venerdì 27 febbraio 2015

CARPE DIEM

CARPE DIEM                      di   Gianfranco Vecchiato               


Quinto Orazio Flacco
65 a.C./8 a.C.
Il poeta latino Quinto Orazio Flacco vissuto tra il 65 e l'8 a.C. scrisse: " Dum loquimur fugerit invidia aetas: carpe diem, quam minimum credula postero". (Mentre parliamo il tempo sarà già fuggito, come se ci odiasse: cogli l'attimo, confidando il meno possibile nel domani). Egli rese chiara, con questo celebre verso, la precarietà della vita fatta di tanti istanti e di realtà mutevoli. Questo destino mentre spinge alcuni ad agire e ad affannarsi per obiettivi di breve termine, vede altri dedicare la vita al pensiero filosofico, a studi scientifici, a meditazioni contemplative,  al tempo di chi verrà dopo di noi. Il "carpe diem" di Orazio può quindi essere interpretato in altro modo: quello di "rubare il giorno" (al tempo) per migliorare se stessi e le società in cui viviamo. Quando le differenze sociali pongono le persone davanti a problemi ed a domande  riguardo alla vita cosa si può "rubare" al tempo quando non si ha quasi niente da offrire?  In molti emarginati si fa strada la rassegnazione o la rivolta per cambiare il destino mentre la vita si accorcia e sollecita quel "carpe diem" che è in ciascuno di noi. Erodendo le basi culturali si indeboliscono gli strumenti di democrazia e si alimentano la delinquenza e la malavita che si servono di queste condizioni per muovere denaro "sporco" e occupare territori e settori economici. Sui problemi irrisolti prosperano gli strumenti illegali : investimenti speculativi immobiliari, il gioco d'azzardo, la prostituzione, il commercio illegale e la droga. È un Carpe diem violento che gli Stati cercano di controllare regolando ad esempio i settori dei giochi e delle scommesse e gli investimenti immobiliari che mescolano l'edilizia  e il riciclaggio del denaro proveniente dal malaffare. Facendo le debite distinzioni, molti interessi sono andati in mega progetti urbanistici di Città del divertimento che contano sul turismo e sulla attrazione al gioco ed alle trasgressioni. E' noto, ad esempio,  che la città di Las Vegas nello Stato del Nevada, sia stata nelle origini il luogo privilegiato per  investimenti provenienti dal denaro della mafia americana.
Las Vegas  (The Venetian)
Fondata come villaggio ferroviario nel 1905 in un panorama semi desertico,  dopo che nel 1931  fu legalizzato il gioco d'azzardo,  vennero aperti hotel e casinò  e nacque il suo mito.  Il progenitore  fu il Flamingo Hotel , sorto nel 1946, a cui seguirono innumerevoli altri investimenti. Crebbe   la fama di città del vizio che con il tempo l'Amministrazione locale ha cercato in ogni modo di cancellare. Lo sviluppo  è stato imponente ed ha dato risultati sorprendenti sul piano economico: immensi centri commerciali ed enormi case da gioco, attirano milioni di turisti in questa città artificiale che ospita anche congressi  e concerti internazionali. Centinaia di edifici bizzarri e imitazioni di monumenti famosi nel mondo come la Tour Eiffel di Parigi, le Piramidi, la Statua della Libertà sono  tra le  sue attrattive turistiche.  C'è anche una Venezia kitch, dentro al complesso del "The Venetian" che contiene canali d'acqua con  gondolieri che portano fino ad una artificiale Piazza San Marco  completa di campanile !  Il modello Las Vegas  si è diffuso in altre parti del mondo, dal Sudamerica, all' Asia ed anche in Europa. Viste le somme da capogiro che percorrono queste irrealtà, diversi Amministratori hanno immaginato di seguire  strade analoghe, trasformando zone di città in luoghi di continua attrazione. A Berlino, a Buenos Aires, a l'Avana, a Tel Aviv, a Ibiza... ci sono zone urbane che non chiudono mai e vivono tutta la notte. Invece di sostenere la dignità e la coerenza dei territori, della loro sintesi culturale, storica e ambientale, la crisi ha spinto diverse Amministrazioni locali a progettare attrazioni turistiche con le più diverse iniziative. Dietro alla pretesa di dominare gli eventi, sapendo che non sarà vero, si propongono ipotesi che sono una specie di macedonia urbanistica dove stanno assieme zone sportive e ricreative, commerci e attrazioni varie, spesso mal imitando le suggestioni di Las Vegas. E' il caso degli Outlet come quello vicino a S.Donà di Piave (Venezia) , che si è cercato di rendere attrattivo concependo le costruzioni commerciali in stile veneziano, con i campielli e gondole.  E' divenuto un nodo di attrazione commerciale, in espansione, per clienti che provengono anche dalla Slovenia, Croazia ed Austria, a centinaia di chilometri di distanza.
Las Vegas (Nevada USA)
Questo investimento ha portato lavoro ma anche nuovi stili di vita che hanno inciso sul territorio. La gente si sposta in auto, in contesti artificiali, domeniche incluse, attirata dalla superficiale socializzazione che producono. Mentre si svuotano le piazze dei centri storici,  si riempiono le piazze artificiali. Ma c'è un caso molto più emblematico attorno all'aereoporto di Venezia, il terzo d'Italia per movimento di passeggeri. Da tempo si pensa di realizzare una vasta area per attività sportive a cui si aggiungerebbe quella per un nuovo Casinò con albergo strutture commerciali ed una cospicua zona a parco. Si spinge anche per realizzare una specie di Venezia artificiale che attiri le masse di turisti in transito verso la Venezia reale che si vede dai margini della laguna. A pochi chilometri sorgeva Altino romana e un nuovo museo è stato costruito per raccontarne l'antica storia. Di fronte,  tra le isole della laguna, si conservano e si spengono progressivamente la spiritualità, la cultura, l'equilibrio di un  passato in via di  estinzione. Come si può conciliare questo passaggio storico in cui sono a confronto stili di vita, di pensiero, di visioni del mondo? E' ciò che non è stato ancora omologato dal pensiero dominante e dalla mercificazione dell'anticultura che dovrebbe attirare milioni di persone. Anche i troppi che non sanno niente della città e la sporcano, la danneggiano, la sfiorano senza mai comprenderne l'anima. Qualcuno sta pensando che per questi si potrebbe creare appunto, una Venezia artificiale in Terraferma dove poter vedere il "falso" mangiando hamburger, sentire canzonette, andare al Casinò, acquistare vestiti. E' quindi a confronto non solo la nostra Cultura locale ma la Cultura universale e la nostra concezione del futuro.  La modernità non è contro la conservazione né questa è in antitesi con il progresso e i cambiamenti dei costumi.
Però questo  "Carpe Diem" tra visioni politiche ed "affari" mi ha fatto tornare alla mente  una lezione del professor Manfredo Tafuri, che insegnava Storia nella Facoltà di Architettura. Egli  sosteneva che "la crisi dell'architettura moderna non consegue da stanchezze o dilapidazioni. E' piuttosto la crisi della funzione ideologica dell'architettura. La caduta dell'arte moderna è l'ultima testimonianza dell'ambiguità "borghese" tesa fra obiettivi positivi e la mercificazione oggettiva. Nessuna salvezza è più rinvenibile al suo interno: né aggirandosi, inquieti, in labirinti di immagini talmente polivalenti da risultare mute, né chiudendosi nello scontroso silenzio di geometrie paghe della propria perfezione. La riflessione sull'architettura non può che andare oltre e raggiungere una dimensione specificamente politica. E' solo a questo punto che il tema dei ruoli nuovi del tecnico, dell'edilizia, del piano nell'ambito delle nuove forme di sviluppo capitalistico troverà senso..." Tafuri è scomparso nel 1994. I suoi richiami alla "borghesia" al "capitalismo", al senso dell'architettura sono degli anni '70. Ma questi pensieri non sono da  "Antiquariato". Sono piuttosto tracce ed idee perdute,  smarrite nell'indefinito orizzonte di una globalizzazione senza confini. Si può ritrovare quel percorso, cercando di "rubare il giorno" al tempo che attraversiamo. Alcune immagini del Veneto reale e non virtuale, qui pubblicate,  possono aiutare a comprendere che  questo  è  un itinerario difficile anche della memoria che sta dentro a noi stessi. In questo come in ogni altro luogo.

antiche vie d'acqua: un Mulino


Paesaggio collinare nel veronese
Lungo un fiume
Colline Trevigiane
Vicino a Conegliano
Campagna nel Polesine
Laguna Veneta
Maser (TV)
Il feltrino


Bassano (VI)
Villa Malcontenta  (VE)
Dolomiti venete








Il Piave

















Padova
Marostica
S.Zeno Verona
Belluno
Treviso
Cittadella
Vicenza
Lago di Misurina

Il Lago di Garda

Il Veneto

giovedì 19 febbraio 2015

I FANTI DA MAR

I FANTI DA MAR                             di  Gianfranco Vecchiato


Fanti da Mar
Veneziani
L'antica marineria veneziana aveva un corpo militare d'assalto 
Bandiera di Venezia
Reggimento Lagunari : Tradizione
imbarcato sulle navi per operazioni anfibie o di attacco costiero. Erano i "fanti da mar" una sorta di primi "marines" del passato, che vennero impiegati per la prima volta durante la tragica conquista di Costantinopoli nel secolo XIII° durante la cosiddetta "quarta crociata" agli ordini dell'ottantenne Doge Enrico Dandolo e nel XIV° secolo lungo la costa istriana. Ma fu durante la lunga guerra di Venezia in Morea nel XVII° secolo che le loro gesta divennero famose. Nella conquista della fortezza di Navarrino e  in lotta contro truppe ottomane. Il loro motto di battaglia era "Viva San Marco" che è ancora  utilizzato dal corpo anfibio dei Lagunari dell'Esercito Italiano. Nella Repubblica di Venezia, questi soldati  erano prevalentemente di origine "schiavona", e cioè provenienti dalle terre allora veneziane della Dalmazia ma anche dall'Albania e dalla Grecia. Per questo erano chiamati anche "oltremarini" perché venivano dall'altra sponda adriatica;  si formarono undici reggimenti, composti ciascuno da otto compagnie, che avevano la loro base a Zara mentre il luogo del loro reclutamento era lungo la riva che ancora oggi a Venezia porta il nome di "Riva degli Schiavoni" nel Sestiere di Castello. Uomini di grande coraggio ed ardimento nelle battaglie ma di scarsa disciplina, i "fanti da mar" godevano della reputazione di un corpo  di élite e  furono sempre fedelissimi a Venezia . 
Lagunari: esercitazioni
Nel 1797 alla caduta della Repubblica  gli
Lagunari
Schiavoni furono l'ultimo reparto ad abbandonare la città  e da quelle terre d'oltremare corsero poi altri ad arruolarsi,  nel 1848, durante la rivolta contro l'occupazione austriaca, a difesa della città insorta. L'attuale Reggimento dei Lagunari "Serenissima", porta nelle mostrine delle uniformi il simbolo del leone alato di Venezia, che fu proprio dei Fanti da Mar. Un legame storico che viene ricordato dal loro "grido di battaglia" : "San Marco!". La loro funzione iniziale fu quella di difendere le coste lagunari e paludose dell'Alto Adriatico dotando i reparti di mezzi anfibi d'assalto. Attualmente i reparti hanno la loro sede in queste terre : a Mestre, a Malcontenta di Mira ed a Venezia nell'isola delle Vignole e sono collegati  in una grande unità interforze con la Brigata marina "San Marco", da cui provengono anche i due "Marò" Salvatore Girone e Massimiliano La Torre che, com'è noto, sono da anni in  condizioni di fermo  a Bombay in attesa che lo scontro giuridico e diplomatico fra l'Italia e l'India, dopo un ancora non chiaro incidente mortale avvenuto in acque internazionali per missione di antipirateria a difesa del traffico marittimo, trovi una  condivisa risoluzione tra le parti.
Mezzi anfibi dei Lagunari
I rapporti ed i ruoli tra i militari e la Società civile sono temi sensibili in ogni Stato Democratico perché le decisioni sul loro utilizzo vengono assunte dai governi tramite decisioni parlamentari. Sempre più spesso i loro impieghi sono sottoposti alle deliberazioni di Organismi internazionali come l'ONU che in diversi casi si sono sostituiti, per ragioni di legalità, ai singoli Stati, pur dovendo utilizzare mezzi ed uomini messi a disposizione dai singoli Paesi.
Nave da sbarco San Marco
Ed è evidente che chi più pesa militarmente ed economicamente sulle strutture delle Nazioni Unite, più ha rilievo nelle decisioni finali. L'ONU andrebbe anche per questo riformato e dotato di mezzi propri ed indipendenti. Ma per ora questa resta una utopia. Il mondo militare utilizza i propri luoghi e le proprie regole. Le caserme dove stazionano mezzi e truppe erano un tempo all'interno delle città o nelle immediate vicinanze. Ora per diverse ragioni di razionalizzazione di costi, di recupero urbanistico, di valorizzazione delle risorse, il Ministero della Difesa deve trovare risorse spesso vendendo le proprie strutture od affittando dall'esterno compiti che un tempo venivano assunti dalle stesse Forze Armate. Molti di questi immobili, a volte antichi e  prestigiosi per posizione e dimensioni, sono  stati trasferiti dal Demanio ai privati od agli Enti locali per modificarne l'uso e le funzioni. Spesso questo avviene senza un piano di equilibri e di reali necessità ma sotto l'urgenza di fare "cassa" in qualsiasi modo. 
Isola delle Vignole (VE)
Caserma dei Lagunari
Per questo zone che grazie alla presenza secolare dell'Esercito si erano in un certo senso salvate dalla speculazione, rischiano di trasformarsi in operazioni malamente spacciate per "rigenerazioni" o riqualificazioni urbane. Solo l'attuale grave crisi immobiliare ed economica ha fin qui impedito che decollassero decine di interventi senza senso e di dubbia efficacia. Purtuttavia alcune operazioni di recupero urbano ed ambientale sono decollate in diversi casi, come è avvenuto a Venezia con la trasformazione ed il recupero dell'Isola della Certosa e del Forte di S.Andrea. Questa antica fortezza edificata a metà del XVI° secolo era parte di un sistema difensivo della laguna di Venezia.
Il progetto fu opera dell'architetto Michele Sanmicheli (1484/1559) con il compito di fermare il passaggio con le artiglierie ad una eventuale incursione navale nemica. Il torrione quattrocentesco ed il bastione esterno che ospitava le batterie aveva aperture quasi a pelo d'acqua per colpire con tiro orizzontale il galleggiamento dei vascelli avversari. Nella vicina isola della Certosa, su 22 ettari, usata fino al 1997 come poligono di tiro dai Lagunari, sono in atto opere di recupero ambientale dopo la dismissione e l'uso a fini pubblici e privati. Le aree sono ricche di fauna e di vegetazione e qui si trovano i resti dei conventi e dei monasteri che furono presenti fin al 1200 con i canonici agostiniani. Questa grande operazione di rigenerazione territoriale è stata salutata con grande partecipazione popolare dai veneziani ed è un elemento di speranza per altre opere di analoga qualità per il futuro.
Ubicazione dell'isola
della Certosa
Isola della Certosa (Venezia)
I militari non appartengono a corpi estranei alla Società anche se si confrontano mondi e mentalità molto diverse. Non solo per i compiti istituzionali distinti che ogni esercito ha ma per i costumi e le regole di disciplina che in altri ambiti Amministrativi e in diverse Istituzioni Civili si sono  molto indeboliti o  frammentati trasformandosi  gradualmente in settori divisi per  singole vocazioni e convenienze anche politiche.
D'altra parte il XXI° secolo è iniziato con il dramma tragico delle "Torri Gemelle" a New York ed avanza con diversi strabismi: al turismo di massa si contrappongono le uccisioni di massa, le deportazioni di massa, le guerre di religione che nascondono altri interessi a cui serve la sottomissione medioevale diventata una minaccia per milioni di persone. La Cultura può fare qualcosa di importante se si allarga alle Nazioni, nei pensieri, tra la Storia delle popolazioni.  Anche gli eserciti   trasportavano anticamente una cultura da cui provenivano i soldati e i territori ne testimoniano il passaggio come nel "graticolato romano", l'area tra Venezia e Padova, che taglia i campi in "centurie",  affidate ai legionari romani ed alle loro famiglie come compenso a fine della loro carriera.  Commistioni, mescolanze, parole, lutti e rovine, si compongono in un lungo libro che porta sempre pagine in bianco. 
Venezia:Isola delle Vignole
Caserma dei Lagunari
Osservava il celebre generale americano Douglas
Basco Lagunari
Macarthur : " Il soldato prega più di tutti gli altri per la pace perché è lui che deve patire e portare le ferite e le cicatrici più profonde della guerra". Si può dubitare che oggi sia così: I civili, le città, gli indifesi, sono il bersaglio della violenza. Preferita dalla tecnologia perché guidata da lontano con il massimo dei danni collaterali e il minor rischio del personale militare. Passando accanto ad una Caserma, dove generazioni di giovani, hanno un tempo sentito suonare l'adunata, conosciuto la vita militare, con le  tradizioni e le  litanie, le inutili attese, le libere uscite, il silenzio delle camerate, bisogna ricordare che anche in quelle esperienze si formarono generazioni, appresero a scrivere analfabeti, si mescolarono lingue e sentimenti che costruirono, nel bene e nel male una Nazione. Nella Caserma Edmondo Matter a Mestre, dove anch'io feci il servizio militare,  oggi c'è un reggimento dei Lagunari, eredi dei Fanti da Mar, che sono stati impegnati in diversi fronti di guerra, con le insegne dell'ONU, dai Balcani all'Afghanistan.  Sul gonfalone del Reggimento c'è l'antica scritta di "Viva San Marco". Chissà quanti, tra i frettolosi passanti diretti ai vicini centri commerciali, ricordano che questo antico motto  si estese per secoli sui mari .


Anfibio dei Lagunari









 




Antico Forte di S.Andrea
Venezia
Forte di S.Andrea
Antica Battaglia navale veneziana
Lagunari






Parata a S.Marco