venerdì 13 agosto 2021

OLIMPIADI


 OLIMPIADI                          di   Gianfranco Vecchiato

L
Berlino: Olympiastadion Walter March
a pellicola scorreva e i fotogrammi indugiavano sui volti, sui dettagli,  inquadrando gli atleti, gli spettatori, le bandiere, le svastiche, le competizioni Dopo i documentari di propaganda politica girati a Norimberga, primo fra tutti " Il trionfo della volontà" uscito nel 1935, le capacità di regia dimostrate da Leni Riefenstahl la posero all'attenzione internazionale. L'occasione delle olimpiadi ne decretò il successo definitivo perchè nel 1936 seppe rappresentare quell'avvenimento a Berlino come mai prima di allora era avvenuto. La macchina da presa diede un valore ulteriore alle gare fissando anche lo spirito che aleggiò sulle vittorie del negro americano Jesse Owens, divenuto un simbolo inconcepibile  per Hitler che se ne andò dallo Stadio per non doverlo incontrare. Leni lo riprese mentre si agitava, nervoso, in tribuna e questo rivelò tra le altre cose, il limite tra propaganda politica, finzione e realtà. Quella olimpiade si caricò di oscuri presagi. Mancavano tre anni all'inizio della guerra. Le competizioni sportive sono attraversate  spesso da contrasti e varie convenienze.  
L'antica Grecia ha lasciato alla
Roma, proposta di parco polisportivo
 storia contemporanea  il richiamo alla Dea della Vittoria Alata, Nike e il luogo di confronto fra atleti, lo Stadio,   carico di  sacralità e  non  facile da rappresentare in architettura per i potenti esempi che ci vengono dal passato.  A Berlino L'Olympiastadion è rimasto comunque dopo tante traversie, il testimone di un'epoca e di una storia tormentata. Progettato da Werner e Walter March, figli di Otto che nel 1909 aveva ideato in quell'area un ippodromo,  è stato rimaneggiato una ventina di anni fa  da Von Gerkan e dallo studio Marg und Partner,  ed è ancora una architettura di notevole valore. Si tratta di  costruzioni che parlano anche in un'epoca in cui prevale l'effimero. Gli Stadi nel caso delle olimpiadi, non hanno un recinto solo sportivo ma esprimono la tecnica, la qualità estetica, il peso ed il ruolo del Paese ospitante.  Così avvenne per 
Roma quando si tenne la 17^ edizione dei Giochi nel 1960,  dove si colse l'occasione per completare o rivedere infrastrutture iniziate durante il fascismo.
Leni Riefenstahl (1902/2003)
Allora si mostrò al mondo una nuova Italia rinata dalla guerra, in pieno boom economico, capace di proiettarsi nel futuro. Da allora le cose sono cambiate e gli investimenti per le olimpiadi sono divenute un peso a volte insostenibile che contrasta con lo stesso spirito olimpico. A Roma le infrastrutture sportive fecero da sfondo al nuovo quartiere dell'EUR sorto per ospitare l'Esposizione Universale nel 1942, fermata per la guerra, e dove le visioni di chi l'aveva concepito furono riadattate. Gli architetti Giuseppe Pagano. Luigi Piccinato, Adalberto Libera, Luigi Moretti coordinati da Marcello Piacentini svilupparono negli anni '30, un progetto urbanistico ambizioso che ebbe a simbolo l'edificio della Civiltà italiana  soprannominato il "Colosseo Quadrato". Durante la guerra gli edifici costruiti furono depredati dai civili e dalle truppe di occupazione tedesche ed alleate. Dopo il 1950 si completò il settore residenziale e si insediarono delle strutture istituzionali come il Palazzo dei Congressi e l'Archivio centrale dello Stato, alcuni Musei e Ministeri, mentre il quartiere divenne tra i più verdi di Roma. Di recente è stato presentato un progetto per un parco polisportivo, che esclude lo stadio ma che si estende su ben 136 ettari e coinvolge aree a tema, parti naturalistiche, zone residenziali, spazi per atletica e altre attrezzature che tendono a ridisegnare un'area complessa racchiusa in una ampia ansa del Tevere. L'urbanistica trova in tal modo suggerimenti per intervenire nella ricucitura di zone periferiche, riannodando brani sparsi e funzioni multiple. Il tema degli investimenti è delicato perchè spesso le proposte contengono intenti speculativi o non  integrati per destinazioni a lungo termine. Ci sono peraltro esempi virtuosi come avvenne, pur se con qualche problema,  nella organizzazione dei Giochi a Barcellona che riuscì ad assumere e migliorare le sue caratteristiche  di capitale moderna e razionale, Non avvenne allo stesso modo  ad Atene dove  le opere sovradimensionate rispetto all'uso della città rese  necessario  demolirle alla fine dei Giochi.
Barcellona
Le più spettacolari per costi e interventi furono le olimpiadi  di Pechino, emblema di una Cina proiettata a leader mondiale non solo in economia.
Lo stadio nazionale progettato da Herzog e De Meuron è considerato tra i più belli del mondo.  Le recenti olimpiadi di Tokyo sono state poi spostate di un anno a causa dell'epidemia che ha colpito il mondo ma hanno ricevuto il plauso sotto il profilo organizzativo, dato che sono avvenute senza la presenza di pubblico negli stadi. Un fatto entrato nella storia di questa competizione mondiale.  Le ragioni che portarono alla loro riproposta, dopo 15 secoli di oblio, fu merito  del barone Pierre De Coubertin. Era l'anno 1896 sul finire di un secolo  iniziato con Napoleone Bonaparte e che terminava con lo sguardo  su un futuro  dinamico e industriale. Era un periodo di pace internazionale.
Ma dopo solo 5 edizioni le gare vennero sospese per la guerra. Due altre volte accadde nel 1940 e nel 1944. Nessuno peraltro sospese i contrasti come avveniva nell'antica Grecia. 
Se nella Roma imperiale il motto di "panem et circenses" riassumeva  non solo la politica verso il popolo ma quale fosse il recinto sociale nel quale tutto avveniva, il passaggio all'era moderna è dato dal prevalere della Ragione frutto dell'illuminismo,  sulla superstizione e sui riti pagani. Guidati dal pensiero critico nella società e tra i popoli, anche gli appuntamenti delle olimpiadi possono avere un compito morale costruttivo. I problemi e le carenze sociali non sono dimenticati se l'osservazione, l'esperienza, il ragionamento e la comunicazione, tengono aperta la  visione del mondo e i molti gravi problemi tra emigrazioni, crisi ambientali, soprusi e mancanze di libertà.  "La condizione prima dello sviluppo umano, sosteneva il politologo Graham Sumner (1840/1910), è la facoltà della critica. Nostra unica tutela contro l'illusione, l'inganno, la superstizione, la ignoranza di noi stessi e del mondo circostante". 
Nell'antica Grecia durante le gare olimpiche si riteneva che 
Roma EUR : Palazzo del Lavoro
gli atleti gareggiassero sotto l' attenzione degli Dei. Cessavano durante i giochi, i conflitti armati e sotto lo sguardo di Zeus,  il leggendario Olimpo si avvicinava alla Terra ed agli uomini. La lotta fra i rivali si chiudeva con una corona d'alloro che cingeva il capo dei vincitori, e Nike Dea della Vittoria Alata ed Atena, ne custodivano la gloria. I fratelli di Nike erano Zelos che simboleggiava la Rivalità, Kratos il Potere e Bia la Forza. 
Figli di Stige
Pechino Stadio Nazionale: 
Architetti Herzog e De Meuron
nella mitologia furono descritti come utili a Zeus nella guerra contro i Titani. Nelle gare si coglieva parte della nostra natura umana e quando nell'anno 393 d.C.  si fermarono  i Giochi olimpici, anche per le conseguenze del massacro avvenuto nella stadio di Tessalonica, quando  la espansione della nascente dottrina cristiana condannando il paganesimo vedeva nei giochi ciò che li rappresentava mentre aleggiava il cupo tramonto della civiltà romana  insidiata dai barbari. Nelle olimpiadi regole e discipline sono basate sui valori della pace, della amicizia, della correttezza e della uguaglianza tra i popoli e le Nazioni. Se invece kratos, Bia e Zelos, prevalgono sugli altri  torna a correre nel mondo la discordia e il dolore. Dopo le olimpiadi la capacità critica e culturale può accompagnare la forza e la rivalità, che possono essere componenti positive nelle dinamiche sociali, anche con la Ragione. Essa non ha bisogno di appuntamenti per misurarsi ma va coltivata ogni giorno come traguardo.