giovedì 23 gennaio 2020

STAZIONI DI POSTA

 STAZIONI DI POSTA                di Gianfranco Vecchiato


Castello di Duino (sec.XIV°)
L'organizzazione dei servizi postali della antica Repubblica di Venezia era affidata alla Compagnia dei Corrieri Veneti e dal XVI° secolo, una rete attrezzata di  stazioni di posta lungo i percorsi principali, garantì servizi di consegna regolari tra gli Stati italiani ed europei. Il vecchio Continente ricostruì ed ampliò dopo il XIII° secolo, un
A.Carracci (1560/1609) Portalettere
servizio che era andato perduto dopo la caduta dell'Impero romano. In questa impresa un ruolo rilevante  lo ebbe la famiglia dei 
Tasso, originaria del borgo di Cornello in Val Brembana. Da essa discesero anche i letterati Bernardo e suo figlio Torquato, autore della "Gerusalemme liberata". I Tasso erano già noti per la loro attività di trasporti e quando i territori della Serenissima si allargarono fino all'Adda essi portarono la loro esperienza nella nuova Repubblica, aprendo servizi di posta verso Milano, Roma e altre capitali italiane. Un ramo dei Tasso, con Francesco e Jannetto, ebbe incarico dalla Casa d'Austria, di gestire i collegamenti tra il Tirolo e gli Stati tedeschi, lungo un percorso chiamato "via delle Fiandre".
Relais de Poste de Condè sur l'Escaut
Londra: Postal museum Feildenclagg  Bradely
Come Mastri generali delle poste imperiali, acquisirono una grande fortuna economica e finanziaria, ed ebbero nel 1650 il titolo di principi e la loro casata divenne quella dei Thurn und Taxis (Torre e Tasso). Il Castello di Duino, presso Trieste, è ancora oggi di proprietà di un ramo della famiglia.  Tra il settecento e l'ottocento l'Europa fu percorsa  dalle diligenze che trasportavano  passeggeri e  merci. Nelle locande trovavano riposo i viaggiatori e i cavalli, e nelle
Postal Station
stazioni di posta oltre a questo si poteva trovare chi ferrava i cavalli e riparava le carrozze. La dimensione delle stalle e delle mangiatoie caratterizzava l'importanza della stazione e i mastri di posta cambiavano i cavalli in proporzione al numero di passeggeri ed alle pendenze del percorso. Ciò che resta di questa grande epopea meriterebbe maggior riguardo. Con il titolo "Le vie postali d'Europa" nel 2011 fu inaugurato in Sicilia
 il "Museo del Viaggio".  A Scinà in provincia di Messina è stata restaurata l'antica stazione di posta di Gliaca di Piraino, definita un simbolo del territorio e della sua Memoria. Si legge che "le stazioni su percorsi tortuosi, distavano l'una dall'altra fra i 10 e i 15 km, pari alla distanza che a piedi potevano percorre i corrieri nell'antica rete dell'Impero romano". E' nota la leggendaria vicenda dei "pony express" che negli Stati Uniti nascenti, giungeva a S.Francisco, percorrendo  oltre 2900 km con cavalieri che si davano il cambio ogni
Ricostruzione di Antico Ufficio Postale
120/160 km, senza sosta giorno e notte. Il telegrafo e la guerra civile interruppero tale esperienza sostituita gradualmente dalle ferrovie. Tornando nel Veneto, occorre ricordare che gli addetti alla
 Compagnia dei Corrieri Veneti portava una divisa con l'insegna di S.Marco, il corno ed il copricapo di tasso.  Tra le perdute stazioni di posta è a noi pervenuta, ridotta ad un rudere,  quella che si trovava a Mestre accanto al Canal Salso.  Essa fu il punto di arrivo dei servizi postali che ogni giorno giungevano da Treviso e per due volte alla settimana da altre località lontane. Qui facevano capo i "cavallari" di Feltre, Asolo, Bassano, Castelfranco, Conegliano, Ceneda, Belluno e Pordenone. Inoltre giungeva la posta estera dai territori
Ufficio Postale Austriaco Museo
tedeschi del Tirolo e della Sassonia, dall'Olanda, dall'Inghilterra e dalle Fiandre. La faticosa rete di collegamenti, spesso tortuosi e insicuri, veniva in parte garantita per mare lungo la costa ma anche con strade che da Venezia fino a Costantinopoli percorrevano la costa dalmata e attraversavano i territori ottomani. I vettori veneziani erano utilizzati per le missioni di Stato, per sicurezza militare, per controllo amministrativo e commerciale. Venezia utilizzò a lungo corrieri slavi (sciavoni) che percorrevano lunghi tratti a piedi e, dopo Spalato, con i "Giannizzeri" turchi dipendenti dal Sangiaccato di Scutari. 
Le spedizioni erano condizionate dalle periodiche epidemie di peste sui territori, per cui le lettere che attraversavano zone infette, dovevano essere depurate prima di proseguire il viaggio.
Borgo del Cornello (Bg) luogo dei Tasso

Un antico postale lungo la via delle Fiandre
A Cattaro vi era il luogo di verifica di tali situazioni sanitarie. Un magistrato di Sanità controllava persone e cose e autorizzava chi potesse continuare il viaggio. A consegnare lettere "depurate" pensavano figure come il "masser" e il "dispensier", mestieri ambiti perchè si sostenevano con le laute mance dei
Mestre: a sin. la posta antica ( Bellotto /1750)
destinatari. Pur se a contatto con Venezia la "Sublime Porta" ottomana lasciava libertà di transito della corrispondenza agli Stati vicini, tenendo per sè solo la corrispondenza sull'amministrazione dello Stato. Essendo in espansione, gli Ottomani vigilavano sulla corrispondenza militare, non interessandosi di quella privata. Alcuni Stati stesero accordi con i turchi ottenendo una scorta militare alla corrispondenza che attraversava i loro territori. I viaggi in posta e quello in vettura usavano sistemi diversi. Il primo era sotto il controllo dello Stato mentre il secondo era lasciato a imprenditori privati chiamati vetturini. A questi si sarebbero poi aggiunti nobili e ricchi che dei servizi celeri a staffetta si facevano concorrenza e vanto suscitando la meraviglia dell'opinione pubblica dell'epoca.
L'Architettura è una materia affascinante ma ostica e quando un committente e un progettista si trovano di fronte a scegliere fra il recupero o la demolizione di una testimonianza, occorre possedere gli strumenti perchè la proposta  culturale non soccomba a quella del  profitto. Se un committente ha dinanzi una Opinione Pubblica divisa, è facile che prevalga il profitto. La capacità del progettista di resistere non è frequente. 

Gliaca di Piraino: Museo del Viaggio
Il rischio di essere sostituiti è elevato. Ma se salvare la memoria di un vecchio edificio non è solo un fatto privato ma collettivo,  il progettista può trovare una sponda per affrontare il problema facendo convivere il nuovo e l'antico.  Il "Giornale dell'Arte" nell'aprile 2011 nell'articolo "La posta del film di Canaletto", riferiva sul recupero e sulla valorizzazione dell'antica Posta di Mestre. L'appello al suo salvataggio apparve nel sito della casa d'arte Chaucer Fine Arts di Londra e del FAI già alcuni anni or sono. Ciò che resta dell'Antica Posta all'interno di una città che ha demolito molte delle sue radici urbanistiche, rappresenta un fatto per una riflessione collettiva.
L'edificio non è
A destra l'Antica Posta (foto primi '900)
vincolato ma potrebbe essere restaurato e pensato come un cimelio raro  dal nobile passato. La demolizione non  eliminerebbe un problema, ma una opportunità.  Significherebbe rinunciare alla capacità dell'architettura di muoversi dentro alla migliore cultura del tempo che ha generato anche il presente. Dovremmo  aver compreso che il "valore" di un bene è dato anche dalla sua permanenza. Quell'Antica Posta, ora divenuta rudere abbandonato,  ha raccolto lettere, confidenze, gioie, dolori, espressioni di fede e di speranza. Racconta un brano  importante di una  storia urbana collettiva giunta fino al '900, tra  vicissitudini alterne. 

L'Antica Posta oggi
Se l'edificio sparirà sarà il triste segnale, che si sommerà ad altri avvenuti nel Novecento, di come resti debole e confusa la visione e la idea di futuro in una Comunità e nelle sue Istituzioni. Al contrario se prevarrà l'intuizione e il valore della complessità progettuale, le parole scritte per il recupero della Antica Posta dei Denti, a Scinà, in Sicilia, possono aiutare a riflettere: "... I lunghi decenni trascorsi fra incuria ed oblio, ridussero quella che fu una struttura nevralgica per le comunicazioni lungo la costa tirrenica siciliana, in un ammasso di macerie.  Soltanto l'amore per la storia del proprio territorio unita alla capacità di una impresa edile... decisa a recuperare un patrimonio altrimenti perduto, hanno permesso di ridare vita ad un antico edificio, conservando il suo aspetto originario e la sua antica funzione di convivialità ed ospitalità. Oggi l'Antica Posta dei Denti è tornata a vivere..."  


Antica Stazione di Posta a Radicofani (Siena)
Fontana medicea  all'Antica Posta a Radicofani