IL BAULE di. Gianfranco Vecchiato
Ricordo quella bicicletta nera sulla quale in inverno con un lungo cappotto che scendeva ai lati delle ruote e il cappello a falde calcato in testa, percorreva veloce le strade della città divenuta sempre più caotica. Erano lontani gli anni in cui la campagna circondava a qualche centinaio di metri la piazza principale ed era tanto diversa la gioventù che incrociava per strada. Lui a vent'anni seguendo passioni ed entusiasmi nazionalisti e la retorica dell'amor di Patria era approdato, come milioni di altri italiani, al fascismo. Finchè la storia non trasformò tutto in tragedia. Faticava a parlarne e io rispettavo il silenzio carico di memorie di quel mio Zio alto e dai fitti capelli a spazzola. Un uomo generoso e fermo nelle tradizioni familiari. Gli fui accanto in un giorno di novembre quando morì in un letto d'ospedale alla veneranda età di oltre 90 anni. In seguito mi trovai ad aprire dei vecchi bauli riposti in magazzino per scegliere qualcosa di famiglia prima che il resto fosse buttato al macero.Tra cartoline, qualche soprammobile, diverse fotografie, vestiti con l'odore di naftalina, qualche quadro, ciò che passava tra le mie mani era il tempo che manteneva coperti molti segreti. William Faulkner, scrittore statunitense (1897/1962) scrisse che lo "scopo
di ogni artista è arrestare il movimento che è vita, con mezzi artificiali e tenerlo fermo in tal modo che cent'anni dopo, quando un estraneo lo guarderà, torni a muoversi, perchè è vita". Non è solo l'artista che cerca di farlo ma avviene ogni volta che nel nostro universo interiore la memoria fa riaffiorare qualcosa dal passato. Come sarà giudicato il nostro presente e noi che lo attraversiamo ogni giorno tra i lutti della pandemia, la guerra che dall'Ucraina si sta forse avvicinando alle nostre porte, le difficoltà economiche, l'insicurezza sul futuro. Ciò sta mettendo a dura prova molte società che hanno conosciuto uno straordinario e lungo periodo di pace e di benessere. Era avvenuto di rado, specie in Europa, che nella vita di una persona non si incrociassero conflitti armati e che schiere di giovani non fossero mandati a combattere su fronti opposti. Non era nella nostra esperienza quella di popolazioni civili portate a sopportare lutti e rovine. E' quindi giunto il momento di fare i conti con ogni passato per capire come affrontare e superare difficoltà che si stanno manifestando nella nostra vita quotidiana. In quel baule ad esempio c'era la storia di cento anni raccontata da poche cose: una scatola di sigari, forse di mio nonno, delle bandierine tricolori con lo stemma sabaudo, un manifesto con foto del Re Vittorio Emanuele III° e quella del Cavalier Benito Mussolini con la scritta: "Mussolini sta dimostrando agli italiani la necessità del senso del dovere".
E' spuntata una lampada a petrolio, un vecchio quadro su Venezia, un berretto nero con il fez, una rivista con la foto di Tazio Nuvolari, mito popolare degli anni '30, una macchina da scrivere Olivetti del 1935, con supporto in legno. Accostata al muro la sua bicicletta "Bianchi" che è stata la prima a sparire dopo pochi mesi, rubatami in giardino una sera da ignoti. La denuncia non ha sortito alcun risultato. Mi è rimasta la vecchia sella perchè l'avevo sostituita. La macchina da scrivere Olivetti è un pezzo di antiquariato che sta accanto al mio primo computer Macintosh, di metà anni '80, anch'esso diventato archeologia industriale. Sono due simboli degli sviluppi della scienza e della tecnica di quel secolo di contrasti. Il vecchio quadro ad olio è stato restaurato ed è fissato nella mia sala da pranzo. Mostra una zona di Venezia sul Canal Grande, dove le finestre aprono tende al sole, dove piccoli particolari di vita quotidiana, mostrano una città che era ricca di vita, di abitanti e di relazioni umane. Oggi i residenti a Venezia sono scesi sotto i 50mila abitanti e centinaia di abitazioni sono state trasformate ad uso turistico.
di ogni artista è arrestare il movimento che è vita, con mezzi artificiali e tenerlo fermo in tal modo che cent'anni dopo, quando un estraneo lo guarderà, torni a muoversi, perchè è vita". Non è solo l'artista che cerca di farlo ma avviene ogni volta che nel nostro universo interiore la memoria fa riaffiorare qualcosa dal passato. Come sarà giudicato il nostro presente e noi che lo attraversiamo ogni giorno tra i lutti della pandemia, la guerra che dall'Ucraina si sta forse avvicinando alle nostre porte, le difficoltà economiche, l'insicurezza sul futuro. Ciò sta mettendo a dura prova molte società che hanno conosciuto uno straordinario e lungo periodo di pace e di benessere. Era avvenuto di rado, specie in Europa, che nella vita di una persona non si incrociassero conflitti armati e che schiere di giovani non fossero mandati a combattere su fronti opposti. Non era nella nostra esperienza quella di popolazioni civili portate a sopportare lutti e rovine. E' quindi giunto il momento di fare i conti con ogni passato per capire come affrontare e superare difficoltà che si stanno manifestando nella nostra vita quotidiana. In quel baule ad esempio c'era la storia di cento anni raccontata da poche cose: una scatola di sigari, forse di mio nonno, delle bandierine tricolori con lo stemma sabaudo, un manifesto con foto del Re Vittorio Emanuele III° e quella del Cavalier Benito Mussolini con la scritta: "Mussolini sta dimostrando agli italiani la necessità del senso del dovere".
Copricapo con il Fez |
Infine è comparso un pò mangiato dalle tarme, un copricapo nero con il Fez simbolo comune all'epoca di un regime che governò per oltre vent'anni l'Italia. Un secolo fa il 28 Ottobre del 1922 avvenne la "Marcia su Roma" che cambiò per un lungo tempo la storia d'Italia e influì anche sulla storia mondiale. Nel frullatore dove vengono macinate quotidianamente le vicende personali, cento anni non sono molti eppure per costumi, tecnologia, scienza, pensiero politico, quei decenni sono divenuti un tempo lontanissimo. Le compagne di viaggio, la Memoria e la Nostalgia, si tengono per mano: la prima trattiene la nostra Identità tra il passato e il futuro, la seconda, la Nostalgia, serve a non illuderci troppo sull'avvenire ed a considerare che il tempo ci lascia tutti orfani di varie cose. Alla fine si prenderà anche noi stessi lasciando qualche oggetto muto ed estraneo ai posteri che non ne capiranno la storia. Quello che resterà potrà forse dimostrare che ci fu un tempo in cui uno visse, amò, rise, pianse, portando nel suo cammino qualche verità e molte illusioni.
Nessun commento:
Posta un commento