martedì 28 gennaio 2014

IL SECOLO DELLE MACCHINE

IL SECOLO DELLE MACCHINE                           di Gianfranco Vecchiato
   

Riconquista dei giardini e dei parchi nella città: Kollhoff & Ovaska e M.Karch. Giardino al Berlin Museum. Concorso Viktoria. Berlino IBA 1980                                                                
Quando Leonardo da Vinci studiava i misteri della Natura e trasferiva nelle sue invenzioni ciò che la tecnologia della sua epoca non era ancora in grado di elaborare, non poteva immaginare che quattro secoli dopo le "macchine" avrebbero assunto un ruolo così importante ed "invadere" il mondo nella vita quotidiana. E' ancor più difficile oggi pensare cosa sarà del nostro pianeta non fra quattro secoli ma anche alla fine del XXI° secolo.
Tanto impressionante è il ritmo assunto dai cambiamenti e dallo sfruttamento delle risorse naturali che il clima della Terra, l'equilibrio ambientale, il costume sociale ed economico, le stesse identità dei popoli, stanno mutando in un modo che non ha riscontri nella storia.
Questi fenomeni producono conflitti sempre più interdipendenti, al punto da constatare come non vi sia stato il tempo per una parallela equilibrata mutazione sociale, filosofica, politica e religiosa, derivante dai processi in atto. 
Si sono spesso sostituiti i pensieri complessi e coordinati con le frammentazioni di esigenze e di valutazioni sul futuro.
Fra tanti problemi, quelli innescati dalla mobilità hanno assunto dimensioni a volte patologiche.
In questo sviluppo disordinato, alle discipline dell'architettura e dell'urbanistica, non possono bastare, quando ci riescono, il ricorrere ai contributi  derivanti dalla ricerca e dalla tecnologia.
Moto Guzzi. Sulla strada delle Dolomiti
Rifletteva quarant'anni or sono Alvar AAlto: "Si deve sempre ricercare una sintesi degli opposti... Quasi tutti gli incarichi progettuali comprendono decine, a volte centinaia o migliaia di fattori diversi e contraddittori, riuniti in un'armonia funzionale soltanto dalla volontà dell'uomo. Quest'armonia  non può essere raggiunta con strumenti diversi da quelli dell'arte".
I dibattiti sulla mobilità stanno generando contrasti sempre più laceranti fra amministrazioni e cittadini e molti architetti spesso manifestano, con disagio, contrapposizioni nel perseguire tali finalità.
Fintanto che i numeri dei veicoli non hanno raggiunto e superato livelli esponenziali di concentrazione, divenendo spesso una metastasi per il territorio, l'automobile ha aiutato a dare un senso di libertà individuale alle società in crescita, all'espansione del libero commercio, allo scambio di esperienze, al rapporto con lo spazio ed il tempo. In altre parole,  sono stati uno strumento che ha cambiato il mondo.  Ma come l'ha cambiato?  
Auto d'epoca: vicino a  Digione (Francia)
Oggi, imbottigliati per ore in serpentoni verso spiagge e montagne nei periodi estivi, chiusi nel traffico cittadino, limitati dai divieti progressivi di accesso a zone interdette al traffico, sospinti da una catena di autotreni ai margini di viabilità inadeguate, gli automobilisti sono divenuti essi stessi l'emblema di un tempo ossessivo, ingovernabile, stravolto nel paesaggio e con prospettive di una progressiva scomparsa di un territorio irriproducibile.
Che fare come cittadini e come architetti di fronte a questi problemi.  Bisogna capire che una gran parte dei problemi del traffico è in relazione con una scadente politica dei trasporti pubblici, alternativa ed efficace. Vanno perciò favorite le  proposte compatibili che spostino risorse su trasporti quali le metropolitane, i tram, le vie d'acqua, le piste ciclabili, la ferrovia, gli aereoporti, i parcheggi scambiatori, pianificando ed investendo in modo integrato risorse e ricerca.
Ma serve anche una politica commerciale e delle attività produttive strettamente intersecata con i contesti metropolitani e la rete dei servizi territoriali.
Park Biciclette a Vannes (Bretagna)
Ridurre ad esempio la realizzazione degli ipermercati e dei multisala cinematografici all'esterno delle città che, come ha più volte dichiarato l'architetto inglese Rogers, sulla base delle esperienze americane ed europee, producono l'effetto "ciambella" e cioè del vuoto al centro e le tensioni nelle aree di cintura. Infine vanno immessi sul mercato veicoli innovativi che sono disponibili nella tecnologia ma che la grande industria ha a lungo bloccato per le connessioni sul commercio mondiale degli interessi fra aziende petrolifere e le case di produzione automobilistica.
In Italia rilanciare su questi temi le capacità del Paese e dei progettisti in generale, unendo urbanisti e trasportisti, costituirebbe un grande volano all'economia.
Ricordiamo che l'Italia è in grave carenza di parcheggi multifunzionali e meccanizzati nelle città; si calcola che i circa 35 milioni di veicoli circolanti, manchino per 2/3 di posti parcheggio adeguato.
AAchen/Acquisgrana (Germania) : Park e Arredo urbano
E poi individuare una serie di forme innovative per colori e materiali nella componentistica elettronica e segnaletica che si riferisce ai diversi gradi di mobilità, per rendere riconducibili anche con questi elementi, i contesti in cui viviamo.   Sarebbero forme d'arte, che se pur minore, rientrano in quei casi che l'architetto Mies Van der Rhoe, riflettendo sulle apparenti distinzioni di valore richiamava come  : "Dio è nei dettagli". Il design italiano ha conosciuto stagioni importanti ed è tutt'ora un tratto distintivo della nostra capacità ed inventiva. Può servire, in questa drammatica stagione, per far tornare protagoniste le nostre medie e piccole imprese e servire, specialmente agli architetti, per una rinnovata volontà a partecipare ad una qualità di sintesi fra scienza, tecnica, forme d'arte che aiutino a mitigare le lacerazioni del nostro presente.



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