mercoledì 11 settembre 2019

CENTRO STORICO

CENTRO STORICO         di Gianfranco Vecchiato

Centro storico di Venezia
Centro storico di Malaga
Il "Futuro è nella Storia". Questo pensiero espresso in un convegno  sul tema della città storica, sostiene che per affrontare le complessità dei valori che sono a confronto nel nostro tempo occorrono  conoscenze, sensibilità e scelte di campo. Nei primi decenni del Novecento in particolare in Italia durante il fascismo, diversi centri storici vennero fortemente modificati  a volte con opere di notevole valore architettonico ma  influenzate da una mistica ideologica di regime. La questione si ripropose peggiorata nel dopoguerra, dove a causa dei bombardamenti e di ricostruzioni  speculative ed emergenziali, il tema del recupero posto dal mondo professionale, accademico e  
Centro storico Parma
   amministrativo rincorreva  un pensiero politico in generale piuttosto arretrato. Ciò è dimostrato dai difficili rapporti che tutt'ora si hanno nel definire le relazioni tra gli spazi pubblici e privati nel campo dell'architettura e in quello dell'urbanistica. Si è quindi rivelato illusorio ritenere che nel confronto tra società e territori complessi le risposte migliori possano provenire da normative spesso astratte o da deroghe urbanistiche guidate da
Centro storico di Vicenza
valutazioni economiche  che, se non producono cultura,  innestano false innovazioni in  tessuti urbani e storici spesso già compromessi. Per tali motivi la Presidente INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) Giulia Viviani, ha espresso la convinzione che nell'intervenire su brani di città e per cercare di costruire un nuovo paesaggio, occorra   utilizzare degli ingredienti culturali. Essi sono costituiti dal metodo della ricerca e dell'analisi della storia di un luogo,  guidati dalla "memoria". Questi sono gli elementi generatori di un processo inteso come "evolutivo" a cui si affianca  il concetto di "città
Centro storico di Genova
porosa" e cioè di una idea che in qualsiasi luogo si debba progettare iniziando prima dalla sua comprensione urbana,  per giungere solo dopo ad inserirvi una proposta architettonica. I confronti e il dialogo possono aiutare a migliorare le analisi specialmente in un "centro storico" che può essere definito anche come un "promotore di prossimità" perché in esso avvengono fusioni e scambi tra colori, attrattività, densità e funzioni. In tal modo si possono sperimentare nuovi pensieri che generano nuove scene urbane.
Centro storico di Roma
Si dovrà quindi lavorare non più come un tempo sui piani particolareggiati ma sulla tridimensionalità degli spazi, con nuove tecnologie che rendano più comprensibili gli esiti immaginati. L'art.2 e l'art.9 della Costituzione italiana indicano chiaramente come l'ambiente e la cultura siano al centro dei rapporti tra diritti individuali e beni collettivi. Trascurare quindi la memoria facendo prevalere  la scelta del solo presente è un modo per sconfessare e ignorare anche il futuro, partendo dall'assunto che tanto noi non ci saremo. Questo è stato definito un "alzheimer sociale" che distrugge la memoria e
Centro storico di Brescia
quindi il suo e nostro futuro. Un altro aspetto è quello della "sussidiarietà "orizzontale che si contrappone alla logica del profitto e della globalizzazione dei mercati e dei prodotti, sostituendoli con quelli della "solidarietà sociale" dei singoli. Salvatore Settis nel suo libro sulla morte delle città, ricorda come tale evento avviene quando i luoghi perdono la memoria della gente che li abita, non sostituibili con i riferimenti monumentali descritti dai libri. Anche la riduzione di centri storici a "parchi a tema" a causa del turismo ha prodotto danni irreversibili in molte città, come a Venezia ed a Firenze. L'importanza della memoria è perciò data dal fatto di non essere normata perché non la incontri ma la possiedi. 
Centro storico di  Viterbo
Perciò tecnicamente un eccesso di normative non risolve il problema ma spesso lo aggrava. Occorre progettare  in equilibrio tra storia e memoria, tra norme e domande di partecipazione, non trasformando o vedendo il cittadino prevalentemente come un consumatore di beni e di servizi. Fu l'urbanista Giovanni Astengo a coniare il termine di "centro storico" nel documento della Carta di Gubbio del 1961 che ebbe una evoluzione negli anni '70 quando si cercò di superare  la genericità di tale termine. Si
Centro storico di Urbino
allargò  il concetto di "centro" al "territorio storico" per le genesi biunivoche con la identità e con i valori degli spazi pubblici e non solo degli edifici storici. Inoltre si cercò di superare l'idea della immobilità del centro storico perché la storia evolve e si riteneva di dover  superare, in determinati casi, l'antinomia tra antico e nuovo. Un argomento assai dibattuto e che ha inserito a volte processi di squilibrio e di incompatibilità lessicale architettonica, tollerata e anche suggerita  dalla autonomia di Soprintendenze locali. Decisioni non sempre condivise dalla Opinione Pubblica come fu nel caso dell'ampliamento dell'Hotel Santa Chiara a Venezia o per interventi a La Spezia, a Firenze, a Roma, e in altri centri storici minori. E' un tema rilevante se si considera che nella sola Regione italiana del Veneto, sono stati censiti più di quattromila centri storici.
Centro storico di Napoli
Molti di essi si sono nel tempo svuotati di abitanti a causa dei centri commerciali che ne hanno impoverito le attività commerciali tradizionali o per i costi fiscali elevati o per la scarsa accessibilità ritenuta incompatibile con l'odierno stile di vita. Vi sono anche molti casi che al contrario avvantaggiano i centri storici in chi li ritiene lo scrigno di valori antichi, ne vede la unicità compositiva, artistica, urbana e ne apprezza la forza di coesione sociale che essi emanano. Ogni centro storico è  diverso da un altro ed è uno specchio  della  coscienza, della  cultura e del senso dato al tempo di chi lo ha costruito nei secoli da generazioni. Essi sono l'elemento identitario per una Comunità, un DNA urbano. 

Michelangelo Cappella Sistina: la creazione
Quando li attraversiamo, guardando ciò che i secoli hanno modellato e trasmesso ai nostri giorni tornano alla mente alcuni passi della Bibbia:   " Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo... c'è un tempo per nascere e un tempo per morire...Mi sono accorto che nulla c'è di meglio per l'uomo che godere delle sue opere, perché questa è la sua sorte. Chi potrà infatti condurlo a vedere ciò che avverrà dopo di lui? "  Ebbene a questa domanda c'è una
Centro storico di Gubbio
parziale risposta. Il valore che ci trasmette un territorio storico è dato dalla quantità di Culture che stratificatesi, contiene. Questo consente di immaginare  che ci sono valori  che superando il limite temporale delle generazioni in transito, lasciano i  segni della nostra presenza sulla Terra. Quella Terra di cui dovremmo essere sempre consapevoli, come sosteneva  Andy Warhol,   che " averla e non rovinarla sia la più bella forma d'arte che si possa desiderare."



Centro storico di Mantova