venerdì 31 dicembre 2021

LINEE DI CONFINE

LINEE DI CONFINE     di  Gianfranco Vecchiato

Esiste una geografia politica ed una geografia dello spirito. Ed è a quest'ultima che restò fedele in vita Dante Alighieri che morì a Ravenna il 14 settembre del 1321 all'età di 56 anni. Esiliato dalla Sua città rimase sempre un fiorentino tenace ed un poeta universale.  Al "Sommo Poeta" e ad altri grandi artisti di quei secoli gli storici sono concordi nel riconoscere di aver formato con la poesia. la letteratura,  le Arti, una comune consapevole coscienza nazionale. Da essa germogliò la pianta della civiltà italiana. Fu una appartenenza di spiriti riuniti dalla Cultura anche popolare e radicati nella varietà dei Paesaggi lungo la Penisola. Questo  precedette di secoli la coscienza politica e la nozione di Stato unitario che raccolse genti sparse ma unite dall'antica civiltà romana. 
F. Borromini scala di Palazzo Barberini Roma
Prima dei confini geografici furono i perimetri interiori  ad essere forgiati dai caratteri e dalle tradizioni.  Noi contemporanei dovremmo preservare alcuni di quei segni distintivi che da tempo sono sottoposti alle omologazioni dell'urbanesimo deviato dai ritmi ossessivi proposti da modelli di mercato sostenuti dai  consumi. Ci sono fattori comunitari che se hanno in parte positivamente dissolto alcuni perimetri geografici e politici hanno anche trovato resistenza tra le identità e le storie dei popoli. L'Italia ha una forma geografica simile ad uno stivale e questo la rende originale e riconoscibile  sul pianeta. Lunga circa 1300 km e prevalentemente montuosa, la Penisola è delimitata
Vincenzo Vela (1820/1891):
scultura a Giuseppe Garibaldi

a nord dal versante delle Alpi meridionali da dove nascono i fiumi che scendono nella valle del Po verso l'Adriatico o verso il mar Ligure. La spina dorsale è costruita dagli Appennini. Lungo le Alpi il confine politico non combacia pienamente  con il confine geografico. Dei 322mila Kmq che la costituiscono, circa 20mila kmq sono fuori dai suoi attuali confini politici mentre circa 737 Kmq sono interni allo Stato ma  non farebbero parte dei suoi confini geografici. E' la storia che li ha così fissati. Ma quei territori dove la Cultura italiana è presente con l'architettura, la pittura, la lingua, le tradizioni, sono parte di noi. Parliamo della penisola istriana, per secoli modellata dalla Repubblica di Venezia specie lungo le coste, a Pirano, Capodistria, Rovigno, Parenzo, Pola, Albona, Fiume, isole. Chiese, case, tradizioni, dialetti che il tempo e la storia hanno quasi consumato ma che restano testimoni di radicate identità. La cultura italiana è presente nel Canton Ticino, da dove provennero schiere di artisti e scalpellini che marcarono palazzi, città, monumenti.  
la veneziana Rovigno - Rovinj
Tra i più noti l'architetto Domenico Fontana,  Francesco Borromini e schiere di scultori fino a Vincenzo Vela grande ammiratore di Giuseppe Garibaldi, apostolo dell'unità nazionale. Una Mostra  che qualche anno fa raccolse in Ticino personalità che dal 18° secolo al 1900 sono giunte in quella regione per un tratto della loro vita, portava il titolo: " I personaggi illustri - la geografia dello spirito". E quella geografia dello spirito è presente anche in Corsica, per secoli culturalmente legata alla Toscana, alla Liguria ed a Roma, dove i còrsi hanno la loro Basilica quella di San Crisogono, una tra le più vecchie chiese della capitale, nel quartiere di Trastevere. Una radice culturale che lega anche l'area provenzale attorno a Nizza, città natale di Giuseppe Garibaldi. La cultura italiana è stata per secoli dominante lungo molte città costiere della Dalmazia e anche in altre zone del Mediterraneo. Nel riflettere su queste cose non vi sono spazi per revanscismi su fatti della storia che hanno fissato nel continente europeo i confini attuali. 
Corsi a Roma : festa de Noantri Trastevere
Ma essere portatori della propria cultura, difenderla e testimoniarla è utile alla comprensione comune. Se nel campo dell'arte il filosofo e matematico greco Eratostene sosteneva  23 secoli fa che  " il sensibile è in rapporto a ciò che si può comprendere nello stesso modo in cui l'opinione lo è alla scienza",  significa che è sempre necessario trovare un equilibrio fra intelligenze e sensibilità. Questo è l'equilibrio che  la Cultura cerca quando spezza una linea di confine, quando unisce e non divide, o trasforma e migliora i contesti in cui si radica. Essa reagisce a ciò che offende la dignità e la coscienza. Non impone ma propone un dialogo tra diversi pensieri, componendo  diritti e
doveri. Non ci sono culture superiori ma solo diverse. Tutte necessarie alle storie del mondo e degli uomini. Un istituto come la Società Dante Alighieri fondata nel 1889 da alcuni intellettuali tra i quali Giosuè Carducci,  persegue con i suoi 401 comitati l'obiettivo di tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiana nel mondo. Si richiama a Dante Alighieri perchè rappresenta anche la storia  di un uomo, che si racconta, smarrito, perduto nella foresta della vita, senza patria, senza beni, e che sa rinascere dopo un lungo percorso travagliato, sorretto dalla Fede. Dante lancia questa speranza al futuro affidando un  messaggio universale dove la cultura e la lingua italiana hanno viaggiato nel mare tempestoso attraverso i secoli, sopra a tutte le linee di confine. Testimone fiero della nostra terra ma anche della universale storia umana. Così nel tumulto delle migrazioni, nella crisi che la denatalità  prospetta al futuro del nostro Paese è importante che permangano i tanti valori trasmessi dalla Cultura italiana come  fertile testimonianza di progresso fra le genti.

Chiesa dei Còrsi a Roma: S. Crisogono (IV°sec)

Pola - Anfiteatro romano


sabato 18 dicembre 2021

LA STORIA SIAMO NOI

LA STORIA SIAMO NOI  di  Gianfranco Vecchiato

U
n tempo abitava vicino a casa mia un Maestro elementare. Lo ricordo anziano, camminare con passo lento, il cappello in testa, l'aria severa, l'animo tormentato da un lutto lontano. Il figlio maggiore gli era morto in guerra, durante la Campagna di Grecia nel 1941. E così la vita di quella famiglia era cambiata. La casa dove abitava aveva un giardino posteriore con degli alberi da frutto. Nei giorni di sole i giardini del vicinato si riempivano di biancherie colorate stese ad asciugare. I negozi del quartiere erano luoghi di incontro e di scambio e la vita sociale si animava di semplicità comuni. Non era un mondo ideale ma pareva aver trovato degli equilibri fra i bisogni materiali e alcuni valori morali. Poi lo sviluppo urbano alimentando demolizioni, ricostruzioni, cantieri, nuovi residenti,  inghiottì uno alla volta i giardini facendo crescere nuove case e disegnando altre
prospettive. Occorreva ripensare nuovi spazi di relazione per altre generazioni ma si crearono periferie urbane anonime.  Fu solo questione di tempo e da lì a qualche anno anche il vecchio Maestro un giorno traslocò perchè la sua casa fu demolita e l'area si trasformò in un cantiere. Morì qualche mese dopo in un appartamento duecento metri più in là. Le tappe della vita sono costellate da passaggi e da cambiamenti che legano diversi racconti con la memoria dei singoli. L'architettura e l'urbanistica sono protagoniste  di questi processi ma non guidano i rapporti con le storie individuali che esse ripropongono e riprogettano a tavolino, attraverso i piani. Francesco De Gregori autore della canzone
"La storia siamo noi" ha scritto:  "Siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo. La storia entra dentro le stanze e dà torto e dà ragione. Nessuno la può fermare, non ha nascondigli, non passa la mano, siamo noi questo piatto di grano..." Ogni finestra si affaccia su un mondo che non dà risposte ma  pone invece domande. Vorrei osservare tre aspetti. La prima riflessione è sul presente che vince sul passato nella scienza e nelle tecnologie. Questi progressi se usati con intelligenza, trasformano in meglio la qualità della vita di moltitudini di persone.  La seconda è sui rapporti umani, minati dalla perdita diffusa di identità, un collante sociale importante che tiene fra loro insieme le generazioni.  La terza è la questione ambientale, una grave emergenza per il pianeta. La struttura politica e le filosofie dei popoli dovranno ricomporre e connettersi fra loro, cercando di tenere insieme questi tre aspetti. Quale posto avrà in questo processo l'architettura? Si può sperare che  lo possa avere
da protagonista ma se sarà complementare o forse addirittura strumentale ai modelli economici di mercato, perderà significato e ruolo. Il quotidiano finanziario "Il Sole 24 Ore", pubblica ogni anno una classifica sulla qualità della vita tra i 107 capoluoghi di provincia italiane.  Novanta indicatori e sei grandi categorie tematiche, incrociano una serie di variabili. Le aree sono:  1)Ricchezza e Consumi 2) Affari e Lavoro 3)Demografia, Società e Salute 4) Ambiente e Servizi 5) Giustizia e Sicurezza 6) Cultura e Tempo Libero.  Quest'anno al primo posto si è collocata Trieste. Il primato la città lo ha nel settore cultura, in quello degli affari e lavoro, in ambiente e servizi. E' stata la caduta delle frontiere a rilanciare Trieste che aveva perduto il suo hinterland  nel dopoguerra. La sua collocazione strategica premia una qualità della vita dove la storia si mescola con quella della sua gente.
Ma è così anche altrove. A quella graduatoria aggiungerei un dato non facilmente identificabile ed è quello che se "la storia siamo noi",  sono i nostri rapporti che modellano i luoghi, gli ambienti e le stesse città. Occorre quindi dare valore ai rapporti umani perchè da essi proviene il senso quotidiano di ogni paesaggio e di ogni architettura. D'altra parte proprio Trieste dimostra quasi in maniera metaforica, con lo spirare dei venti di "bora" che ogni tanto l'attraversano, che c'è forza in ciò che non si vede. Iniziando  a ricostruire un tessuto sociale partendo dai rapporti interpersonali, si costruisce un'altra urbanistica, un mondo di relazioni, una solida strada sulla quale porsi in cammino. Tornano le antiche teorie sociali dei primi decenni dell'ottocento, quando il mondo non giungeva al miliardo di persone mentre oggi siamo quasi 8 volte tanto. Sono miliardi di storie da raccontare in un affresco dove rilanciare una idea di sviluppo, di fantasia, di creatività, di relazioni, seguendo la solidarietà e la giustizia sociale. Teorie ed illusioni non tramontate. E' da quel periodo che nacque una idea nuova, moderna e diversa di architettura, non fatta per privilegiati ma per uguali nei diritti e nei doveri. Questa storia è ancora e forse sempre sarà, tutta da scrivere.