L'Italia attuale ha poche analogie con gli anni '40, in cui uscì dalla guerra distrutta e divisa. Ma il dibattito democratico su come migliorare il modello strutturale, culturale ed economico dello Stato nella Unione Europea, fa pensare per alcune circostanze agli anni del dopoguerra.
Un libro-diario "Vent'anni e un giorno" scritto da Giuseppe Bottai e uscito nel 1949, poi ristampato qualche anno fa, porta a cogliere delle riflessioni sul passato ed a porre analisi per il presente. Bottai fu una personalità di rilievo nel regime fascista fin dalla prima ora.
Ricoprì numerose cariche come quella di Governatore di Roma e di Addis Abeba, Ministro dell'Educazione Nazionale, distinguendosi per il ruolo critico che svolse nel ventennio anche come Ministro della Cultura e delle Corporazioni.
L'architettura e l'urbanistica italiana gli debbono storicamente qualcosa,
cominciando dalle due leggi sulla salvaguardia del patrimonio culturale e del paesaggio del 1939 che furono nel dopoguerra uno strumento, pur se spesso travolto, contro l'assalto speculativo nella ricostruzione. A suo discredito ci sono le leggi razziali approvate dal regime nel 1938 che anch'Egli condivise ed applicò, sia pure con una teoretica di vago sapore intellettuale, dopo l'Asse tra l'Italia e la Germania nazista.
Tuttavia lo storico Giordano Bruno Guerri che ha curato la ristampa del libro, riporta queste parole del protagonista: "Mi sembra di rappresentare dal vivo il dramma di una generazione". I vent'anni in cui durò il fascismo si condensarono in un giorno, quel 25 luglio del 1943 in cui Grandi e Bottai, nella seduta del Gran Consiglio, furono artefici della caduta di Mussolini: "Come se in un giorno solo della nostra vita, avessimo virilmente e responsabilmente a pagare gli errori e i mancamenti che ci avevano impedito di servire in coerenza di pensiero e d'azione la verità della nostra causa". Affermazioni che spingono ad approfondire la personalità di Bottai. Quando il libro uscì nel 1949, gli avvenimenti erano troppo vicini per consentirne una pacata lettura. Ora quel periodo storico in cui si ebbero grandi trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali è tornato a confronto per le tenacissime resistenze burocratiche del presente.
Un libro-diario "Vent'anni e un giorno" scritto da Giuseppe Bottai e uscito nel 1949, poi ristampato qualche anno fa, porta a cogliere delle riflessioni sul passato ed a porre analisi per il presente. Bottai fu una personalità di rilievo nel regime fascista fin dalla prima ora.
Napoli. Palazzo delle Poste 1936. Arch. G.Vaccaro |
Stazione S.M.Novella Firenze 1935 Arch. Giovanni Michelucci |
Tuttavia lo storico Giordano Bruno Guerri che ha curato la ristampa del libro, riporta queste parole del protagonista: "Mi sembra di rappresentare dal vivo il dramma di una generazione". I vent'anni in cui durò il fascismo si condensarono in un giorno, quel 25 luglio del 1943 in cui Grandi e Bottai, nella seduta del Gran Consiglio, furono artefici della caduta di Mussolini: "Come se in un giorno solo della nostra vita, avessimo virilmente e responsabilmente a pagare gli errori e i mancamenti che ci avevano impedito di servire in coerenza di pensiero e d'azione la verità della nostra causa". Affermazioni che spingono ad approfondire la personalità di Bottai. Quando il libro uscì nel 1949, gli avvenimenti erano troppo vicini per consentirne una pacata lettura. Ora quel periodo storico in cui si ebbero grandi trasformazioni urbanistiche e infrastrutturali è tornato a confronto per le tenacissime resistenze burocratiche del presente.
1938 Roma: (da destra) Bottai, Mussolini e Hitler alle Terme di Diocleziano |
Bergamo: Palazzo Libertà 1936 Arch. Bergonzo Alziro |
La discussione culturale condotta nelle sue riviste "Critica fascista" e "Primato" coinvolse anche intellettuali che sarebbero passati poi all'antifascismo.
Alberto Moravia e Giulio Carlo Argan furono tra questi.
Fiat Lingotto 1915/28 |
Accusato in seguito, per il suo voto del 25 luglio, venne nel 1944 processato dalla Repubblica Sociale in contumacia e condannato a morte per tradimento dal tribunale di Verona.
Stadio di Torino 1933 Arch. Raffaello Fagnoni |
Foro Italico (Mussolini) 1932 Arch. Enrico del Debbio |
L'Arengario a Milano (1936/56) Arch. G.Muzio |
Sabaudia anni '30 |
Dal 1953 al 1959 diretta da Bottai |
Crocifissione 1941-Renato Guttuso |
In tante città italiane si svilupparono opere pubbliche, impianti e infrastrutture, spesso caratterizzate da tempi rapidi e buona architettura. Fu il caso dello stadio di Torino realizzato nel 1939 e utilizzato dopo alcune ristrutturazioni fino ai giorni nostri. A Bottai si deve anche l'iniziativa della creazione di Cinecittà, posta in una località ricca di castelli, laghi, boschi, ville nobiliari. Questo progetto è legato al nome dell'architetto Gino Peressutti. E poi sono gli anni delle nuove città dell'Agro-Pontino, degli edifici monumentali di Adalberto Libera, delle nuove stazioni come quella di Firenze progettata da Giovanni Michelucci e della stazione Termini di Pier Luigi Nervi. Bottai appoggiò l'istituzione nel campo della pittura del Premio Bergamo che diede il II° premio a Renato Guttuso nel 1941 con un dipinto provocatorio, Crocifissione.
Giuseppe Bottai (1895/1959) |
1936 :Al fronte Etopico |
Roma 1938 Arch.Adalberto Libera Palazzo dei Congressi EUR |
Il politico ed intellettuale
1944/47 G.Bottai Legionario |
Como: G.Terragni Casa del Fascio |
Molti intellettuali italiani nell’età del fascismo, finirono per adeguarsi. Prevalse quella che si è chiamata "la solidarietà di ceto" e questa prevalse sovente sulle discriminanti ideologiche, che si ridussero ad una cooptazione dello Stato. Bottai tenne una fessura aperta, non per convenienza ma per convinzione, favorendo una discussione che lo pose progressivamente ai margini della linea prevalente di partito.
Bottai a Mostra su Architettura e Pittura Roma 1936 |
Roma 1938 Galleria Borghese: Bottai tra Mussolini e Hitler |
Cremona . Arch. Michele De Crecchio |
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