giovedì 5 ottobre 2017

TEMPUS FUGIT

TEMPUS FUGIT                di Gianfranco Vecchiato

Notte del 24 ottobre 1917.      Sono passati
Antonio Canova e l'orrore della guerra Possagno 2015
100 anni ma il ricordo di cosa accadde allora è rimasto indelebile nella storia d'Italia. Sul fronte dell'Alto Isonzo, nella zona di Caporetto, un potente concentramento di artiglierie aprì alle due di notte un fuoco incessante e tremendo, in appoggio alle truppe austro tedesche,  su tutte le prime linee italiane, cogliendo ed annientando nel sonno con il lancio di proiettili a gas asfissianti migliaia di uomini. I gas penetrarono anche tra i filtri delle maschere in dotazione ai soldati. Di seguito vi fu una rapida azione di reparti scelti che imboccarono la strada tra le valli del Natisone, giungendo alle spalle delle
la vallata di Caporetto
prime linee e sorprendendo le retrovie italiane. Fu il caos e la sorpresa portò al crollo di un settore del fronte che dal 1915 era rimasto quasi stabile ma sempre oltre la vecchia frontiera tra le pendici  di Tolmino e la catena montuosa del Colovrat. La battaglia coinvolse tra le due parti oltre 600mila soldati. La resa della Russia aveva consentito di trasferire sul fronte italiano molte nuove divisioni tedesche, comandate dal generale Otto Von Below.  Il fronte italiano arretrò di oltre cento  chilometri, ma non si sfaldò. Erwin Rommel che comandava le truppe scelte nell'attacco scrisse nelle sue memorie che gli italiani avevano ottimi soldati, mediocri ufficiali e pessimi generali. La battaglia coinvolse nella fuga la popolazione civile, quasi un milione di persone, fece perdere grandi quantità di salmerie e di materiale bellico, 265mila uomini caddero prigionieri mentre altri  combattendo con valore rallentarono l'avanzata del nemico. Il morale della Nazione fu scosso ma non si piegò. Al comando dell'esercito il generale Luigi Cadorna fu sostituito da Armando Diaz, 

che fu poi il generale della vittoria.  Molti reparti italiani si ritirarono in buon ordine, come la IV Armata comandata dal Duca d'Aosta. E' un ricordo lontano quel 1917, carico di dolori, di sacrifici, di eroismi, di amor di Patria, di paure e di violenze, di drammi e di rovine. Dal Montello fino al mare,  si  riorganizzò l'esercito anche con le riserve dei ragazzi nati nel 1899, i diciottenni. Il 19 novembre quella spinta offensiva si fermò sull'argine del fiume Piave e il fronte sarebbe rimasto inchiodato ed impenetrabile fino all'anno successivo quando per le vicende della storia, il destino si capovolse e gli occupanti furono sconfitti con lo sgretolarsi del vecchio Impero Asburgico.

Il regista Davide Ferrario ha fatto un film documentario su quegli avvenimenti, attraversando fatti geografici e storici che da quell'epoca giungono ai nostri giorni.  Il filo conduttore è quello della rivincita dopo una sconfitta. Fatti che riguardano spesso anche
reparti tedeschi in marcia in val d'Isonzo
le singole vicende personali. I
 ricordi di quella lontana tragedia, a cui ne seguirono altre solo vent'anni dopo,  servono per allargare i pensieri sul senso del tempo. Tutto ritorna in mano agli storici, spente le passioni, scomparsi i protagonisti, il significato che noi diamo alla vita umana si rivela a volte come un enigma. Il velo della memoria ci aiuta a non soffrire troppo ed a ricominciare ogni giorno a sperare che andare verso il futuro riservi alla Umanità la sorpresa di un  traguardo.  La cittadina di Caporetto si trova in Slovenia a poca distanza dall'odierno confine italiano. Un cimitero monumentale degli anni '30, raccoglie 7014 soldati italiani e un piccolo Museo locale è meta di turisti di passaggio. Niente altro richiama quel passato. Tutto intorno la Natura è tornata sovrana.
I "ragazzi del '99"
"Tempus fugit" quindi,  come pensavano gli antichi che ammonivano sulla inutilità di prevedere il futuro mentre la vita andrebbe vissuta come un insieme di giorni ultimi. Ci sono luoghi nella Memoria degli uomini che  assomigliano a una "Caporetto" personale. Occorre sapere che in quell'andare e venire, nel nascere e nel morire quotidiano, c'è dentro il ricordo di tanti altri giorni e di tanti altri pensieri scomparsi. Quando l'Europa delle Patrie sembra risvegliarsi con i suoi fantasmi e i
suoi crescenti nazionalismi, questo avviene perché si è affievolito il pensiero di una Comunità di popoli liberi nelle visioni e uniti  nei progetti sul futuro.  La crisi del presente si supera anche ricordando i lutti visti con l'occhio dell'antico avversario, salendo la dura strada dove riunire tutte le bandiere, oltre i fanatismi e le paure. Attorno a quelle bandiere occorre vi siano  opere e valori espressi con le opere d'Arte, dalla Musica all'Architettura. Esse possono aiutare perché si nutrono di pensieri eterni e quindi immortali. 
Tempus Fugit
Se l'oblio li nasconde per qualche generazione, tornano poi accanto a noi  per confortare con la Memoria il segno della Bellezza eterna. Quella che pur sconosciuta, avvolge ciascuno nell'attimo estremo della morte. Per il direttore d'orchestra Daniel Baremboim "ogni grande opera d'Arte ha due facce. Una per il proprio tempo e una per il futuro, per l'eternità".  E'
 questo il confronto  a cui tende ogni forma d'Arte,  che non Fugge dal Tempo ma gli dà senso e pace.  


1917: da Caporetto al Piave 
Italiani in ripiegamento verso il Piave