venerdì 31 gennaio 2014

QUATTRO MUSEI, QUATTRO CITTA' : Mart, Museion, Muse, M9.

QUATTRO MUSEI - QUATTRO CITTA'             di Gianfranco Vecchiato


Rovereto e il MART sono dal 2002 uniti in una stretta relazione che ha aggiunto l'interesse sulla città e sul suo centro storico. Acronimo di Museo d'Arte, realizzato su progetto dell'architetto Mario Botta, con l'ingegner Giulio Andreolli, il Museo, si è inserito nel tessuto preesistente, 
Rovereto (TN) MART 2002: la cupola
Arch.Mario Botta
formando un polo culturale con l'aggregazione della Biblioteca Civica e di un Auditorium. Camminando lungo Corso Bettini, il Museo pare nascondersi fra i vecchi edifici, tanto che lo si coglie solo giungendo in prospettiva all'ingresso. E tra le pareti rivestite in pietra gialla di Vicenza appare l'elemento più appariscente : una cupola di 40 metri di diametro in vetro e acciaio, ispiratasi al Pantheon di Roma, che da un'altezza di 25 metri copre lo spazio di ingresso.
Rovereto (TN) MART 2002: La piazza coperta
Veduta interna del MART
Alle funzioni espositive e per conferenze si è aggiunto un archivio che conserva stampe documenti, disegni, e circa 60.000 volumi. Oggi non si può immaginare Rovereto senza il suo Museo, pur sapendo che molti investimenti in questo settore incontrano non poche difficoltà finanziarie di gestione e di mantenimento. Il fatto che nello stesso territorio delle due Provincie Autonome di Trento e di Bolzano, siano sorti in tempi successivi e recenti, altri due nuovi Musei, con caratteristiche stimolanti sotto il profilo architettonico, alimentando una rete di relazioni capaci di fare sistema.
Bolzano. Museion 2008 : Arch. Kruger Schuberth
Bolzano: Museion. Vista dei due ponti sul fiume Talvera
Bolzano. Manifesta davanti al Museo
 A Bolzano  nel 2008 è stato inaugurata la nuova sede del MUSEION, Museo d'Arte Moderna e Contemporanea, fondato nel 1987. 
Vicino al fiume Talvera, su progetto dell'architetto Kruger Schuberth Vandreike di Berlino, vincitore   del concorso, si caratterizza per le ampie vetrate e si pone a cerniera fra il centro storico e il paesaggio oltre il fiume. Proprio quest'ultimo elemento ha reso originale la soluzione proposta: due ponti, uno pedonale ed uno ciclabile, sembrano giocare con la prospettiva, dando un senso di grande leggerezza. Alla sera l'edificio si trasforma in un luogo molto suggestivo. Sette livelli con esposizioni, laboratori, una biblioteca pubblica, una caffetteria, sono ospitati in questa costruzione dalla originale forma ad imbuto. Bolzano si conferma una città pilota sul piano del recente sviluppo architettonico in Italia, favorita dalla sua cultura mitteleuropea e da una capacità amministrativa e di spesa molto invidiata e rara, specialmente in questo periodo di grave crisi economica.
Bolzano: Museion.   Lato verso il centro storico 
A Trento nel luglio 2013 è stato inugurato il MUSE, su progetto dell'architetto  Renzo Piano. Anche qui l'intervento ha riqualificato un'ex area industriale e degradata, posta ai margini della città.   Renzo Piano ha curato in particolare gli aspetti di eco-sostenibilità del progetto.
Trento  : MUSE 2013. Arch. Renzo Piano
Trento: MUSE. Arch. Renzo Piano
Si tratta di un Museo delle Scienze che racconta il cambiamento degli ecosistemi alpini e quello  dei temi globali dell'ambiente, anche utilizzando installazioni mutimediali ed interattive. Ma è anche l'intero nuovo quartiere che circonda il Museo ad attrarre l'attenzione, pur non mancando alcune perplessità sulla durata e il costo di manutenzione dei rivestimenti in legno degli edifici e su una certa estesa monotonia dei materiali. Con questo intervento Trento fa comunque un salto di qualità dopo che nel corso degli anni '80 e '90, chi la transitava, osservava con un certo sgomento la cementificazione e la banalità 
Trento. Museo e nuovo Quartiere. Arch. Renzo Piano
Mestre: Museo M9: Prospettiva.
Mestre: Museo M9. Arch. Sauerbruch e Hutton
di molti edifici costruiti a ridosso del suo bel centro storico. Fra l'altro tanto più impattanti perché visibili dalle vallate circostanti. Mestre è lontana dal Trentino ma assai vicina a Venezia. E al suo essere transito e sosta per molti turisti in viaggio verso la città lagunare, sarà interessante sapere che con la prossima costruzione del museo denominato M9, vale a dire Museo del 900, ci sarà un motivo ulteriore per farvi sosta. Vinto dallo studio degli architetti Sauerbruch e Hutton, su concorso, il Museo tenderà alla riqualificazione di un'area centrale che per secoli è stata preclusa all'uso pubblico avendo ospitato prima un convento e poi strutture militari. Ma specialmente il carattere particolare del Museo, non tradizionale, che intende utilizare la multimedialità ed essere punto di ricerca sulle vicende urbane del novecento, ne fanno un punto di grande interesse non solo architettonico. Anche in questo caso, la vicinanza alla nuova Biblioteca, nell'ex settecentesca Villa Erizzo, ed al Teatro Comunale Toniolo, sostengono l'operazione di riqualificazione urbana, particolarmente necessaria in una città che, come Mestre, è stata mutilata dalla speculazione edilizia negli anni del dopoguerra, per la crescita tumultuosa della vicina zona industriale e l'esodo di residenti da Venezia. Dalla analisi statistica appare che quasi nessun Museo può da solo sorreggersi economicamente e deve pertanto avere delle funzioni complementari indotte che aiutino la sua gestione. Ciò che risulta, ancora non risolto, è il fare sistema fra Enti e Territori. Il percorso è anche un itinerario da costruire fra reti, alberghi, ristoranti, mezzi di trasporto, incentivi e prezzi sostenibili per le fasce di età giovanile, oltre che per gli anziani. Questi  luoghi nascono ed hanno senso e forza per gli scopi di divulgazione e di attrazione. Sono a volte un faro isolato in un mare di banalità. E sono uno strumento delicato perchè sono per loro natura proiettati nel futuro ma gestiti dal presente. Una prova che è rischiosa ma per questo anche affascinante. 




giovedì 30 gennaio 2014

ADRIANO OLIVETTI : Il passato che ritorna

           ADRIANO OLIVETTI: IL PASSATO CHE RITORNA   
                                                         di Gianfranco Vecchiato                                     

Ivrea si conosce anche attraverso la biografia di Adriano Olivetti.
Ci sono dei luoghi che si visitano con rispetto e riconoscenza ed a cui la Cultura, non solo architettonica, è allo stesso tempo grata ed orfana.
Se Egli fu un pioniere inimitabile tra gli imprenditori del Novecento, il tempo ad oltre 50 anni dalla morte, lo riconosce anche come una “Guida” per ritrovare un cammino fra tante strade perdute.
Vecchia fabbrica 
Olivetti in Mattoni
Olivetti era animato da una profonda etica, ereditata dalla famiglia, a cui aggiunse dei forti ideali.
Adriano Olivetti  1901/1960
Nella sua visione sociale, vedeva l’Urbanistica, l’Architettura e il Design come strumenti per tradurre in concreto le sue idee di impresa, per formare Comunità solidali, aperte alla cultura, consapevoli nelle scelte, generatrici di trasformazioni equilibrate fra ambiente, luoghi del lavoro e della residenza..
Nel contesto della fabbrica, Olivetti fece entrare i libri, gli spazi di lettura e di pensiero;
1958 Arch.Figini e Pollini 
Fabbrica Olivetti
entravano il cinema, ed entravano con l’architettura la luce, l’aria, il sole, il verde, il paesaggio.
L’enorme differenza con i luoghi dello sfruttamento e di degrado, descritti fin dal tempo di Charles Dickens e di Friedrich Engels, nella prima industria nascente, dove masse di lavoratori con pochi o nulli diritti, vivevano in periferie degradate e malsane, non era solo dovuta a nuove leggi sul lavoro, o dagli esempi che provenivano dai settori più avanzati in campo internazionale, ma provenivano anche dal dibattito che fin dagli anni ’20 e ‘30 si erano sviluppati con il “Movimento Moderno” in architettura, nella Bauhaus in Germania, nella costruzione di nuove città in Francia ed Inghilterra, dalle esperienze industriali negli Stati Uniti.
1958-Arch.Figini e Pollini. 
Uffici ad Ivrea
A questo imprenditore interessava contaminare in positivo le regole del dibattito civile.
Sentiamo quindi oggi, forse ancor più di quel 1960, in cui morì prematuramente, una acuta mancanza per quelle sue visioni sociali ed economiche, nei processi globali che stanno imponendo tante nuove povertà e specialmente uno scadimento della qualità del confronto culturale.
L’arretramento nei rapporti fra valori economici e valori della persona è, da tempo, un tema di attualità che a volte sembra galleggiare nel vuoto.
Olivetti spingeva l’esistente, oltre l’orizzonte politico della sua epoca, in una visione del mondo.
E trovò che l’Architettura e l’ Urbanistica, fossero in grado di tessere diversi vestiti alle idee che aveva in mente; le analisi e le gerarchie nei processi di trasformazione, si innestarono quindi nei suoi progetti con il compito di aggregare parti sempre più estese di società.
Era avanti nel tempo, come lo furono molti suoi progetti.
Dessau (Ger.) 
Edificio della Bauhaus 
Dopo i primi elaboratori Elea 9001 ed Elea 9002, nel 1958 produsse il primo calcolatore elettronico a transistor, l’Elea 9003, che poneva la “Olivetti” all’avanguardia nel mondo.
Ebbe più rapporti con l’architetto Le Corbusier, affidandogli all’inizio del 1960, l’incarico per il progetto di un nuovo stabilimento elettronico.
La sua morte e le vicende che ne seguirono, bloccarono tale progetto e tanti altri fermenti culturali.
Dessau (Ger.) Edificio della Bauhaus
Tuttavia di quella stagione e di quell’imprenditore, restano le fonti da cui attingere, in questo nostro tempo, nella peggiore crisi che gli economisti paragonano al 1929, per rilanciare non solo il lavoro con “l’ottimismo della volontà” ma una nuova stagione del design italiano che è stato a lungo, e ancora possiede, grandi capacità individuali.
Bisogna fare sistema, guidare la ricerca e l’innovazione ma cambiare nel profondo il rapporto fra investimenti e cultura.
E questo avviene sia attraverso i Musei, le Biblioteche, la Scuola, l’Arte, ma come insegnava Adriano Olivetti, anche attraverso la qualità degli investimenti e della produzione.

mercoledì 29 gennaio 2014

VIAGGIO IN EUROPA

         VIAGGIO IN EUROPA                                   di  Gianfranco Vecchiato


Venezia. Campo S.Tomà
Viaggiare per l'Europa e per il mondo, è divenuto per le ultime generazioni un fatto normale, molto diffuso e pacifico.   Questo fatto ha un carattere storico straordinario se guardiamo al Continente europeo diviso e lacerato dalla guerra e dalle divisioni ideologiche e militari fino alla fine del secolo scorso
In quest'epoca il confronto fra Nazioni,  si è spostato sul  valore delle loro economie e sulle capacità tecnologiche e culturali. 
Una competizione  che sta creando enormi cambiamenti nel campo del lavoro, di costume e di qualità di vita,  dove molte giovani generazioni paiono stremate  e con meno speranze di quelle che le hanno precedute.   Se le risorse interiori potessero essere aiutate dalle conoscenze e dalle valorizzazioni anche culturali di ciascun territorio, si potrebbero impegnare molte risorse e capacità per un grande fine riformatore e di sviluppo.
Paesaggio Dolomiti in Italia
Susa (TO) Statua di Cesare

Se guardiamo al  Mediterraneo dove si sono affacciate diverse antiche civiltà e sono nate tre religioni monoteiste: ebraica, cristiana, musulmana, troviamo tensioni fra popoli che nell'area dell'Africa stanno cercando di uscire dalle loro emarginazioni. Questo mare è stato sempre un crogiolo di popoli e di idee in movimento.  Nell'antichità romana, alla sua massima espansione, l'Impero andava dalla Britannia all'Africa settentrionale e dall'Atlantico fino al confine con il Regno dei Parti. In quell'epoca remota i romani chiamarono il Mediterraneo, "Mare Nostrum", segnando un periodo di grande espansione sul piano commerciale e marittimo, aprendo strade che servivano  al commercio e al controllo militare,  lasciando ai legionari, come premio di una vita al servizio di Roma,  campi e case su cui fondare nuove colonie, paesi e città. Luoghi ed itinerari ancora distinguibili dopo duemila anni.


Puglia: Alberobello :  "Trulli"
Costa Pugliese Sud-Italia 
Secoli di guerre, di dispersioni, di scambi commerciali, di pellegrinaggi religiosi, di scoperte tecniche, e delle Arti, della Letteratura, della Musica,  hanno contrassegnato molte generazioni.
Spesso divisi dalla lingua e dai costumi, infine anche da lotte religiose.
Nancy- Francia
L'Europa è apparsa a lungo un mosaico di stratificazioni dove si sono accentuate per molto tempo le diversità come carattere distintivo e di predominio.  
Divisioni che avevano origine fin dalla scuola, con il modo di insegnare la storia fatta  di poteri e di sottomissioni, di rivincite e di nazionalismi esasperati.
Dresda : la rinascita
Appartengo per luogo e cultura ad una parte d'Italia che è stata per mille anni governata dalla Repubblica di Venezia. Antica Città-Stato, protesa verso Oriente, lungo l'Adriatico e l'Egeo, e solo successivamente espansa per una parte nell'Italia del Nord, fino al fiume Adda, vicino a Milano.
Laguna di Venezia
Lo Stato batteva moneta, emanava leggi,  aveva un proprio esercito, una vasta flotta commerciale, la sua diplomazia con ambasciatori accreditati presso i maggiori Stati del mondo.
La Rivoluzione francese, che   fu il detonatore di un mondo nuovo in ascesa, fu anche una tempesta che raggiunse Venezia e la cancellò come entità politica indipendente.
Nasceva una nuova era industriale e masse di nuovi soggetti, che erano un tempo anonimi ed emarginati, ora reclamavano diritti e leggi ma specialmente nuove strutture sociali.
Tarazona (Spagna) Antico e moderno
La caduta di Venezia, non fu solo uno sfregio ed uno scempio per una antica struttura politica ed amministrativa, ma la dispersione del suo bagaglio culturale e sociale che riguardò tutto il territorio un tempo dentro ai confini dell' antico Stato.
Vitoria (Paesi Baschi.Spagna) 
Molte altre città europee hanno avuto analogo destino e subito  traumi e cambiamenti, per cause belliche od economiche. Molti centri storici  in Germania non esistono più.  Sorti analoghe lo hanno avuto città in Olanda, in Francia, in Spagna, in Polonia, in Russia, in tante realtà mescolate dalla storia.
L'Europa che aveva dato il meglio di sè nel campo dell'arte, della letteratura, del pensiero politico e  delle scoperte scientifiche, assunse nel XIX° secolo anche il volto di un Continente agitato da Irredentismi,  dalla creazione di nuovi Stati e dalle conquiste coloniali. Non va dimenticato.
Roma : Fontana presso Palazzo Farnese 


Nel Palazzo Ducale di Venezia, c'è la stanza dove sono rappresentate, lungo  enormi pareti, i Continenti e le terre scoperte e conosciute fino al XVIII° secolo.  Il Doge e il Maggior Consiglio avevano chiaro di quanto fosse minuta, in dimensione, l'antica Repubblica e pur grande in Storia, in Arte, in Cultura. 
                                                     Questo speravano sarebbe bastato a garantirne il rispetto.
Innsbruck (Austria )
La Storia ha insegnato che non fu così. Per questo la cultura Europea deve contaminare, in positivo, gli altri ma specialmente se stessa. 
L'Arte e la grande Architettura  dimostrano come si possa sopravvivere al tempo e come possiedano valori universali che testimoniano il passaggio fra generazioni.
Questo nostro tempo offre occasioni di grande apertura se la tecnica e l'economia avranno  leggi e pensieri in grado di dare qualità ai cambiamenti.
Il turismo può essere una risorsa se innesca un processo di trasformazione delle conoscenze e dei rapporti umani.
Una gran parte del nostro futuro risiede nella capacità di saper trasformare con qualità, i caratteri distintivi da cui provengono le radici culturali di ciascuno. 
Se l'Europa camminerà su queste dimensioni, seminerà  anche quella cultura che ha spesso raccolto e malamente disperso.
Circa 100mila architetti europei sono una risorsa o un inutile fardello?
Di cosa si occupano quotidianamente e come vengono impiegati? Non esiste un progetto coordinato e non si vive di soli concorsi. Bisognerebbe che uno sforzo straordinario, un processo di rilettura storica e culturale, seminasse e congiungesse i paesi europei, ripercorrendo idealmente gli itinerari dei "Grand Tour" del settecento ed ottocento, delle vie religiose, della abbazie, dei territori più autentici del continente. 
In una competizione che dopo quella militare, dopo quella economica, divenisse finalmente, soprattutto culturale. Un giacimento ricchissimo e vasto. Spesso ancora dimenticato.



martedì 28 gennaio 2014

IL SECOLO DELLE MACCHINE

IL SECOLO DELLE MACCHINE                           di Gianfranco Vecchiato
   

Riconquista dei giardini e dei parchi nella città: Kollhoff & Ovaska e M.Karch. Giardino al Berlin Museum. Concorso Viktoria. Berlino IBA 1980                                                                
Quando Leonardo da Vinci studiava i misteri della Natura e trasferiva nelle sue invenzioni ciò che la tecnologia della sua epoca non era ancora in grado di elaborare, non poteva immaginare che quattro secoli dopo le "macchine" avrebbero assunto un ruolo così importante ed "invadere" il mondo nella vita quotidiana. E' ancor più difficile oggi pensare cosa sarà del nostro pianeta non fra quattro secoli ma anche alla fine del XXI° secolo.
Tanto impressionante è il ritmo assunto dai cambiamenti e dallo sfruttamento delle risorse naturali che il clima della Terra, l'equilibrio ambientale, il costume sociale ed economico, le stesse identità dei popoli, stanno mutando in un modo che non ha riscontri nella storia.
Questi fenomeni producono conflitti sempre più interdipendenti, al punto da constatare come non vi sia stato il tempo per una parallela equilibrata mutazione sociale, filosofica, politica e religiosa, derivante dai processi in atto. 
Si sono spesso sostituiti i pensieri complessi e coordinati con le frammentazioni di esigenze e di valutazioni sul futuro.
Fra tanti problemi, quelli innescati dalla mobilità hanno assunto dimensioni a volte patologiche.
In questo sviluppo disordinato, alle discipline dell'architettura e dell'urbanistica, non possono bastare, quando ci riescono, il ricorrere ai contributi  derivanti dalla ricerca e dalla tecnologia.
Moto Guzzi. Sulla strada delle Dolomiti
Rifletteva quarant'anni or sono Alvar AAlto: "Si deve sempre ricercare una sintesi degli opposti... Quasi tutti gli incarichi progettuali comprendono decine, a volte centinaia o migliaia di fattori diversi e contraddittori, riuniti in un'armonia funzionale soltanto dalla volontà dell'uomo. Quest'armonia  non può essere raggiunta con strumenti diversi da quelli dell'arte".
I dibattiti sulla mobilità stanno generando contrasti sempre più laceranti fra amministrazioni e cittadini e molti architetti spesso manifestano, con disagio, contrapposizioni nel perseguire tali finalità.
Fintanto che i numeri dei veicoli non hanno raggiunto e superato livelli esponenziali di concentrazione, divenendo spesso una metastasi per il territorio, l'automobile ha aiutato a dare un senso di libertà individuale alle società in crescita, all'espansione del libero commercio, allo scambio di esperienze, al rapporto con lo spazio ed il tempo. In altre parole,  sono stati uno strumento che ha cambiato il mondo.  Ma come l'ha cambiato?  
Auto d'epoca: vicino a  Digione (Francia)
Oggi, imbottigliati per ore in serpentoni verso spiagge e montagne nei periodi estivi, chiusi nel traffico cittadino, limitati dai divieti progressivi di accesso a zone interdette al traffico, sospinti da una catena di autotreni ai margini di viabilità inadeguate, gli automobilisti sono divenuti essi stessi l'emblema di un tempo ossessivo, ingovernabile, stravolto nel paesaggio e con prospettive di una progressiva scomparsa di un territorio irriproducibile.
Che fare come cittadini e come architetti di fronte a questi problemi.  Bisogna capire che una gran parte dei problemi del traffico è in relazione con una scadente politica dei trasporti pubblici, alternativa ed efficace. Vanno perciò favorite le  proposte compatibili che spostino risorse su trasporti quali le metropolitane, i tram, le vie d'acqua, le piste ciclabili, la ferrovia, gli aereoporti, i parcheggi scambiatori, pianificando ed investendo in modo integrato risorse e ricerca.
Ma serve anche una politica commerciale e delle attività produttive strettamente intersecata con i contesti metropolitani e la rete dei servizi territoriali.
Park Biciclette a Vannes (Bretagna)
Ridurre ad esempio la realizzazione degli ipermercati e dei multisala cinematografici all'esterno delle città che, come ha più volte dichiarato l'architetto inglese Rogers, sulla base delle esperienze americane ed europee, producono l'effetto "ciambella" e cioè del vuoto al centro e le tensioni nelle aree di cintura. Infine vanno immessi sul mercato veicoli innovativi che sono disponibili nella tecnologia ma che la grande industria ha a lungo bloccato per le connessioni sul commercio mondiale degli interessi fra aziende petrolifere e le case di produzione automobilistica.
In Italia rilanciare su questi temi le capacità del Paese e dei progettisti in generale, unendo urbanisti e trasportisti, costituirebbe un grande volano all'economia.
Ricordiamo che l'Italia è in grave carenza di parcheggi multifunzionali e meccanizzati nelle città; si calcola che i circa 35 milioni di veicoli circolanti, manchino per 2/3 di posti parcheggio adeguato.
AAchen/Acquisgrana (Germania) : Park e Arredo urbano
E poi individuare una serie di forme innovative per colori e materiali nella componentistica elettronica e segnaletica che si riferisce ai diversi gradi di mobilità, per rendere riconducibili anche con questi elementi, i contesti in cui viviamo.   Sarebbero forme d'arte, che se pur minore, rientrano in quei casi che l'architetto Mies Van der Rhoe, riflettendo sulle apparenti distinzioni di valore richiamava come  : "Dio è nei dettagli". Il design italiano ha conosciuto stagioni importanti ed è tutt'ora un tratto distintivo della nostra capacità ed inventiva. Può servire, in questa drammatica stagione, per far tornare protagoniste le nostre medie e piccole imprese e servire, specialmente agli architetti, per una rinnovata volontà a partecipare ad una qualità di sintesi fra scienza, tecnica, forme d'arte che aiutino a mitigare le lacerazioni del nostro presente.



domenica 26 gennaio 2014

PAESAGGI PERDUTI : FRA GUERRE E MEMORIA


PAESAGGI PERDUTI                                    di Gianfranco Vecchiato    
        
Bassano /il Monte Grappa  fronte di guerra
Gorizia, San Michele, San Martino del Carso, Doberdò del Lago, monte Hermada, sono nomi che si incontrano in prossimità dell’attuale invisibile frontiera fra Italia e Slovenia.
Luoghi un tempo remoti dove finirono le loro vite, dalle due parti del fronte, migliaia di giovani.
Dopo una curva e un leggero pendio, si entra in una fitta vegetazione che in autunno acquista i colori infuocati del rosso e del giallo. Pare incredibile ma è accaduto.
“Si sta come d’Autunno sugli alberi le foglie… E’ il mio cuore il Paese più straziato…” Scriveva il fante poeta Giuseppe Ungaretti giunto nel 1915 sul Carso di Sagrado. “… Avevo davanti un paesaggio di desolazione, dove non c'era niente; era un pò 
Vegetazione a S.Michele del Carso
come il deserto: c’era il fango, poi c’erano dei pietroni ...  Il fango del Carso , come una delle cose più orribili che si possano immaginare: un fango liscio, rosso. Si sdrucciolava su quel fango e poi si rimaneva appiccicati…” Ricorre un secolo dall’inizio della “Grande Guerra” che provocò, secondo diverse stime oltre 17 milioni di morti, la caduta dell’Impero in Russia, in Austria-Ungheria, in Germania, di quello Ottomano, la crisi delle Democrazie occidentali, la nascita di nuove Nazioni, la germinazione di nuovi Nazionalismi, del Fascismo e dell’instabilità che portò poi al Nazismo, 
Cimitero di Redipuglia
Raccoglie 100.000 morti
(Gorizia)
alla guerra di  Spagna, ad un’altra e più devastante guerra mondiale. Cosa si legge peregrinando fra quegli Ossari, tra Paesaggi aspri che, sul fronte italiano, percorsero gallerie scavate nella roccia delle Dolomiti, sull’Altopiano dei 7 Comuni o lungo il Piave e fra le colline del Montello, in un itinerario fra memorie lontane, fissate da foto in bianco e nero, tra volti di rassegnato destino? Forse si legge la richiesta di non essere dimenticati. Anni fa visitando a Verdun, il monumento che i francesi
Fante tedesco 1915
eressero negli anni’20 ai caduti su quel terribile fronte, era stata allestita una mostra dove erano allineate le fotografie di anziani reduci che tenevano ciascuno in mano la foto della loro giovinezza in divisa. Erano dei “sopravvissuti” che senza retorica si mostravano al tempo nel declinare della loro esistenza a ricordare quanti ebbero spezzata la loro vita ed il loro destino. Nell'odierna
Cimitero Monumentale a Verdun
Europa, ancora attraversata da crisi e da tensioni, sarebbe importante riunire ciascuna memoria a quelle stratificazioni urbane, di arte e di vita quotidiana che sono state distrutte e cancellate da due guerre mondiali e che le ricostruzioni successive hanno sepolto e dimenticato. L'attuale  tecnologia
potrebbe fornire gli strumenti per questi obiettivi, e l’Architettura e il Design saprebbero certamente dare una immagine alla rilettura di paesaggi che sono  cambiati profondamente e intimamente anche per il caotico sviluppo edilizio di anni recenti. Una parte enorme del patrimonio culturale dell’Europa uscirebbe dall’oblio e dalla rimozione delle coscienze. Questo contributo collettivo attraverso il Continente, richiamerebbe le comuni radici e sarebbe la migliore sfida per dare profondità 
al futuro, che è sempre prodotto da stratificazioni a cui ogni generazione dà e toglie. Penso che  su questo nuovo “fronte” l’Architettura potrebbe fare la sua parte più autentica.      

Fronte italiano 1915/1918



Rovereto (TN) Cannone Austriaco accanto al Museo della Grande Guerra
Castello di S.Pelagio (PD): Museo dell'Aria. Ricostruzione del gruppo di aviatori che con G.D'Annunzio (al centro) volarono, in modo incruento, su Vienna il 9 agosto 1918, partendo dal campo di aviazione di   S.Pelagio.
Attualmente il Castello ospita in una serie di padiglioni la rassegna della storia dell'aviazione, dalla fine del '700 (primi palloni aerostatici) , fino ai giorni nostri. 
Sulle cime della Valsugana 1916
In marcia sul Monte Grappa
Resti di trincea oggi
Cimitero americano
in Normandia
Cimitero Britannico
in Italia
Berlino - Karlshorst
       Museo di Guerra Tedesco-Russo  

Caen  1945
Dresda 1945
Stalingrado 1945
Vienna 1945
Rotterdam 1945 
Coventry 1945 
Varsavia 1945
Treviso 1945

Padova 1945
Fiori sulle trincee
Omaggio a tutti i caduti
di ogni nazionalità