martedì 24 gennaio 2017

D'ANNUNZIO

D'ANNUNZIO                       di     Gianfranco Vecchiato


Gabriele D'Annunzio (1863/1938)
Gabriele D'Annunzio è ancora oggi una figura scomoda perché non si possono eliminare i suoi meriti letterari  pur contrastandone le sue idee politiche e i suoi comportamenti morali. Il tempo gli ha  riservato un posto importante nel costume  e nella vita italiana tra la fine dell'Ottocento e il primo Novecento. Appartenne alla ristretta cerchia di personalità che entrano nel mito e che possono essere amate o detestate ma non ignorate. Uomo complesso dalle poliedriche qualità e difetti. Abruzzese di nascita, amante del lusso e delle provocazioni dirompenti, fece delle sue qualità oratorie un'arma formidabile che, nonostante un aspetto fisico modesto, lo innalzarono ad idolo dei salotti femminili dell'epoca. Fu per temperamento un eroe italiano nel primo conflitto mondiale dove si distinse per alcune azioni divenute leggendarie. A D'Annunzio si debbono poesie ed opere di indubbia grandezza che lo fecero conoscere in campo internazionale. Assunse il ruolo di un  trascinatore nella retorica nazionalista, presente sui fronti della guerra contro l'Austria-Ungheria. Temerario e ardito in parte animato dalla immagine  di sé stesso e da Lui creata,  fu alla testa della squadra area che volò su Vienna il 9 agosto 1918, dove furono lanciate non
Il Vittoriale a Gardone Riviera
bombe esplosivie ma 400mila manifesti  inneggianti all'Italia : " ... il rombo della giovane ala italiana non somiglia a quello del bronzo funebre, nel cielo mattutino. Tuttavia la lieta audacia sospende fra Santo Stefano e il Graben una sentenza non revocabile, o Viennesi. Viva l'Italia". Finì la guerra  da Tenente Colonnello con 1 medaglia d'oro al valor militare, 5 d'argento e 3 Croci al merito. Durante il conflitto partecipò a incursioni con motosiluranti al porto di Pola e di Buccari in Dalmazia, fu presente in alcune battaglie sull'Isonzo, riportando per un incidente di volo una ferita all'occhio destro ed alla tempia. Nel dopoguerra, contestando le clausole del trattato di pace che non affidarono la Dalmazia, salvo la città di Zara, all'Italia, D'Annunzio si mise alla testa di truppe volontarie, occupando la città di Fiume, allora contesa dal costituito Regno di Yugoslavia. Qui Egli nominatosi reggente, la tenne tra il 1919 e il 1920.

Aereo del volo su Vienna nella
casa Museo di G.D'Annunzio
Lo scontro con il Governo nazionale contribuì ad una soluzione politica che portò la città sul Quarnaro all'Italia. All'inizio del fascismo, di cui condivise gran parte delle  idee, si trovò in conflitto con Mussolini. D'Annunzio fu un nazionalista ma soprattutto un indipendente. In seguito, verso gli  ultimi anni di vita contrastò il nascente nazismo, mettendo in guardia Mussolini dallo stringere una alleanza con la Germania che
Manifesti lanciati su Vienna agosto 1918
considerava politicamente pericolosa per l'Italia. Nel suo ritiro a Gardone Riviera sulla sponda bresciana del lago di Garda, raccolse in una casa museo, una infinità di oggetti e qui portò anche una nave, che aveva combattuto nel conflitto italo-turco del 1911/12. Essa è incastrata sulla collina con la prora rivolta verso il lago e più lontano in direzione del mare adriatico e le terre di Dalmazia che Egli riteneva tra gli obiettivi dei destini d'Italia. Morì nel 1938 e quindi non vide l'esito nefasto della guerra. Il nome di D'Annunzio apre pagine lontane di storia di una Italia che non c'è più. Ma c'è invece ancora molto di D'Annunzio in questa società frammentata e ancora incline all'individuale eroismo. La sua personalità non è rara nella nostra storia nazionale. Ogni
La nave sulla collina
tanto spunta qualcuno che la ricorda nei settori più diversi. Anche se il nostro tempo è caratterizzato dalle masse più che da singoli eroi, l'idolo è sempre cercato. Nella musica, nello sport, nella economia, in politica, nella scienza e anche in architettura e nel settore delle Arti e della Letteratura. Il Principe di Montenevoso come amava firmarsi D'Annunzio dal 1924, torna di attualità ogni volta che scaviamo nella storia. E' impossibile evitare di fare i conti anche con Lui attraversando il passato o leggendo una sua poesia o camminando in quelle terre d'Abruzzo dove Egli nacque e da cui trasse la scorza del carattere fiero e indomito. Lo vediamo tra la gente in questi mesi di terremoti e disastri che si accaniscono in questa parte d'Italia e d'Europa. Quasi il presagio di un futuro che
Il MAS dell'impresa di Buccari
avrà sempre più bisogno di Eroi. Sensibilità, 

narcisismo, intelligenza vivace, fu uomo di vasti interessi e dalle grandi passioni, antesignano di un divismo rivolto alle masse. Si occupò di pubblicità, di musica, di cucina, di cinema nascente.   Quel  carattere forgiato in provincia dove si scontravano natura e cultura lo portarono a battersi  come giornalista e portavoce della "Sinistra storica",  contro gli scandali urbanistici di Roma che coinvolsero la Banca Romana e aristocratici dell'epoca, passando poi ad altre esperienze.  Forse vedeva lontano ed  in parte temeva quel futuro che non avrebbe potuto vivere. In quel puzzle di ricordi che sono raccolti nelle stanze della sua casa di Gardone, c'è molto di ciò che  appartiene alla nostra contemporaneità estetica. E c'è un messaggio che è coerente con il personaggio. L'Architettura, come fonte estetica, deve tendere al sublime. Deve parlare in altre forme alle pulsioni dello spirito. Può perpetuare oltre la nostra vita, il senso della Storia. Certo occorre interrogarsi, dopo quel Novecento, di quale Storia parliamo. E' un interrogativo sempre più attuale vedendo cosa accade in campo internazionale.
Volantino su Vienna
Il "Vate"