giovedì 30 gennaio 2014

ADRIANO OLIVETTI : Il passato che ritorna

           ADRIANO OLIVETTI: IL PASSATO CHE RITORNA   
                                                         di Gianfranco Vecchiato                                     

Ivrea si conosce anche attraverso la biografia di Adriano Olivetti.
Ci sono dei luoghi che si visitano con rispetto e riconoscenza ed a cui la Cultura, non solo architettonica, è allo stesso tempo grata ed orfana.
Se Egli fu un pioniere inimitabile tra gli imprenditori del Novecento, il tempo ad oltre 50 anni dalla morte, lo riconosce anche come una “Guida” per ritrovare un cammino fra tante strade perdute.
Vecchia fabbrica 
Olivetti in Mattoni
Olivetti era animato da una profonda etica, ereditata dalla famiglia, a cui aggiunse dei forti ideali.
Adriano Olivetti  1901/1960
Nella sua visione sociale, vedeva l’Urbanistica, l’Architettura e il Design come strumenti per tradurre in concreto le sue idee di impresa, per formare Comunità solidali, aperte alla cultura, consapevoli nelle scelte, generatrici di trasformazioni equilibrate fra ambiente, luoghi del lavoro e della residenza..
Nel contesto della fabbrica, Olivetti fece entrare i libri, gli spazi di lettura e di pensiero;
1958 Arch.Figini e Pollini 
Fabbrica Olivetti
entravano il cinema, ed entravano con l’architettura la luce, l’aria, il sole, il verde, il paesaggio.
L’enorme differenza con i luoghi dello sfruttamento e di degrado, descritti fin dal tempo di Charles Dickens e di Friedrich Engels, nella prima industria nascente, dove masse di lavoratori con pochi o nulli diritti, vivevano in periferie degradate e malsane, non era solo dovuta a nuove leggi sul lavoro, o dagli esempi che provenivano dai settori più avanzati in campo internazionale, ma provenivano anche dal dibattito che fin dagli anni ’20 e ‘30 si erano sviluppati con il “Movimento Moderno” in architettura, nella Bauhaus in Germania, nella costruzione di nuove città in Francia ed Inghilterra, dalle esperienze industriali negli Stati Uniti.
1958-Arch.Figini e Pollini. 
Uffici ad Ivrea
A questo imprenditore interessava contaminare in positivo le regole del dibattito civile.
Sentiamo quindi oggi, forse ancor più di quel 1960, in cui morì prematuramente, una acuta mancanza per quelle sue visioni sociali ed economiche, nei processi globali che stanno imponendo tante nuove povertà e specialmente uno scadimento della qualità del confronto culturale.
L’arretramento nei rapporti fra valori economici e valori della persona è, da tempo, un tema di attualità che a volte sembra galleggiare nel vuoto.
Olivetti spingeva l’esistente, oltre l’orizzonte politico della sua epoca, in una visione del mondo.
E trovò che l’Architettura e l’ Urbanistica, fossero in grado di tessere diversi vestiti alle idee che aveva in mente; le analisi e le gerarchie nei processi di trasformazione, si innestarono quindi nei suoi progetti con il compito di aggregare parti sempre più estese di società.
Era avanti nel tempo, come lo furono molti suoi progetti.
Dessau (Ger.) 
Edificio della Bauhaus 
Dopo i primi elaboratori Elea 9001 ed Elea 9002, nel 1958 produsse il primo calcolatore elettronico a transistor, l’Elea 9003, che poneva la “Olivetti” all’avanguardia nel mondo.
Ebbe più rapporti con l’architetto Le Corbusier, affidandogli all’inizio del 1960, l’incarico per il progetto di un nuovo stabilimento elettronico.
La sua morte e le vicende che ne seguirono, bloccarono tale progetto e tanti altri fermenti culturali.
Dessau (Ger.) Edificio della Bauhaus
Tuttavia di quella stagione e di quell’imprenditore, restano le fonti da cui attingere, in questo nostro tempo, nella peggiore crisi che gli economisti paragonano al 1929, per rilanciare non solo il lavoro con “l’ottimismo della volontà” ma una nuova stagione del design italiano che è stato a lungo, e ancora possiede, grandi capacità individuali.
Bisogna fare sistema, guidare la ricerca e l’innovazione ma cambiare nel profondo il rapporto fra investimenti e cultura.
E questo avviene sia attraverso i Musei, le Biblioteche, la Scuola, l’Arte, ma come insegnava Adriano Olivetti, anche attraverso la qualità degli investimenti e della produzione.

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