sabato 27 maggio 2023

UOMINI E CAPORALI

UOMINI O CAPORALI   di Gianfranco Vecchiato
L'attore italiano Antonio De Curtis, in arte "Totò", ha fatto storia nel cinema italiano. I suoi personaggi mescolano la vita popolare e la commedia dell'arte, tra battute e messaggi più profondi.  Quando nel 1955 uscì il film "Siamo uomini o caporali"  erano acute in Italia le divisioni di casta, di censo, di potere, di cultura nella società e nelle istituzioni.  Il concetto  fu così riassunto dall'attore: "L'Umanità io l'ho divisa in due categorie di persone: Uomini e caporali. Alla categoria degli
Don L.Milani a Barbiana
uomini appartengono tutti coloro che nella vita debbono lavorare senza la minima soddisfazione, all'ombra di una grigia esistenza, mentre ai caporali appartengono tutti coloro che comandano con prepotenza e imponendo ed umiliando l'uomo qualunque". Dunque secondo "Totò" caporali si nasce non si diventa. Ma a questi comportamenti ci si deve ribellare, facendo valere i diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione e dalle leggi, come sono il diritto alla salute, al giusto guadagno, alle libertà di espressione, al rispetto per la dignità delle persone ad un rapporto che consolidi i diritti e indichi quelli dei doveri. Ma l'aumento dei contrasti e il contatto tra diverse
culture avvenute in modo massiccio e veloce, sta  accentuando la divisione tra chi ha il potere e chi ne sta ai margini, accrescendo quelle malattie sociali che furono in quegli stessi anni cinquanta denunciate da altri, tra cui Don Lorenzo Milani, di cui  
in questi giorni si celebrano i 100 anni dalla nascita. Quel  "prete di Barbiana" confinato nel 1954 in quel paese piccolo e ignoto delle montagne toscane, dalle gerarchie ecclesiastiche perchè ritenuto un "ribelle" è ora mèta di pellegrinaggio dove lassù riposa.  Milani è stato riconosciuto come uno straordinario profeta e precursore di diritti e libertà di pensiero e di dottrina.  Per Lui attraverso la fatica si rafforzava la testimonianza coerente e scomoda, del diritto al libero pensiero e in alcuni casi a trasgredire all'obbedienza non sempre una virtù.
Nell'insegnamento diede forza alla parola cultura e tolleranza. Nel ricordarlo molti si sono confrontati con l'attualità riconoscendo che la partecipazione alle scelte è un problema del nostro tempo. Conoscere per decidere. In Romagna è accaduta una catastrofe ambientale che ha travolto migliaia di persone e decine di paesi. La solidarietà e la reazione straordinaria delle persone di quelle terre ha commosso l'Opinione Pubblica ma lascia aperte molte domande. Come è stato pianificato quel territorio? Chi sono stati in quei casi i caporali? 
Nella scelta degli investimenti si ripropone ogni volta questa domanda. Un esempio fra i tanti viene dal progetto di ampliamento dell'aeroporto di Tessera-Venezia.  E' stato elaborato dalla società Save che gestisce lo scalo un progetto di espansione con un masterplan che per legge deve essere illustrato e partecipato con associazioni e istituzioni. L'area circostante è a rischio idraulico e in contatto con la laguna e una importante area archeologica. Già l'adiacente progetto per un nuovo stadio ed altre attrezzature, con l'estensione di un bosco, voluto dal Comune sta attraversando diverse opposizioni, ed ora si inserisce questa proposta aeroportuale a cui fanno da indicatori i temi delle infrastrutture, strade e ferrovie.  Si sono evidenziate molte obiezioni e  possibili proposte alternative. Ma i ripensamenti sono difficili in chi propone investimenti accettando il contraddittorio per  una reale volontà di mediazione. Si confrontano interessi economici e visioni culturali divergenti.
Più in generale la espansione delle Multinazionali finanziarie con lo spostamento di grandi capitali tra continenti, sta accentuando le disparità e generando lacerazioni sul tessuto sociale ed economico. Quindi anche all'urbanistica, materia sensibile e non neutra nelle decisioni, la parola "democratica" andrebbe sempre aggiunta perchè non è affatto scontato che lo sia quando non si coinvolgono appieno i bisogni e gli interessi degli "ultimi".  
La crisi  di valori è molto più profonda di quanto non si immagini.  Se da una parte è il cambiamento climatico a ricordarcelo con vittime e rovine, dall'altra si capisce che è necessario aggiungere quell'"I care", io posso, caro a Don Milani,  per migliorare insieme la società dove si vive. Quei ragazzi che hanno spalato il fango dalle strade di Romagna, più di quelli che deturpano monumenti, aprono il cuore alla speranza. Sosteneva Don Milani:" Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Affrontarlo insieme è politica, affrontarlo da soli è avarizia". La responsabilità e la capacità di dirigere  società complesse, impone la cura dell'ambiente come traccia per la storia di ciascuno. Non Uomini o caporali, quindi, ma solo Uomini.