giovedì 30 aprile 2015

FISCHIA IL VENTO

FISCHIA IL VENTO                    di  Gianfranco Vecchiato


Aprile 2015. Mese di ricorrenze storiche ricordate dalle parole di  una celebre canzone:  "Fischia il vento, infuria la bufera, scarpe rotte e pur bisogna andar, a conquistar la rossa Primavera, dove sorge il sol dell'avvenir..." Versi intramontabili cantati da molti giovani partigiani italiani nel periodo che andò dall'Ottobre 1943 all'Aprile del 1945. L'autore delle parole fu un giovane medico ligure, Felice Cascione, che comandava una formazione partigiana sull'appennino ligure, sopra Albenga. Morì in battaglia nel 1944, nel più tragico periodo della storia d'Italia, divenuta terreno di lotta fra  Tedeschi ed Alleati, tra fascisti e antifascisti, in una guerra civile che causò profondi lutti morali e rovine materiali. Quella canzone fu musicata sulle note della popolare canzone russa "Katjuscia", sentita dai nostri soldati durante la campagna di Russia. Il passare del tempo assottiglia la presenza di quelle vecchie generazioni. Al loro posto canzoni, documentari, filmati, libri, raccontano 
Albenga (Savona)
con diversi accenti, come e cosa accadde a milioni di uomini in quegli anni. La guerra partigiana si combattè specialmente in zone di montagna, dalla Langhe, alla Val d'Ossola, dal Grappa alla Carnia, dall'Appennino Tosco-Emiliano ed all'interno di molte grandi città. Delazioni, eroismi, fucilazioni, attentati, rastrellamenti in un crescendo di violenze mano
a mano che le sorti del conflitto si facevano più inesorabili. Su un opposto fronte altri giovani che indossavano la camicia nera, combatterono una guerra perduta per salvare, pensavano, l'onore d'Italia... Italiani contro italiani. A 70 anni dalla fine della guerra e dalla morte violenta di Benito Mussolini e di altri gerarchi, si rivedono in vecchie 
EXPO 2015: Milano. L'Albero della vita
fotografie strade ed edifici distrutti, patrimoni d'arte in rovina, una sterminata schiera di tragedie che furono lo sprone, per dare alla giovinezza di milioni di uomini e donne, obiettivi di un nuovo avvenire. Molte città come Albenga, Milano o Venezia furono unite in quei movimenti di ribellione e di resistenza. Ma è interessante, dopo tanti anni, analizzare cosa spinse alla rinascita, in situazioni che non hanno confronti con la storia attuale. Oggi la crisi colpisce e deprime. Come reagire, guardando a quei lontani tempi di tragiche incertezze?  Si partì dalla consapevole colpa degli  errori compiuti, da quelle politiche insensate di culto razziale, fatte da aggressioni e da roboanti retoriche. Si sfruttava la forza e la enorme energia che si sprigionava da un tessuto sociale e culturale di gente a cui il "regime" offrì miti ed ideali in parte falsi e in parte strumentali ma anche fornendo a masse di "proletari" la missione quasi sacra di  fertilizzare terreni paludosi, di costruire strade, oasi nei deserti africani, di aprire arretratezze storiche al Novecento, dopo anni di guerre in trincea combattute fra il Piave e l'Isonzo. E' difficile a volte anche per gli storici,  tracciare sentenze precise sui rapporti tra le ideologie, i cambiamenti sociali, le culture nei luoghi del lavoro, tra industrie e  campagne.             
Albenga -Piazza S.Michele

La continuità statale fra molte diverse Italie, ha in parte mascherato ciò che avvenne tra quei mondi diversi e complementari. Ed ha corroso, nella globalizzazione culturale ed economica, una risorsa che il nostro Paese ha avuto sempre nei suoi complessi rapporti con la Storia. La forza delle autonomie, dei dialetti, delle tradizioni e della capacità collettiva di esprimersi con solidarietà nelle avversità. Frutto anche di un millenario insegnamento cristiano. L'Italia è anche il risultato di tante differenze fra il nord ed il sud che si sono mescolate negli anni  e che si sono conosciute, con lingue anche diverse, sui fronti di guerra e del lavoro. Quel passato non è ancora così lontano da non trasmetterci, anche con l'eco delle parole di una canzone, che ogni "Primavera", ogni giovinezza, deve essere conquistata e che grandi ideali possono essere  raggiunti con la convinzione morale che tutto questo dà senso e  forza alla vita ed all'esistenza. Chi le cantava non sapeva se il giorno dopo avrebbe visto nascere il sole e proprio per questo, quelle parole sono rimaste attaccate al tempo ed alla memoria: "Fischia il vento, infuria la bufera, scarpe rotte e pur bisogna andar. A conquistar la rossa Primavera, dove sorge il sol dell'avvenir..." Molte illusioni sono scomparse insieme ai protagonisti. A volte ci sembra di camminare tra piccole cose e scarsi orizzonti. Poi basta una immagine, una canzone, un volto lontano a ricordarci che siamo figli di quelle Storie, di quelle passioni, di quei valori. La Primavera resta un moto dell'animo e della Natura. Il tempo ci mostra con le immagini  che anch'esse non passano invano .

Milano 1945: San Babila

Milano 2015: San Babila

Milano 1945: Galleria Vittorio Emanuele II°

Milano 2015 : Galleria Vittorio Emanuele II°

Milano 1945: Teatro alla Scala

Milano 2015: Teatro alla Scala

Milano 25 Aprile 1945: "Fischia il vento..."

Venezia 25 Aprile 1945

Milano 2015: EXPO / Nutrire il Pianeta





domenica 26 aprile 2015

CONTROSTORIA



CONTROSTORIA                       di Gianfranco Vecchiato

La  Controstoria semina i territori
"Ai Popoli Liberi"
Una "Controstoria"  fu raccontata per anni nelle sue lezioni, nei suoi libri, nelle sue analisi. Bruno Zevi, che fu un grande professore, storico e critico dell'Architettura ( 1918/2000), descrisse l'urbanistica e molti progetti di architettura in modo,   diverso da come usualmente venivano  presentati dalla storiografia ufficiale. Aprì le menti di tanti studenti al confronto ed alla valutazione critica costruttiva e personale sui fatti e sulle cose, spingendo a leggere ed a cercare oltre alle apparenze. Ritenendo che il "Potere" nelle sue varie manifestazioni, cerca nella uniformità, nelle regole, nella quiete delle simmetrie, nel controllo della cultura, di preservare se stesso, formando cittadini ed anche elettori amorfi, si appassionava alla proposta di un pensiero libero e consapevole capace di  incidere  costruttivamente sui cambiamenti sociali. La psicologia e la sociologia, discipline che sarebbero entrate a far parte delle analisi sui comportamenti individuali e collettivi in epoche recenti, aggiunsero conferme alle sue teorie che nascevano dallo studio dei meccanismi con cui in ogni società, una Cultura dominante tende a perpetuare se stessa ed a controllare  i cambiamenti che possono metterla in crisi. Quando nella Storia irruppero le "masse" di nuovi soggetti portatori di nuovi bisogni e diritti, fino ad allora  poco o mai  rappresentati, tutto si accelerò, rendendo insufficienti e precarie le versioni tramandate dai Sistemi e dalle Accademie.
In Zevi si rafforzò la volontà di coprire i tanti vuoti che  questo stava generando.
Il Movimento Moderno in Arte ed Architettura avviò la lettura di una "ControStoria" culturale al pensiero dominante.
Bruno Zevi (1918/2000)
Zevi soffrì il fascismo che in gran parte si rappresentava con quel Monumentalismo e Classicismo  considerato antesignano dei sistemi dittatoriali e di società non democratiche. Rivisitando la Storia,  mostrò  come, tra  Villa Adriana a Tivoli, alla piazza del Campidoglio di Michelangelo a Roma, fino al cubismo ed al neoplasticismo, ed ai recenti progetti che Egli ammirò di Frank Gery a Praga e Bilbao, corressero molte analogie.  Ribadiva, con il temperamento passionale che lo contraddistingueva, come  la vera architettura fosse espressione e realizzazione di "rotture" spaziali, di molteplici prospettive, di multidimensionalità, di tormentati e mai tranquilli percorsi intellettuali. Da storico si convinse che quando fra l'XI° e il XIV secolo, in Europa trionfo' lo "stile" gotico, la debole penetrazione di quello sviluppo artistico e culturale in  Italia,  portò a   conseguenze negative nei secoli successivi, originando un nostro difficile rapporto con la "modernità".  "Aurora traballante, splendore urbano, notturno con sprazzi". 
Contrasti Urbani
Così Bruno  Zevi descrisse quell'epoca : "Le forze in gioco si paralizzarono a vicenda; speranze progettuali e frustrazioni si susseguirono con rapidità fulminea. La mancanza di un capitolo gotico ha sempre condizionato la storiografia"... Osservava Zevi : " lo sciovinismo, il tarlo nazionalista, l'arroganza solitaria nascono su tale questione e sono destinati ad ipotecare per secoli le tendenze retrograde  (romaneggianti), accademiche (classiciste), retoriche (monumentali), emaciate ed esangui che si prolungarono persino nell'ambito del mondo contemporaneo."  Autore di testi fondamentali, studiati nelle scuole di Architettura non solo in Italia, Zevi fu precursore di una rivolta "antiaccademica" nel settore più delicato ed elitario del panorama nazionale negli anni del Dopoguerra. La sua Controstoria fu in un certo senso anche antesignana di quella Contestazione Studentesca che sentiva come insufficienti le risposte tecniche e le analisi definite "borghesi" in una società di massa che stava diventando una società dei consumi.
Sono trascorsi diversi decenni e il rotolamento degli avvenimenti in questi anni ha decretato alcune sentenze. Una fra le più evidenti è che servirebbe ancor più di anni fa, una analisi ed una "Controstoria" di quanto osserviamo nelle nostre  città e Paesi. Immersi in un contesto economico di gigantesche fragilità ed interdipendenze, l'autonomia di analisi e di politiche conseguenti sul piano urbanistico ed economico, farebbe diminuire le metastasi che si sono trasferite violentemente sugli strati più deboli della società contemporanea. Chi difende gli interessi degli "Ultimi" nella scala economica e sociale?  Una  vasta schiera di persone senza volto, senza terra, senza confini è in marcia biblica verso nuove "terre promesse". Questi esodi di migranti verso le coste dell'Africa e da qui verso l'Europa, ci dicono che serve per la lettura dei fatti, una controstoria culturale. Se si pensa di rispondere con i vari Expo a tutto questo, si sbaglia strada.  Dovrebbe essere evidente che la frantumazione economica del Pianeta richiederebbe il rilancio di una "Nuova Frontiera". Non uno "slogan" o solo una Utopia della
Mestre: Multisala notturno e multicolore
America degli anni '60, quando la annunciò il Presidente J.F.Kennedy e che è stata in parte anche  il fallimento delle politiche internazionali  di una ONU sempre più debole e da ristrutturare profondamente. Sulla parete dell'edificio postale nella mia città, pochi si accorgono di una piccola targa di acciaio. Sta scritto: " Gli Stati Uniti d'America, ai Popoli liberi". E' un retaggio del Piano Marshall con cui si ricostruirono nel Dopoguerra, dalle rovine, molte strutture in Europa. Ma è specialmente la frase, "ai popoli liberi" che andrebbe analizzata. La libertà non è solo un moto dell'animo ma è la conquista della autonomia di pensiero e di azione, cosciente e consapevole. L'Urbanistica e l'Architettura la rappresentano anche
Mestre :Case  popolari. Quale Controstoria?
materialmente ma può anche servire l'analisi di un pensiero come questo : "Alcuni luoghi nelle città sono un enigma, altri una spiegazione" Quando le relazioni ambientali e sociali si spostano sull'incomprensione, occorre invertire la rotta. La Controstoria  produce effetti nei rapporti tra la Cultura e la Memoria. Due cardini senza i quali, nessuna analisi può restare aperta ai veri
cambiamenti. Anche i contrasti visibili nella mia città mi confermano che si dovrebbe attingere a queste risorse che sono culturali prima ancora  che economiche. In un celebre film del Dopoguerra, Cesare Zavattini e Vittorio De Sica, descrissero un mondo surreale a sfondo sociale, dove i diseredati, riuniti in baracche precarie ai margini della città,   alla sera si riunivano a vedere lo spettacolo del sole al tramonto. "Ci basta un po' di cielo per vivere e morir, ci basta un po' di terra per vivere e morir..." erano le parole che essi cantavano in quel film: "Miracolo a Milano". La città che ospita l'Expo 2015 mentre parlerà sul tema "Nutrire il Pianeta", si trova a far fronte anche al suo interno ai temi della immigrazione ed alle difficoltà crescenti di popolazioni in crisi economica e sociale.  Zavattini e De Sica chiusero quel film con una scena di ribellione e di poesia: quegli "ultimi" nella scala sociale, partono verso il cielo, a cavallo di scope prese agli spazzini,  per raggiungere un mondo diverso. Quello che qui non c'è e che non dà mai le risposte a tanti bisogni e disuguaglianze sociali. L'Arte che affronta e coglie emotivamente sentimenti e pulsioni,  li manifesta su tela, su pietra, su spazi aperti. All'Urbanistica resta il compito necessario e scomodo di dare soluzioni in questo mondo. E spesso non ci riesce  perché non sa rompere quegli schemi e quei rapporti che, come Zevi insegnava, sono sempre un freno ai veri cambiamenti. La "ControStoria" nei luoghi svela l'Enigma e con la ricerca  propone sempre la  Spiegazione.

La Piazza: luogo di incontro

Galleria: luogo di incontro

Torre medioevale e
Controstoria

Il XVII° sec. e il XX°
Quali Controstorie?

Villaggio in Ghana (Africa Occidentale) 2015
Quale ControStoria ?





mercoledì 8 aprile 2015

CAMMINANDO

CAMMINANDO                      di Gianfranco Vecchiato

Antonio Machado è stato uno tra i massimi poeti e scrittori di Spagna. Nato a Siviglia nel 1875 morì a Collioure in Francia nel 1939, in un albergo poco oltre la frontiera dove da pochi giorni era giunto con la famiglia esule da Barcellona,  dopo un lungo viaggio a piedi, avendo lottato fino all'ultimo contro il franchismo.  Alla vena di malinconia a cui si ispirano le sue poesie, fanno riscontro le profondità del pensiero che si immerge nei paesaggi raccolti in "Campos de Castilla (1907/1917) con  la solennità della Natura che muove i sentimenti e la storia dei singoli uomini. Gli scrittori ed i poeti, come gli artisti e i pittori, vedono spesso ciò che sfugge a tanti e sanno cogliere nei cambiamenti le condizioni di vita. Nelle analisi sui rapporti sociali, possono esprimere ciò che non vede la tecnica e che spesso si traduce nelle aride pagine di una legge, di una norma, di una cartografia urbanistica. Sono convinto che ai testi tecnici che vengono letti nelle Università nelle discipline riguardanti i territori e le città,  andrebbero aggiunti come bagaglio personale, i libri e le poesie che sappiano parlare ai sentimenti e che  alimentino le sensibilità verso l'Ambiente. 
Potrebbe  essere un utile antidoto contro la corruzione interiore, nelle devastazioni speculative, nei progetti falsamente mascherati da progresso tecnologico  e dare strumenti per formare uno spirito critico  di analisi alternative nelle proposte di cambiamenti. Ciò che appare come nuovo, mentre distrugge il vecchio, non sempre regge il tempo di ciò che va a sostituire. L'urbanistica è una raccolta di esperienze in cammino perché si muove con le generazioni. Si forma con le nuove relazioni indotte dall'economia, dalle scienze sociali, dai consumi, dalle forzature ideologiche, da mediazioni di scarso valore o da innovazioni che resteranno nel tempo a segnare un'epoca. Lo scrittore veneto Ferdinando Camòn, nato a Montagnana, alla radice dei Colli Euganei, autore di romanzi che lo hanno reso noto nel mondo, nel libro "Dal silenzio delle campagne"  riflette sull'amoralità del disinteresse per le terre abbandonate dai contadini, trasformate nei segni, distrutte dai nuovi paesaggi industriali, divise da strade, da case, da confini. Come lui, altri scrittori hanno raccontato la fine di una antichissima civiltà rurale e di una cultura. La sua sensibilità vedeva oltre e coglieva ciò che adesso vedono quasi tutti: paesaggi stravolti nelle loro storie, divenute incomprensibili perché irriconoscibili su territori a volte totalmente cambiati. Un poeta francese come Charles Peguy definì la fine della millenaria civiltà contadina, come "il più grande avvenimento della Storia dopo la nascita di Cristo". Quel mondo non va idealizzato oltre misura perché era sinonimo  anche di povertà, stenti, sfruttamento. Ma era una ancestrale condizione dei rapporti fra Uomo e Natura che veniva dalle origini del nostro cammino sulla Terra e che ha influenzato ogni civiltà, anche quelle urbane. Vanno quindi ritrovati proprio nell'Era della globalizzazione dei mercati, i valori fondanti dei territori in cui ciascuno vive. Un equilibrio possibile se è favorito da una sensibilità crescente anche nei progetti di tante Istituzioni. Solo educandosi a ricordare,  una società può rispettare con la memoria anche se stessa. Scriveva Machado: " Uomo che cammini, non c'è un sentiero segnato. Sono le tue orme che fanno il cammino"...