giovedì 15 luglio 2021

VIVERE NEL FUTURO

 VIVERE NEL FUTURO         di Gianfranco Vecchiato

Arch. Giuseppe Samonà
Rettore IUAV 1945/1972
S
econdo la filosofia orientale soffermarsi  a rimpiangere
il passato induce alla malinconia, essere ossessionati dal  futuro porta all'ansietà e quindi  solo cercando di vivere in pace con il presente può aiutarci a trovare  una certa serenità.  Queste tre condizioni psicologiche coesistono e fanno parte del nostro destino che è  in rapporto  con il tempo e i ritmi della nostra vita.  Dobbiamo quindi pensare al futuro vivendo nel presente e non dimenticare il passato, dando a ciascuna parte un ruolo positivo. Se il lontano futuro non ci appartiene  ed è materia per scienziati e filosofi, il futuro prossimo è invece materia quotidiana e in questo campo sia gli architetti che gli ingegneri hanno un ruolo speciale:  devono nei loro progetti mescolare queste tre visioni temporali.   Il futuro per un architetto compare nella sua mente e si materializza in ogni progetto, dove
Riviste di Architettura
prende forma creativa ciò che prima non esisteva. In questo modo il Rettore della Facoltà di Architettura  di Venezia (IUAV) per  oltre un quarto di secolo (1945/1972), ritenne che il pensiero urbanistico dovesse nascere  dal movimento stesso della società,  Coerente con tali principi Samonà fu  aggregatore di cenacoli di idee da cui trassero spinta molte tra le più interessanti opere di architettura ed urbanistica italiana del Novecento.  Nel progetto sono attivi  la conoscenza e i rapporti con le preesistenze e quindi con il passato, e le  regole del presente, senza le quali ogni proposta si fermerebbe. Pertanto il lavoro principale di ogni architettura,  consente di suggerire  pensieri sul vivere nel futuro tra le generazioni che si succedono. Quando nasce un'opera questa duplice condizione , che è la parte più complessa dell'architettura, dell'urbanistica  e del design, indica gli orizzonti di mestieri appresi con la pratica dopo l'università  con l'esperienza e l'aggiornamento tecnico e culturale ma che debbono sorreggersi su un'etica e su valori appresi dalla famiglia e dalla scuola. Si potrebbe sintetizzare che per vivere nel futuro non è sufficiente il passare del tempo ma  occorre far maturare le esperienze, i ricordi, gli affetti e  le memorie
Mario Sironi: Il ciclista 
fino a trasferirle con la loro carica emotiva e di valori al giudizio di chi verrà dopo di noi. Visitando un quartiere urbano, il Villaggio San Marco di Mestre,  pensato e realizzato oltre 60 anni fa, ho colto come esso contenesse tanti diversi racconti e storie perlopiù ignorate, prodotte dalla comunità che lo ha abitato. Un patrimonio individuale e familiare che può  diventare un bene collettivo da rappresentare per sintesi come fosse l'anima di una Comunità . E farlo attraverso dei dipinti da fissare sulle pareti di un gran numero di case. Una catena di racconti per dare testimonianza e identità, attirando interesse e coinvolgendo anche l'economia locale. Le reazioni a questa proposta sono state fin qui positive ma la strada per concretizzarla è ancora lunga. Ora c'è un passaggio cruciale, quello del giudizio dell'Amministrazione comunale che potrebbe
I moti del 1848 a Venezia
accoglierla o mettersi di traverso. Non passerà molto tempo per avere una risposta. L'appello che ho fatto a non dividersi su questo tema è  una buona scommessa. Ci sono casi in cui la politica non dovrebbe dividersi ma convergere quando si ragiona su cose di comune sentire. I dipinti o murales a soggetto sugli avvenimenti del quartiere darebbero il nome alla iniziativa:  il Villaggio dei Murales, con le aree suddivise in cinque settori.  Dal ricordo dei progettisti che concepirono il piano urbanistico ai simboli del loro mestiere, dalle riviste di architettura ad alcuni modelli di riferimento culturale, poi dai luoghi del lavoro, le fabbriche industriali di Marghera, ai personaggi goldoniani ispirati dai nomi delle corti veneziane pensate da Egle Trincanato, dal Risorgimento italiano con i fatti d'arme di Forte Marghera, alle scene di vita quotidiana degli anni di
Cesco Baseggio attore goldoniano
costruzione, '50 e '60, con il boom economico, i mutamenti di costume, le storie di famiglie e in tutto questo, far emergere un  legame e l' affresco di un'epoca. Non più quindi l'immagine di una periferia ma di una società pulsante fatta di uomini e di cose, in rapporto fra loro.  Tenendo insieme il passato e il futuro guardando avanti in un cammino che come sempre è disseminato dai ricordi e dalle nostalgie. Vivere insieme significa raccogliere ogni cosa che dia forza, senso e dignità alla nostra visione della vita e del mondo.