mercoledì 27 aprile 2016

IL PASSO

IL PASSO                       di Gianfranco Vecchiato

Schizzi del Museo Plessi
al Passo del Brennero
Cosa sta accadendo alle frontiere europee? 
Si chiudono i confini dinanzi al pericolo di una marea montante di profughi in fuga da Oriente e dall'Africa. Un fenomeno epocale peraltro prevedibile e per il quale il Continente europeo avrebbe dovuto organizzarsi da tempo in maniera coordinata e solidale e con una politica estera più attiva nei luoghi dell'Africa e dell'Oriente distrutti dalle guerre,  da scontri religiosi, da sfruttamenti e fame.
Un Paese che è immerso nel mare Mediterraneo, come l'Italia, ha davanti a sé poche alternative. La prima è l'accoglienza e l'aiuto dalla morte per chi proviene dal mare, l'altra è il controllo dei confini terrestri esterni alla UE. Un'altra possibilità è di inviare delle forze con altre Nazioni europee investite da tali problemi,  sull'altra sponda del mare e drenare con accordi internazionali, le partenze verso il Continente europeo e le coste italiane, greche o spagnole. Mentre sul lato orientale il passaggio terrestre con la Turchia è stato oggetto di trattative e di scambi economici per fermare oltre il Bosforo centinaia di migliaia di persone in fuga dalla guerra civile in Siria ed aver parzialmente stabilizzato quel conflitto,  sul fronte africano restano aperti gli imbarchi lungo tutta la costa libica e in parte su quella egiziana e tunisina.
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Più ad occidente la Spagna ha praticamente fermato i flussi che contano poche centinaia di persone all'anno. Le vie di transito portano poi dall'Italia al centro Europa. E qui si chiudono i confini; la Francia li ha strettamente controllati da mesi tra Ventimiglia/Mentone, la Svizzera non consente accessi, l'Austria li sta fermando sulle Alpi, la Slovenia lo ha fatto verso la Croazia, l'Ungheria lo ha fatto verso la Serbia, la Macedonia verso la Grecia e la Bulgaria. Anche la Finlandia e la Norvegia sono in allarme perché dalla Russia si riversano profughi che l'attraversano per aggirare i blocchi nell'Europa centrale. 
Ma fra tanti punti di frontiera è il Brennero quello che per i suoi simboli evocativi, maggiormente agita gli animi.               Tra i due versanti,  gran parte della popolazione frontaliera parla la stessa lingua tedesca. Il Tirolo del Sud, o Alto Adige,  è una provincia autonoma italiana che è stata al centro  di un lungo e sofferto percorso 
Manifestazione al Brennero
con implicazioni internazionali, che ha visto quelle terre incluse   nello Stato italiano alla fine della I^ guerra mondiale. 
Un secolo di distanza.  Vienna è stata  una capitale multietnica, come lo fu l'Impero Austro-Ungarico, che mescolava popolazioni di diversa origine e tradizione. Anche molti italiani hanno a lungo sofferto la dominazione austriaca pur se questa viene raccontata in termini romantici e lodata per la serietà e la efficienza della sua burocrazia. Tuttavia la nascita dello Stato Italiano, ha avuto durante il Risorgimento, l'Austria come suo principale avversario. Uno Stato che era militarmente potente e che conteneva in sé i germi del disfacimento nazionalista di tanti popoli emergenti: i Boemi, gli Slovacchi, i Polacchi, i Croati, i Bosniaci, gli Ungheresi e gli Italiani. Non occorre tornare troppo indietro nella Storia, dopo averla a lungo raccontata, ciascuno a modo suo.
Confine del Brennero negli anni '20

     Plessi Museum
Però il ripristino del controllo al Brennero con l'invio di poliziotti e militari, evoca fastidiose divisioni, accentua i nazionalismi, rompe una solidarietà faticosamente conquistata. Perché gli Austriaci non aiutano gli italiani sulla frontiera esterna comune europea, cioè sul mare, perché non porgono piuttosto la loro antica tradizione diplomatica nelle difficoltà del presente? Non sarà solo l'economia a risentirne, il turismo
soprattutto, ma una Idea grande di Unità Europea che si sta sfaldando nelle sue prospettive storiche. E' sempre possibile ripensarci, specialmente se tali aspetti riguardano territori che hanno caparbiamente voluto garanzie di suddivisione etnica, di salvaguardia delle loro tradizioni, di espressioni linguistiche, di protezione della loro piccola Patria. Tutte questioni rispettabili ma il mondo sta attorno velocemente cambiando ed anche in quei boschi ed in quelle valli, dove si è combattuta una guerra anche sulla scritta toponomastica dei luoghi, sono in arrivo e passano africani, asiatici, dialetti e lingue sconosciute, etnie mescolate, diversità di credi e di valori. Isolarsi con reti, per la paura di essere travolti, lasciando ai vicini di arrangiarsi, non è né una soluzione né una prospettiva che potrà durare a lungo. Ogni regione e città infatti potrebbe vantare analoghe necessità e questi fenomeni "storici" come li governeremmo?



Brennero: Plessi Museum: 2013
Nel 2013 sul versante italiano del Brennero, fu inaugurata la costruzione in un'area di sosta di un Museo/Ristorante. Il "Museo Plessi" è una straordinaria costruzione concepita con diverse finalità.
Brennero: Museo Plessi 2013
Ing. Carlo Costa
Ospita un Centro Convegni, un punto di ristoro, vendita di prodotti tipici locali, sale espositive con video e opere d'arte di Fabrizio Plessi, artista di origine veneziana, che  ha raccolto quanto aveva esposto nel 2000 ad Hannover, per celebrare l'Euregio, una Regione Europea di collaborazione comune tra territori che un tempo costituivano il Tirolo storico e che ora dividono tre provincie e due Stati. Bolzano e Trento in Italia ed Innsbruck in Austria. Il "Plessi Museum" occupa un'area di 13mila mq,  con dimensioni di 55 x 30 m. e altezza di 12,90 m.  La sua struttura a ponte è in sintonia con il paesaggio e le montagne circostanti, copre delle pareti in cristallo, lanciando un simbolico raccordo tra il mondo italiano e quello germanico. A tre anni dalla sua inaugurazione, a poca distanza dal Museo, appare nuovamente difficile quel futuro immaginato senza frontiere. Quel ponte tra Italia ed Austria è diventato stretto, mentre si sono dilatati i versanti da unire fra loro tra uomini lontani e di diversa etnia. E' un futuro che l'Arte e l'Architettura testimoniano  come un processo evolutivo da rivestire anche di idee, di luce, di volontà e di bellezza.







IL MODULOR

IL MODULOR                             di Gianfranco Vecchiato

Il Modulor fu ideato tra il 1946/1948 da Le Corbusier dopo un lungo studio sulle funzioni dell'abitare e sull' urbanistica. Nel suo "Plan Voisin" del 1925 e in successive  teorie del Movimento Moderno  prevaleva questo pensiero: "la geometria pura deve regnare, dettare tutti i tracciati e svolgerli fino alle estreme conseguenze; la città attuale sta andando in rovina per non essere geometrica." Una idea radicale che ispirò anche molte demolizioni nei centri storici, fornendo strumenti alla supposta razionalità di progetti intensivi e che lasciò tremende cicatrici in contesti culturali delicati. Le Corbusier pensò fin dagli anni '20 ad una urbanistica in cui venivano separati i percorsi meccanici da quelli pedonali e che si immergeva nella Natura. 
Bergamo: Casa della Libertà già Littoria (1938)
Arch. Alziro Bergonzio
Ma rivisitando quell'Uomo di Vitruvio che
 nel Rinascimento era stato ispiratore delle architetture classiche nei rapporti di Sezione Aurea, Egli creò in realtà una Utopia. Quel forte convincimento di trasformare l'abitante della moderna "Città Radiosa", permeabile e solare, in un "uomo nuovo", in un soggetto di riferimento nella progettazione degli spazi, fu ostacolato da diverse correnti di pensiero e da interessi opposti: i regolamenti edilizi, la speculazione fondiaria, le regole di mercato. Tra chi ne criticò gli esiti ci fu  il professor Giuseppe Samonà, celebre Rettore dell'Università di Architettura di Venezia, secondo il quale il "Modulor"  condusse ad un " dissidio espressivo tra le proposte di interni abitativi ricchi di articolati valori e le composizioni degli esterni 
Bergamo: Palazzo delle Poste
1932 Arch. A. Mazzoni
degli edifici, contro i quali questa varietà si infrangeva". 
Bergamo:Torre dei Caduti
Arch.M.Piacentini 1924
Venezia nel suo progetto per il Nuovo Ospedale Civile a San Giobbe, Le Corbusier, negli anni '60, immaginò un modulo sanitario con rapporti di luce e di misure, articolate in un delicatissimo tessuto urbano come è l'area di San Giobbe, nel perimetro esterno di Venezia affacciata sulla laguna verso la Terraferma. Progetto mai decollato, che fu da molti osteggiato per il suo impatto urbano e da altri ammirato per le sue proposte spaziali.   Scrisse allora Le Corbusier su questo progetto veneziano: "Impiegate il cemento armato e non cercate di copiare il vecchio mattone fatto a mano della vecchia Venezia". Vorrei dire che per fortuna questo consiglio restò lettera morta. Quel progetto ha lasciato il posto, molti anni dopo,  al recupero ed alla costruzione di padiglioni per l'Università di Cà Foscari. Una
Plastico del progetto del nuovo ospedale
a San Giobbe a Venezia di Le Corbusier 1963
trasformazione  che  ha rigenerato con la presenza di giovani un angolo di città ormai abbandonato dai residenti,  ma che ha anche sancito la fine di tradizioni e di ritmi quotidiani che furono diversi da quelli di una scuola. Nel '900 l'Uomo Modulor ebbe degli antagonisti ideologici formidabili. Non furono solo i totalitarismi che esaltarono la classicità e le proporzioni di giganteschi colonnati, di finestre portentose, di spazi e di rapporti scenografici,  ma anche la cultura del tempo che  era prevalentemente accademica e che puntava alla monumentalità come mezzo
Venezia- San Giobbe  2015
Vista aerea del recupero urbano per
la sede universitaria


Porte Pal.Poste
indicato per durare nella Storia. Esaltazioni retoriche e richiami al passato, ispirarono molte trasformazioni nelle città italiane del ventennio. Tra gli esempi più significativi  il "centro piacentiniano" di Bergamo "bassa".  Una trasformazione urbanistica e architettonica di straordinaria efficacia, che si è espressa dagli inizi del '900 fino agli anni '40, nell'area che ospitava l'antica Fiera, con sullo sfondo il panorama della città alta. Durante ilventennio fascista, una serie di edifici pubblici sorsero in sequenza, costituendo un nuovo quartiere, e qui lavorarono architetti, pittori e scultori, formando il centro più attivo della città "bassa", con edifici 
Bergamo:Torre dei Venti
Arch.A.Bergonzio 1938
Atene:arch. A. Kirristes
Torre dei Venti 100 a.C.
per diverse funzioni: politiche, amministrative, finanziarie , giudiziarie ed artistiche. Oggi che molte questioni affrontate dal Movimento Moderno, ritornano di attualità, vengono discusse quelle teorie generatrici di ricerche esasperate e di formalismi tanto spettacolari quanto superficiali che hanno prodotto diverse architetture recenti. Lo scarto tra Teoria e Prassi  è sotto ai nostri occhi, mescolato in una umanità sofferente e priva di necessità elementari che approda sulle nostre coste. Ma anche in quelle parti di società più ricche, si avverte che il concetto di progresso chiede anche agli architetti  una vera svolta nel loro ruolo sociale oltre che produttivo e tecnico. Questo può significare anche cambiare passo con una etica che non abbia un "Modulor" come forma di riferimento. 
Palazzo della Libertà /Littoria (1938) Particolare
L'Uomo medio non ha proporzioni perfette ma ha una ricchezza interiore che misura il proprio libero pensiero e che va coltivata e costruita. Negli spazi di relazione e nella struttura sociale. Quando al posto di obiettivi costruiti su formule di geometria radicale si arriverà ad una forte affermazione che l'architettura fa parte della storia in quanto sorregge i bisogni primari dell'uomo, con i suoi limiti e le sue fragilità, avremo ridisegnato un altro e più autentico "Modulor".


Bergamo: Monumento ad Ancillotto
Bergamo: Sede Banca d'Italia 1914
Arch. M. Piacentini

Bergamo

martedì 19 aprile 2016

LA FAMA

LA FAMA             di Gianfranco Vecchiato

Roma: Arco di Costantino 315 d.C.
"Credimi. La fama degli eroi spetta per un quarto alla loro audacia, due quarti alla sorte e l'altro quarto ai loro delitti." Così il poeta Ugo Foscolo scrive in un passaggio  del suo celebre romanzo epistolare :"Le Ultime Lettere di Jacopo Ortis". Era l'anno 1802 e grandi tragici avvenimenti scuotevano l'Europa e l'Italia. In particolare Venezia, che dopo essere stata occupata e vilipesa da Napoleone Bonaparte nel 1797, venne ceduta all'Austria. Chi come il giovane Ugo Foscolo, aveva creduto che fosse iniziata un'epoca di libertà e una rivoluzione degli animi e dei diritti, vide traditi gli ideali e perduta per sempre la Patria. Ritornare a leggere quei classici aiuta a capire come la storia  renda mutevoli gli animi e le condizioni di vita. L'accelerazione contemporanea data dagli strumenti di comunicazione, la  conoscenza di avvenimenti lontani, la interdipendenza economica, tendono ad  indebolire un pensiero critico
Berlino:Porta di Brandeburgo 1791
Arch.C.Gotthard Langhans e
quadriga di Johann Gottfried Schadow
meditato. Tutto si svolge troppo in fretta e il nostro pensiero ha invece anche bisogno di soste, di pause e di riflessioni. La "Fama", la celebrità, la rincorsa al successo, possono trovare diverse strade. In alcune occasioni gli imprevisti fanno emergere qualità umane nascoste e imprevedibili. Può trattarsi di  un'azione istintiva di coraggio per un drammatico incidente od essere il risultato di un lungo processo di studi, di preparazione culturale o imprenditoriale. In letteratura, nella scienza, in medicina, nella difesa delle leggi e dei diritti, in architettura nella costruzione di un'opera di qualità. Ma è nell'ignoto compimento del dovere, nella fatica quotidiana di chi si comporta con onestà, cercando di migliorare la società nella quale vive  , che la "fama" trova la sua migliore
Parigi:Arco di Trionfo 1836
Arch.J.Nicolas Huyot

espressione civica. Friedrich Nietzsche osservò che "Alcuni uomini sono nati dopo la morte". Capita infatti che a molte persone i meriti siano riconosciuti solo dai posteri.  Come non è sull'acuto di un brano musicale che si giudica un'opera ma sull'intera sua partitura, così nella vita ed in diverse forme espressive, in architettura e nel campo dell'arte, avviene che si affidi ad un Monumento, il segno di virtù eroiche che portano alla fama. Un tempo erano le glorie militari, che  generavano simboli imperituri nel cuore di una città . L'Arco di Trionfo è un simbolo sul quale si raccolgono le retoriche e le virtù sacre di una Nazione. Personalmente preferisco L'Agorà che era il luogo pubblico nell'antica Grecia  dove si esprimevano le idee, si confrontavano gli interessi e le visioni politiche, si raccoglieva il popolo . Attorno all'agorà sorgeva una città, fatta da uomini liberi. Il passaggio tra la vita e la morte è comunque affidato al ricordo, impresso su pietra, come simbolo della unicità di questo pensiero, rispetto a tutte le altre cose che stanno attorno. Molti archi di trionfo sono divenuti dei grandi
New York: Arco di Trionfo  a Washington
Square Park


totem attorno ai quali circola il traffico. Ma pur se ammantati da un senso antico di oscuri presagi, rafforzano nell'orizzonte urbano, la identità e la sacralità  di quel luogo. 

Cicerone condensa il significato della fama in queste parole: "La vita che ci hanno dato, per sua natura è breve; ma il ricordo di una vita ben spesa, è eterno".









Roma: Arco di Giano
       Arco di Trionfo a Narva (Estonia)
Mosca : Arco di Trionfo 1829/34
Arch. Giuseppe Bove
Suzhou (Cina): Arco di Trionfo alto 300 m!
Celebra l'ascesa economica della Cina
Parigi:Arco di Trionfo del Carrousel 1809
Siria : Palmira - Arco di Trionfo di
epoca romana  distrutto dall'Isis
Piramide di Cheope a Giza 2560 a.C.
La "Fama" imperitura dei faraoni

Londra: Wellington Arch 1830
Arch. Decimus Burton
Scultore Adrian Jones
Barcellona: Arco di Trionfo costruito
nel 1888 per l'Esposizione Universale
Venezia: Ingresso all'Arsenale
Arco di Settimio Severo
Gorizia: 
Monumento 6^ battaglia dell'Isonzo
Autore Gabriele Melis 
Un piccolo Monumento ricorda
una immane  tragedia 
































Allegoria della Fama sec. XVIII°
Anonimo veneziano 
Stra -Villa Foscarini-Rossi:
Allegoria della Fama