di Gianfranco Vecchiato
Ivrea
si conosce anche attraverso la biografia di Adriano Olivetti.
Ci sono dei luoghi che
si visitano con rispetto e riconoscenza ed a cui la Cultura, non
solo architettonica, è allo stesso tempo grata ed orfana.
Se Egli fu un pioniere
inimitabile tra gli imprenditori del Novecento, il tempo ad oltre 50
anni dalla morte, lo riconosce anche come una “Guida” per
ritrovare un cammino fra tante strade perdute.
Vecchia fabbrica Olivetti in Mattoni |
Olivetti era animato da
una profonda etica, ereditata dalla famiglia, a cui aggiunse dei
forti ideali.
Adriano Olivetti 1901/1960 |
Nella sua visione
sociale, vedeva l’Urbanistica, l’Architettura e il Design come
strumenti per tradurre in concreto le sue idee di impresa, per
formare Comunità solidali, aperte alla cultura, consapevoli nelle
scelte, generatrici di trasformazioni equilibrate fra ambiente,
luoghi del lavoro e della residenza..
Nel contesto della
fabbrica, Olivetti fece entrare i libri, gli spazi di lettura e di
pensiero;
1958 Arch.Figini e Pollini Fabbrica Olivetti |
entravano il cinema, ed
entravano con l’architettura la luce, l’aria, il sole, il verde,
il paesaggio.
L’enorme differenza
con i luoghi dello sfruttamento e di degrado, descritti fin dal tempo
di Charles Dickens e di Friedrich Engels, nella prima industria
nascente, dove masse di lavoratori con pochi o nulli diritti,
vivevano in periferie degradate e malsane, non era solo dovuta a
nuove leggi sul lavoro, o dagli esempi che provenivano dai settori
più avanzati in campo internazionale, ma provenivano anche dal
dibattito che fin dagli anni ’20 e ‘30 si erano sviluppati con il
“Movimento Moderno” in architettura, nella Bauhaus in Germania,
nella costruzione di nuove città in Francia ed Inghilterra, dalle
esperienze industriali negli Stati Uniti.
1958-Arch.Figini e Pollini. Uffici ad Ivrea |
A questo imprenditore
interessava contaminare in positivo le regole del dibattito civile.
Sentiamo quindi oggi,
forse ancor più di quel 1960, in cui morì prematuramente, una
acuta mancanza per quelle sue visioni sociali ed economiche, nei
processi globali che stanno imponendo tante nuove povertà e
specialmente uno scadimento della qualità del confronto culturale.
L’arretramento nei
rapporti fra valori economici e valori della persona è, da tempo,
un tema di attualità che a volte sembra galleggiare nel vuoto.
Olivetti spingeva
l’esistente, oltre l’orizzonte politico della sua epoca, in una
visione del mondo.
E trovò che
l’Architettura e l’ Urbanistica, fossero in grado di tessere
diversi vestiti alle idee che aveva in mente; le analisi e le
gerarchie nei processi di trasformazione, si innestarono quindi nei
suoi progetti con il compito di aggregare parti sempre più estese di
società.
Era avanti nel tempo,
come lo furono molti suoi progetti.
Dessau (Ger.) Edificio della Bauhaus |
Dopo i primi
elaboratori Elea 9001 ed Elea 9002, nel 1958 produsse il primo
calcolatore elettronico a transistor, l’Elea 9003, che poneva la
“Olivetti” all’avanguardia nel mondo.
Ebbe più rapporti con
l’architetto Le Corbusier, affidandogli all’inizio del 1960,
l’incarico per il progetto di un nuovo stabilimento elettronico.
La sua morte e le
vicende che ne seguirono, bloccarono tale progetto e tanti altri
fermenti culturali.
Dessau (Ger.) Edificio della Bauhaus |
Bisogna fare sistema,
guidare la ricerca e l’innovazione ma cambiare nel profondo il
rapporto fra investimenti e cultura.
E questo avviene sia
attraverso i Musei, le Biblioteche, la Scuola, l’Arte, ma come
insegnava Adriano Olivetti, anche attraverso la qualità degli
investimenti e della produzione.
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