mercoledì 21 dicembre 2016

DETTAGLI

DETTAGLI                        di   Gianfranco Vecchiato


Arch. Zaha Hadid 2004 
Frank Gehry : Bilbao museo Arte moderna
Secondo un vecchio detto "il diavolo si nasconde nei dettagli". Ma è un diavolo od un angelo?  Per l'architetto Carlo Scarpa, un Grande architetto veneto del '900,  nei dettagli si nascondeva l'anima di ogni progetto. Se guardo da una finestra il panorama mi appare limitato ma l'orizzonte si amplia se salgo sulla vetta di una montagna.
Dettagli di Carlo Scarpa
Ogni percezione cambia quindi con il nostro cammino e per  nostra personale volontà. A questo occorre aggiungere il rapporto con il tempo. Il futuro lontano porterà con sé anche un po' del presente. Ed è questo che preoccupa. Come siamo arrivati a decomporre tante buone eredità in un mosaico di cose che sono sempre più indecifrabili? Molte invenzioni e scoperte segneranno il progresso umano ma l'imponderabile è sempre attorno a noi. Pertanto non possiamo avere certezza di nulla. Se mescoliamo le idee, la bellezza, il mercato, la storia, la geografia, la cultura popolare, ci accorgiamo che in quel dialogo, l'elemento che le riunisce sta nei loro dettagli.
Arredo Urbano di Vernazza (Genova)
2015 : R.Piano e R.Rogers
Se infatti isoliamo il concetto di  "Bellezza"  alla singola architettura o in fabbricati privi di rapporti senza forme e confusi spazi economici e sociali, sfuggiamo alla storia che sempre si racconta attraverso i territori.  Solo nei paesaggi si sviluppano decenti progetti urbani. Entrare in quei dettagli è come guardare la bellezza fatta di differenze, di  caratteri, di socialità e di psicologia degli abitanti. Per questo 
è inutile contrapporre  la globalizzazione  ai localismi. Entrambi debbono fondersi per dar senso alla loro essenza. In quelle aree definite da Augè come "non luoghi" : le stazioni, gli aeroporti, i centri commerciali e gli ipermercati, le strutture e gli spazi in cui l'individuo si muove con
Bergamo: il suo centro storico
indifferenza alla qualità perché  interessato solo al messaggio dato dalle funzioni commerciali e infrastrutturali. Siamo nell'epoca della chirurgia plastica anche nel campo dell'architettura e si producono  feticci di  bellezza e di felicità. Un eccesso di immagini  sovrasta e copre la realtà. In molti casi l'architettura viene usata per comunicare all'esterno la classe sociale ed economica del committente. La quantità quando vince  sulla qualità, si appiattisce nella omologazione, e spesso un  progetto "firmato" da un nome prestigioso, garantisce la forza e il consenso per poter affermare un concetto contrastato. In realtà maschera solo la debolezza e precorre il fallimento futuro perché non comprende il presente.  

Dettagli nei disegni per il
Museo del Castelvecchio a Verona
Arch. Carlo Scarpa

lunedì 19 dicembre 2016

IL CAMPO

IL CAMPO                  di Gianfranco Vecchiato

Campo veneziano
Vittore Carpaccio 1475
Leggenda di Sant'Orsola
 Campo veneziano in erba
terreni agricoli attorno alle città sono diventati un simbolo del nostro tempo. Questi relitti di campagne abbandonate, a volte ancora coltivati, racchiudono storie antiche e dimenticate. I campi nella parola comune erano i luoghi del duro lavoro e della fatica e oggi sono i simboli che la terra è un elemento raro e non replicabile. Ogni anno si perdono nel mondo circa 30 miliardi di tonnellate di terreno agricolo. La perdita di sostanze organiche viene accentuata dal massiccio uso di fertilizzanti chimici e dalle  coltivazioni intensive.  Si riducono le superfici coltivabili  per l'estensione di  urbanistiche scoordinate e speculative.
Venezia: Campo S.Luca
Campo dei Gesuiti
La nostra Madre Terra viene svenduta al miglior offerente perché si è trasferito il "valore" della sua fertilità con il "valore" immobiliare. Un metro quadrato di terra agricola, se diviene edificabile sale di prezzo fino a lievitare di 15/20/30 volte e più. Potenti meccanismi di corruzione traggono dalla finanza immobiliare rapidi arricchimenti. Per filtrare e condizionare questi processi occorre dare massima trasparenza ai Piani Urbanistici, introducendo dei correttivi. Ne suggerisco alcuni. Il primo è di certificare in modo trasparente i valori delle aree agricole e di quelle immobiliari su ogni territorio. 
Venezia: Campo Santa Marina
Venezia: Campo dei Frari
Il Catasto può essere lo strumento per emanare tabelle pubbliche, che siano facilmente consultabili e aggiornate, in modo che siano evidenti i parametri di riferimento.  Non può essere che siano le tabelle delle agenzie immobiliari a indicare tali dati. Anche le libere regole di mercato non 
Consumo del suolo:
viabilità e campagna
possono essere gestite in maniera anarchica.  Occorre avere dati certi e coerenti per il patrimonio pubblico e privato anche per le necessità  degli espropri. Un secondo aspetto è dato dal valore di un terreno che si rende edificabile con i Piani Comunali. Il "vantaggio" economico che ne deriva deve essere comparato al beneficio che danno  le aree agricole per altre aree ad usi residenziali, commerciali e industriali.
Un terzo aspetto è dato dai piani del traffico e dei trasporti che incidono fortemente sulla qualità dei territori tra compatibilità e capacità di fare convivere infrastrutture nei diversi habitat.
Campo dei Tolentini
Giochi in campo a Venezia
Anni '50
Occorre saper leggere i dati, analizzare le tendenze e cambiare le previsioni quando essi non siano confermati dalle dinamiche demografiche. I piani devono essere flessibili, razionali e progressivi nel tempo.
Il quarto aspetto riguarda la ricomposizione di  segni, di limiti,  di confini sui perimetri e sui bordi dei territori di frangia. Nelle aree dove termina un agglomerato e ricomincia la campagna. Questo margine va ormai progettato, reso qualitativamente significativo, pulito
Campo S.Rocco
 dalle troppe incoerenze. Sarebbe necessario procedere a trasferimenti ed a demolizioni per il ripristino di aree  agricole quando vi siano zone abbandonate e incompatibili con l'evoluzione economica e sociale. Se guardiamo a Venezia il sistema di relazioni urbane ruotava attorno agli antichi  campi, punti della vita sociale e comunitaria.  Il Campo era il nucleo, fatto da uno spazio d'erba, coltivato ad orto od usato per pascolo, attorno al quale sorsero le case e le chiese, insieme ai pozzi per la comune raccolta dell'acqua.
Campo San Trovaso
Campo S.Pietro di Castello
In altri casi gli spazi vennero usati come luoghi di sepoltura e da qui deriva il loro nome:  i Camposanti.   La  identità del Campo fu fondamentale per  mantenere  unita la comunità veneziana, e  per questa funzione divennero la sintesi  e il paradigma  di funzioni studiate anche nei progetti pensati dagli urbanisti per la città contemporanea. A volte con successo ma più di frequente trasformati in parcheggi o zone degradate e vuote.
Campo Manin
Campo Santa Margherita

Gli antichi Campi avevano infatti il ruolo di coagulare le attività che vi si svolgevano 
Carlo Goldoni: Il Campiello  (1756)
attorno e aggregavano i ritmi della spiritualità delle comunità assumendo il nome  dei Santi delle Chiese che vi sorgevano accanto. Nei moderni quartieri dormitorio, le aree  definite piazze divengono il più delle volte il simbolo della disgregazione sociale che le circonda e con funzioni pensate ma rimaste solo disegnate. Il Campo poggiava su elementi che  paiono oggi "rivoluzionari" solo perchè abbiamo perso memoria storica.  Erano quindi luoghi comunitari caratterizzati dalla mobilità pedonale e dalle frequenti relazioni personali. Queste portavano all'incontro, allo scambio, alla solidarietà, facendo di questi spazi un palcoscenico naturale, un teatro all'aperto, che si trasferì in commedie di successo come fu per il "Campiello"  di Carlo Goldoni nel 1756.   Il passato non va mitizzato ma  può aiutarci nella storia. Esso dice che quando in una comunità si aggregano i campi familiari con i campi urbani e sociali, crescono i valori cari anche agli antichi: Umanità, Utilità e un modo diverso di intendere il Tempo che ci è dato di vivere.   


Commedia Il Campiello
Campo veneziano



mercoledì 14 dicembre 2016

ORTI URBANI

ORTI URBANI                       di  Gianfranco Vecchiato

Le leggi della botanica dovrebbero far parte del bagaglio culturale di ogni progettista. I cicli naturali di vita del pianeta coinvolgono sempre più anche le aree urbane che hanno inglobato nella loro espansione le aree agricole e gli spazi verdi. Questo ha condotto alla diffusione di aree     
Terrazza e Orto urbano: Milano
Schema di Casa con orto coltivato
Progetto Studio Pluarch
coltivate nelle città che distribuiscono i loro prodotti agricoli accanto alle zone di produzione. Non è un fatto marginale e lo dimostrano le tante realtà diffuse che sono ormai da anni spuntate nelle grandi metropoli : 
Londra, New York, Detroit, San Paolo, Pechino, Tokyo, San Francisco... Si tratta dell'urban farming  dove le coltivazioni agricole  hanno trasformato molte piccole aree in complessi ecosistemi urbani. Tali esperienze si sono allargate anche per le condizioni di povertà crescenti di molti abitanti che vivono nelle periferie e tutto questo può influire sull'estetica del paesaggio urbano e periurbano e incidere sugli stili di vita collettivi. A queste esperienze si sono aggiunte quelle di bio architettura con progetti che inserendo spazi verdi sulle coperture li impiegano  anche come una risorsa per il risparmio energetico dell'edificio.
Orto urbano a Parigi
L'aumento di tali interventi può divenire un fattore culturale importante per la qualità sociale, trasferendo nelle città le eredità dell'antico mondo agricolo che esse, nelle loro tumultuose espansioni, hanno contribuito in gran parte a distruggere. La Natura sta poi entrando per diverse vie, con le sue leggi, dentro ai vuoti ed occupa giardini e parchi, zone verdi, corsi d'acqua e filari alberati. Al seguito di tali trasformazioni si aggiungono animali  ed insetti a ricreare habitat che sostengono anche una migliore qualità dell'aria.  I paesaggisti si trovano di fronte a nuovi scenari, non considerati nelle loro visioni estetiche spesso astratte e artificiali.  Un aspetto importante avviene poi sotto il profilo sociale. 
Molte nuove Comunità di vicinato si sono formate attorno a progetti intensivi di agricoltura urbana che concorrono ad un più generale risparmio energetico e ad obiettivi di  sostenibilità ambientale. Nel 1999 a Parigi alla Grand Halle de la Villette fu organizzata una mostra che illustrava l'idea di un "Giardino Planetario". Questa illusione mosse anche   progetti riproposti in  diversi padiglioni nell'Expo 2105 sul tema di "Nutrire il Pianeta". Ciò che a volte si propone nel riuso delle aree abbandonate o dismesse coinvolge il ruolo della Botanica Urbana che per  recuperarle ha elaborato nuovi codici estetici che a loro volta esprimono nuovi e diversi comportamenti civici. Essi coinvolgono i rapporti tra  cittadini confinanti, proposte urbanistiche, influenzando piccole economie di mercato a scala  territoriale.
Firenze: Orti a Borgo Pinti
Pur senza rivoluzioni antropologiche, oggi l'idea di città è in generale ripensamento. Gli orti urbani, definiti anche orti sociali, si sono aggiunti come  protagonisti nel dare senso ad aree marginali, utili a sostenere bisogni di chi li gestisce e saldare rapporti con chi li propone. Essi connettono e trasformano in "urbanità rurali" le periferie, saldandole ai quartieri centrali, divenendo uno  strumento di contrasto verso  la malavita e il degrado. 

Todmorden (G.B.): Orti su strada
L'ecologia negli orti si propone partendo da forme semplici che via via si strutturano fra loro creando sistemi complessi. Questo sta dimostrando che la coltivazione sotto casa a lato di condomini o sui bordi di anonime viabilità, può svolgere funzioni  anche terapeutiche nel caso di anziani, di senza lavoro.  Può guidare le scelte, anche sotto il profilo estetico, nel quadro di un metodo di intervento per tali iniziative. Dati internazionali stimano in 800 milioni le persone che nel mondo sono coinvolte in qualche modo nelle esperienze di "urban farming". In Italia sono registrati circa 19 milioni di orti urbani, in crescita, che occupano una superficie di circa 350kmq.
Berlino: Allmende Kontor
L'Associazione Italia Nostra e Legambiente hanno da tempo avanzato progetti sotto la sigla: l'arte del coltivare La memoria storica dei luoghi, dove si inseriscono tali interventi, si sorregge per volontà degli abitanti e può contare anche su regole come
Barcellona: Orti su una terrazza
quelle suggerite dalla Facoltà di Agraria  della Università di Perugia.  Si tratta di progetti culturali di assoluto rispetto  che tendono  a salvare anche molte specie in via di estinzione  e ad insegnare a coltivare  prodotti agricoli con metodologie scientifiche per finalità commerciali. Se tutto questo vuol dire qualcosa, occorrerà che partendo dal basso, comincino a riflettere anche gli urbanisti e gli architetti, che animati dai grandi pensieri sul futuro  non si accorgono spesso dei tanti piccoli passi nel presente. 

                                                                        ORTI  URBANI:




Cina: Chongqing Orti urbani
Cina: Orti urbani a Chongqing







martedì 13 dicembre 2016

ILCONTEMPORANEO

IL CONTEMPORANEO              di Gianfranco Vecchiato

Milano -Porta Nuova Archivio Feltrinelli
Studio arch. Herzog & De Meuron 2016
Milano è la città che più di altre in Italia esprime la vocazione a cimentarsi con l'architettura contemporanea. Dimostra una vivacità che si è rafforzata negli ultimi anni con progetti che l'hanno posta all'attenzione internazionale. L'Expo del 2015 ha fatto da traino alla riconversione di alcune aree marginali imponendo un nuovo skyline sull'orizzonte cittadino dove si mescolano frammenti urbani e contrastanti bisogni sociali. Le grandi città sono incubatori  di esperienze e di innovazioni anche ideologiche.    Questa città cosmopolita ha ripreso dopo anni di stasi,  un percorso urbanistico che ha avuto nel tempo diversi ripensamenti. Attorno all'area di Porta Nuova si sono generati interventi di riqualificazione che hanno visto protagonisti opere degli architetti Libeskind, Cesar Pei, Stefano Boeri, Alexander McQueen, dello Studio Piuarch, di Cino Zucchi. L'ultimo edificio degno di nota è la nuova sede della Fondazione Feltrinelli  progettato dallo Studio Herzog & De Meuron.
Milano- Porta Nuova
Si tratta di un  complesso in cemento e vetri proposto in uno stile "nordico"  che non stona a Milano. Qui sono ospitati 250mila libri dell'archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli oltre a spazi per uffici e per attività culturali. Occorre però interrogarsi sulle complessità di una struttura urbana. 
Ogni trama disegna dei rapporti di scala e di funzioni che interagiscono fra loro. Il mio è, per questo, un pensiero critico. Non tanto sui singoli progetti che hanno soluzioni interessanti ed anche avanzate  ma per il loro insieme che stenta a coinvolgere una più profonda e radicale esigenza, quella della
Architetture moderne a Milano
Giustizia Sociale. Si potrà obiettare che questo non c'entra con l'architettura. Milano è stata molto visitata durante l'Expo che aveva come tema l'ambiente e l'equilibrio alimentare del pianeta.  Questo l'ha resa nota ed interessante nei circuiti turistici internazionali. Tuttavia allineare su una cartolina tanti edifici celebrativi  non può mascherare il  disagio urbano e sociale, il degrado delle periferie. 

Milano: l'Isola
E' lecito chiedersi fino a che punto il ruolo dell'architettura, può caricarsi di responsabilità nei bisogni della società. Certamente le opere di buona architettura possono creare spazi gradevoli, donare emozioni positive e  favorire la socializzazione; tutti elementi che sono funzionali allo sviluppo moderno di una città. Ma  tutto questo è vero solo in
Milano: piazza Gae Aulenti 
parte perché l'architettura compone i contesti e  si fa strumento per una visione politica dei cambiamenti. Ciò la destina nel bene e nel male  ad essere un Soggetto privilegiato che rischia di tenere dei bravi architetti all'interno di una "casta" professionale. Quando  avviene si perde sia capacità critica che tecnica . Un obiettivo sempre perseguito dai sistemi per i quali la maggior parte degli architetti lavora. Ci sono nelle città continue alternanze e sovrapposizioni fra l'essenziale,  il superfluo e il necessario. 

Architetture contemporanee a Milano
Sviluppare il concetto di "modernità" non esclude di dare risposte alle sottrazioni di etica sociale nella nostra vita quotidiana. "Il nuovo che avanza" fu a lungo il simbolo del proletariato in marcia in quel Novecento di fabbriche e di sudore. 
Milano: Architetture e contrasti
La risposta sulla città e sulla sua "modernità" non la possiamo trovare nelle icone dell'architettura.  Esse segnano soltanto un linguaggio con cui esprimiamo il nostro tempo. E' invece il costante messaggio che viene lanciato nel mare degli ideali che ondeggiano fra isole e orizzonti di speranza a mettere in discussione noi stessi e le nostre scelte. Milano è  uno dei luoghi paradigma che ci interroga e si propone. Nella sintesi di una fortunata pubblicità degli anni'80 si diceva: Milano rinasce ogni mattina, pulsa come un cuore. Milano è positiva, ottimista, efficiente. Milano è da vivere, sognare e godere. Milano da bere. 

Periferia di milano