Amarcord - pensieri e parole - 1998 - 2005 -- Maggio 1998


CONVEGNO NAZIONALE SUL TEMA CONCORSI  Maggio 1998    


Organizzato dalle Associazioni di giovani Architetti delle Provincie di Venezia, Padova e Vicenza, alla presenza degli Ordini degli Architetti del Veneto e del CNA, di Docenti dello IUAV, e di rappresentanti del mondo politico si è tenuto a Venezia l’11 maggio scorso, un Convegno Nazionale sul tema dei Concorsi di architettura.
Diversi oratori hanno portato a conoscenza le esperienze di concorso con riferimento alla normativa europea (L.92/50).
I pareri sono stati concordi nel ribadire l’utilità dell’estensione del Concorso come metodo per incarichi di progettazione nelle opere significative di architettura, pur divergendo sulle caratteristiche degli stessi.
L’ esperienza della Germania, dove esiste fin dal 1976 una corposa legge che regola al dettaglio le modalità di definizione dei Concorsi, non è esente da critiche sulla gestibilità ed onerosità dei concorsi che raggiungono medie di 500/600 partecipanti, e sull’invadenza delle scelte politiche sui premiati .
Ci si è chiesti con quali meccanismi produrre una reale svolta sui tempi, sulle condizioni di accesso, sulla trasparenza, sulla formazione delle Giurie e sui costi.
Dopo alcuni accenti critici portati dagli Ordini alle Facoltà di Architettura sulla formazione degli studenti, e sulle necessità di preparare i laureati ad affrontare tali prove si è deciso di creare un Osservatorio Regionale permanente tra Università ed Ordini, per monitorare gli esiti e le iniziative di Concorsi in Regione. 
Il CNA e gli Ordini stanno definendo una griglia tipo sui Concorsi, ed in questi giorni il Governo italiano sta provvedendo a modificare quanto stabilito dal decreto “Karrer” riguardo ai bandi di gara, essendo stato il decreto a suo tempo impugnato dal nostro CNA presso la Unione Europea con esito positivo.
E’ stata presentata una interessante tabella sui costi medi di un Concorso:
16% per organizzazione generale del Concorso; 4% per pubblicazione BUR e sui quotidiani; 10% per compensi alla Giuria; 45% per i premi ai partecipanti; 25% per mostre, inserimento Internet, CD-ROM.
I tempi attuali medi per la predisposizione di un concorso sono:
5 mesi per la preparazione; 1 mese per iscrizione; 3 mesi per la prima fase di iscrizione ; 3 mesi per la seconda fase, premiazione vincitori.
Totale 12 mesi.
In questi dati vi sono elementi per apportare alcune modifiche: sui tempi medi che devono diminuire e sui premi che devono essere aumentati in rapporto ai costi generali.
Viene riportato un estratto della relazione che il nostro Presidente ha tenuto al Convegno:
Il Concorso di architettura può essere un mezzo per contribuire a migliorare la qualità dello sviluppo della società italiana in trasformazione.
La natura e le finalità dei programmi di economia e delle politiche di sviluppo sociali e culturali trovano nel Concorso di architettura lo strumento del confronto con gli obiettivi, le scelte, i programmi delle comunità locali, delle Regioni, dello Stato.
Un concorso di idee o di progettazione pone delle finalità ai progettisti ma soprattutto agli estensori del bando.
Costringe ad un preventivo esame delle relazioni tra le parti, ed a definire il rapporto culturale, oltre che economico, del risultato architettonico.
Si tratta di questioni che sono state oggetto di storiche discussioni e di grandi slanci, già nei primi decenni del secolo che sta finendo.
Fin dal 1928 i CIAM avevano riunito le energie sino ad allora disperse, tenendo le loro assemblee in diverse città d’Europa.
Nel 1933 si tenne in Atene una assemblea dei Congressi Internazionali di Architettura Moderna (CIAM) dove furono posti i principi di una Carta dell’Urbanistica.
Nel 1941 uscì nella Parigi occupata il documento denominato “La carta di Atene”; si tratta di un’opera famosa e conosciuta che possiede ancora una grande carica ideale espressa tra l’altro nella necessità di forti coerenze tra il progetto di architettura e l’urbanistica.
Scriveva Le Corbusier nel 1957 : “ un mutamento immenso, totale, domina il mondo : la civiltà della macchina si insedia nel disordine, nell’improvvisazione, nelle rovine... Ciò dura da un secolo... Ma è anche un secolo che la nuova linfa sta salendo... è un secolo dove uomini chiaroveggenti hanno apportato idee, nozioni, ed hanno avanzato proposte... Forse un giorno verrà …. Il Concorso come metodo di progetto e di lavoro forse proprio perché  costringe ad una analisi integrata dei problemi ha avuto in Italia forti freni e scarsa incidenza sul totale delle realizzazioni pubbliche e private.
Tra le diverse ragioni che inducono a riflettere sulla scarsa diffusione del Concorso ci sono probabilmente anche le risposte del perché in Italia, con le debite eccezioni, questo metodo
di affidamento degli incarichi pubblici sia stato, fino ad oggi, così poco diffuso e sentito dalle pubbliche amministrazioni.
L’architettura è rimasta relegata nel migliore dei casi al ruolo di oggetto architettonico, che non ha trovato una sua identificazione nemmeno nella definizione delle mansioni pubbliche.
Esiste infatti in ogni Comune d’Italia un Assessorato all’Edilizia Privata, per l’appunto, non dell’Architettura.
L’utilità dell’esame tra diverse soluzioni progettuali, il fine della ricerca e della proposta che il concorso contiene generalmente in sè e che emerge dalla pluralità dei progetti e delle idee , la necessità di maggiore trasparenza sulle scelta del progettista incaricato e le occasioni di esperienza che consente a giovani laureati, sono tutti motivi che vengono indicati a vantaggio del “concorso” come metodo per scegliere opere significative e qualificate di architettura pubblica o privata dovunque le finalità del risultato possano consentire una partecipazione diffusa di proposte e di partecipazione intellettuale.
In passato l’Italia ha conosciuto periodi in cui il Concorso era frequentemente rivolto alla trasformazione di piazze, alla costruzione di palazzi, di chiese con risultati di altissimo livello artistico.
A Venezia i Concorsi, hanno riguardato ad esempio il progetto del Ponte di Rialto, dove Antonio da Ponte vinse su altri concorrenti, tra cui Andrea Palladio, la Basilica della Salute vinta dal trentaduenne architetto Baldassarre Longhena; il Teatro “La Fenice”, che nel 1789 vide antagonisti tra gli altri l’architetto Pietro Bianchi su Giannantonio Selva.
La esposizione pubblica dei progetti successivi alla vittoria decretata dalla Commissione al progetto del Selva, ed una certa preferenza dei cittadini per il modello ligneo esposto dal Bianchi convinsero quest’ultimo ad impugnare il giudizio della Commissione presso il Magistrato dei Giudici di Petizion in data 1 Giugno 1790.
L’accusa al Selva fu di aver errato le misure nel riportare sui disegni la scala metrica. Ne nacque una complicata vertenza giudiziaria alla quale in un primo tempo aderirono anche altri due concorrenti : il veneziano Antonio Checchia ed il veronese Antonio Pungileoni, a conclusione della quale il 31 luglio 1790 venne confermato al Selva l’incarico esecutivo del progetto per la costruzione del Nuovo Teatro mentre al Bianchi venne riconosciuto il diritto di pretendere al primo premio per il miglior modello proposto...
Vicende che spesso i concorsi si trascinano e che hanno con il tempo nociuto ad una prassi di incarico che sarebbe la migliore rispetto a quella dell’incarico diretto perché consente il confronto, il dibattito e la scelta.
Più recentemente a Venezia alcuni concorsi hanno avuto esiti negativi: quello del Padiglione Italia alla Biennale vinto ma “congelato”; quello del Palazzo della Mostra del Cinema, bloccato dalla Soprintendenza; quello di Piazzale Roma, diffidato, vinto da uno studio inglese ma non realizzato, etc....
Il Ministro Veltroni ed il Ministro Costa sono stati qualche mese fa gli artefici di un incontro con circa 100 architetti italiani.
Lo scopo è stato quello del rilancio dell’architettura come valore e come obiettivo per la trasformazione della società italiana.
Non può esistere, così com’è provato anche dalla storia recente, un futuro senza memoria ma anche senza qualità delle forme rappresentative della vita sociale.
Gli studi professionali dovranno sempre più attrezzarsi per poter svolgere con frequenza questa esperienza, nella garanzia delle modalità di trasparenza e di diffusione informativa nella scelta del vincitore e dei premiati.
Se il Concorso si diffonderà usualmente come metodo di lavoro e raggiungesse l’espansione che ha in Francia attualmente ( con circa 2200 concorsi all’anno) si eviteranno le inflazionate adesioni che i pochi Concorsi( circa 30/35) incontrano oggi in Italia.

Gianfranco Vecchiato

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