Amarcord -pensieri e parole- 1998-2005. Nov./Dic. 2000


ARCHEOLOGIA TRA PROGETTI E PROPOSTE                         di Gianfranco Vecchiato


Le aree archeologiche che fin da epoche remote erano presenti sui territori che in epoca romana costituirono la X Regio di Venetia et Istria, sono particolarmente evidenti lungo i tracciati delle antiche strade consolari, lungo i fiumi e lungo la costa adriatica.
Qui sono ancora riconoscibili e leggibili una serie di fasce che segnano le tappe di un itinerario iniziato migliaia di anni fa. Per secoli Venezia ha fatto vanto della sua eredità latina. Nei mattoni posti alle fondamenta del campanile di S.Marco crollato nel 1902 e quindi ricostruito, lo raccontò Ugo Ojetti giovane cronista inviato dal Corriere della Sera di cui divenne poi negli anni ’30 direttore, furono trovati impressi gli stemmi dell’Imperatore Giustiniano. Mattoni trasportati qui dalla terraferma abbandonata o da altre case antiche demolite a segnare, nelle fondamenta, la continuità, qui come altre costruzioni della laguna, la continuità storica e culturale con la memoria antica e classica. Ciò avvenne a Grado ad Oderzo, lungo le coste istriane e dovunque, pietre, mattoni, persone, provenendo da un crogiuolo di luoghi segnarono il passaggio fra epoche storiche diverse. A collegare questi luoghi le strade ebbero una grande importanza per le necessità di transito e di scambio commerciale con popoli lontani, oltre le Alpi e verso il Danubio e la Pianura Padana. Sono i tracciati che più recentemente la storia europea, dopo secoli di conflitti, ha ritrovato con bisogni e rapporti diversi: il turismo e le comunicazioni di merci e di persone.Gli Ordini degli Architetti delle provincie del Triveneto i cui territori si trovano lungo la fascia Alto Adriatica, per dare coesione alle loro relazioni ed esperienze su un territorio che ha comunanza di interessi culturali, sociali ed economici, ritengono che per operare in termini di sistema anziché con la segmentazione di realizzazioni e di interventi, sia necessario raccordare le esigenze di salvaguardia degli interessi pubblici con gli interventi di qualità sostenibile partendo da alcuni elementi di principio, quali la salvaguardia del paesaggio e la valorizzazione dei suoi elementi storico e culturali.
In questo senso la Regione Veneto che ha varato nel 2000 un progetto pilota che sul piano finanziario, urbanistico e legislativo è stato definito “il percorso della memoria” ha
voluto segnalare con un parziale sostegno economico iniziative pubbliche ma anche private tendenti alla valorizzazione delle preesistenze archeologiche e naturalistiche lungo la fascia adriatica compresa fra il fiume Po ed il fiume Tagliamento. Ciò sarebbe auspicabile potesse svilupparsi con le regioni contermini, in primo luogo con il Friuli Venezia Giulia, che hanno piani di analisi sulle aree archeologiche. All’art.16 della legge finanziaria regionale n°5 del 28.01.2000 si trovano stanziati 2 miliardi di lire per il corrente anno ed i progetti sono ora al vaglio degli uffici regionali. Questa è una strada giusta, pur se ancora insufficiente, per un coinvolgimento costante, metodologico negli interventi e per la predisposizione di cartografie specifiche sul tema a cui dovrà affiancarsi una rete che consenta, in collegamento con le aziende del Turismo, e con i Comuni interessati, un monitoraggio ed uno specifico percorso nei luoghi della memoria, in grado di fornire le disponibilità e le condizioni per visite itineranti che creino sistema fra le diverse località venete e friulane e che coordinino i progetti e gli investimenti. Da Porto Viro, ad Adria, lungo la via consolare Popilia e la Claudia Augusta, su fino a Trieste, questo sistema a rete potrebbe costituire una alternativa al turismo veloce e stagionale, integrando sul territorio gli elementi ambientali con interventi qualificati sul piano dell’immagine. Il turismo europeo andrà sempre più in questa direzione, richiedendo investimenti con valore culturale ma anche economico. L’architettura come patrimonio dell’attività umana, è divenuta una sorta di codice genetico delle esperienze che le generazioni hanno trasmesso nel loro passaggio. L’architetto deve perciò farsi portatore della memoria trasmessa con il linguaggio della presenza antica capace ancora oggi di stupire le nostre eccessive pretese e vanità. Proprio la progressiva omologazione sociale ed economica  rende grande il valore culturale delle specificità derivanti dalla storia e dalla memoria. Marco Valerio Marziale nei suoi Epigrammi così ricordava Altino: “O spiagge di Altino emule di quelle di Baia, o foresta testimone del rogo di Fetonte... voi sarete il luogo di riposo ed il rifugio della mia vecchiaia se mi sarà dato di decidere dove vivere in ozio”. Parole che andrebbero trascritte e rese visibili al viandante, come metafora dell’esistenza. Quanti luoghi possono riportarci ancora a una realtà che è fisica e insieme metafisica,se non quelle pietre, che per il semplice fatto di esistere, fanno pensare. Dare all’architettura contemporanea il significato pieno del suo essere proposta e radice di questa metafora. Questo sarebbe un grande e giusto obiettivo.

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