giovedì 24 dicembre 2015

AUGURI di NATALE

AUGURI di NATALE            di Gianfranco Vecchiato

Lo scrittore Dino Buzzati scrisse una volta questo pensiero sul Natale : " E se invece venisse per davvero? Se la preghiera, la letterina, il desiderio espresso così, più che altro per gioco venisse preso sul serio? Se il regno della fiaba e del mistero si avverasse?"
Ma anche se non si avvera resta un profondo bisogno che tutto non sia così come appare; che il mistero sia più grande e più avanti di tutte le nostre certezze. Il Mistero non è l'uomo vecchio e barbuto in viaggio sulle renne. E' una fonte, una sorgente che si è aperta sulla Terra 2015 anni fa e che non ha smesso di scorrere, tra mille rivoli, fino al mare.  Buon Natale ! 




martedì 22 dicembre 2015

SENTIERI SELVAGGI

SENTIERI SELVAGGI           di Gianfranco Vecchiato

John Wayne (1956):  Sentieri Selvaggi 
Una vasta platea di giovani trovava un tempo nel cinema alcuni modelli culturali. Ne subiva il fascino e le manipolazioni. Agli albori della televisione di massa e fino ai primi computer, la stampa aveva un ruolo ancora fondamentale nel dare e commentare le notizie. Con Internet quel mondo e quel modo di comunicare è fortemente cambiato. Sono diverse le generazioni ed i riferimenti. Questo non è di per sé un male ma lo diventa se anziché progredire nella formazione si assiste a molte forme di regressione. Non sulle capacità di adoperare strumenti sofisticati e di comunicazione diretta quanto sulle analisi e sulle conoscenze della Storia e di tanti fenomeni sociali. Il tempo si è perciò ristretto e anche dilatato. 
Si è ristretto nella rapidità delle interrelazioni e si è dilatato nella difficoltà di comprensione di quanto è avvenuto qualche anno prima. E' la velocità che ha reso relativo il tempo. Un anno appare già molto nella memoria delle persone; dieci anni sono una eternità; oltre i vent'anni, per alcuni, si va  nella preistoria. Al punto che in un programma televisivo alcuni giovani concorrenti non sapevano quando collocare la figura di Hitler o di Mussolini. Cioè di uomini che sono stati protagonisti tragici della storia di metà Novecento. Qualcuno ha risposto che il Duce del fascismo era morto nel 1960 e che Hitler  era stato fatto Cancelliere nel 1956... Questa ignoranza di ritorno scava voragini nella società e sul suo tessuto civile. 
Cosa si insegna non solo nella scuola ma nelle famiglie?
Fino a dove l'idea di Europa è conosciuta tra i giovani? Se ciò che accadde due-tre generazioni fa è stato dimenticato, non possiamo stupirci di cosa sta avvenendo nella frantumazione di molte società europee. Dalla Polonia, all'Ungheria, dalla Danimarca alla Gran Bretagna, dalla Spagna alla Francia, dall'Italia alla Repubblica Ceca. Un tempo l'adolescenza durava per un periodo stretto. Negli anni di formazione e di crescita, anche il cinema svolgeva un ruolo. In questo senso restano esemplari  due figure come John Ford e John Wayne. Il primo era un grande regista e il secondo un celebre attore. Le loro personalità appartenevano ad un cliché del mito americano ma  anche a qualcosa di più profondo. 
Uno sfondo  classico del West
Ford descrisse con la pellicola una letteratura visiva straordinaria e una certa epopea del West. Una terra di frontiera attraversata da famiglie di pionieri, uomini di fede,  avventurieri,  imprenditori, banditi, militari e  uomini di legge. In quelle terre ancora sconosciute, si scontrarono in una epica e tragica lotta,  i nativi americani e i nuovi conquistatori. Una battaglia il cui esito era segnato fin dagli inizi tanto era diversa la tecnologia e la sproporzione delle forze.
Lo sterminio di quelle fiere popolazioni indiane, della loro cultura e delle loro tradizioni, avvenne nel nome del "progresso" e della "civiltà". Loro resistevano e furono sterminati. Anche questo non va dimenticato.
Tra i migliori film di Ford la critica cita  "The Searchers", realizzato nel 1956.  In Italia uscì con il titolo  "Sentieri Selvaggi"; un film che è stato  scelto nel 1989 per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti e che viene riproposto ogni tanto anche in televisione. La celebre colonna sonora, i paesaggi, gli attori, fanno da sfondo alla trama: il rapimento di una bambina bianca da parte di una tribù indiana. Una storia anche psicologica, nella quale si colgono diversi sentimenti: la solitudine, la vendetta, l'affetto, l'orgoglio, la tradizione, la violenza e una primitiva idea di giustizia. Un critico cinematografico ha scritto: "Questa pellicola sta al cinema come la "Ronda di notte" nella storia della pittura o l'edificio del "Bauhaus" di Gropius alla storia dell'architettura. Niente è più stato uguale a prima, dopo l'uscita di questo film. 
Le riflessioni si insinuavano negli spettatori acerbi, e restavano come dei paradigmi. Sappiamo che  non ci sono popolazioni sulla Terra che non siano state conquistate od abbiano a loro volta conquistato. Poiché gli  spazi sempre più ristretti creano tensioni e timori, si sono cercati  "spazi virtuali" che sono praticamente infiniti. Poiché questa contemporaneità ci interroga, continuamente,  anche sul passato,  non smettiamo di ricordare  una riflessione di  Mark Twain : "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perché".


Mark Twain (1835/1910)






martedì 15 dicembre 2015

MAIREA

MAIREA                          di Gianfranco Vecchiato


Villa Mairea 1937: Alvar Aalto


Nelle Società democratiche si confrontano più letture della Storia.  Nel mondo i cambiamenti sono generati dalla instabilità. Questo "moto perpetuo" sociale ed economico ereditato dai secoli precedenti agita anche il XXI° secolo, che spinge su un Pianeta di oltre 7 miliardi di abitanti. Scienza e  Tecnica  raccolgono  i frammenti sparsi in una economia globale tra  identità culturali e religiose. In questo ruotare l'Architettura non è  un elemento secondario né marginale perché "l'Homo Faber"  l'ha costruita come un "anello" di congiunzione e  come una "batteria"  che generando forme d'Arte,  rafforza e costruisce fattori valoriali. 
Le Corbusier: Padiglione Church (1927)
Queste riflessioni mi sono venute  durante una visita all'Università di Architettura di Venezia, guardando l'esposizione di alcuni progetti-manifesto. Gli studenti li usavano come una esercitazione lessicale ma la loro scelta richiamava anche  il carattere degli Autori.  Sette progetti ed altrettanti architetti: Adolf Loos  e Villa Karma (1903-1906), 
Le Corbusier e il Padiglione Church a Ville d'Avray ( 1927), Alvar Aalto e Villa Mairea ( 1937), Mario Ridolfi e il Villino Alatri (1948-1949),  Carlo Scarpa e la Gipsoteca Canoviana (1957), Alvaro Siza e Casa Alcino Cardoso (1971), Cecilia Ricci & Pierantonio Val e la Rigenerazione di una Casa Colonica (1981-1982).  Dentro a  spazi racchiusi tra pareti, finestre, tagli geometrici e proporzioni, colori, strutture, cosa si cerca di dire e cosa si cerca di esprimere in ciascuno di questi progetti?
Adolf Loos: Villa Karma (1903)
La risposta la trovo, per tutti, guardando la Villa Mairea, anno 1937,  di Alvar Aalto. E' un progetto-manifesto. Il piano terra è dedicato alla vita pubblica ed il primo piano  alla vita privata. La Natura entra da protagonista; nella corte  si insinua il paesaggio circostante. Progenitrice di tanti progetti, Villa Mairea è in antitesi ideale al suo tempo scosso da marce e tamburi. Anche Carlo Scarpa vent'anni dopo con la Gipsoteca Canoviana a Possagno, assumerà  la luce come strumento di forza e di lettura degli spazi. Adolf Loos è il più lontano nel tempo con  Villa Karma a Montreux. Nella pianta quadrata inserì una veranda su tre lati in un percorso su cui si affacciano le stanze di rappresentanza mentre le finestre modulano tutti gli ambienti circostanti. Queste innovazioni  portarono a delle incomprensioni al comune senso estetico del luogo.
Alvaro Siza: Casa Alcino Cardoso 1971
Alcuni vicini  giudicandola brutta cercarono di fermare la costruzione facendo intervenire le forze dell'ordine. Ne nacquero dissapori ma la casa, pur completata da un altro architetto, resta tra i riferimenti dell'epoca. Questo episodio  si ripeté in altra forma anche quando Loos  progettò a Vienna, il Looshaus, che non piacque all'Imperatore ma non impedì la costruzione che resta una tra le più celebri architetture del Novecento. La soprelevazione del Villino Alatri di  Mario Ridolfi è un caso particolare. Una provocazione semanticamente rivoluzionaria e singolare. Ispirata al Movimento Moderno, con cornici terrazzate, ampie superfici vetrate, un corpo scale che si innesta sul precedente, soluzioni di dettaglio ricercate ed un linguaggio figurativo irripetibile. E' un'opera che è stata contrastata e controversa, che si presta  ad una discussione universitaria perché la "rigenerazione" di edifici è oggi di stretta attualità. La raffinatezza culturale di Ridolfi la toglie dall'esporsi  alla facile critica di una raffazzonata somma di stili e  sfida lucidamente la critica.   Per il portoghese Alvaro Siza è stata scelta la Casa Alcino Cardoso del 1971 dove sono presenti  soluzioni spaziali legate strettamente all'ambiente circostante; qui ritroviamo  alcune idee di Aalto, rielaborate con i materiali locali, assunte nei dislivelli, pensate tra i percorsi e    gli spazi e le linee di fuga prospettiche.
Mario Ridolfi- Roma: Villino Alatri 1948
Villino Alatri  ante intervento
Anche Le Corbusier nella Villa Church a Ville d'Avray espose molti elementi del suo vocabolario moderno: finestre a nastro, pareti bianche e geometriche, spazi aperti, anche arredi disegnati per il Committente e che sarebbero divenuti famosi come la Chaise-longue del 1928 in acciaio e pelle. Innesti nuovi su parti antiche. Così il progetto dello Studio Ricci & Val architetti  quarantenni, è la  rigenerazione di una casa colonica;  un riferimento   frequente   nella campagna veneta e che è stato scelto per ragionare sugli effetti dell'urbanizzazione dei territori agricoli, sulla perdita dei riferimenti storici e sulla riproposta di innestare sulle preesistenze,  innovazioni tecnologiche e formali.
Ricci&Val 1981
Rigenerazione casa colonica
Carlo Scarpa: Gipsoteca Canoviana
Possagno -1957

Ma è a mio parere su Villa Mairea che il cerchio si chiude. Nel libro che si intitola "Lampi di Pensiero" di Juhani Pallasmaa c'è una frase dell'architetto finlandese Keijo Petaja che dice : " L'architettura è un spazio mentale costruito". Quando in una stanza penetra la luce   e dalle finestre che tagliano le pareti, entra  la Natura, l'aria e la vita, avviene una rivoluziona della forma. Il soffitto, un angolo, un "nastro orizzontale", le geometrie diverse, divengono uno sforzo creativo in cui si liberano energie interiori e pensieri. Accade che i valori trovino forza nelle dissonanze quando si mettono in relazione con gli spazi circostanti. La moderna psicanalisi ci porta a leggerli come elementi positivi. Così l'architettura quando si apre alla mente, parte dall'inconscio e ci  porta al rapporto sociale. In quegli anni '30 questo era il messaggio che veniva da Villa Mairea e andava oltre l'architettura perché  parlava di libertà .

Immagini di Villa Mairea