San Pietroburgo / 1753 Palazzo d'Inverno Arch. B.Rastrelli |
Nella Storia all'Architettura viene dato spesso un ruolo complementare. I libri scolastici ricordano
i nomi di battaglie, le conquiste di Sovrani, di Dittatori, di eserciti in marcia, di cavallerie allo scontro, di atti eroici fissati nei monumenti di ogni paese. Si parla di migliaia di uomini che attorno alle loro bandiere sono morti, conquistando o perdendo territori e città. Poi ci sono le grandi religioni con i loro fedeli e martiri, le loro dispute e le loro opere. Quindi le scoperte scientifiche e tecniche che tracciano le differenze fra il passato e il presente. E i sistemi politici, in un continuo bailamme fra torti e ragioni, fra retoriche e idealismi. Attorno a tutto questo sono vissuti e morti per secoli milioni di uomini. Un posto la storia lo riserva anche alle Arti: dalla Musica, alla Pittura, dalla Scultura all'Architettura. Esse rappresentano il DNA migliore dell'Umanità. Un patrimonio collettivo che forma gli ingredienti di cui si nutre la Cultura fra i popoli. E' quasi sempre un linguaggio universale che supera i confini, entra nello spirito, muove le emozioni. C'è perciò da chiedersi come sarebbe la Storia letta al contrario, confrontando gli Stati sulla base delle Arti e non sui rapporti di forza militare od economica. Il generale e filosofo cinese Sun Tzu vissuto attorno al V° secolo a.C. scrivendo "L'Arte della Guerra " osservava: "...Se non conosci il nemico ma conosci soltanto te stesso, le tue possibilità di vittoria saranno pari alle tue possibilità di sconfitta". Nel XX° secolo ci sono state guerre senza arte alcuna. Anzi è stata l'Arte che ha rischiarato il buio delle coscienze. C'è in Europa, come poche altre, una città simbolo in cui si sono mescolate tutte queste cose: l'Arte, la Guerra, l'Eroismo, la Devastazione e gli Ideali, la lotta e la Paura. Infine la liberazione. E' San Pietroburgo, già Leningrado. La città sul fiume Neva, a cui il musicista Dmitri Shostakovich dedicò nel 1941 una sua Sinfonia mentre infuriava la battaglia, è tra le più "italiane" e culturalmente venete e "palladiane" della Russia dove operarono architetti come Domenico Trezzini, Antonio Rinaldi, Luigi Rusca, Giacomo Quarenghi, Carlo Rossi, Giacomo Trombara, Bartolomeo Rastrelli . Un legame fra le culture italiana e russa che si radicò alla fine del XVIII° secolo lavorando alla corte della zarina Caterina II^.
Arch Giacomo Quarenghi 1744/1817 |
Lo Zar Pietro I° volle fare della città una grande capitale europea. A Domenico Trezzini si deve il progetto della cattedrale dei SS.Pietro e Paolo del 1733, Karl Ivanovic Rossi fu l'urbanista che progettò le grandi piazze scenografiche ed a Bartolomeo Rastrelli che privilegiava lo stile "barocco", la zarina Caterina II^ preferì l'architetto Giacomo Quarenghi che dal Veneto introdusse lo stile neoclassico fissando alcuni caratteri che cambiarono il volto alla città. Leggendo i "Quattro libri dell'architettura" scritti nel XVI° secolo da Andrea Palladio, Quarenghi rimase folgorato. Scrisse ad un amico : "Non potresti mai credere l'impressione che mi fece questo libro. Allora mi accorsi ch'io avevo ogni ragione di ritenermi mal diretto..." Dopo aver approfondito nel 1771/72 gli studi a Venezia , accogliendo quelle idee progressiste e illuministe che venivano dalla Francia con le opere di Claude-Nicolas Ledoux, di E'tienne-Louis Boullè e di Robert Adam, pervenne ad un suo stile neoclassico. Trasferitosi per lavoro a Roma fu prescelto dal barone Reiffenstein, rappresentante
dell'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo, insieme all'architetto Giacomo Trombara,
S. Pietroburgo Arch. G. Quarenghi /Istituto Smol'nyj |
per una serie di opere monumentali volute dalla Zarina. Divenuto architetto di corte, progettò numerosi palazzi: dal Palazzo Berborodko (1780/90), al Collegio degli Affari esteri (1782/83), alla Banca di Stato (1783/90) ; il Teatro Ermitage, con gli interni ispirati al Teatro Olimpico di Vicenza, l'Accademia delle Scienze, il palazzo Vitingov (1786), la Farmacia di Corte del 1796, il Palazzo Jusupov (1800) , l'Istituto Smol'nyj (1806/7). L'assedio della Wehrmacht alla città, durato tre anni dal 1941 al 1944, fece oltre 1.250.000 morti. La gente moriva di fame e di freddo nelle strade, accanto ai monumenti ed ai grandi palazzi resi spettrali dalla miseria circostante. L'epopea che portò i viveri alla città stremata attraverso il lago Ladoga ghiacciato preannunciò infine la liberazione. L'architettura ha avuto nei secoli passati modo di esprimersi a servizio dei Nobili e dei Potenti. Con il linguaggio ha parlato ai sentimenti attraverso le forme e i colori, i rapporti emotivi, gli spazi vuoti, i caratteri, gli stili.
Arch.Andrea Palladio Villa "la Rotonda" Vicenza |
L'architettura semina... Si visita, si fotografa, si studia. Resta a volte nella storia come il complemento di un'epoca. In questo senso l'architetto di Corte non si è estinto perché esiste ancora. E' al servizio di un altro Committente, dell'Imprenditore, di un Comune, di una Società, di un Privato a cui fornisce la sua prestazione in cambio di una parcella. E' giusto che sia così. Ma c'è da chiedersi se nel nostro tempo si possa scrivere in questo modo, con l'architettura, la storia contemporanea. Se osserviamo le nostre periferie ci accorgiamo che parlano più di ogni altra cosa di come sia strutturata la nostra società. Di dove vadano le risorse finanziarie. Di quanto pesino i diritti ed i doveri individuali e i rapporti con l'ambiente e con la Cultura. Sono quindi tra le "periferie" urbane le sfide dell'architettura del futuro. Si può riscrivere la Storia partendo dal basso, dalla gente, dal popolo, senza ideologie ma combattendo la speculazione e gli eccessi del profitto? Questa sarebbe una vera rivoluzione.
Verso Pietroburgo 1941. In marcia sul Lago Ladoga |
7/XI/1917 |
E l'architettura troverebbe un suo riscatto. Credo che l'architetto sarebbe più rispettato se sapesse riproporre una delle "Virtù" che Vitruvio indicava nel progettare : "la UTILITAS". Per le sue opere e per se stesso. Il carattere sociale che sta dentro al termine di "utilitas" è diverso dal passato ma può
diventare un carattere "culturale" che guida il presente lungo la strada tortuosa del Tempo. I grandi Palazzi di
Pietroburgo sono anche quelli della "Rivoluzione d'Ottobre" e di una ideologia totalitaria che scardinando il vecchio "potere" zarista, ha anche segnato duramente una gran parte del secolo scorso. Tuttavia quella rivolta di popolo verso il "Palazzo" resta fra le più
emblematiche e potenti della Storia contemporanea.
L'Aurora! |
emblematiche e potenti della Storia contemporanea.
Arch. Domenico Trezzini 1670/1734 |
S. Pietroburgo 1733 Cattedrale SS.Pietro/ Paolo Arch. D. Trezzini
|
San Pietroburgo Arch. Karl Ivamovic Rossi
|
Arch. Karl Ivanovic Rossi 1775/1849 |
Carskoe Selo 1752 Arch. B. Rastrelli /Palazzo di Caterina |
Nessun commento:
Posta un commento