martedì 30 giugno 2015

VENEZIA TOUR


 VENEZIA TOUR                  di  Gianfranco Vecchiato


Venezia: Rio delle Romite

Venezia  dimostra ad ogni passo come il passato svolga un ruolo fondamentale nella storia sociale ed individuale e nei processi urbani e ambientali che modificano l'esistente. Nell'Arsenale di Venezia, fucìna di secoli di storia e di virtù artigiane e militari, dove da anni avvengono Esposizioni collegate alla Biennale, negli spazi delle Arti visive, diversi Paesi  propongono con luci, quadri, voci, i frammenti di caleidoscopici idee sul mondo. Nel Padiglione italiano, che secondo il mio giudizio, è tra i migliori della Rassegna, c'è un settore dedicato al valore della "Memoria" che viene raccontato con i filmati di una intervista allo scrittore Umberto Eco. In una parete si trova esposta questa frase: "Nella misura in cui possiamo dire "io", siamo la nostra memoria. Cioè la memoria è l'anima. Se uno perde totalmente la memoria diventa un vegetale e non ha più un'anima". In questo senso Venezia è un 
Venezia: Liceo Artistico

La gondola:
Arte e storia
concentrato di memorie fisiche a cui vengono meno, gradualmente con la diminuzione degli abitanti, la somma di tanti "io" e quindi di tante "anime". Questo è ciò che molti turisti non vedono e cercano tra case e calli. Alcuni veneziani invece tentano  di leggere attraverso l'anima delle pietre il senso più profondo della loro  storia personale. Una giornata di cammino in questa città, attraverso i racconti di tanti piccoli angoli e mura, porta ad immaginare l'antico spirito di migliaia di uomini e donne che l'hanno attraversata. Altri spazi urbani più indifferenti e quasi incapaci di testimoniare qualcosa si trovano invece nei fragili tentativi della "modernità" di parlare accanto a questi simboli. In alcuni casi è accaduto, 
Venezia: Davanti alla Basilica della Salute
come ho già scritto in precedenza sul Negozio Olivetti a San Marco o per qualche altro intervento più recente, ma è arrivando a Piazzale Roma, porta di accesso e terminal automobilistico del Centro Storico, che la pensilina del Tram, appena inaugurata, è divenuta un caso ed un simbolo negativo. Quell'oggetto ha sollevato una ondata di proteste. Sia perché appare quasi inutile per la protezione alle intemperie, e sia perché è pesante e goffa. Una provocazione inutile. Ma quest'opera è stata approvata dalla locale Soprintendenza. I veneziani l'hanno definita una "cassa da morto". Ma il termine pur spregiativo, interessa meno rispetto alla sostanza. Attorno al Piazzale, che resta uno sfregio degli anni '30, alla struttura urbana di Venezia, si sono negli anni affastellate le più diverse costruzioni: il ponte di Calatrava, che ha pure destato molte discussioni, si confronta con il garage  progettato dall'ing. Miozzi negli anni '30, con il garage S.Marco, con il nuovo edificio del Tribunale, altra costruzione che ha destato polemiche, con l'ampliamento dell'Hotel Santa Chiara, finito sulla stampa nazionale, etc. Si è quindi perduta l'occasione di portare il confronto con la Storia e con la Modernità su un altro più elevato livello, in un confronto virtuoso che ragionando sulle capacità dell'architettura contemporanea di esprimersi sul piano dell'Arte, rendesse utile questo percorso.     Tentativo che io stesso avevo cercato con  una proposta progettuale urbanistica che
prevedeva un intervento a tema della Biennale d'Arte, sul Piazzale Roma. Un concorso  che sviluppasse l'idea  di coperture da realizzare in tasselli di vetro colorato, protetti e sospesi come nuvole sul piazzale  e che di sera illuminandosi avrebbero dato forma ad una atmosfera     che si ispirava ai vetri antichi dei palazzi e delle chiese veneziane, alla grande arte vetraria,  ai multicolori dei fuochi d'artificio il giorno del Redentore. E a terra un selciato pedonale che marcasse e  descrivesse, su ogni pietra, gli avvenimenti della sua storia millenaria. Si sarebbe entrati a Venezia con stupore e coniugando il presente, con la memoria del suo passato. Questo d'altra parte è ciò che avviene percorrendo  le tante calli, e così perdersi per ritrovare qualcosa di se stessi. Da qualsiasi città o luogo del mondo si provenga. Solo dopo averla  visitata ed averla ascoltata in silenzio, al di fuori dal clamore turistico, si potrà cercare di capirla. Anche in questo modo il passato ci fornisce  occasioni per spiegarci il futuro. Non è la tecnologia. Non sono i cambiamenti dei costumi e nemmeno i progressi della scienza che sanno raccontare tutto questo. E' la Memoria che stratificata nel Tempo mette radici
e legge la Storia nella sua continua evoluzione. E' il rapporto con la

Venezia 2015: Pensilina del Tram a Piazzale Roma
morte, con il limite, con la fine di ogni storia umana che si trasferisce sulle pietre e sui monumenti che ne tramandano voci, pensieri, speranze. Tutto questo non si vede solo a Venezia ma qui il Passato trionfa sul presente e impegna il Futuro fintanto che sapremo interrogarci sulle nostre visioni del mondo. L'Architettura a Venezia si confonde e si esalta
Venezia: Piazzale Roma. Pensilina del Tram
nell'insieme. Ogni parte è un tutto. Tra i tanti pensieri scritti su Venezia ho trovato questo di  Hermann Hesse : "In nessun'altra città come a Venezia, ho trovato una tale unità della vita odierna con la vita che ci parla dalle opere d'arte della sua età aurea e nella quale sole e mare sono più essenziali di tutta la storia". La Storia continua il suo compito ma è sulla qualità della cultura degli uomini che occorre sempre confrontarsi. In ogni generazione c'è qualcosa che tende a prevalere ed a volte distruggere, il lascito di  quelle che l'hanno preceduta.



Venezia: Isola di S.Giorgio
Mostra sui vetri finlandesi
Venezia: Isola di S.Giorgio
Mostra sui vetri finlandesi.

Venezia: Cortile del Liceo Artistico

Venezia: Sestiere di Castello

Venezia: Ingresso dell'antico Arsenale

Venezia: Arsenale: Mostra delle Navi

Sposalizio del Mare
Mostra delle Navi
2015: Biennale d'Arte Visive

Venezia: Bacino dell'Arsenale

Venezia: Bacino di S.Marco
Transito di una nave da crociera


Calle veneziana
Rio dei Greci
Canale a Dorsoduro
Bacino di San Marco
Mostra d'Arte nella
Chiesa di S.Giorgio
Un portico
L'Arte sulle imbarcazioni
Torre di ingresso dell'Arsenale
Ricordo della Chiesa  di Santa Lucia
del 1313
demolita dagli Austriaci nel 1860
davanti alla Stazione Ferroviaria
sul Canal Grande

Un gondoliere dorme










martedì 23 giugno 2015

IL NEGOZIO E LA CHIESA

IL NEGOZIO E LA CHIESA                      di Gianfranco Vecchiato


Negozio Olivetti 1958


Chiesa di Borca di Cadore 1958

E' un negozio l'opera forse più amata a Venezia dell'architetto Carlo Scarpa (1906/1978). Quando nel 1958 Adriano Olivetti gli diede l'incarico di progettare un negozio nel centro di Venezia, voleva che diventasse qualcosa fuori dal comune. Un manifesto del suo pensiero di imprenditore illuminato e alla ricerca del bello e dell'utile che voleva trasmettere anche con il design dei suoi prodotti e delle architetture. Come stava facendo ad Ivrea. Per queste ragioni, l'apertura di un Negozio Olivetti a Venezia, nel cuore della antica città, doveva diventare anche un Manifesto da lasciare al futuro. Gli parve che Carlo Scarpa fosse l'artista più adatto ad  interpretare  meglio la contemporaneità avendo visto quanto stava facendo per il Museo del Castelvecchio di Verona. Scarpa ed Olivetti furono un binomio irripetibile. Per l'Artista Scarpa quell'impegno fu per Lui  carico di simbologie perché si collocava in una visione della storia che lo avrebbe visto impegnato nel Palazzo Querini, nelle Gallerie dell'Accademia, nella Università di Architettura, nel Camping di Fusina e con i Brion, industriali amanti della cultura e del design, ad Altivole presso Asolo, dove abitò per alcuni anni, in un luogo carico di simbologie e di paesaggi. Per il buon risultato del suo lavoro a Carlo Scarpa erano fondamentali le capacità di artigiani che Egli sceglieva per competenza e per carattere.
Chiesa S.Maria del Cadore
Villaggio Agip
Questo  era indispensabile per potergli lavorare accanto.  Seguendo i suoi metodi di lavoro e le sue intuizioni, accettandone la meticolosità che lo portava a modificare in certi casi più volte le 
proposte fino alla soluzione che gli pareva adatta allo scopo.  Il Negozio Olivetti si trova sotto al portico delle Procuratie  Vecchie, a San Marco. Un luogo quasi sacro a Venezia dove si trovano concentrati i simboli artistici dell'antica Repubblica. In quello spazio relativamente piccolo, Scarpa raccolse i vocaboli del suo estro poetico,   inventò i dettagli, si accostò al tempo antico senza mimetizzare la contemporaneità nelle soluzioni pensate.  Pervenne ad un risultato che è un suo testamento spirituale ed un  dono alla città, che accolse quest'opera come parte della sua Arte oltre il tempo. E' rimasto un raro esempio fra  decadenti negozi kitsch percorsi da un turismo inconsapevole. Qualche anno fa le Assicurazioni Generali, divenute negli anni proprietarie 
Interni della Chiesa:
Arch. C.Scarpa/E.Ghellner
del Negozio, lo hanno affidato al FAI ( Fondo Ambiente Italiano) che si è distinto per  la gestione e la cura di tante opere d'arte e di architettura in Italia, dopo  una passata esperienza che l'aveva trasformato in un confuso contenitore di vendite commerciali, non rispettose dei vuoti e degli spazi pensati nel progetto originario. Fu quindi necessaria una mobilitazione della città e della Cultura, non solo veneziana, perché cessasse quello che era divenuto un utilizzo improprio  per fini economici irrispettosi sul piano testimoniale e artistico. Un altro caso che ha delle analogie con questo fu il rapporto fra Enrico Mattei, Presidente dell'ENI, un Imprenditore di grande lungimiranza e capacità, volitivo, determinato, con uno sguardo al futuro, che commissionò all'architetto Edoardo Ghellner, conosciuto a Cortina, il progetto
E.Ghellner : Architettura nel Villaggio Agip
del Villaggio Agip a Borca di Cadore. Anche Ghellner apparteneva ad una scuola metodologica che entrava nei dettagli, attento all'uso dei materiali, allo studio delle forme. Come Scarpa aveva  un carattere piuttosto deciso. I due si trovarono a lavorare assieme nel 1958 in quel contesto di Borca di Cadore, nella costruzione della Chiesa accanto al Villaggio che Ghellner aveva già ideato. Non fu un rapporto facile e scoccarono scintille fra i due protagonisti. Ma se oggi andiamo a vedere quel posto, in parte trascurato ma ancora mèta di pellegrinaggi "laici" di giovani architetti, ne cogliamo tutta la poesia e la forza evocatrice. Qui l'Architettura è passata, ha seminato la sua presenza,
Arch.E.Ghellner. Case del Villaggio Agip 
ha dialogato con l'ambiente. Da qualche tempo nelle pendici del vicino Monte
L'angolo e la luce:
una "invenzione scarpiana
Antelao, sono ricomparse le frane che fin dal passato avevano sconsigliato le costruzioni di edifici. Ma allora era l'unica zona disponibile per pensare ad un progetto di una certa complessità e dimensione per fini turistici. Il Comune di Cortina non aveva dato il suo benestare nel suo territorio mentre si trovò la disponibilità del vicino Comune di Borca. Furono piantati alberi in grande quantità e in oltre 60 anni è cresciuta una foresta. Ma geologicamente quelle frane si sono rimesse in movimento e ora diversi problemi incombono su parte dell'abitato. La riflessione che si può fare è questa. L'Architettura e l'ambiente sono due facce della stessa medaglia.
Negozio Olivetti
Piazza S.Marco Venezia
L'ambiente prevale perché detta le regole all'architettura che voglia gareggiare con il tempo. E insegna anche ai posteri che è indispensabile accostarsi ad essa con grande umiltà. All'Architettura e con essa anche gli Autori, serve capire che alla lunga è sempre necessario scendere a patti con il Tempo. Infine a questi due Architetti del Novecento siamo grati. Come tradizione di una antica Italia mai scomparsa, che riaffiora nelle pieghe delle nostre virtù.
Edoardo Ghellner e Carlo Scarpa
1957/58

Edoardo Ghellner
1909 /2004

    
Carlo Scarpa
1906 /1978

giovedì 11 giugno 2015

CASERME



Peschiera del Garda: Mura di difesa
Cartolina storica di
Bersaglieri ciclisti
Chi ha abitato e vissuto nelle vicinanze di una Caserma ha appreso dai suoni che   scandivano i tempi della giornata, come essi fossero funzionali alle diverse attività quotidiane : la sveglia, il rancio, le adunate, il riposo. In quegli ambienti recintati, protetti, dagli accessi controllati ,  si svolgono riti ordinati e ripetuti, che alle origini ebbero come esempi quelli di derivazione monastica. Molte caserme sono state dismesse con la fine della lunga "guerra fredda" in Europa e molte sono state o abbandonate o cedute per usi civili o riconvertite per ospitare migranti in transito. Le caserme   potrebbero raccontare molte storie vissute da generazioni di giovani che con il  servizio militare, in pace e in guerra, servirono, come si diceva in maniera un pò retorica, la Patria.  Furono presidi costitutivi della presenza unitaria dello Stato . 
Modena: Accademia Militare
Scuola di Cavalleria
Peschiera del Garda
Complesso militare
Le Caserme  hanno una origine antica e  alcune sono anche simboli  artistici lasciati da società dove le divisioni gerarchiche e di classe emergevano tra le carriere militari, considerate un tempo come una distintiva qualità per la formazione non solo dei quadri ufficiali e di Comando ma anche della classe dirigente  nella vita civile.
Una regione italiana che ebbe spiccate tradizioni di questo tipo fu il Regno di Sardegna, regnante Casa Savoia, ed in particolare il Piemonte. Esso fu artefice delle epopee risorgimentalied era diffusa tra le famiglie e l'Aristocrazia, la tradizione militare. Anche l'Accademia "Nunziatella" fondata dai Borboni nel "Regno delle due Sicilie" nel 1787 ebbe tale risalto.
Accademia Militare di Modena
Tra regole rigide, divise, musiche, leggende, spirito di corpo, l'amor di Patria si esaltava con il costante confronto con un  "nemico" che insidiava l'ordine costituito o  l'integrità statale o gli obiettivi di politica estera di una Nazione. Le caserme furono generalmente concepite con architetture semplici, dove prevaleva la  simmetria, e inviolabili dal mondo esterno, difese da filo spinato, da mura di cinta, da controlli armati.
Roma:  Marinai schierati al Quirinale
I "Quartieri" militari erano adiacenti ai punti di difesa fortificati nelle città. In epoca antica Roma  creava un controllo ed un presidio sui territori attraverso la costruzione di  un "Castrum"  che era costituito dagli accampamenti dei legionari. Ciò diede origine o rafforzò la espansione di nuovi centri abitati, specialmente nell'ampio territorio dell'Impero. Le origini di molte attuali città in diverse aree d'Europa, risalgono a tale periodo.  In particolare in Germania, in Francia (antica Gallia), in Spagna, lungo il Danubio. In epoca moderna, mutate le tattiche militari e i tipi di armamenti, le caserme furono spostate in zone periferiche e le nuove concezioni strategiche portarono i soldati a ridosso dei confini da presidiare tra  i diversi Stati nazionali.
Lido di Venezia: ex Caserma dei Lagunari
XVI° Sec.
Un esempio è stato l'utilizzo nel Nord-Est dell'Italia, Friuli e Veneto,  di una estesissima rete demaniale, nella quale vi fu la massima presenza di caserme a difesa dei confini orientali e dai Paesi che appartennero al Patto di Varsavia.
Castrum Romano
Nel dopoguerra la "Cortina di Ferro" si estese, come disse W.Churchill, da Stettino a Trieste spostandosi oggi  sul Mediterraneo e sul settore sud d'Europa.  Terminata la leva obbligatoria, circa 20 anni fa, molte caserme sono diventate vuote a nord, e oggi i reparti in armi sono costituiti in Italia da soldati professionisti. Ciò ha condotto a Piani edilizi, spesso scoordinati sul piano  immobiliare.
Reggia di Venaria Reale a Torino sec. XVIII°
 Spazi enormi si sono aggiunti ai Piani Urbanistici, con forzature d'uso dettate dalla necessità per lo Stato di "fare cassa". Per aumentare il valore di mercato di queste aree prima della loro messa all'asta, si sono moltiplicate le cubature e ciò ha peggiorato  la ricerca di un equilibrio e di una programmazione dando risultati inferiori alle attese sia sul piano finanziario, per la crisi del settore negli ultimi anni, e sia per quello dei servizi sociali. Da alcune inchieste giornalistiche si è appreso che molte vendite sono state una perdita più che un vantaggio economico per l'Erario. Questo tema pone, non solo in Italia, la domanda se la tecnologia e la qualità degli armamenti, la logistica  e le esigenze funzionali dei reparti non dovrebbero partire dal riordino della burocrazia che è  da modificare . 
Roma: Caserma 
Camerate di una vecchia Caserma
Diverse strutture antiche sono vincolate dalle
Soprintendenze, avendo al loro interno fregi, sculture e forme d'arte di grande interesse culturale. Gli eserciti dei diversi Stati italiani, fino all'Ottocento, erano  ospitati anche in strutture rinascimentali, aggregate alle Corti dei Sovrani o complementari ad esse. E' il caso del complesso militare di Venaria Reale a Torino, di settori ai lati della Reggia di Caserta, di strutture militari dell'ex "Quadrilatero" di epoca austriaca, tra Verona, Peschiera, Mantova e Legnago, di edifici di epoca Borbonica o del Gran Ducato di Toscana. Si pone l'esigenza di salvaguardare tali strutture architettoniche  con funzioni adatte ed assumere decisioni urbanistiche conseguenti. Anche i Forti della Repubblica Veneta,  sparsi lungo l'Adriatico tra le coste dell'Istria e l'Egeo, sono oggi dentro ai confini di diversi Stati: Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro, Albania, Grecia, Turchia. Un finanziamento europeo è stato deliberato per recuperare queste testimonianze e legarle in una relazione storica e contemporanea, di uso anche turistico.
Arsenale di Venezia 
In Friuli e Venezia Giulia, si contano oltre 400 opere militari abbandonate. Molte di queste hanno una stratificazioni  risalenti all'età del bronzo. Dai "castra" romani, fino ai castelli longobardi, bizantini, con mura medioevali e  fortificazioni del Novecento. Le  servitù militari hanno anche salvato Habitat naturalistici che sarebbero scomparsi con l'espansione urbanistica. Ci sono molte proposte per utilizzarle come spazi alternativi, parchi urbani, con visite guidate. Una lunga linea verde, la "Green belt" dove un tempo passava la frontiera, tra la Germania Est ed Ovest è un lascito insperato, dal punto di vista ambientale, della divisione della Germania.  Un milione di mq di immobili sono stati recentemente messi a disposizione di tre città :Milano, Torino e Roma, provenienti da 13 caserme dismesse.
Fenestrelle (Cuneo) /La Fortezza
Il poco tempo dato
ai Comuni per valorizzarle, pena il loro ritorno al Demanio, non ha molto senso. A Firenze si pensa di riconvertire una parte di queste superfici incamerate dal Comune per costruire alloggi popolari,  un parco urbano, negozi, attività culturali e artigianali. A Venezia c'è un piano articolato e complesso che prevede il recupero e il riuso di Forte Marghera, per attività pubbliche e private. A Roma una struttura ex militare potrebbe ospitare uffici comunali ed un parco pubblico mentre nell'ex Caserma Guido Reni c'è un progetto per costruire la Città della Scienza. In tutti questi progetti articolati e complessi è calata nel corso degli ultimi tempi la drammaticità del biblico esodo di migranti dall'Africa, che sta investendo alcuni Paesi mediterranei, e in particolare l'Italia. Ciò pone delle urgenze e delle priorità. Diverse strutture militari, in discrete condizioni, potrebbero essere adattate a queste necessità e forse essere integrate in modo diverso sul territorio. Molte camerate dove un tempo era la
Fortezza di Civitella del Tronto sec. XVI°
Sup. di 25.000 mq tra le più grandi d'Europa
voce del sergente che chiamava alla sveglia, avranno una funzione molto diversa. Ma la nostra epoca esprime ancora un mondo in lotta, tra conflitti e carestie, che arrivano a bussare alle nostre case ed alle nostre città. Alcuni Paesi europei allarmati dalle dimensioni del problema, hanno chiuso le porte e l'Italia si è trovata, con  Grecia e Malta in prima linea. Non è quindi una Europa che agisce con strategie e politiche comuni e solidali o con intelligenza di iniziative per affrontare questi fenomeni di massa nei luoghi dove si formano i problemi. L'Africa e il Medio Oriente sono diventati da tempo una polveriera umana con milioni di diseredati e disperati in fuga.
Caserma dismessa
Ci si muove  come una Confederazione di Stati, uniti su 
 Immigrati nel Mediterraneo
regole commerciali e finanziarie ma senza una gestione comune in campo militare e male anche in
politica estera. Su quelle frontiere a sud sbarcano a centinaia di migliaia, penetrando come un esercito disarmato e in tante caserme vuote risuonano ora mille voci e parole sconosciute. Sui muri la scritta di un vecchio reggimento, li raccoglie con le loro povere cose. E' un antico motto del Genio Pionieri che sembra adatto alle nuove emergenze: " Per aspra via, aspra mèta". Saranno questi i fronti e le battaglie del  nuovo secolo ?

Ex Torri di Contraerea traformate in
palestre per arrampicata




CASERME                           di Gianfranco Vecchiato

Saint Cyr Accademie (Francia)
         L'Accademia Americana di West Point        











Accademia Militare Teresiana 1751
Royal Military Academy Sandhurst 1802

  
Accademia Militare di Orenburg (Russia)