Amarcord - pensieri e parole - 1998 - 2005. Apr./Mag. 2000

                            GLI SPAZI DEL SACRO
                                  di Gianfranco Vecchiato

L’architettura religiosa costituisce il fulcro dei centri storici in tutte le nostre città. Non si contano i monasteri, le chiese, le basiliche, i luoghi nei quali l’influenza del pensiero religioso nella cultura,
nella società e nell’arte italiana ed europea non abbiano impresso un segno fondamentale, spesso favorendo una fioritura dell’arte di altissimo livello. Da Assisi a Roma, da Aquisgrana a Santiago de Compostela, da Loreto a Cracovia, da Barcellona a Firenze e a Venezia, e via fino ai più piccoli paesi,
siamo debitori di un enorme lascito che avvicina fede ad arte sacra anche i più umili e consentiva di “leggere” i passi evangelici attraverso pitture e sculture. Nel corso del novecento, con l’espansione
Arch.G.Michelucci
Chiesa sull'Autostrada

urbana e l’immigrazione di culture diverse il tema degli spazi del sacro ha incontrato una crescente difficoltà rappresentativa e spesso dando risultati espressivi di grande modestia, quasi uniformandosi al grigiore delle periferie. È perciò di particolare interesse la mostra che si è aperta in queste settimane
a Vicenza nella Basilica Palladiana e che raccoglie le opere di due architetti che nel novecento hanno affrontato con risultati eccellenti questo difficile tema, resosi più articolato dopo il Concilio Vaticano II e le grandi trasformazioni sociali del nostro tempo. Rudolf Schwarz (1897-1961) è stato un precursore delle moderna architettura sacra, amico del teologo Romano Guardini, ispiratore della riforma conciliare. Hans van der Laan (1904-1991) era invece un frate benedettino olandese che ha acquisito un posto di rilievo nell’architettura sacra per la grande bellezza delle sue poche opere realizzate.
Il perché di questa mostra è spiegato dagli organizzatori: “contribuire a ravvivare il dibattito sulle prospettive dell’architettura religiosa contemporanea prendendo spunto dalle opere dei due progettisti europei”. Tra le opere più significative di architettura religiosa del novecento, in Italia possiamo annoverare, progettate da Giovanni Michelucci, la Chiesa dell’Autostrada del Sole ed un’altra chiesa
edificata a S. Marino. Ma vi sono opere di grandi maestri dell’architettura contemporanea come la Cappella di Notre-Dame-du- Haut a Ronchamp ed il Convento di La Tourette a Eveux, presso Lione, di Le Corbusier o la Chiesa della Sagrada Familia di Antonio Gaudì a Barcellona che è tuttora in costruzione. Nell’anno del Giubileo si impone su questo tema una qualche riflessione non foss’altro perché nel secolo XX tre Pontefici sono venuti dalla Chiesa veneziana: Pio X (Papa Sarto), Giovanni XXIII (Papa Roncalli) e Giovanni Paolo I (Papa Luciani). Il rapporto con il Sacro ha avuto nellenstoria molti modi di rappresentazione: nella letteratura, nella musica, nella pittura, ma è soprattutto in architettura che vi è stata la sintesi di un fatto straordinario: la valorizzazione dello spazio e della luce.
Questo fatto, ben noto agli antichi architetti, ha proceduto di secoli il senso del valore del vuoto, tradotto in teoria con l’architettura moderna. Non sarà un caso che nel silenzio delle chiese al centro di città caotiche e di distratti passanti, nel cesello di marmi e di colonne, fatica antica di oscuri scalpellini, i perché delle nostra esistenza trovano il luogo per manifestarsi. Gli spazi del sacro rappresentano il tentativo, forse impossibile, di tradurre e di dare forma di materia allo spirito, misurando i limiti della nostra conoscenza. E questo, in fondo, è anche la mèta
di ogni più semplice architettura.

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