per la ricostruzione" di Mestre e realizzato in due stralci durati un quindicennio (1949/1956 e 1956/1963). Rispetto alla estensione del piano di Marghera pensato per 150 ettari poi ridotti a 120 ha per 25 mila abitanti, quello del Quartiere INA-Casa di Mestre interveniva su 34 ha divenuti poi 55 ha per una ipotesi insediativa di 12mila abitanti. Alcune analogie accomunano queste due proposte emerse alla fine di due guerre: le infrastrutture viarie alberate, che nel Villaggio S.Marco sono tre, due esterne ed una residenziale, forti caratteri di autonomia funzionale, servizi pubblici e privati, collegamenti e verde, tipologie edilizie differenziate e pensate con cura e dettaglio. E difatti anche il PAT (strumento urbanistico approvato e vigente nel Comune di Venezia), all'art 19 riconosce la particolare rilevanza di questi due impianti urbanistici insieme ad altri 5 interventi sul territorio comunale. Il quartiere denominato Villaggio S.Marco si rivolgeva, al pari di quello di |
Planimetria del nuovo intervento |
Marghera, ad operai ed impiegati che lavoravano nelle industrie di Porto Marghera e ad una piccola borghesia di provenienza veneziana. Le cronache raccontano che negli anni del duro dopoguerra si intrecciavano problemi e idealità, ed i primi abitanti furono pionieri in un panorama deserto, dove molti terreni vennero bonificati con materiali tossici ed inquinanti delle vicine industrie. Il piano tendeva a cucire il centro di Mestre con l'area lagunare di S.Giuliano e fu concepito da due maestri come Giuseppe Samonà e Luigi Piccinato, protagonisti della "Scuola" di Architettura di Venezia allora riferimento nella cultura urbanistica non solo nazionale. Gli edifici furono progettati |
Nuova torre residenziale e in basso l'esistente |
coordinando una trentina di architetti e il risultato singolare, pur con qualche carenza come l'insufficiente previsione dei parcheggi privati, ha con il tempo dato merito all'intervento. Oggi il Quartiere ha le esigenze di procedere con restauri e miglioramenti tecnologici coordinati su edifici realizzati oltre 60 anni fa e di curare e preservarne il carattere urbano ed ambientale acquisito. Alcune corti sono già state oggetto di un efficace restauro mentre per le bonifiche dei terreni inquinati si |
Pianta di un edificio a blocco |
dovrebbe contare sui fondi che lo Stato rende disponibili per il disinquinamento delle aree lagunari. Urbanisticamente si dovrebbe procedere con la cautela data dalla forma del piano che è anche la sua identità. Le 7 corti, con edifici a blocco e tipologie residenziali ispirate da |
Casa alta esistente nel Villaggio |
Egle Trincanato alle sue ricerche sulla "Venezia minore" e gli edifici alti che raggiungono gli 8 piani, sono distribuiti secondo un preciso schema spaziale. Il Quartiere non ha un attestato di interesse pubblico ma ha vincoli su una serie di tipologie edilizie. Tuttavia la recente scelta amministrativa di inserire interventi fuori scala rispetto al contesto del piano, rendono ora urgente una valutazione. In cosa consista l'interesse pubblico lo ha già descritto il Ministero ma quando il confronto diventa politico le posizioni rischiano di divenire inconciliabili. Vale come esempio, ricordare la risposta del Ministero alla obiezione di vincolo ricevuta dalla Regione che riteneva sufficienti le garanzie fornite dal Piano di Area della |
L'inizio della Città Giardino anni '30 |
Laguna di Venezia (PALAV) come tutela dell'area: " la Soprintendenza ha osservato che durante lo svolgimento della procedura di legge dovette emettere 7 decreti di annullamento di autorizzazioni comunali, e ciò conferma la necessità del vincolo ex legge 1497/39..." Purtroppo le procedure paiono fatte per spegnere molte volontà. Per il vincolo sul Quartiere Giardino di Marghera ho contato oltre 40 passaggi e riferimenti normativi: una montagna di carte capaci di creare una diga invalicabile. Resta allora la strada del confronto culturale, politico e amministrativo. L'intervento privato che viene proposto si colloca sull'ex campo di calcio in una area avente una superficie di 23mila mq.
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Un angolo del quartiere di Marghera |
Le costruzioni per 11mila mq di superfici edilizie sono suddivise tra 6650 mq ad uso residenziale collocati su una torre di qualità tecnologica alta 70 metri, circa 22 piani, e spazi commerciali per 4500 mq.
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Vista virtuale del nuovo progetto |
L'area si trova nel cuore del passaggio tra edifici a corte e blocchi alti 8 piani, l'altezza massima esistente nel piano. Questa scelta appare una evidente forzatura pur se i disegni che lo illustrano sono accattivanti. Sono previsti parcheggi, aree da cedere ad uso pubblico, nuova viabilità, la bonifica dei terreni inquinati e l'Amministrazione lo ritiene " un progetto di riqualificazione, un altro tassello di una città che cresce" . Io penso invece che il piano non sia morto con i suoi progettisti ma è un lascito culturale ed urbanistico che dovrebbe essere rispettato nella sua sostanza.
Questo non significa ostacolare o impedire interventi migliorativi e gli adeguamenti necessari nel tempo ma ciò che costituisce un interesse pubblico è il piano nel suo insieme e questo piano è fatto di armonie e di rapporti di scala che se vengono alterati da un insediamento di tali dimensioni, fanno violenza a quel modello culturale urbano.
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le corti del Villaggio |
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La chiesa di S.Giuseppe |
L'edificio va in altezza anche perché ciò che si vuol vendere insieme al manufatto è anche il panorama su Venezia ma l'area su cui dovrebbe sorgere non è un luogo neutro. |
Area quartiere Aretusa Villaggio S.Marco Arch. Piccinato e Arch. Scattolin |
Le reazioni di molti residenti hanno aperto un confronto appassionato. Non è in discussione la qualità del singolo intervento ma il rispetto del contesto in cui esso sorge. Quel piano del quartiere non appartiene solo alla comunità locale ma anche a quella nazionale, e per questo supera l'interesse privato del singolo e vincola in qualche modo ogni Amministrazione a tenerne conto. |
Pianta di un settore del Quartiere Ina-Casa |
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Arch. Giuseppe Samonà (1898/1983) |
Eccezionale intervento dell'Arch. Vecchiato, fornisce una descrizione storica, ambientale, urbanistica inestimabile , ma che ne sanno quegli incompetenti e ignoranti funzionari del Comune, della Regione e perfino della Soprintendenza.
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