martedì 6 agosto 2019

LA FOLLIA

LA FOLLIA      di Gianfranco Vecchiato

Giorgio De Chirico
"La Follia è una condizione umana. In noi la Follia esiste ed è presente come lo è la Ragione". Parole di Franco Basaglia, psichiatra veneziano che rivoluzionò i metodi di intervento sui malati di mente in Italia. Nel 1978 la legge numero 180, anche per suo merito, pose fine alle strutture dei Manicomi ed ai modi brutali con cui si curavano i malati con scosse elettriche, shock indotti, cinghie, camice di forza e
segregazioni. Le terapie sono state in gran parte sostituite da medicinali che agiscono sugli impulsi nervosi. Ma resta un tema di straordinaria complessità che riguarda milioni di persone e la società nel suo insieme.
Scriveva Michel Foucault che "mai la psicologia potrà dire sulla follia la verità perchè è la follia che detiene la verità della psicologia". Per il filosofo Emanuele Severino alla fine "ci attende la Non Follia, l'apparire dell'eternità di tutte le cose". In altri modi Carlo Levi, confinato ad Eboli durante il fascismo, osservò che  nelle antiche società meridionali, chiuse ai confini della modernità,  il brigantaggio che si era diffuso non fosse che un eccesso di eroica follia e di ferocia disperata: "un desiderio
Franco Basaglia (1924/1980)
di morte e di distruzione senza speranza di vittoria." Nel XVI° secolo un saggio ironico scritto da Erasmo da Rotterdam dal titolo "Elogio della follia", ebbe grande influenza sulla cultura occidentale. Per Erasmo i compagni di viaggio della follia erano l'Ignoranza e la Ubriachezza, la Vanità, l'Adulazione, la Dimenticanza, l'Accidia, il Piacere, la Demenza, la Licenziosità, l'Intemperanza e il Sonno mortale.  Ma  essa  era anche utile alla felicità del genere umano che insegue inutilmente ciò che è destinato a finire: la gloria, il potere, la ricchezza, il lusso e il successo.   
Il mondo contemporaneo, assomiglia in questo ai secoli passati, aggiungendo alle distorsioni della mente gli effetti indotti dalle devastazioni ambientali, dalle crisi economiche, dai problemi di emarginazione sociale, da politiche  culturalmente inadeguate che inducono alienazioni per i fattori urbani descritti dalla sociologia.
Antonio Ligabue

Chengoing (Cina) Alienazioni urbane
L'Urlo di Munch
Anche la povertà di valori creativi alimenta forme di depressione e di  violenze sugli altri e su se stessi. Le fragilità degli uomini sono state colte e rappresentate prima dall'Arte e poi dalla psicanalisi. Rompendo tradizioni servili e accademiche,  da Giotto a Masaccio i fatti religiosi ed i paesaggi percorrono la strada della ricerca interiore, della sofferenza e della speranza.  Venati dalla consapevolezza di camminare su terreni ignoti. Gli artisti sperimentano l'estasi, la solitudine, i tormenti e li trasferiscono su tela, su pietra o su note musicali.  Vivaldi, Mozart,
Salvator Dalì
Beethoven, Schumann e una lunga schiera di musicisti furono animati da uno spirito che per i biografi parve rasentare la follia. Durante la Grande Guerra  migliaia di  soldati al fronte finirono impazziti. In quel periodo nacque un movimento culturale che si affermò nella neutrale Svizzera, tra il 1916 e il 1920: il Dadaismo. Era la rivolta condotta con le arti visive, la letteratura. il teatro, la grafica, l'estetica, nuove ideologie politiche, mescolate tra stravaganze e irrazionalità che rifiutavano  la ragione e la logica che aveva condotto il mondo al conflitto. Per l'idea dadaista gli atti sacrileghi davano libero sfogo ad una follia generatrice. Da questa esperienza sarebbe  poi nato il surrealismo.


Eastern State Hospital 1773 (USA)
In fasi storiche drammatiche gli  Ospedali psichiatrici hanno svolto compiti anche carcerari, ospitando gli oppositori politici. Il potere a volte anche quello religioso, ha nei secoli rinchiuso i dissidenti definendoli portatori di turbamento della "verità" e dell'ordine costituito.   Questa storia di umanità dolente continua a seminare nei secoli le sue sventure. A metà ottocento negli Stati Uniti ebbe consenso il Piano Kirkbride dal nome dello psichiatra che lo concepì. Consisteva nella costruzione di strutture  con edifici in stile vittoriano e circondate da grandi parchi e fattorie di lavoro in cui i malati potessero ritrovare una umanità perduta.  A Venezia nell'isola di San   Servolo,
nella laguna,  esisteva un convento dal quale per 900 anni si alzarono al cielo  preghiere e suppliche. Esso divenne da metà settecento e fino al 1978  sede di un manicomio. La gente la chiamò l'isola dei matti.  Nel 1725  qui venne ricoverato il primo malato di mente e nel 1797 e nel 1798 i governi di occupazione francese ed austriaco disposero che nell'isola fossero ricoverati i pazzi provenienti dal Veneto, dalla Dalmazia e dal Tirolo.
Una funzione continuata dopo il 1866 con il Regno d'Italia. Anche la vicina isola di S.Clemente ebbe tale sorte perchè la laguna era un deterrente formidabile contro ogni  fuga e l'acqua separava quel che là accadeva,  alla vista della società. Chiusa dopo il 1978, negli anni successivi la struttura fu restaurata dalla Provincia che attrezzò un piccolo museo del periodo manicomiale.  
Manicomio abbandonato
Oggi l'isola ha una nuova funzione. E'  sede universitaria internazionale con residenze per studenti, spazi usati dall'Accademia di Belle Arti e dal Collegio Internazionale dell'Università di Cà Foscari. Visitandola essa rivela  solo una parte dei suoi segreti, dei drammi umani e delle tenebre che l'avvolsero nel tempo, cercando di domare i 
Isola di San Servolo (Venezia)
dèmoni oscuri dell'animo umano. Qui gli infelici  che vi furono rinchiusi spesso per gran parte della vita non conobbero la libertà. Eppure il filosofo Seneca che fu precettore di Nerone, che di follia se ne intendeva, scrisse che non è mai esistito un grande ingegno senza un pò di follia. La storia dell'umanità ci fa  riflettere  che spesso sono i pazzi ad aprire le vie che poi percorrono i savi.