martedì 8 febbraio 2022

I DESERTI CAMPI

I DESERTI CAMPI     di Gianfranco Vecchiato

Campi nel Veneto
S
ei gradini, pochi centimetri,  possono diventare una barriera invalicabile per chi ha difficoltà motorie e nelle vecchie abitazioni dei centri storici dove non è possibile inserire ascensori, i problemi si fanno insormontabili. Nei palazzi veneziani le scale sono a volte tortuose e gli spazi ristretti. La tecnologia che consente la costruzione di  ascensori su misura o di servoscala adattabili, di carrelli elettrici per merci e bagagli, non può nulla contro i vincoli architettonici su un edificio antico che non consentono di alterare strutture, volumi e facciate. A Venezia sono oltre ventimila gli edifici con vincolo paesaggistico e 
Francesco Petrarca (1304/1374)
tremila hanno anche quello architettonico. Significa che il loro valore è tutelato dalle normative e la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Ambientali  può concedere deroghe solo se la conformazione delle proprietà e dei fabbricati lo consente. Abitare un alloggio può quindi significare, in certe condizioni fisiche,  restarne prigioniero, aggravando il fenomeno diffuso e documentato  della solitudine. A Venezia il 58% delle famiglie è composta da una sola persona. La città ha perduto 3/4 degli abitanti negli ultimi settant'anni. Si tratta di 123mila abitanti in meno dal censimento del 1951 e i residenti stanno ora scendendo al di sotto dei 50mila. La pandemia ha aggravato la situazione, perchè ha fatto chiudere diversi
Venezia: Il silenzio delle cose
negozi e servizi. Silenzio e solitudine in certe ore del giorno e in alcuni periodi dell'anno, si diffondono tra le case, i campielli e i balconi che un tempo facevano da sfondo  quotidiana alle vivacità espressive della popolazione, rappresentata secoli or sono dalle commedie goldoniane. Questo non è un problema solo veneziano perchè i dati dell'ONU  confermano che il 55% della popolazione mondiale vive in situazioni di solitudine anche se abita in affollate grandi metropoli. Tuttavia 
Vittorino Andrioli, psichiatra, che racconta nel libro: "Beata Solitudine, il potere del silenzio", vede  come esso possa essere anche  "l'unica azione rivoluzionaria capace di portare un equilibrio al modo di vivere."  Guardarsi dentro produce una "igiene della psiche, il riequilibrio di una armonia compromessa dalla aggressività e dalla violenza, da abusi e nevrosi". Il silenzio e la solitudine la praticavano  filosofi,  monaci e poeti come Francesco Petrarca che dedicò a questa compagna invisibile i versi: "Solo et pensoso i più deserti campi vo mesurando a passi tardi et lenti, et gli occhi porto per fuggire intenti, ove vestigio human l'arena stampi...". Il Poeta descrisse poi
 le sue sensazioni descrivendo la "Ascesa al Monte Ventoso" (Mont Ventoux) in Provenza nel 1336.  Quando giunse in vetta,  trasse di tasca le "Confessioni di Sant'Agostino"e lesse in una pagina: "... 
 e
Isola S.Francesco del Deserto
(Laguna Venezia)
vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i
vasti flutti del mare, le ampie correnti dei fiumi, l'immensità dell'Oceano, il corso degli astri e trascurano se stessi".  L'invito alla conoscenza dei paesaggi interiori prima di quelli della Natura coinvolge 
A.Aalto: Villa Mairea
  in particolare gli abitanti delle città dove la ipocrisia delle relazioni, soprattutto se virtuali, genera squilibri. Nel chiostro francescano della piccola Isola di San Francesco del Deserto, nella laguna di Venezia si è accolti dalla scritta "Beata solitudo, sola
Vienna: Hundertwasserhaus
beatitudo". La contemplazione e la preghiera se
erano per alcuni una faticosa penitenza per altri erano forme rigeneratrici e feconde. La solitudine può ispirare forme d'arte, com
e sono le fotografie del croato Goran Pavletic, raccolte nella mostra "Venice in Winter"  che hanno vinto diversi premi internazionali. Dello stesso autore  a Maribor in Slovenia,  altre immagini hanno raccontato "Il privilegio della solitudine". Il fotografo greco
Casa Domotica
Aristotele Roufanis ritiene invece che la solitudine nelle città sia come
 una epidemia strisciante che complica i rapporti collettivi. Gli urbanisti si chiedono da tempo se i modelli di sviluppo siano adeguati a risolvere questi problemi.  Nel Novecento una scuola di pensiero, condotta da grandi Maestri dell'architettura, propose una visione "Organica", dove le espressioni della Natura aiutassero anche i paesaggi interiori.  Questi spazi incrociati, dilatati e  ristretti tra diversi orizzonti, con poche barriere visive,  possono aiutare ad
barriere architettoniche e solitudine
osservare i cambiamenti tra stagioni, giorni e notti, 
  favorendo l'assenza di gerarchie e barriere anche mentali. Nella organicità espressiva si  riconosce  che la libertà di movimento è connessa al senso della vita, e il progressivo invecchiamento fisico non deve comportare la perdita di dignità della persona che deve restare  sempre al centro di un processo evolutivo anche architettonico.Nelle grandi metropoli occorre evitare la creazione di isole di diseredati, di emarginati, di solitudini. Entri l'aria e la luce diminuendo le separazioni all'essenziale, progettando una armonia tra edificio ed ambiente esterno, creando
Architettura green
rapporti  diretti fra superfici interne ed esterne e forme espressive. Esprimere con i materiali naturali le funzioni della casa introducendo la domotica e la intelligenza tecnologica. L'arredamento interno funzionale e utile alla vita quotidiana, la architettura bioclimatica, la sostenibilità ecologica, il pensiero "green", l'energia pulita, sono parti essenziali della progettazione contemporanea. Ai contenitori architettonici vanno affiancate robuste reti di solidarietà sociale capaci di trasformare progressivamente  anonime 
periferie in luoghi animati e creativi. Tutto questo fa  parte dell'incessante fiume della storia umana che  ricerca in ogni tempo risposte spirituali alla nostra esistenza. Anche nel silenzio e nella solitudine.