Le leggi della botanica dovrebbero far parte del bagaglio culturale di ogni progettista. I cicli naturali di vita del pianeta coinvolgono sempre più anche le aree urbane che hanno inglobato nella loro espansione le aree agricole e gli spazi verdi. Questo ha condotto alla diffusione di aree
coltivate nelle città che distribuiscono i loro prodotti agricoli accanto alle zone di produzione. Non è un fatto marginale e lo dimostrano le tante realtà diffuse che sono ormai da anni spuntate nelle grandi metropoli : Londra, New York, Detroit, San Paolo, Pechino, Tokyo, San Francisco... Si tratta dell'urban farming dove le coltivazioni agricole hanno trasformato molte piccole aree in complessi ecosistemi urbani. Tali esperienze si sono allargate anche per le condizioni di povertà crescenti di molti abitanti che vivono nelle periferie e tutto questo può influire sull'estetica del paesaggio urbano e periurbano e incidere sugli stili di vita collettivi. A queste esperienze si sono aggiunte quelle di bio architettura con progetti che inserendo spazi verdi sulle coperture li impiegano anche come una risorsa per il risparmio energetico dell'edificio.
L'aumento di tali interventi può divenire un fattore culturale importante per la qualità sociale, trasferendo nelle città le eredità dell'antico mondo agricolo che esse, nelle loro tumultuose espansioni, hanno contribuito in gran parte a distruggere. La Natura sta poi entrando per diverse vie, con le sue leggi, dentro ai vuoti ed occupa giardini e parchi, zone verdi, corsi d'acqua e filari alberati. Al seguito di tali trasformazioni si aggiungono animali ed insetti a ricreare habitat che sostengono anche una migliore qualità dell'aria. I paesaggisti si trovano di fronte a nuovi scenari, non considerati nelle loro visioni estetiche spesso astratte e artificiali. Un aspetto importante avviene poi sotto il profilo sociale.
Molte nuove Comunità di vicinato si sono formate attorno a progetti intensivi di agricoltura urbana che concorrono ad un più generale risparmio energetico e ad obiettivi di sostenibilità ambientale. Nel 1999 a Parigi alla Grand Halle de la Villette fu organizzata una mostra che illustrava l'idea di un "Giardino Planetario". Questa illusione mosse anche progetti riproposti in diversi padiglioni nell'Expo 2105 sul tema di "Nutrire il Pianeta". Ciò che a volte si propone nel riuso delle aree abbandonate o dismesse coinvolge il ruolo della Botanica Urbana che per recuperarle ha elaborato nuovi codici estetici che a loro volta esprimono nuovi e diversi comportamenti civici. Essi coinvolgono i rapporti tra cittadini confinanti, proposte urbanistiche, influenzando piccole economie di mercato a scala territoriale.
Pur senza rivoluzioni antropologiche, oggi l'idea di città è in generale ripensamento. Gli orti urbani, definiti anche orti sociali, si sono aggiunti come protagonisti nel dare senso ad aree marginali, utili a sostenere bisogni di chi li gestisce e saldare rapporti con chi li propone. Essi connettono e trasformano in "urbanità rurali" le periferie, saldandole ai quartieri centrali, divenendo uno strumento di contrasto verso la malavita e il degrado.
L'ecologia negli orti si propone partendo da forme semplici che via via si strutturano fra loro creando sistemi complessi. Questo sta dimostrando che la coltivazione sotto casa a lato di condomini o sui bordi di anonime viabilità, può svolgere funzioni anche terapeutiche nel caso di anziani, di senza lavoro. Può guidare le scelte, anche sotto il profilo estetico, nel quadro di un metodo di intervento per tali iniziative. Dati internazionali stimano in 800 milioni le persone che nel mondo sono coinvolte in qualche modo nelle esperienze di "urban farming". In Italia sono registrati circa 19 milioni di orti urbani, in crescita, che occupano una superficie di circa 350kmq.
L'Associazione Italia Nostra e Legambiente hanno da tempo avanzato progetti sotto la sigla: l'arte del coltivare La memoria storica dei luoghi, dove si inseriscono tali interventi, si sorregge per volontà degli abitanti e può contare anche su regole come
quelle suggerite dalla Facoltà di Agraria della Università di Perugia. Si tratta di progetti culturali di assoluto rispetto che tendono a salvare anche molte specie in via di estinzione e ad insegnare a coltivare prodotti agricoli con metodologie scientifiche per finalità commerciali. Se tutto questo vuol dire qualcosa, occorrerà che partendo dal basso, comincino a riflettere anche gli urbanisti e gli architetti, che animati dai grandi pensieri sul futuro non si accorgono spesso dei tanti piccoli passi nel presente.
Terrazza e Orto urbano: Milano |
Schema di Casa con orto coltivato Progetto Studio Pluarch |
Orto urbano a Parigi |
Molte nuove Comunità di vicinato si sono formate attorno a progetti intensivi di agricoltura urbana che concorrono ad un più generale risparmio energetico e ad obiettivi di sostenibilità ambientale. Nel 1999 a Parigi alla Grand Halle de la Villette fu organizzata una mostra che illustrava l'idea di un "Giardino Planetario". Questa illusione mosse anche progetti riproposti in diversi padiglioni nell'Expo 2105 sul tema di "Nutrire il Pianeta". Ciò che a volte si propone nel riuso delle aree abbandonate o dismesse coinvolge il ruolo della Botanica Urbana che per recuperarle ha elaborato nuovi codici estetici che a loro volta esprimono nuovi e diversi comportamenti civici. Essi coinvolgono i rapporti tra cittadini confinanti, proposte urbanistiche, influenzando piccole economie di mercato a scala territoriale.
Firenze: Orti a Borgo Pinti |
Todmorden (G.B.): Orti su strada |
Berlino: Allmende Kontor |
Barcellona: Orti su una terrazza |
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