mercoledì 12 giugno 2019

UMBERTO I°

UMBERTO I°               di Gianfranco Vecchiato

Re Umberto I°  (1844/1900)
Il quadrato di Villafranca (Fattori)
Umberto I°, fu il secondo Re dell'Italia unita. Nacque a Torino nel 1844 e morì a Monza ucciso dall' anarchico Gaetano Bresci, il 29 luglio 1900.  In gioventù si distinse per coraggio quando, nel 1866 durante la 3^ guerra di indipendenza, si trovò circondato dalla cavalleria austriaca. L'episodio immortalato da un quadro di Giovanni Fattori, lo vede ritto al centro di suoi reparti chiusi in quadrato, sostenere l'assalto di  Ulani, nei pressi di Villafranca. Al suo nome fu intitolata in Italia una tendenza artistica ed architettonica negli ultimi vent'anni del XIX° secolo: lo  stile "umbertino" che fu eclettico e neobarocco, e che in forme accademiche si ispirava al rinascimento italiano. Poi vennero il Liberty e l'Art Decò. Roma, Firenze, Torino e Milano,  presentano diversi edifici pregevoli di quell'epoca.
Mestre:Torre civica 1906
Roma: Palazzo Koch 1890
A Roma un esempio è il Palazzo di Giustizia dell'architetto Guglielmo Calderini  del 1884 e  Palazzo Koch sede della Banca d'Italia progettato dall'architetto Gaetano Koch nel 1890; a Milano abbiamo la Galleria Vittorio Emanuele II°. Re Umberto ebbe
 opposti appellativi: "Re Buono", per aver abolito la pena di morte e per l'opera di soccorso alla popolazione napoletana colpita dal colera nel 1884 e di "Re Mitraglia", datogli dagli anarchici, per le repressioni brutali autorizzate nel 1888 a Milano che sfociarono in decine di morti per le cannonate del generale Bava Beccaris  sulle masse popolari che protestavano in
Primo padiglione Umberto I° 1906
strada. Tuttavia la sua uccisione suscitò forti 
emozioni nel Paese e tra le parole di affetto, vi furono anche quelle del poeta Giovanni Pascoli che gli dedicò l'Ode "Al Re Umberto". Si scrisse: "gli volevamo più bene di quanto credessimo". Quella tragedia diffuse il suo nome  nella toponomastica di  strade, piazze, edifici pubblici,  monumenti e lapidi. Anche a Mestre la "Piazza Maggiore" mutò il suo nome in  Piazza Umberto I°, che rimase fino al settembre del 1943 per divenire fino all'aprile del 1945 Piazza Ettore Muti  un gerarca  ed eroe militare e infine dal maggio 1945 intitolata ad Erminio Ferretto, un giovane partigiano ucciso dalle Brigate Nere il 6 febbraio 1945. "Sic transit..." Svanite diverse generazioni, il nome di Umberto I° porta a radici lontane nel tempo.
vecchio ingresso ospedale
Così per l'ex area ospedaliera che sorse nel 1906 nel
Inaugurazione padiglione Cecchini 
centro di Mestre con un primo padiglione sanitario costruito per volontà di una cerchia di cittadini locali a cui si aggiunse il concorso di popolo. Il primo tassello dell'ospedale sorse su un'area che si trovava dietro a piazza Umberto I°. Un'area con una storia antica e che nel corso dei secoli aveva visto sorgere prima un castrum romano, poi un Castello trevigiano ai confini della Marca,  che sostenne assedi in guerre tra gli Scaligeri, i Da Camino, poi da Ezzelino da Romano, dai Tempesta di Noale. Un secondo Castello, il Castelnuovo,  fu eretto a qualche centinaia
Ospedale all'Angelo : Arch. E. Ambasz 2004
di metri accanto, munito di 15 torri e quando Venezia nel 1338 subentrò a Treviso nella dominazione del territorio,  il primo Castelvecchio venne gradualmente abbandonato. Nel 1455 la Repubblica fece dono ai Canonici di S.Salvatore degli avanzi di quanto ne restava e delle sue adiacenze. Essi costruirono una chiesa e quindi rifecero un ponte in pietra sopra il fiume Marzenego sulla strada antica denominata  del castelvecchio, che conduceva verso la chiesa posta in Piazza Maggiore. Quando i francesi occuparono Venezia nel 1797 e misero fine ad una millenaria storia politica e
Mestre: Interno dell'Ospedale
culturale,  molti beni ecclesiastici vennero chiusi. Così accadde per il Convento di S.Salvatore. Quel primo edificio ospedaliero, aveva 32 letti in quattro cameroni, una sala operatoria, due refettori, una cucina ed altri servizi. Le aree attorno erano ancora coltivate a vigneto.   In pochi anni si aggiunsero altri due padiglioni: il Cecchini che fu costruito in parallelo ad una nuova strada e che ebbe l'ingresso principale del complesso sanitario e un terzo stabile il De Zottis, adibito a reparto sanatoriale, posto sulle rive del fiume Marzenego. Alla metà degli anni trenta, suddivisi per specializzazioni si era giunti a circa 250 letti. L'ospedale si ingrandì seguendo la crescita urbana e demografica vertiginosa e  in maniera caotica così come avveniva per  
Mestre e per il suo hinterland. 
Sommando reparti a reparti, saturando tutti gli spazi aperti e ormai insufficienti ai bisogni. Il dibattito sul suo spostamento in un'altra area esterna al centro e di un nuovo ospedale era iniziato già nel '24/'25, tra accese contrapposizioni e accuse di speculazioni immobiliari. La previsione di Piano Regolatore fu interrotta dalla guerra nel 1940. Nei decenni che seguirono a Mestre e nella sua cintura urbana, con l'espansione della zona industriale di Marghera, si
Mestre: Ponte del Castelvecchio
giunse nel 1972 a  210mila abitanti. Per alcuni decenni si convisse con nuovi padiglioni, con parti restaurate, mentre le proposte di un nuovo ospedale furono 
presentate e bloccate. Non si trovava l'accordo sull'area e sulle sue caratteristiche. Un progetto firmato da Carlo Aymonino, che fu il risultato di 4 mani progettuali, affidate secondo logiche di appartenenza politica, si fermò e decadde.  La situazione divenne insostenibile,  e a quel punto  una comune volontà politica consentì all'ASL di indire una gara di projet financig che permise nel 2002 di dare inizio ai lavori  per un nuovo Ospedale di Mestre in un'area esterna, che si completò nel 2008.
Demolizione padiglioni 2009
Questa  opera progettata dagli architetti  Emilio Ambasz
Ospedale Umberto I 1966
ed Alberto Altieri sorge su  12 ha di terreni ed ha una volumetria di oltre 620mila mc. Pur essendo un ospedale giudicato tra i più moderni d'Europa, ha manifestato diversi errori progettuali e di  sostenibilità finanziaria. Tuttavia il tema e il problema si  trasferì sull'area che fu la sua antica sede storica. Qui fu indetto un concorso internazionale di idee per una rigenerazione urbana e strategica dell'area, seguendo le indicazioni urbanistiche approvate dal Consiglio

Comunale. Schede risultate in parte fuorvianti per i partecipanti al concorso: troppi volumi e poca attenzione alla storia del luogo. 
Prospettiva notturna progetto vincitore
Progetto vincitore arch. G.Lombardi
Il progetto vincitore   dell'architetto Giorgio Lombardi, fu segnato dalla sventura. Egli morì all'improvviso il giorno della proclamazione della sua vittoria.  Le imprese  che acquistarono i 5 Ha avevano le migliori intenzioni. Dopo aver iniziato le demolizioni di gran parte delle strutture ospedaliere, salvo i tre padiglioni vincolati,  nel 2009  si fermarono travolte dalla crisi finanziaria e immobiliare. Inutilmente le Amministrazioni comunali  cercarono di favorirne la ripresa aumentando le già considerevoli superfici edificabili, che lievitarono fino alla previsione di circa 195mila mc.
Proposte su area ex ospedale
Da allora si è aperto un "buco nero" in centro città, che ha causato degrado e abbandono, tamponato  attrezzando provvisoriamente a parcheggio scoperto una parte di quell'area. Le banche creditrici non hanno poi trovato acquirenti disposti a dare valore di mercato che è  stato fatto scendere dai 51 milioni di Euro pagati inizialmente, fino a 15 milioni. In queste settimane si è aperta un'asta fallimentare e tra qualche settimana si dovrebbe sapere chi saranno i nuovi acquirenti. Intanto Associazioni e cittadini si sono mobilitati chiedendo che il Comune acquisisca l'area visto il vantaggioso valore di vendita e ha preso vigore  lo slogan dell'area come Bene Comune.
Arch. Luca Battistella: proposta nuovo assetto urbano
Mestre: un nuovo borgo su area ex ospedale 


Fino ad oggi invano. Si attende l'esito della vendita all'asta. Mentre in altre zone della città le destinazioni alberghiere, generano  rialzi speculativi per centinaia di milioni, superiori al 600% dei valori iniziali, su quest'area centrale si fatica a trovare acquirenti per 15 milioni ! Qualcosa non va. I temi sono riassumbili in tre punti: A) l'area storica e tre padiglioni vincolati dovranno avere funzioni di pubblico interesse. Gli esempi non mancano: per ospitare mostre in accordo con la Biennale, per spazi scolastici, per residenza sociale, per uffici e servizi, per attività sportive, per verde pubblico, per richiamare l'antica presenza del Castelvecchio, per recuperare il tracciato dell'antica via medioevale; B) essendo accanto al centro storico, la  simbologia e l'architettura divengono essenziali ed è interesse pubblico che l'immagine sia di assoluta qualità; C) gli spazi di relazione sociale, le piazze interne, i negozi, le attività artigiane, i ristoranti, gli appartamenti residenziali o turistici, le strutture pubbliche, i parcheggi, debbono essere pensati in misura moderata e in funzione  del centro come polo attrattore che segni il nostro tempo  e il valore del suo passato. Serve quindi un ampio confronto ed un nuovo Concorso di architettura essendo fallito il precedente anche per l'eccesso di carico urbanistico che possedeva il  bando. Esempi in Europa e nel mondo ci sono per tali obiettivi.  
Diversi luoghi possono ispirare con le loro proposte di architettura contemporanea: a Graz, a Barcellona, a Bratislava, a Praga, a Stoccarda, ad Amsterdam...  E anche a Mestre dove il progetto del nuovo Museo M9 , che si trova a poche centinaia di metri di distanza dall'area ex ospedaliera, è stato il frutto di un concorso riuscito, pur con un recupero non privo di criticità.
Proposte su area ex ospedale
Il progetto vincitore di Lombardi portava in sé diversi limiti: le eccessive altezze di tre edifici, l'indifferenza sostanziale per le preesitenze, una idea progettuale che risulta invecchiata anzitempo e in parte fuori mercato. Di fronte allo stallo attuale ricordo che lo storico Rettore dell'Università di Architettura di Venezia, Giuseppe Samonà, sosteneva che una urbanistica partecipata deve procedere e completarsi  con la visione dell'architettura e che le proposte e le idee provenienti dai cittadini possono convergere ed aiutare  quelle dei progettisti. 
Quando l'architettura e 
Proposta su area ex ospedale
l'urbanistica stanno insieme alla storia, spesso sanno generare e costruire  visioni di contemporaneità che  legandosi alla memoria, possono esprimere e raccontare con le loro forme un poesia urbana che dura nel  tempo con spazi identitari riconoscibili.   E questa sarebbe la migliore eredità da lasciare alle future generazioni contro la fragilità del nostro labile presente.
P.S. A metà luglio l'asta fallimentare ha aggiudicato l'area, alla società
Supermercato ad Onè di Fonte (TV) 2019
padovana della catena di supermercati Alì. La impresa familiare Canella se l'è quindi aggiudicata per 26,5 milioni di €. La società ha la sua "mission"" nel settore commerciale che è fortemente presente nelle schede urbanistiche dell'area, con oltre 16.000 mq in un contesto articolato e multiuso. E' una grande dimensione che presenta molte criticità all'indotto del centro della città: traffico, servizi,  attività esistenti, logistica e forma.   Questa complessa operazione urbanistica  è quindi anche una sfida per chi l'ha accettata e si spera che ne sia all'altezza. Viene
dalla Società portato come esempio un loro supermercato di 2500 mq da essi realizzato recentemente ad Onè di Fonte in provincia di Treviso. Si tratta di un  progetto con valenze tipologiche ed  ecologiche interessanti ma di limitata complessità rispetto ai temi dell'area mestrina. Servirà quindi un salto di qualità da parte dei soggetti interessati, sia privati che pubblici e anche delle Associazioni che in modo sparso si sono espresse sull'argomento. Per i progettisti chiamati a confrontarsi con la Comunità, converrà ricordare quanto disse l'architetto Ernesto Rogers (1909/1969) che con lo Studio BBPR progettò la Torre Velasca a Milano, un esempio rimasto ineguagliato nel panorama nazionale: "l'architettura è una armonica composizione di elementi nello spazio per corrispondere ad un determinato fine pratico".  Per creare architetture non basta quindi solo una buona edilizia. Occorre che ancora prima che ai contemporanei si risponda ad una osservazione già fatta da Etienne Louis Boullè nel 1780, che pose l'interrogativo: " Cos'è l'architettura? La definirò io, con Vitruvio, l'arte del costruire? Certamente no. Vi è in questa definizione un errore grossolano. Vitruvio prende l'effetto per la causa. Architettura è invece la concezione dell'opera che ne precede sempre l'esecuzione."  Un  "concepimento", una nuova nascita urbana, è quella che occorre gestire su quell'area dove permane l'antico DNA che ha generato Mestre.  


Mestre: Ex chiostro Museo M9
Mestre: il Museo M9:
Mestre: Museo M9
Mestre: Torre civica 2010

Le antiche mura del Castelnuovo:
Mestre: resti delle mura del Castelnuovo