sabato 14 marzo 2015

LA PESTE E LA GLORIA

LA PESTE E LA GLORIA                di Gianfranco Vecchiato  

Arrivò rapida, implacabile e tragica. Il solo nome incuteva terrore: la Peste. Preceduta da qualche carestia e da frequenti cambiamenti climatici,  favorita dall'avanzata dell'esercito mongolo in marcia verso Occidente, l'epidemia si propagò nel 1347 attraverso i ratti in cerca di cibo. Una moltitudine inarrestabile che si cercò di bloccare in ogni modo bruciando e  tagliando i ponti sui grandi fiumi: dal Volga al Danubio. Ma a bordo delle navi in partenza da Costantinopoli, il bacillo  della peste giunse a Messina e quindi si estese in tutta l'Europa meridionale. Dalla Francia si diramò in Inghilterra e Scozia e da qui in Scandinavia e Polonia. Attraverso i Pirenei  giunse in Spagna, in Portogallo e in Marocco; dalla Grecia si diffuse nei Balcani.
Venezia fu contagiata  insieme all'Italia centro orientale e da qui in Austria fino a Vienna. La "Peste nera" ruppe  un periodo di crescita demografica in Europa, di prosperità
artistica e letteraria, di sviluppi commerciali ed urbani, caratterizzati  dalla costruzione di grandi architetture gotiche. Per affrontare questa immane tragedia,  agli ideali spirituali e alle preghiere occorreva affiancare cure e conoscenze scientifiche allora ignote.  L'arcaica medicina non  capiva l'origine del male e non  sapeva curarlo. La mancanza di igiene nelle città, i cumuli di rifiuti anche organici versati nelle strade dalle case, l'assenza di fognature, agevolarono il propagarsi del contagio che si scatenò con le pulci, che erano i vettori del bacillo della peste, attraverso i topi.  Tra il 1347 e il 1353, in soli sei anni la Peste uccise oltre un terzo dell'intera popolazione europea, circa 25 milioni di persone!   Il morbo risparmiò alcune zone mentre in altre fu virulento. Fu spietato a Venezia e sul territorio della antica Repubblica. Intere popolazioni scomparvero e l'economia, basata essenzialmente sulla manodopera ne risentì a lungo. In Europa si diffuse l'idea del contagio per colpa degli Ebrei e ai lutti si aggiunsero massacri di intere comunità, con altre morti e rovine.
Furono necessari alcuni secoli prima che la popolazione europea tornasse ad una densità di abitanti  precedenti all'epidemia. Ma  dopo quel periodo, la popolazione rimasta conobbe un aumento del tenore di vita con la ristrutturazione economica e anche culturale che seguì alle decimazioni delle popolazioni precedenti. Fu meccanizzato il lavoro mancando manodopera, ci fu un rivolgimento di classi sociali e la terribile prova  creò  divisioni nell'unità dei cristiani mettendo in crisi l'autorità della Chiesa che fu colpita e decimata al pari della popolazione. Altre pestilenze squassarono il Continente nei secoli successivi. La Peste colpì nuovamente Venezia nel 1630, giungendo dai territori del Ducato di Milano e qui portata a seguito dei soldati Lanzichenecchi che erano giunti dal centro Europa. Episodi che intrecciano il romanzo "I Promessi Sposi" di Alessandro Manzoni.  Tra luglio ed agosto 
La Peste Nera
 di quell'anno fu chiaro che l'epidemia era entrata in città. Si contarono oltre 1200 morti. Ad ottobre si arrivò a 8300 vittime. A novembre si raggiunse il picco di quasi 12mila morti. Nell'ora più buia e tragica i veneziani fecero Voto alla Madonna della Salute di dedicarLe un Tempio come segno di riconoscenza per la sua intercessione a far cessare l'epidemia. La storia della Basilica della Salute, eretta per "Voto" della Repubblica Veneta  fu solennemente proclamato il 26 ottobre 1630. Il numero dei colpiti in 15 mesi fu impressionante. A Venezia dal 23 Ottobre 1630 al 31 Ottobre del 1631 morirono di peste 46.536 persone a cui si aggiunsero 35.639 tra Murano, Malamocco e Chioggia. In totale 82.175 morti su una popolazione che ne contava allora 180mila. A queste vittime se ne aggiunsero  circa altre 600mila, nei territori della Repubblica di Venezia. Si arrivò quindi ad oltre 682mila vittime: un massacro che coinvolse tutte le famiglie: Nobili, Religiosi, intere casate delle quali rimase 
Arch.Baldassarre Longhena
solo il nome " a confortare, come si scrisse,  i posteri nell'esempio delle cristiane e cittadine virtù".  Tuttavia lo Stato, pur stremato, seppe reagire. Per la edificazione della Basilica, le cui fondamenta furono gettate il 6 Settembre 1631,  vennero piantati , come scrisse il Pacifico nella sua "Cronaca del tempo", una quantità enorme di pali. Una intera foresta. Le cronache, esagerando, ne contarono oltre 1 milione.  Sicuramente furono oltre 200mila. Si lavorò alle fondamenta per oltre 630 giornate lavorative e l'erezione del Tempio durò fino al 1687. Ben 56 anni. La Peste che aveva mietuto morte e dolore, fu generatrice di un'opera artistica meravigliosa e solenne. L'architetto Baldassarre Longhena era un giovane di 32 anni quando assunse l'incarico. Non l'avrebbe completato perché a 85 anni, il 18 Febbraio 1682 morì ma l'aveva potuta comunque vedere nella sua interezza. Fu l'opera magistrale della sua vita ed una delle più

importanti di Venezia, segno di  grande devozione cristiana e di fortezza dello Stato, che pure dal 1645 fu  impegnato in una lunga ed interminabile guerra contro l'Impero Ottomano per il possesso del Regno di Candia nell'Egeo. La posizione in cui fu edificata la poneva in vista dal Bacino di San Marco e segnalava ai naviganti, anche stranieri, che Venezia era comunque sempre viva. Il 9 novembre 1687 il Patriarca Alvise Sagredo la consacrò ufficialmente. Tra le immagini di devozione che sono presenti nella Basilica merita una annotazione quella dedicata alla Madonna di S.Tito di Candia che fu qui traslata dopo che l'isola cadde sotto il dominio Turco il 6 settembre 1669. 
Il generale Francesco Morosini  portò a Venezia, con l'armata superstite, questa immagine che era stata da secoli venerata nella grande Cattedrale di Candia, decretando il 21 novembre la data annuale per la visita votiva. Nella guerra contro i Turchi, durata 25 anni, caddero quasi un milione di musulmani,  30mila soldati cristiani e 282 patrizi veneti. L'assedio di Candia si protrasse per 28 mesi e prima di cederla agli occupanti i veneziani spogliarono tutte le Chiese delle immagini sacre, portarono via armi e munizioni ed altri oggetti preziosi. 
Se ne andarono tutti gli abitanti e la città fu svuotata interamente.  Quella antica immagine della Madonna è sull'altare maggiore della Chiesa della Salute. Sul progetto della Basilica scrisse il professor Giulio Lorenzetti: " Il grande architetto nel presentare il suo progetto, contro cui si appuntarono le invidie e le critiche degli altri concorrenti, affermava che l'opera da lui ideata era fatta in forma di rotonda macchina, che mai più si è veduta né mai inventata, né in tutto né in parte per altre Chiese di questa città..." Il Longhena immaginò il suo tempio coperto da una colossale cupola, rinfrancata al di fuori da imponenti volute che le servono da contrafforte. La pianta ottagonale fu ricoperta da prospetti architettonici, ornata da pilastri, timpani, nicchie, statue. Aprendo nel mezzo un superbo portale, diede alla facciata principale proporzione e grandiosità, accrescendone l'imponenza con una scalinata e un rialzo. La Chiesa sembra così sorgere dalle acque. Il diametro della cupola è di oltre 25 metri, alta 17,85 su cui sorge una lanterna di altri 13 metri di altezza sopra alla quale si erge la statua della Madonna.
In totale si superano i 60 metri dalla base al culmine esterno. Da quei tempi la Basilica è rimasta un luogo in cui si rinnova la devozione di tutta la città. Segno del passato, opera di ingegno e d'arte, è l'immagine di un trionfo sulla morte. Un suggello che l'architettura, come in altri casi, ha tradotto secondo il suo tempo, mostrando quanto si intreccino nella storia i segni della cultura. Scriveva Dante Alighieri (Paradiso XXXIII 85 ss.)a proposito del mistero di Dio: "Nel suo profondo vidi che s'interna legato con amore in un volume, ciò che per l'universo si squaderna" I vari quaderni si unificano in un libro che solo nel suo insieme può dare senso alle singole parti... Questa caratteristica dà significato  ad ogni opera di vera architettura così come ad ogni sistema costituito da equilibrate relazioni sociali.
Isola Lazzaretto Vecchio
Isola Lazzaretto Vecchio
Scavi al Lazzaretto e ritrovamenti di
vittime della Peste a Venezia

Isola del Lazzaretto Nuovo  a Venezia dove si
ricoveravano gli appestati










lunedì 2 marzo 2015

ARTE DI STRADA

ARTE DI STRADA         di Gianfranco Vecchiato

I "Madonnari" ovvero gli artisti di strada, sono
stati così denominati per la prevalenza nei loro soggetti dell'immagine di Maria, Madre di Gesù Cristo, icona cristiana fin dai primi secoli della predicazione evangelica e cresciuta nel tempo come "Ausiliatrice" fra gli uomini e Dio. L'argomento si presta a numerose riflessioni non tanto di carattere religioso o mistico, che pure hanno la loro importanza sul piano storico e dottrinale, specialmente in un'epoca divenuta sorda, scettica e indifferente a questi temi, quanto sul piano del rapporto fra Cultura popolare, spazi pubblici e privati, ruolo dell'Arte e simbologie nelle città contemporanee attraversate da localismi e globalizzazioni. La tradizione medioevale e rinascimentale ha fortemente segnato la cultura italiana e quella europea, con migliaia di borghi e paesi in cui la rappresentazione del Sacro era costante. Edicole e cappelle votive ai lati delle case, lungo le strade e accanto ai campi agricoli coltivati a baite di montagna, sono  là a testimoniare qualcosa di più di una fede o di un contatto fra quotidianità e spiritualità.
Segnano il bisogno di attingere dall'Arte, dai colori, dai sentimenti, dalle profondità della memoria, il senso di quanto vediamo attorno a noi e di ciò che potrà accadere domani. Il Madonnaro ha una origine prevalentemente italiana. E' un artista ambulante che si sposta di luogo in luogo, seguendo sagre e feste popolari. I suoi disegni hanno vita breve perché fatti con il gesso o altro materiale povero, su selciati all'aperto, vivendo delle offerte della gente con oboli o elemosine. Ma le origini di questa arte "evanescente" che sbiadisce e scompare con la prima  pioggia, nascono nel XVI° secolo. In anni recenti con il progressivo pericolo della loro scomparsa, nel riconoscerne la radice culturale-popolare  diversi Comuni come Genova, Torino, Milano e Roma, hanno inserito dei luoghi specifici nei quali esercitarla. L'effimero come durata si fonde con l'Arte che per sua natura è indelebile ed eterna. Il Comune di Curtatone, presso Mantova, organizza fin dal 1972 il giorno 15 agosto, festa dell'Assunta, un incontro Nazionale dei Madonnari che attualmente raccoglie  una trentina di aderenti. E' la Fiera delle Grazie  che richiama ogni anno centinaia di migliaia di visitatori durante la settimana, alla fine della quale una giuria premia il vincitore.  Tale pratica si sta 
Madonnaro
diffondendo anche fuori d'Italia, considerando che molti di questi artisti creano delle vere opere d'arte, imitando soggetti tratti da celebri quadri dipinti nel passato.
E' sorto il CIM (Centro Italiano Madonnari) che si prefigge la conservazione del materiale cartografico e fotografico dei vari Artisti. Accanto a questo particolare settore, c'è quello delle forme d'Arte che si manifestano in diversi modi ( stencil, spray, proiezioni video, sculture, etc...) su edifici, su spazi aperti e visibili, con tecniche e risultati molto diversi. Spesso si tratta di disegni senza nessuna qualità e pretesa, simili a vandalismi gratuiti, che creano un forte senso di disagio. Si vedono sulle fiancate di treni, di autobus, su saracinesche  abbassate di negozi, su muri di case che vengono così deturpate. A Venezia si è assistito in questo modo allo sfregio del Ponte di Rialto e di edifici storici, rintracciando e condannando gli autori. Esistono anche realtà opposte in cui tali interventi riqualificano, migliorano spazi degradati o anonimi, facendo nascere in molte città una sorta di positiva emulazione. Recentemente 20 facciate di  palazzi nel quartiere di Tor  Marancia, a Roma, sono state arricchite da opere gigantesche di questo tipo, con risultati positivi e sorprendenti.
L'Arte di Strada o "Street Art" ha visto crescere i soggetti impegnati in questo settore che vede molti "creativi" capaci e altri fasulli, proporre tematiche di contestazione sociale. In questi casi la derivazione è quella della Pop Art e del Graffitismo con alcuni  protagonisti che sono divenuti nomi di fama internazionale.
Tra questi ci sono il pop artist Bros,  Ivan Tresoldi, Pao,  ed il video-market Eicailcane che dipinge soggetti ibridi fra uomini e animali. Un altro soggetto è Eron che è stato attivo fra Rimini e Bologna e che ha visto esposte le sue opere in diversi musei e gallerie mondiali. Tutto questo porta a riflettere sulla validità di connettere gli spazi urbani fra diverse discipline artistiche e tecniche. Arricchire i linguaggi, stimolare emozioni con i colori e le  visioni fantasiose di trasformazioni della realtà, sono indice non solo di libertà espressiva ma di una vocazione della pittura a tornare soggetto protagonista degli spazi sociali, dopo che per alcuni secoli è stata relegata nei musei. Se a tutte queste estemporanee iniziative, si unisse lo studio di recupero delle periferie urbane, di spazi emarginati, di rottura con l'uniforme grigiore del cemento o
di volumi tetri o riflettenti, si animerebbe un inconscio collettivo che ispirerebbe la nostra storia presente. Ciò consente di sperare che la visione dell'Arte e del Colore, riprendano negli anni quel posto rilevante che un tempo possedevano e che una parte delle teorie del Movimento Moderno avevano contribuito, a mio parere sbagliando, ad eliminare. Si tratterà di concepirne le  coerenze, altrimenti il risultato potrebbe essere quello di una somma  di deformi individualità esasperate. Ma al contrario, può essere uno tra i pochi modi in cui pensare di rigenerare una edilizia speculativa e anonima, altrimenti ingestibile se non con operazioni, lente e difficili, di demolizione e ricostruzione. Se questo nel tempo avverrà meglio. Per allora potrebbe essere utile, fare parlare muri ciechi, pareti storpie, visioni spaziali ammalate. Sarebbe una maniera per fare "miracoli" attraverso la pittura...