lunedì 30 giugno 2014

LA STATUA

LA STATUA                  di Gianfranco Vecchiato



James Joyce
1882 / 1941

Trieste /Borgo Teresiano
Dublino è una splendida città, piena di fascino e di colore. Ma è il


paesaggio il carattere distintivo che segna anche quello degli abitanti dell'Isola. Le   case e  i muri di pietra a secco sulla campagna, le scogliere sull'Oceano e i vasti orizzonti, le torri-faro che guidano le navi nei giorni di nebbia e di tempesta, i prati verdi e i colori delle stagioni,  del cielo e della terra... Da qui proveniva James Joyce che trascorse una parte importante della sua vita a Trieste,  città a cui si sentì sempre legato, dove nella vivacità cosmopolita e in un crocevia di culture, agli albori del XX° secolo, cento anni fa, si viveva l'attesa degli eventi che sconvolsero il continente europeo e il mondo.
Dublino
Targa a James Joyce
a Trieste
Era qui arrivato nel 1905 e a Trieste scrisse fra l'altro "Gente di Dublino", "Musica da Camera", "Ritratto dell'artista da giovane" e i primi tre capitoli dell'"Ulisse", quindi "Esuli" e "Giacomo Joyce". Conobbe e frequentò Italo Svevo ed Ezra Pound. Dopo il 1920 Joyce visse  e concluse la sua vita a Parigi.

Dublino
Statua a J.Joyce 1990
Scultore
Marjorie Fitzgibbon
Trieste: Statua di Joyce 2004
Ponte Rosso / Canal Grande
Spirito inquieto e tormentato a volte dalla depressione e da problemi familiari, questo grande scrittore segnò il  '900
lasciando a Trieste una impronta indelebile. Il suo anticonformismo critico verso la Chiesa cattolica e la società irlandese non lo allontanarono dal suo intimo e profondo radicamento con la sua cultura di provenienza. In queste settimane nel ricordo degli avvenimenti dell'estate del 1914, si riscoprono gli scritti e gli aneddoti dei letterati che vivevano i drammi di quelle generazioni tra le incognite del tempo. E' interessante notare come James Joyce, Italo Svevo e Umberto Saba, tre grandi scrittori del secolo scorso, vissuti nella città di San Giusto, siano immortalati a Trieste, da altrettante statue, opera dello scultore triestino Nino Spagnoli ( 1920 /2006), 
Trieste: Italo Svevo
1861 /1928
Trieste: Umberto Saba
1883/1957
"Parlavo vivo a un
    popolo di morti"
Lisbona
Un tram tipico nel centro storico
Lisbona
Scultura di Fernando Pessoa 1988
Scultore Henriques Lagoa
realizzate in grandezza naturale ed inserite nei contesti di vita quotidiana che erano frequentati dai protagonisti.  In questo modo Essi sembrano ancora presenti fra noi e non isolati su un piedistallo.  Questo fa sentire la continuità fra epoche storiche e luoghi urbani, caratterizzati anche da chi ne ha segnato la memoria. Fu Lisbona a far scuola nel 1988 con la statua del poeta Fernando Pessoa, realizzata da Lagoa Henriques , che lo vede seduto di fronte al "suo" caffè " A Brasileira".
Tale modo di ricordare dei personaggi illustri si è diffuso ed ora molte città da Gorizia, a Varsavia, da New York, ad Aachen, a Copenaghen... hanno inserimenti urbani di questo genere. A Bratislava le sculture a grandezza d'uomo collocate come dei veri soggetti urbani, ironiche e trasgressive, sono diventate una curiosità ed una attrattiva turistica. Dublino e Trieste hanno quindi entrambe una statua di Joyce, in atteggiamenti diversi ma ugualmente caratteristici. Nella Firenze del Rinascimento apparvero in Piazza della Signoria le sculture di Donatello e di Michelangelo ad abbellire un luogo di eccellenza. Eredità culturale dell'antica Grecia e dell'antica Roma, il Rinascimento ci ha lasciato la testimonianza del valore dell'Arte che segnava i luoghi pubblici e non solo il "chiuso" dei palazzi. A differenza delle statue classiche,o dei Monumenti celebrativi e retorici, le figure  degli scrittori occupano un posto speciale nella storia urbana contemporanea. I loro libri ed articoli sono strumenti potenti per  farle non solo conoscere ma per renderle vive e partecipate da storie, da fantasie e da cronache che entrando nei sentimenti ne rivelano la natura più profonda. Così ci aiutano a scoprire l'essenza che sta dentro ed attorno alle strade ed agli edifici e  a volte ne diffondono il mito.  Senza la scrittura e la poesia i luoghi sembrerebbero senza parole. Nel libro di Italo Svevo, pseudonimo di Hector Schmitz, viene riportata nella targa, una frase tratta dal libro "La coscienza di Zeno": " La vita non è nè bella nè brutta ma è originale!"  E anche irripetibile.
Trieste
Trieste
Cattedrale di S.Giusto
Trieste
Piazza Unità d'Italia




Scultore Nino Spagnoli
1920 /2006
Bratislava
Napoleone...

Bratislava
Scultura urbana
Bratislava
Scultura: "Cumil, il guardone"
Bratislava
scultura urbana
Dublino
Foto notturna ponte strallato
Dublino
Irlanda: Scogliere Clif of Moher
Irlanda



giovedì 26 giugno 2014

FERRARI


FERRARI E KAPLICKY                      di Gianfranco Vecchiato


Francesco Baracca
Il "cavallino rampante" che è lo stemma fissato sulle carrozzerie delle rosse auto "Ferrari", ricorda l'aviatore ed eroe Francesco Baracca, che  nella prima guerra mondiale  lo aveva dipinto  sulla fusoliera del suo aereo. Ci sono due versioni sul perchè Baracca scelse questo simbolo. La prima lo spiega con la sua provenienza dall'arma della cavalleria; la seconda versione lo fa risalire all'usanza tra aviatori di assumere il simbolo del quinto aereo nemico abbattuto. In questo caso si tratterebbe dello stemma della città di Stoccarda che un pilota tedesco colpito, aveva segnato sul suo velivolo. Lo sfondo giallo è in omaggio al colore della città di Modena, di cui era originario Enzo Ferrari. 

Museo Ferrari a Maranello (MO)
Baracca, "asso" dell'aviazione italiana, medaglia d'oro al valor militare per aver abbattuto nel conflitto 34 aerei nemici, precipitò il 19 giugno 1918 tra i boschi di Nervesa, sul Montello, in una fra le decisive furenti battaglie che si combatterono sul fiume Piave e sulle colline adiacenti. La stele che lo ricorda  è ancora là, in mezzo a una fitta vegetazione, visitata da turisti di passaggio e commemorata nelle ricorrenze. Nel 1923 la madre di Francesco Baracca, a Ferrari che aveva vinto il Gran Premio del Circuito del Savio (Ravenna), consegnò lo stemma dicendogli   : "Ferrari, metta il simbolo di mio figlio sulle sue macchine. Le porterà fortuna". A partire dal 1932 lo stemma apparve sulle carrozzerie delle vetture prodotte da Ferrari. Nel 1943 la fabbrica fu spostata da Modena a Maranello e dal 1947 si costituì la "Scuderia Ferrari"  che è diventata la più nota squadra del mondo automobilistico. Il primo titolo mondiale fu preso nel 1952 con Alberto Ascari e da allora le "rosse"   entrarono nel mito. Nel 1960 ad Enzo Ferrari fu conferita la laurea ad honorem come Ingegnere meccanico. Il soprannome di "Drake" gli fu dato per la forza d'animo e la tenacia nelle competizioni, che sempre lo caratterizzarono.   Proprio come Baracca.  
Dopo la sua morte, nel 1988, fu pensato l'allestimento di un Museo, da costruire accanto
Museo Ferrari
Disegno preparatorio
alla sua casa natale. E la storia incontrò un architetto altrettanto ardimentoso: Jan Kaplicky, nato a Praga nel 1937 e trapiantatosi a Londra negli anni '70. Lavorò con Richard Rogers che di lui disse: " Uno dei pochi architetti brillanti e un vero innovatore." Poi ebbe contatti con Renzo Piano e Norman Foster. Ma Kaplicky, fondatore dello studio "Future Systems" elaborò architetture molto originali ed avveniristiche, quasi del futuro, tanto che le sue architetture sono state definite del "terzo Millennio"... Vinse il concorso nel 2004 per la costruzione del Museo Ferrari : una costruzione gialla a forma di cofano, avvolge la casa natale senza sovrastarla, somigliando  ad una "mano aperta". Su 5000 mq di superficie sono raccolte le auto "rosse" che hanno fatto la storia dell'automobilismo. Ma un tragico destino lo aspettava nella sua città natale. A Praga lo colse improvvisa la morte nel 2009.
Interno del Museo Ferrari

Il suo progetto fu portato a termine dal suo assistente, l'architetto Andrea Morgante. Tra i progetti di Kaplicky sono da annoverare la Sala Concerti e Centro Congressi di Ceske Budejovice vicino a Praga, che comprende ristoranti, sala per danza e musica. La Biblioteca Nazionale di Praga del 2006, un edificio ecologico nel parco Letna costituito da un volume tridimensionale ed il Selfridges Building a Birmingham, di grande fascino e originalità sperimentale. Kapicky sostenne in una intervista che "la felicità o la infelicità di ognuno di noi, emergerà sempre nelle nostre opere come il riflesso delle nostre  emozioni. E le due cose non possono mai essere separate". Guardando le sue architetture possiamo riconoscere che non era solo un grande visionario ma un uomo ispirato. Così tre nomi di uomini molto diversi per epoca e costume, si trovano insieme. Ma ciascuno aveva in comune la tenacia e la forza del combattente. Quel "cavallino rampante" continua a correre...  

Nervesa della Battaglia (Montello TV)
Monumento funebre a Francesco Baracca 

Nervesa del Montello
Monumento a Francesco Baracca
Francesco Baracca
1888 / 1918
Auto d'epoca
Ferrari Formula 1
Sala Concerti e Congressi Budvar
Ceske Budejovice 2010
Arch.Jan Kaplicky
Interni della Sala Concerti Budvar
Arch.Jan Kaplicky
Birmingham 2003
Selfridges Building
Arch. Jan Kaplicky
Selfridges Building 2003
Studio Future Systems Arch.J.Kaplicky
Interni del Selfridges Building
Maranello
Museo Ferrari
Arch.Jan Kaplicky
Floating Bridge 1994
Docklands di Londra
Arch.Jan Kaplicky
Biblioteca 2006
Arch.J.Kaplicky
Biblioteca 2006
Arch.Jan Kaplicky
Biblioteca e Parco Letna 2006
Arch.J.Kaplicky
Arch.Jan Kaplicky
1937/2009

Enzo Ferrari
1898 /1988