Il poeta latino Quinto Orazio Flacco vissuto tra il 65 e l'8 a.C. scrisse: " Dum loquimur fugerit invidia aetas: carpe diem, quam minimum credula postero". (Mentre parliamo il tempo sarà già fuggito, come se ci odiasse: cogli l'attimo, confidando il meno possibile nel domani). Egli rese chiara, con questo celebre verso, la precarietà della vita fatta di tanti istanti e di realtà mutevoli. Questo destino mentre spinge alcuni ad agire e ad affannarsi per obiettivi di breve termine, vede altri dedicare la vita al pensiero filosofico, a studi scientifici, a meditazioni contemplative, al tempo di chi verrà dopo di noi. Il "carpe diem" di Orazio può quindi essere interpretato in altro modo: quello di "rubare il giorno" (al tempo) per migliorare se stessi e le società in cui viviamo. Quando le differenze sociali pongono le persone davanti a problemi ed a domande riguardo alla vita cosa si può "rubare" al tempo quando non si ha quasi niente da offrire? In molti emarginati si fa strada la rassegnazione o la rivolta per cambiare il destino mentre la vita si accorcia e sollecita quel "carpe diem" che è in ciascuno di noi. Erodendo le basi culturali si indeboliscono gli strumenti di democrazia e si alimentano la delinquenza e la malavita che si servono di queste condizioni per muovere denaro "sporco" e occupare territori e settori economici. Sui problemi irrisolti prosperano gli strumenti illegali : investimenti speculativi immobiliari, il gioco d'azzardo, la prostituzione, il commercio illegale e la droga. È un Carpe diem violento che gli Stati cercano di controllare regolando ad esempio i settori dei giochi e delle scommesse e gli investimenti immobiliari che mescolano l'edilizia e il riciclaggio del denaro proveniente dal malaffare. Facendo le debite distinzioni, molti interessi sono andati in mega progetti urbanistici di Città del divertimento che contano sul turismo e sulla attrazione al gioco ed alle trasgressioni. E' noto, ad esempio, che la città di Las Vegas nello Stato del Nevada, sia stata nelle origini il luogo privilegiato per investimenti provenienti dal denaro della mafia americana.
Fondata come villaggio ferroviario nel 1905 in un panorama semi desertico, dopo che nel 1931 fu legalizzato il gioco d'azzardo, vennero aperti hotel e casinò e nacque il suo mito. Il progenitore fu il Flamingo Hotel , sorto nel 1946, a cui seguirono innumerevoli altri investimenti. Crebbe la fama di città del vizio che con il tempo l'Amministrazione locale ha cercato in ogni modo di cancellare. Lo sviluppo è stato imponente ed ha dato risultati sorprendenti sul piano economico: immensi centri commerciali ed enormi case da gioco, attirano milioni di turisti in questa città artificiale che ospita anche congressi e concerti internazionali. Centinaia di edifici bizzarri e imitazioni di monumenti famosi nel mondo come la Tour Eiffel di Parigi, le Piramidi, la Statua della Libertà sono tra le sue attrattive turistiche. C'è anche una Venezia kitch, dentro al complesso del "The Venetian" che contiene canali d'acqua con gondolieri che portano fino ad una artificiale Piazza San Marco completa di campanile ! Il modello Las Vegas si è diffuso in altre parti del mondo, dal Sudamerica, all' Asia ed anche in Europa. Viste le somme da capogiro che percorrono queste irrealtà, diversi Amministratori hanno immaginato di seguire strade analoghe, trasformando zone di città in luoghi di continua attrazione. A Berlino, a Buenos Aires, a l'Avana, a Tel Aviv, a Ibiza... ci sono zone urbane che non chiudono mai e vivono tutta la notte. Invece di sostenere la dignità e la coerenza dei territori, della loro sintesi culturale, storica e ambientale, la crisi ha spinto diverse Amministrazioni locali a progettare attrazioni turistiche con le più diverse iniziative. Dietro alla pretesa di dominare gli eventi, sapendo che non sarà vero, si propongono ipotesi che sono una specie di macedonia urbanistica dove stanno assieme zone sportive e ricreative, commerci e attrazioni varie, spesso mal imitando le suggestioni di Las Vegas. E' il caso degli Outlet come quello vicino a S.Donà di Piave (Venezia) , che si è cercato di rendere attrattivo concependo le costruzioni commerciali in stile veneziano, con i campielli e gondole. E' divenuto un nodo di attrazione commerciale, in espansione, per clienti che provengono anche dalla Slovenia, Croazia ed Austria, a centinaia di chilometri di distanza.
Questo investimento ha portato lavoro ma anche nuovi stili di vita che hanno inciso sul territorio. La gente si sposta in auto, in contesti artificiali, domeniche incluse, attirata dalla superficiale socializzazione che producono. Mentre si svuotano le piazze dei centri storici, si riempiono le piazze artificiali. Ma c'è un caso molto più emblematico attorno all'aereoporto di Venezia, il terzo d'Italia per movimento di passeggeri. Da tempo si pensa di realizzare una vasta area per attività sportive a cui si aggiungerebbe quella per un nuovo Casinò con albergo strutture commerciali ed una cospicua zona a parco. Si spinge anche per realizzare una specie di Venezia artificiale che attiri le masse di turisti in transito verso la Venezia reale che si vede dai margini della laguna. A pochi chilometri sorgeva Altino romana e un nuovo museo è stato costruito per raccontarne l'antica storia. Di fronte, tra le isole della laguna, si conservano e si spengono progressivamente la spiritualità, la cultura, l'equilibrio di un passato in via di estinzione. Come si può conciliare questo passaggio storico in cui sono a confronto stili di vita, di pensiero, di visioni del mondo? E' ciò che non è stato ancora omologato dal pensiero dominante e dalla mercificazione dell'anticultura che dovrebbe attirare milioni di persone. Anche i troppi che non sanno niente della città e la sporcano, la danneggiano, la sfiorano senza mai comprenderne l'anima. Qualcuno sta pensando che per questi si potrebbe creare appunto, una Venezia artificiale in Terraferma dove poter vedere il "falso" mangiando hamburger, sentire canzonette, andare al Casinò, acquistare vestiti. E' quindi a confronto non solo la nostra Cultura locale ma la Cultura universale e la nostra concezione del futuro. La modernità non è contro la conservazione né questa è in antitesi con il progresso e i cambiamenti dei costumi.
Però questo "Carpe Diem" tra visioni politiche ed "affari" mi ha fatto tornare alla mente una lezione del professor Manfredo Tafuri, che insegnava Storia nella Facoltà di Architettura. Egli sosteneva che "la crisi dell'architettura moderna non consegue da stanchezze o dilapidazioni. E' piuttosto la crisi della funzione ideologica dell'architettura. La caduta dell'arte moderna è l'ultima testimonianza dell'ambiguità "borghese" tesa fra obiettivi positivi e la mercificazione oggettiva. Nessuna salvezza è più rinvenibile al suo interno: né aggirandosi, inquieti, in labirinti di immagini talmente polivalenti da risultare mute, né chiudendosi nello scontroso silenzio di geometrie paghe della propria perfezione. La riflessione sull'architettura non può che andare oltre e raggiungere una dimensione specificamente politica. E' solo a questo punto che il tema dei ruoli nuovi del tecnico, dell'edilizia, del piano nell'ambito delle nuove forme di sviluppo capitalistico troverà senso..." Tafuri è scomparso nel 1994. I suoi richiami alla "borghesia" al "capitalismo", al senso dell'architettura sono degli anni '70. Ma questi pensieri non sono da "Antiquariato". Sono piuttosto tracce ed idee perdute, smarrite nell'indefinito orizzonte di una globalizzazione senza confini. Si può ritrovare quel percorso, cercando di "rubare il giorno" al tempo che attraversiamo. Alcune immagini del Veneto reale e non virtuale, qui pubblicate, possono aiutare a comprendere che questo è un itinerario difficile anche della memoria che sta dentro a noi stessi. In questo come in ogni altro luogo.
Las Vegas (The Venetian) |
Las Vegas (Nevada USA) |
Però questo "Carpe Diem" tra visioni politiche ed "affari" mi ha fatto tornare alla mente una lezione del professor Manfredo Tafuri, che insegnava Storia nella Facoltà di Architettura. Egli sosteneva che "la crisi dell'architettura moderna non consegue da stanchezze o dilapidazioni. E' piuttosto la crisi della funzione ideologica dell'architettura. La caduta dell'arte moderna è l'ultima testimonianza dell'ambiguità "borghese" tesa fra obiettivi positivi e la mercificazione oggettiva. Nessuna salvezza è più rinvenibile al suo interno: né aggirandosi, inquieti, in labirinti di immagini talmente polivalenti da risultare mute, né chiudendosi nello scontroso silenzio di geometrie paghe della propria perfezione. La riflessione sull'architettura non può che andare oltre e raggiungere una dimensione specificamente politica. E' solo a questo punto che il tema dei ruoli nuovi del tecnico, dell'edilizia, del piano nell'ambito delle nuove forme di sviluppo capitalistico troverà senso..." Tafuri è scomparso nel 1994. I suoi richiami alla "borghesia" al "capitalismo", al senso dell'architettura sono degli anni '70. Ma questi pensieri non sono da "Antiquariato". Sono piuttosto tracce ed idee perdute, smarrite nell'indefinito orizzonte di una globalizzazione senza confini. Si può ritrovare quel percorso, cercando di "rubare il giorno" al tempo che attraversiamo. Alcune immagini del Veneto reale e non virtuale, qui pubblicate, possono aiutare a comprendere che questo è un itinerario difficile anche della memoria che sta dentro a noi stessi. In questo come in ogni altro luogo.
antiche vie d'acqua: un Mulino |
Paesaggio collinare nel veronese |
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