Amarcord - pensieri e parole 1998 -2005 --- Settembre 1998




L’ARCHITETTURA
TRA EFFIMERO E REALTÀ

Nel nostro Paese i forti ritardi accumulati nella creazione di infrastrutture, ed una ancora debole cultura e politica ambientale, stanno determinando danni al sistema economico delle imprese e squilibri sull’uso del territorio.
Un doppio risultato negativo che è particolarmente visibile in diverse parti della nostra Regione del Veneto e nella stessa provincia di Venezia. Provando ad elencare alcune delle principali cause troviamo: la viabilità urbana ed extraurbana; la mancanza di parcheggi, di aree pedonali e di reti ciclopedonali adeguate; diverse strozzature viarie come la Tangenziale di Mestre, l’abbandono ambientale progressivo di strade storiche come il Terraglio, la Castellana, la Miranese, la Pedemontana, etc…
La collocazione di attività economiche sparse a macchia d’olio su gran parte della pianura, con sprechi nelle risorse, conflitti
tra destinazioni d’uso, complicazioni nella pianificazione… 
Se crediamo che all’architetto ed al nostro mestiere sia sufficiente, per sopravvivere, occuparsi di “stili”, di “tendenze”, di aree edificabili, di procedure edilizie, dimenticando il quadro di relazioni nelle quali sono inserite le cause delle nostre progressive difficoltà sociali e professionali, andremo incontro a sicure delusioni.
Una visita a Lisbona per l’Expo ’98, pur rendendo improponibili confronti troppo diversi per storia e geografia, lascia annotate alcune suggestioni. In primo luogo sul piano degli investimenti. Attirarli è compito sia del privato quanto del pubblico.
Ma è altrettanto necessario che gli investimenti abbiano davanti progetti e decisioni lungimiranti tali da consentire il riequilibrio delle risorse della collettività. I confronti tra scelte diverse, tra città vicine, tra piani di qualità, tra credibilità istituzionali,
renderanno più interessanti e più mirati gli investimenti ma anche più ricchi di infrastrutture i “nodi” che saranno in grado di
crearsi attorno a questi progetti.
Senza la forza vitale della popolazione che si amministra, senza forti caratteri e senza slanci, si è già in una tendenziale fase
di decadenza. Perciò i problemi quotidiani dell’emergenza viaria, della insufficienza dei trasporti, del depauperamento demografico,
del ritardo di pianificazione e di disponibilità alle richieste dei cittadini, la scarsa partecipazione dialettica, sono tutti segnali negativi.
Per trovare soluzioni che siano valide anche in proiezione futura, l’architetto può prestare accanto ad altre discipline, alcune
delle sue esperienze.
Nel settore del recupero delle aree industriali dismesse, in quello dell’allargamento degli spazi di relazione pedonale, nella qualità edilizia, nella tutela dei centri storici, nella proposta di recupero di ampie fasce territoriali all’uso per il tempo libero, integrando il vuoto al pieno, intrecciando le complesse relazioni sul territorio. 
L’Expo inteso come vetrina di provocazioni, dell’effimero e del progresso tecnico e virtuale del nostro tempo, lascia diversi
spunti di riflessione. Dopo la sua chiusura, molte di queste strutture verranno abbattute per lasciare posto ad altri interventi più utili alla città che nel frattempo si sarà dotata di utili infrastrutture, come alcune reti della metropolitana, di architetture e di contenitori che saranno integrati in un secondo tempo ad altri progetti in gestazione.
La velocità di questi processi rende più affascinante l’apparente staticità dei centri storici che divengono le oasi deputate alla memoria collettiva.
Il mestiere di architetto si sta rapidamente trasformando in parte per i cambiamenti sociali ed economici che stanno modificando l’Italia e le altre nazioni europee, in parte perché stanno agendo sulla tradizionale attività professionale importanti riforme legislative che comportano una maggiore multidisciplinarietà ed integrazione tra soggetti.
L’allargarsi del metodo del concorso come strumento abituale per l’affidamento di incarichi pubblici in diversi settori comporterà una ristrutturazione dell’organizzazione dei singoli studi, con l’associazione magari temporanea di soggetti diversi e con la previsione di dover investire somme crescenti per la partecipazione a bandi che possono risultare non remunerativi. Naturalmente questi
meccanismi spesso complicati da una struttura burocratica non sempre trasparente, mettono di fronte ad una serie di riflessioni e di esigenze, alle quali gli Ordini professionali debbono cercare di poter dare risposta.
In primo luogo censendo la dimensione e la struttura del lavoro autonomo all’interno delle loro provincie, “fotografando” una realtà diffusa e sparsa che non si conosce con precisione. Allo scopo di avere questi dati anche come base di riflessione per il I° Congresso Regionale degli Architetti del Veneto che si sta predisponendo per l’inizio del 1999, la nostra Federazione Regionale ha assunto l’iniziativa di incaricare un’Agenzia specializzata nella raccolta ed elaborazione di dati statistici, monitorando l’attività degli architetti e la loro composizione e struttura in tutte le diverse provincie venete. Alla lentezza con cui si muovono le nostre strutture organizzative fa riscontro, infatti, una grande accelerazione degli avvenimenti economici a livello internazionale che investe anche la singola attività.
Siamo di fronte ad una realtà che spesso mescola l’immaginario con il concreto.
E se questo è il tempo che ci sta davanti, può ritornare grande anche il nostro mestiere.
Chi e cosa più dell’architettura, può mescolare infatti la fantasia con la realtà, il sogno con la ragione, il tempo e lo spazio? In questo sta la sfida per cui dobbiamo attrezzarci con la cultura e con i valori, primi elementi perché abbia senso il raccordo tra presente e futuro. 
Ma per non inseguire solo le parole, la società, le istituzioni, le regole, le condizioni con cui il processo economico e finanziario procedono, dovranno essere ricondotti a massima trasparenza. Dal funzionamento degli Uffici Amministrativi, ai costi dei professionisti, all’insegnamento, la società avanza con fatica. Portiamo il nostro contributo anche denunciando gli abusi, rispettando le regole, creando le premesse per il cambiamento vero e non virtuale.

Gianfranco Vecchiato

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