mercoledì 14 dicembre 2022

VISIONI DEL MONDO


VISIONI DEL MONDO                di   Gianfranco Vecchiato

Renè Magritte: Il falso specchio 1928
Museo d'Arte Moderna New York
Quando muore una città? A questa domanda rispondeva qualche anno fa nel suo libro, "Se Venezia muore",  Salvatore Settis: "...Una città muore quando gli abitanti perdono la memoria di sè e senza accorgersene divengono stranieri e nemici di se stessi. L'anima delle città non è data solo da quella dei suoi abitanti ma da una tessitura di storie e di racconti, di memorie e di principi, di linguaggi e desideri, di progetti e di istituzioni che ne determinano le sue forme attuali e che guideranno il suo sviluppo futuro". La "Memoria" non è quindi un fattore secondario che interessa medici e psicologi ma è un collante essenziale per tenere insieme il passato ed il futuro e per trasmettere alle relazioni quotidiane, ai progetti, alle forme ed alle visioni del mondo, un equilibrio dinamico dove l'innestarsi di nuove forme di pensiero e di architettura, possano innestarsi con armonia in quelle precedenti.
Mestre (Venezia) Angolo piazzetta 22 Marzo 1848
Questo ragionamento non è astratto ma di natura "politica e sociale" dato che per aggregare e ricomporre relazioni è utile e forse necessario non spezzare in maniera traumatica il cordone ombelicale con i tempi che hanno generato forme e caratteri di un luogo. Si tratta di considerazioni sulle quali dovrebbero convergere quanti hanno responsabilità amministrative, economiche e culturali. Tra questi  gli architetti e i costruttori che non dovrebbero farsi guidare dal solo profitto o dall'ego personale inserendo forme e volumi che paiono a volte incongrue escrescenze, avulse dai contesti.
Murale proposto dall'Autore in ricordo dei
Moti del 1848 (da quadro di E.Paggiaro)
In realtà essendo noto che la resistenza culturale proviene dalla coscienza e consapevolezza della somma di tanti singoli individui, per far decollare certe operazioni immobiliari, si è proceduto quasi sempre prima contrapponendo opposti interessi, isolando i contestatori, poi eliminandone la memoria, togliendo i legami col passato, in modo da non essere frenati dal procedere con mutamenti
urbanistici radicali che non conservavano quasi niente.  Nel libro ci sono diverse fondamentali riflessioni , come ad esempio quella di ritenere che "pensare la città " sia anche un fattore di qualità della democrazia e della politica. Occorre perciò conoscere il presente ed avere lo sguardo lungo sul futuro e sul passato". Serve a questo scopo un minore individualismo e una maggiore consapevolezza nel sostenere la funzione sociale del proprio mestiere, dato che gli individui e le città, sono il risultato di ciò che siamo stati e dei valori che abbiamo ereditato. Perciò quando da tempo propongo un progetto per  "seminare" di racconti e di memorie, con l'arte muraria, diverse pareti che si affacciano su strade e su case divenute anonime ed estranee alla storia che le ha generate, lo faccio per contrastare l'oblio, per rispettare il passato, per testimoniare in qualche modo l'importanza della storia che ci ha preceduto, anche se non l'abbiamo personalmente attraversata. I regolamenti nei Piani urbanistici che contenessero tali considerazioni, dovrebbero conciliare le proposte di dotare di strumenti più efficaci i progettisti, dando forza agli storici, maggiore qualità alla pianificazione, modificando i parametri di riferimento economico e immobiliare basandosi non sul valore speculativo e della quantità dei volumi, ma sul grado di valore che ogni operazione aggiungerebbe all'interesse collettivo nel rafforzare e generare sviluppo armonico dato da nuovi rami entro cui scorre la linfa che proviene dalla solidità  del tronco e delle radici del pensiero. Si tratta di materia viva, con strade, case, piazze, prospettive, in continua evoluzione, si mescolano con le nostre diversità. Il pensiero va alle devastazioni della guerra e di come saranno ricostruite in Ucraina, in un tempo speriamo prossimo, le città distrutte dai bombardamenti se non attingendo dalla loro storia e cultura. 
Paesaggio veneto (foto dell'autore)
E' avvenuto dopo le due guerre mondiali nel Novecento che in ogni Nazione siano stati riproposti dei simboli collettivi dopo la loro distruzione perchè essi contenevano l'anima stratificata di generazioni. In questi casi  valgono non solo le idee dei progettisti, architetto o ingegnere, ma quelle degli storici, del sociologi, degli economisti e degli uomini senza blasoni, perchè l'affresco complesso che si pone ai nostri occhi è continuamente mutevole nelle forme e nei caratteri ma costante nella sua morale. Le città e noi stessi non moriamo mai del tutto finchè resta memoria e traccia del nostro passaggio.

giovedì 6 ottobre 2022

IL BAULE


IL BAULE       
           di. Gianfranco Vecchiato

Architettura razionalista italiana degli anni '30
Ricordo quella bicicletta nera sulla quale in inverno con un  lungo cappotto che scendeva ai lati delle ruote e il cappello a falde calcato in testa,  percorreva veloce le strade della città divenuta sempre più caotica. Erano lontani gli anni in cui la campagna circondava a qualche centinaio di metri la piazza principale ed era tanto diversa la gioventù che incrociava per strada. Lui a vent'anni  seguendo passioni ed entusiasmi nazionalisti e la retorica dell'amor di Patria  era approdato, come milioni di altri italiani,  al fascismo. Finchè la storia non  trasformò tutto in tragedia.  Faticava a parlarne e io  rispettavo il silenzio carico di memorie di quel mio Zio alto e dai fitti capelli a spazzola. Un uomo generoso e fermo nelle tradizioni familiari.  Gli fui accanto in un giorno di novembre quando  morì in un letto d'ospedale alla veneranda età di oltre 90 anni.  In seguito mi trovai ad aprire dei vecchi bauli  riposti in magazzino per scegliere qualcosa di famiglia prima che il resto fosse buttato al macero.
Tra
 cartoline, qualche soprammobile, diverse fotografie, vestiti con l'odore di naftalina, qualche quadro, ciò che passava tra le mie mani era il tempo che manteneva coperti molti segreti. William Faulkner, scrittore statunitense (1897/1962) scrisse che lo "scopo
di ogni artista è arrestare il movimento che è vita, con mezzi artificiali e tenerlo fermo in tal modo che cent'anni dopo, quando un estraneo lo guarderà, torni a muoversi, perchè è vita".  Non è solo l'artista che cerca di farlo ma avviene ogni volta che nel nostro universo interiore la memoria fa riaffiorare qualcosa dal passato. 
Come sarà giudicato il nostro presente e noi che lo attraversiamo ogni giorno tra i lutti della pandemia, la guerra che dall'Ucraina si sta forse avvicinando alle nostre porte, le difficoltà economiche, l'insicurezza sul futuro. Ciò sta mettendo a dura prova molte società che hanno conosciuto uno straordinario e lungo periodo di pace e di benessere. Era avvenuto di rado, specie in Europa, che nella vita di una persona non si incrociassero conflitti armati  e che schiere di giovani non fossero mandati a combattere su fronti opposti. Non era nella nostra esperienza quella di popolazioni civili portate a sopportare lutti e rovine. E' quindi giunto il momento di fare i conti con ogni passato per capire come affrontare e superare  difficoltà che si stanno manifestando nella nostra vita quotidiana. In quel baule ad esempio c'era la storia di cento anni raccontata da poche cose: una scatola di sigari, forse di mio nonno, delle bandierine tricolori con lo stemma sabaudo, un manifesto con foto del Re Vittorio Emanuele III° e  quella del Cavalier Benito Mussolini con la scritta: "Mussolini sta dimostrando agli italiani la necessità del senso del dovere".  
Copricapo con il Fez
E' spuntata una lampada a petrolio, un vecchio quadro su Venezia, un berretto nero con il fez, una rivista con la foto di Tazio Nuvolari, mito popolare degli anni '30, una macchina da scrivere Olivetti del 1935, con supporto in legno. Accostata al muro la sua bicicletta "Bianchi" che è stata la prima a sparire dopo pochi mesi, rubatami in giardino una sera da ignoti. La denuncia non ha sortito alcun risultato. Mi è rimasta la vecchia sella perchè l'avevo sostituita. La macchina da scrivere Olivetti è un pezzo di antiquariato che sta accanto al mio primo computer Macintosh, di metà anni '80, anch'esso diventato archeologia industriale. Sono due simboli degli sviluppi della scienza e della tecnica di quel secolo di contrasti. Il vecchio quadro ad olio è stato restaurato ed è fissato nella mia sala da pranzo. Mostra una zona di Venezia sul Canal Grande, dove le finestre aprono tende al sole, dove piccoli particolari di vita quotidiana, mostrano una città che era ricca di vita, di abitanti  e di relazioni umane. Oggi i residenti a Venezia sono scesi sotto i 50mila abitanti e centinaia di abitazioni sono state trasformate ad uso turistico. 
Infine è comparso un pò mangiato dalle tarme,  un copricapo nero con il Fez simbolo comune all'epoca di un regime che governò per oltre vent'anni l'Italia. Un secolo fa il 28 Ottobre del 1922 avvenne la "Marcia su Roma" che cambiò per un lungo tempo la storia d'Italia e influì anche sulla storia mondiale.  Nel frullatore dove vengono macinate quotidianamente le vicende personali, cento anni non sono molti eppure per costumi, tecnologia, scienza, pensiero politico, quei decenni sono divenuti un tempo lontanissimo. Le compagne di viaggio, la Memoria e la Nostalgia, si tengono per mano: la prima trattiene la nostra Identità tra il  passato e il futuro, la seconda, la Nostalgia,  serve a non illuderci troppo sull'avvenire ed a considerare  che il tempo ci lascia tutti orfani di varie cose. Alla fine si prenderà anche noi stessi lasciando qualche oggetto muto ed estraneo ai posteri che non ne capiranno la storia.  Quello che  resterà potrà forse dimostrare che ci fu un tempo in cui uno visse, amò, rise, pianse, portando nel suo cammino qualche verità e molte illusioni. 
Tazio Nuvolari (1892/1953)








mercoledì 10 agosto 2022

MARCUSE OGGI

MARCUSE OGGI          di Gianfranco Vecchiato

H.Marcuse
Herbert Marcuse (Berlino 1898/Starnberg Baviera 1979)  sociologo tedesco che fu un riferimento culturale per le generazioni studentesche negli anni '60 e '70,  è scomparso ormai da oltre quarant'anni. Il tempo cambia gli uomini e le cose. Ma qualche intellettuale di quei tempi lontani sta oggi riflettendo: "Vedi che il vecchio Herbert aveva ragione?...". Le condizioni in cui è avvenuto lo sviluppo dei mercati nei processi di globalizzazione hanno generato un  appiattimento dello spirito critico e l'accettazione di regole di  concorrenza compulsiva indotte dal consumare sempre e comunque. C'è in Italia un dibattito tra i sostenitori ed i critici  dei risultati di alcuni provvedimenti legislativi che in edilizia hanno avuto effetti contrastanti. Tra gli imputati e i protagonisti di queste discussioni c'è il "Superbonus" edilizio del 110% che ha dato una spinta drogata ad un settore da tempo in difficoltà. I tempi ristretti della sua esecutività hanno alimentato aumento di prezzi e costi dei
Megalopoli del futuro
materiali edili, diminuendo i  vantaggi economici. In un anno l'acciaio, il polietilene, i materiali di coibentazione, le stesse impalcature edili, hanno visto salire i costi ad oltre il 100/150%, in una spirale dove si è infilata anche la malavita, con truffe e raggiri.  Si è attivato l'impiego di personale edile in migliaia di cantieri, con operai assunti in fretta e furia  non preparati in tema di sicurezza, aumentando incidenti,  creando distorsioni di mercato, sofferenze nelle imprese e nelle comittenze per crediti non esigibili causati da procedure burocratiche farraginose e complesse.  Se non si può negare l'utilità data dal rinnovamento e miglioramento di una parte del vecchio patrimonio edilizio con i cappotti isolanti di pareti perimetrali e  coperture, con l'impiego di nuovi serramenti, con l'inserimento di pannelli solari, di caldaie a condensazione, di pompe di calore etc, altre questioni assai più complesse e di sistema investono le società urbane. Il tema ambientale nel suo insieme incide sui comportamenti individuali e collettivi, investe i problemi dello smaltimento e del recupero dei rifiuti urbani, dei mezzi di trasporto, della produzione alimentare e delle regole per competere sui mercati internazionali, fino al consumo di risorse con l'impiego di
Contestazioni studentesche nel 1968
energie alternative. Da diversi decenni convegni, ricerche, studi, hanno lanciato l'allarme sulla drammaticità della situazione innescata dalla crescita demografica e dalle crisi ambientali: scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello dei mari, fenomeni meteorologici estremi sempre più frequenti. In questo contesto il "Superbonus" è  un palliativo perchè non affronta i problemi alla radice: come rigenerare, recuperare,  diminuire la quantità di costruito e favorire la qualità edilizia ed urbana. Come invertire il gigantismo metropolitano che rende inefficaci soluzioni ai trasporti, ai servizi, alle infrastrutture di città regione, con quartieri spesso senza volto ed anima.  L'ONU ha lanciato in questi decenni molti appelli  rivolti ai problemi di diversi continenti e tuttavia lo sgretolarsi dell'equilibrio mondiale sta generando molte incertezze sul futuro. Ci sono  le condizioni per non disperdere le esperienza degli urbanisti e dei ricercatori e dotare le città e le abitazioni di
Città policentriche: Il modello veneto
nuove tecnologie e di nuovi materiali. Ma servirebbe anche una diversa spinta critica e di riflessione sui sistemi economici che si sono sviluppati. Occorre partire dalla storia e ancorarla al futuro perchè noi siamo il prodotto del nostro passato. E su questi temi torna di attualità Marcuse. Da una parte la 
delocalizzazione delle industrie manifatturiere nei Paesi con il minor costo della manodopera e dall'altra la localizzazione nei centri delle città delle funzioni direttive con le sedi dei servizi nei settori terziario e quaternario, hanno creato vuoti urbani e necessità di rigenerazione, modificando il rapporto casa-lavoro con impatti sulla mobilità.  
Nuove infrastrutture e logistica, spingono le città ad ampliare ed innovare quegli spazi necessari alla connessione globale, porti, stazioni ed aeroporti,  per facilitare lo scambio di persone e di merci, e proporsi nel sistema dei flussi mondiali come luoghi interconnessi, dotati di strutture logistiche e capacità tecnologiche. Gli effetti di questi fenomeni agiscono, indirettamente anche sulle relazioni tra le città ed i territori generando polarizzazioni,  vuoti urbani e nuove tensioni speculative. Tutto ruota attorno alla mobilità dei capitali che vanno e vengono condizionati da strategie complessive. In ambito transnazionale, si sono generate delle reti dove le città assumono funzioni di comando dentro ad una nuova geografia dei flussi dell’economia mondiale, sospinta dal massimo profitto. Gli sviluppi del settore delle comunicazioni e l’espansione dell’industria dell’informazione hanno disperso sui territori le attività economiche mentre la concentrazione di attività ad alta specializzazione e direzionali,  hanno creato nuovi nodi territoriali. L’assetto urbano delle città assume nuove configurazioni spaziali, infrastrutturali e logistiche con diverse opportunità di sviluppo e tipo di funzioni internazionali. In questi processi si è notata l'importanza della identità dei luoghi, in quanto la diversità è un valore aggiunto. Perciò anche l'architettura è un soggetto attivo di crescita  e di rafforzamento identitario. E come tale è sottoponibile a critiche e 
Megalopoli in Africa
discussioni. Il sistema veneto, policentrico, ad esempio, ha il vantaggio di strutturarsi per reti e nodi con diversi poli funzionali che si connettono con altri sistemi locali, aumentando le proprie potenzialità competitive. Tutti questi meccanismi in continua evoluzione con la scienza e la tecnica, sono condizionati dalla politica che governa sui territori e dalla concezione filosofica  del mondo. Il successo di Marcuse tra i giovani di due generazioni fa si basava sulla critica  ai modelli di società consumistica dove si  annullavano ed assorbivano al proprio
interno le opposizioni. Una società di massima integrazione che inglobando in sè anche l'ideale che avrebbe dovuto o potuto confutarla, sviluppava  un modello dove si appiattiva il contrasto fra cultura e società che non opponeva più alcuna resistenza alla conferma e convalida di una realtà che appare quasi senza alternative. E quella teoria disegnava una immagine che in molti casi è stata nel tempo persino superata dalla realtà. Ogni modello urbano deve quindi sostenersi anche sul piano critico mediando con una efficace contrapposizione gli interessi dei singoli e quelli collettivi. Ma gli interessi collettivi occorre essere  in grado di riconoscerli, di affermarli e di difenderli. E questo è o sarebbe uno dei ruoli e dei compiti che dovrebbero assumere gli architetti non solo come progettisti ma in quanto  operatori sociali e culturali presenti sui territori. 

venerdì 22 luglio 2022

CERCHI NELL'ACQUA

CERCHI NELL'ACQUA   di Gianfranco Vecchiato

L
L'architettura Organica di Aalto
a storia dell'architettura dovrebbe interessare tutte le persone che  si spostano nel mondo per ragioni economiche, culturali, turistiche, religiose. Si coglie la necessità, attraversando un territorio, di capirne  le origini, di sapere quali siano state le  stratificazioni nei vecchi centri storici, quali gli stili, le funzioni,  i caratteri impressi dalle Arti, osservare le tecnologie che stanno coinvolgendo e cambiando la cultura di luoghi e persone. In altri termini ciò che cogliamo dalle espressioni d'arte e in architettura compone il DNA sociale di una Comunità e quale sia la forza identitaria che partecipa allo sviluppo generale delle civiltà. Alcune correnti di pensiero vedono l'urbanistica separata  dall'architettura ritenendola il vero strumento capace  di convogliare, di controllare e di rispondere, ai fenomeni di massa e alla espansione demografica. Un aumento che si è fatto impressionante e quasi ormai fuori controllo rispetto alle capacità di rigenerarsi del Pianeta.
Alvar Aalto
Tra la migliore cultura architettonica e  un sano modello urbanistico che la contiene sono possibili molte domande e risposte.  Alcune sono state indicate  tra gli obiettivi del "Consumo di suolo Zero" da raggiungere per l'anno 2050 fissato dalle convenzioni internazionali. Già posto in dubbio da pandemia e guerre. Ci sono poi Nazioni dove la legislazione sospinge alla rigenerazione come è ad esempio nella cultura dei Paesi scandinavi, altri in cui si è cercato di aiutare tale processo con il sostegno fiscale, come è avvenuto in Italia con l'introduzione di agevolazioni quali il "Superbonus edilizio 110%".  Esso ha generato una forte spinta al  recupero ma ha creato anche molte conseguenze negative. Ne cito quattro: L'aumento in poco tempo della domanda di alcuni materiali da costruzione ha contribuito ad un generale aumento dei prezzi di mercato abbassando il vantaggio fiscale previsto per tali opere. Ciò si è riflesso sulla disponibilità dei
Riqualificazione e rigenerazione urbana
prodotti richiesti perchè la produzione non è riuscita a farvi fronte. Questo ha influito sui tempi programmati nei cantieri di lavoro. L'eccesso di domanda ha poi fatto aprire attività da imprese non molto qualificate e con manodopera incontrollata. Le conseguenze si sono avute sulla sicurezza dei cantieri con un aumento di incidenti e di vittime per i ritmi imposti dalle scadenze burocratiche. Si sono creati problemi complessi legati ai crediti edilizi che dovevano essere assorbiti dalle banche o da istituti di credito, con conseguenze di fallimenti per mancanza di liquidità in chi aveva anticipato i costi dei materiali. E si sono avute
Il giardino dentro alle città

molte frodi e migliaia di contenziosi giuridici. Occorre quindi riflettere come sul piano pratico ogni lavoro impegnativo come è quello edilizio determini nei contesti urbani onde e spinte, simili a quelle attivate da un sasso in uno stagno. Una casa, un quartiere, una idea generatrice di relazioni, si può sostenere in modo semplice, seguendo l'esempio che faceva Adriano Olivetti: l'urbanistica come la linfa di un albero che dalle radici si espande attraverso i rami sino alle foglie generando infine con la fotosintesi clorofilliana il ricambio tra anidride carbonica ed ossigeno che fa da
Un pergolato: una semplice soluzione
polmone al Pianeta. Nelle città dove stanno aumentando le costruzioni con i giardini verticali occorrerebbe, come diceva il poeta-sceneggiatore Tonino Guerra,  creare dei luoghi in cui si possa fermare la nostra fretta ed aspettare l'anima. Quali luoghi? Possono essere il recupero di una piccola aiuola fiorita tra due strade, la riqualificazione di un angolo dimenticato,  uno spazio collettivo su cui si inserisce un pergolato che crei riparo e inviti alla sosta, può essere anche lo spazio tra  proprietà vicine messo in comune, togliendo fili spinati, muri e reti,  creando occasioni di comunità. La
Le tradizioni tra Natura, Folklore, Cultura
Ville Radieuse pensata nel 1930 da Le Corbusier è rimasta incompiuta ma brani di quel pensiero restano di assoluta attualità. La storia può diventare quindi un elemento di analisi e di aiuto per modificare il senso del mestiere e del progettista che coinvolge la gente, la fa partecipare con un aiuto creativo dal "basso". Non si può essere solo  esecutori tecnici ma  inventori di creatività sociale. Recuperando gli insegnamenti del secolo passato e trasformandoli in progetti sostenibili, usando le tecnologie più avanzate ma anche la esperienza che ci viene dagli agricoltori, dai forestali, dai botanici. Osservava Alvar Aalto: " Rendere l'architettura più umana significa fare architettura migliore e significa anche allargare il concetto di funzionalismo oltre il limite della tecnica. La missione è ancora quella di armonizzare il mondo materiale  con la vita. Anche l'architettura ha un pensiero recondito che la sostanzia: l'intento di creare un paradiso, Se non avessimo questa aspirazione, tutte le nostre cose sarebbero più povere, più banali e la vita sarebbe ancora vita?. " Chi potrebbe smentirlo?.

sabato 18 giugno 2022

LO STADIO

LO STADIO              di Gianfranco Vecchiato   


Planimetria Area Sportiva Venezia

Da tempo la realizzazione di un grande stadio cittadino a nord-ovest della città di Venezia ha animato contrasti e contrapposizioni. Il luogo rientra nel Comune di Venezia nelle vicinanze delle aree che sono attorno  all'aereoporto internazionale  di Tessera, il terzo in Italia per numero di transiti. Quando si pose la prima pietra per la costruzione di quell'opera nel 1958, non si andò per il sottile pur sapendo che le aree interessate potevano contenere giacimenti archeologici. Si coprirono tratti di laguna, molti reperti che vennero trovati furono eliminati o fatti sparire, venne intercettato e deviato verso la laguna un tratto del corso di un fiume, si superarono interessi e scandali locali sulle proprietà dei terreni. Mancavano allora molte tutele urbanistiche e quei lontani antefatti hanno lasciato cicatrici ai posteri. Negli anni '90 quelle aree tornarono a destare interesse perchè una corrente politica propose che su quelle aeree agricole si organizzasse una grande fiera internazionale, una Expo per rilanciare investimenti, attrarre capitali e probabili prebende. Spuntò in quei mega progetti anche la proposta di un'isola artificiale in laguna, giustificando il tutto nel nome della modernità.
Venezia: Stadio Bosco dello Spor
Simulazione tra stadio e palazzetto sportivo
Quella operazione, che qualcuno ancora rimpiange,  si arenò con il crollo del sistema dei partiti innescato dalle azioni della Magistratura che vengono riassunte con la parola "Tangentopoli". Il vecchio sistema di potere politico che saltò in aria si portò dietro i mega progetti.  E anche di questo sono rimaste cicatrici. Ora venendo ai nostri giorni, nel pieno di una grave conflitto internazionale, attraversato da crisi economiche e finanziarie dagli oscuri approdi, con un sistema urbanistico che è attraversato da diversi problemi demografici e di gestione della città storica irrisolti, è ritornato e si è anzi avviato  un vecchio  progetto per creare  una grande area sportiva e polifunzionale, con la approvazione di ingenti risorse e investimenti. Questo tema che ha alcune ragioni oggettive, è stato variato nel corso del tempo. Tuttavia è un obiettivo che per i precedenti storici accende l'attenzione e la sensibilità di molti.  Negli anni gli interessi di fondo sono rimasti per la strategicità dell'area , mentre si sono mescolate proposte , come era prevedibile avvenisse, cercando di mettere pace nei conflitti giuridici tra privati e pubblico. La questione peraltro non ha molto animato la Opinione Pubblica alle prese con altri problemi quotidiani e perchè le aree sono lontane dal centro città in un contesto considerato oggi periferico. Le necessità di costruire un Palasport sono passate  dall'accordo tra Save, società che amministra l'aeroporto,  e Comune sulle rispettive zone di influenza attorno al "Quadrante di Tessera". Una volta definite le proprietà sulle aree di Tessera, oggetto di un terminal che in passato è stato oggetto delle attenzioni dei Magistrati,  ricevute le disponibilità dei fondi del PNRR e  approvato il progetto dalla maggioranza del Consiglio Comunale, si è aperta la strada al nuovo progetto.  

Ambiente e Stadio di Venezia
Stadio di Sant'Elena 
Diverse associazioni ambientaliste e culturali che non
sono d'accordo ritengono l'operazione inutile, dispendiosa, ambientalmente nociva e foriera di consumo di suolo pregiato.  Dosate le alchimie economiche e strategiche tra interessi e patti incrociati dei vari Enti si è giunti alla approvazione di un progetto complesso che in parte ha qualche similitudine con quello realizzato dalla Fondazione CassaMarca a Cà Tron di Roncade qualche chilometro più a nord, dove è stato creato da H Farm un Campus nel campo della digital economy europea, un Hub tecnologico ed educativo in mezzo alla campagna.   Si pongono però alcune riflessioni per la tutela del valore storico ed ambientale di queste zone. 

A qualche chilometro di distanza ci sono i labili confini del Parco Archeologico di Altino e quelli delimitanti la gronda Lagunare dove  si sono avanzate proposte per lo scavo di nuovi canali e di nuovi approdi. Altino è poi un luogo sacro non solo per la storia di Venezia, che da qui prelevò i materiali lapidei per gli insediamenti nei primi secoli in laguna. C'è la qualità agricola dei  113 ha  di aree da espropriare, ricche di fauna selvatica, di habitat, di zone inserite e salvaguardate dagli obiettivi del "consumo di suolo zero". Cogliendo alcune osservazioni nel marzo scorso il Consiglio Comunale ha  modificato e approvato il progetto ridefinendolo come "Bosco dello Sport" prevedendo la costruzione di uno stadio da 16mila posti, di un'arena polifunzionale  da 10mila spettatori, di altre strutture per spazi sportivi ed edifici per istituti di ricerca e di riabilitazione, foresterie per atleti, spazi per spettacoli all'aperto, un centro natatorio indoor con piscina olimpionica e vasca tuffi. Saranno escluse volumetrie per attività commerciali ed alberghiere, che erano previste nel piano,  realizzandole sui terreni del vicino quadrante coordinato da Save. Si afferma nella relazione progettuale che la piantumazione di migliaia di alberi porterà alla nascita di un bosco di 70 ha che si collegherà con l'area boschiva già presente sul territorio, completando il progetto di verde ad anello attorno alle zone edificate. A questo punto occorre fare un passo indietro e raccontare la breve storia dei due attuali esistenti piccoli stadi cittadini.

Quando furono realizzati Mestre e Venezia erano Comuni separati con due distinte squadre calcistiche. Venezia era una città dove risiedevano oltre 170mila abitanti e Mestre ne aveva circa 50mila quando nel 1926 venne annessa al Comune di Venezia. Per diversi anni tuttavia la squadra di calcio "Mestrina" rimase attiva e separata rispetto a quella del Venezia e le due tifoserie erano distinte. A Venezia lo Stadio di Sant'Elena, collocato nella omonima isola lagunare, prese poi il nome di Pier Luigi Penzo. Fu inaugurato nel 1913 e ristrutturato in più riprese le ultime tra il 1991 e il 2021.  Fino al 1958 il campo sportivo ospitava partite di rugby e attività di atletica ma dal 1991 con la sua ristrutturazione fu adibito solo ad attività della squadra di calcio del Venezia, ed in Italia è dopo lo stadio di Genova,  l'impianto in attività di più vecchia origine. Il campo misura 105x68 metri e sulle gradinate vi è la capienza di 11150 posti a sedere. In oltre un secolo di vita questo stadio è stato numerose volte adattato alle esigenze ed alle necessità che si andavano ponendo, raggiungendo nella partita di calcio tra il Venezia ed il Milan del 1966 la presenza massima di 26mila spettatori. Nel 1970 una tromba d'aria causò gravi danni alle strutture che unita alle sfortunate vicende sportive della squadra condussero a  sistemazioni parziali, riducendo la capienza dello Stadio a 5mila spettatori. Nel 1987 si giunse ad una  contestata fusione tra le squadre del Venezia e della Mestrina e le partite si tennero inizialmente nello stadio di Mestre, il Francesco Baracca. Fu dal 1991 che con la promozione del Venezia alla serie B del campionato italiano di calcio che si cominciò a parlare di un nuovo stadio  da realizzarsi nella zona di Tessera, presso l'aereoporto Marco Polo senza andar oltre ad un incessante dibattito. Quest'anno la squadra del Venezia è retrocessa in serie B e l'interesse per un grande nuovo

Stadio è di nuovo tramontato. 
Ma la struttura che si intende realizzare a Tessera è a scala metropolitana e questo significa che non c'è una necessità locale e la questione investe un territorio più vasto. Questo vale anche per lo Stadio di Mestre la cui struttura fu inaugurata nel 1896 come ippodromo che divenne stadio calcistico nel 1919. In anni successivi si affiancarono un campo da tennis e piste per attività ciclistiche mentre la locale squadra di calcio cresceva in qualità e in prestazioni fino ad approdare alla serie B del campionato nazionale all'inizio degli
Immagine dell'area nuovo stadio

anni '50. Lo stadio Baracca è assai modesto ed ha una capienza di soli 2mila posti a sedere. Mentre le due squadre locali di basket che militano nel campionato superiore, sono di successo le ambizioni sportive cittadine si sono trovate mescolate dentro ad ingredienti diversi. Dato che l'urbanistica disegna scenari, come controllo pubblico deve mantenere e possedere le capacità di analisi indipendenti per controllare e correggere nel tempo il deviarsi di  obiettivi originari che conducano ad esiti diversi da quelli conclamati. Ma queste cose stanno nel futuro e nel futuro si nasconde l'ignoto. Ed è questo in fondo il vero problema.
 

giovedì 28 aprile 2022

DIPLOMAZIA


 DIPLOMAZIA
                 di  Gianfranco Vecchiato

Cavalli bronzei a S.Marco
"Dulce bellum inexpertis" la guerra piace a chi non la conosce.E' una antica locuzione latina citata da Erasmo da Rotterdam, e tornata di attualità nei dibattiti sulla guerra che si sta consumando tragicamente in Ucraina.  Ma se i problemi si intrecciano con la natura dei conflitti un ruolo fondamentale lo ha la Diplomazia. Honoré de Balzac (1799/1850),  ne aveva una scarsa opinione ritenendola un mezzo per allungare  i tempi tra le parti in conflitto in modo inconcludente. La psicologia dei personaggi nei suoi romanzi coinvolge i difetti presenti in ogni società.  Uno tra gli episodi degli anni tumultuosi in cui Balzac visse, segnò dei cambiamenti e anche lo scrittore se ne accorse. Nel giugno del 1844 l'ignoto villaggio di Peterswaldau nella Bassa Slesia balzò alla cronaca per una rivolta dei tessitori,  che protestavano per la miseria dei loro salari. La nascente espansione industriale stava
Heinrich Heine 
1797/1856
travolgendo il vecchio mondo del lavoro a svantaggio delle classi sociali più povere, prive di sostegni e garanzie. Avvennero scontri e repressioni dell'esercito contro gli operai. Pur domate nel sangue, le ribellioni si estesero in tutta la regione e coinvolsero la Boemia, Praga e Berlino. Si udirono in quelle circostanze parole di fierezza, e irruppe un nuovo lessico sociale e culturale.  Il poeta Heinrich Heine dedicò in seguito all'episodio una poesia vietata in Germania ma tradotta in altre lingue tra cui in italiano da Giosuè Carducci: "...Maledetta la patria ove alta solo cresce l'infamia e l'abominazione!
Cernaia(Crimea)1856: Bersaglieri
Ove ogni gentil fiore è pesto al suolo e i vermi ingrassa la corruzione...Vola la spola ed il telaio scricchiola, noi tessiamo affannosi e notte e dì : Tessiam  vecchia Germania, il lenzuol funebre Tuo che di tre maledizion s'ordì..."  Per Karl Marx,  Friedrich Engels e Wilhelm Weitling, quegli episodi furono prove della "inutilità dello Stato in quanto espressione di una "società civile alienata, dominata dal principio della proprietà privata. La Comunità di riferimento per la filosofia marxista è la vita fisica, spirituale, la moralità e l'attività umana. L'Uomo è più importante del cittadino e la vita umana e sociale è più importante della vita politica. Secondo questo pensiero il rovesciamento del potere esistente e la dissoluzione dei vecchi rapporti è un atto politico che si può attuare solo con la rivoluzione..." Era l'inizio di una dottrina sociale che avrebbe avuto in seguito molta influenza sulla natura anche della diplomazia, chiamata a confrontarsi sui bisogni dentro e non solo fra gli Stati.  In quello stesso anno nel Regno delle due Sicilie, i due fratelli veneziani Attilio ed Emilio Bandiera, vennero con altri sette prigionieri condannati a morte. Prima  della fucilazione nel Vallone di Rovito presso Cosenza, intonarono i versi dell'opera "Caritea regina di Spagna" di Saverio Mercadante che era stata rappresentata per la prima volta nel 1826 al Teatro La Fenice di Venezia, e che recita:  "chi per la Patria muor vissuto è assai, la fronda dell'allor non langue mai..." Anche in
1204: Assedio Costantinopoli
questo caso la diplomazia non ebbe successo.  Al contrario nel  1856 Cavour inviando in appoggio ai franco-britannici in Crimea, un corpo di spedizione di cinquemila bersaglieri contro i russi ottenne i sostegni alle ragioni italiane. Il Novecento è stato poi un secolo in cui la diplomazia ha macinato molti fallimenti e non è riuscita ad impedire due guerre mondiali. 
Per l'ex Segretario dell'ONU Kofi Annan "con la diplomazia si può fare molto,  con la diplomazia sostenuta dalla forza  si può fare molto di più".  Il ruolo di mediatore  nell'antica Roma, in periodo monarchico, era svolto dalla corporazione di sacerdoti e di saggi, i Feziali. Essi fungevano da garanti del Diritto e dei Patti diplomatici  con gli altri popoli e regni. I Feziali conferivano sacralità alle relazioni internazionali e il loro concorso era richiesto sia quando fosse necessario dichiarare la guerra o concludere una alleanza o un accordo.  Nelle crisi diplomatiche essi dovevano accertare eventuali torti o provocazioni da parte di cittadini di Roma, indicare la consegna dei colpevoli al nemico o precedere la solenne dichiarazione di guerra.  unendo politica e  religione
Carl Wilhelm Hubner: I Tessitori della Slesia
.  Nella Repubblica di Venezia la diplomazia divenne un'arte che consentì a volte di perseguire vantaggi economici e territoriali senza ricorrere alle armi. Le relazioni e i rapporti mercantili con le popolazioni delle coste mediterranee e fino al Mar Nero,  erano evidenziate a  Venezia dai fondaci dei tedeschi, dei greci, dei turchi, degli armeni, dalla presenza di  ambascerie con servizi di corrispondenza che trattavano con capacità e segretezza gli affari di Stato. Un fatto cruento gettò un'ombra sulla storia della città.  Nell'aprile del 1204 gli eserciti crociati
Sacerdoti Feziali in Roma antica
cristiani, guidati dalla flotta veneziana, che sostava davanti a Costantinopoli nella spedizione per la "quarta crociata", era guidata dal Doge Enrico Dandolo. Tensioni economiche e scontri politici portarono ad assediare ed a saccheggiare per la prima volta nella sua storia la capitale bizantina, erede dell'antico Impero romano di Oriente. I veneziani, che furono scomunicati da Papa Innocenzo III° per ciò che avvenne, scatenarono i crociati al seguito, lasciando che entrati dentro alle mura,  devastassero ed uccidessero per tre giorni e notti la popolazione cristiana. La separazione prodotta nel 1054 tra la chiesa orientale ortodossa e quella di occidente, divenne insanabile e trovò riconciliazione formale solo nel 2001, quasi mille anni dopo, quando Papa Giovanni Paolo II giunto nell'Aeropago di Atene insieme all'Arcivescovo Ortodosso, chiese perdono per quelle violenze.  
I fratelli Attilio ed Emilio Bandiera
Emil Orlik 1897: I Tessitori
Dai saccheggi  furono portati in laguna  i 4 cavalli bronzei che risalivano al II° secolo a.C. scolpiti dal  greco Lisippo e che pare  ornassero il Mausoleo di Adriano,  la immagine della Madonna Nicopeia e altri preziosi che sono nel tesoro di S.Marco.  Nel 1452/1453 la comunità veneziana di Costantinopoli si riscattò, battendosi strenuamente per
Palazzo Venezia ad Istanbul sede
oggi dell'Ambasciata d'Italia
difendere la città dall'assedio dei turchi fino alla sua caduta. Nel  1497 i veneziani, nella Istanbul musulmana,  aprirono  una ambasciata permanente, la prima della storia. 
 La diplomazia ha attraversato i secoli ed ora appare nuovamente inerte mentre è in corso la guerra in Ucraina.  Mancano i "feziali" moderni in grado di fermarla. Manca soprattutto il richiamo della storia che dopo tante difficoltà sembra tornata indietro. 
Michail Gorbacev
E' in questi giorni tornata a confronto con l'attualità, la figura di Michail 
Gorbacev, ex Segretario del PCUS, che nel 1989 fu insignito della Medaglia Otto Hann per la pace e nel 1990 del Nobel per la pace. Egli riteneva che la pace si rafforzasse riunendo nel dialogo "la diversità, il confronto e la conciliazione delle differenze." Questi obiettivi sono i compiti della Diplomazia. Sarà allora un giorno possibile tornare a parlarsi.


venerdì 4 marzo 2022

IL VENTO DELLA STORIA

IL VENTO DELLA STORIA        di Gianfranco Vecchiato

Leopoli (Galizia/Ucraina)
George Grosz
Leopoli definita anche la Parigi dell'est, Patrimonio Unesco e
dell'Umanità è in pericolo. Lo sono anche le popolazioni di altre città ucraine come  Kiev, Khirkin ed Odessa. La regione della Galizia in Ucraina, conserva diversi caratteri,  segni culturali e  architetture che provengono dalla sua passata storia asburgica, polacca e poi Ucraina.  Tutto può essere travolto, colpito e distrutto dalla guerra. Quelle terre fecero da sfondo al romanzo "Il buon soldato Sc'vèik" scritto un secolo fa dal ceco Jaroslav Hasek. Pazzia ed idiozia sono ingredienti che nella assoluta obbedienza di Sc'vèik conducono nell'assurdo i protagonisti 
Leopoli
 sullo sfondo della Grande Guerra. Nel tramonto del vecchio Impero Asburgico si dissolvono nel ridicolo le autorità e le istituzioni, dalla monarchia, al clero, dalla burocrazia all'esercito.
Leopoli 
Mentre va  al fronte e attraversa in treno villaggi e stazioni verso Leopoli, gli episodi di Scveik diventano ancor più paradossali. Nei luoghi del romanzo, si sono diffuse nel tempo, in suo ricordo disegni e statue di varia foggia che sono sorte in Boemia, in Slovacchia, a Budapest, a Leopoli, e che ora si trovano mute davanti al vento della storia che sta soffiando impetuoso indietro nel tempo.
Tumulti dell'anima e bombardamenti visti in
Leopoli: graffito di Scvejk
diretta televisiva scuotono i paesi europei e il mondo.  La Russia ha aggredito l'Ucraina, come si faceva nei tempi andati,  ma l'orgoglio e la tenacia di questi ultimi, documentato anche dallo stordimento di giovani soldati russi prigionieri, la  dignitosa disperazione di  popolazioni assediate e in fuga, la distruzione di infrastrutture e case, l'incubo di radiazioni nucleari, di estensione del conflitto, la lotta impari dei difensori, i reciproci proclami patriottici, percorrono i frammenti di quella Mittelleuropa che da Trieste a Budapest, da Vienna a Praga, andò in frantumi insieme a   tre grandi Imperi.
Gerge Grosz: I pilastri della società -1926
Le storie di quel soldato stralunato, hanno ispirato manifesti e statue in Boemia, in Slovacchia ed in Ucraina a Leopoli. Gli effetti della notorietà del personaggio letterario, che l'Autore non vide perchè mori prematuramente, passarono dalla satira antimilitarista ai quadri di George Grosz e ai drammi rappresentati da Bertolt Brecht, all'alba  di nuovi totalitarismi. Per quelle terre passarono altri  soldati, alcuni nel 1942 anche del regio esercito italiano,  diretti in Russia. Ottanta anni fa il giovane Mario Rigoni Stern, 
sergente maggiore  alpino di Asiago, arruolato nella divisione Tridentina, e  noto scrittore nel dopoguerra, raccontò: "...  Quell'estate era molto calda e la campagna ucraina era rigogliosa di grani e di girasoli in fiore. In principio pareva che le otto settimane previste dal Comando Supremo fossero un tempo attuabile: gli scontri erano rapidi e violenti; le armate russe si ritiravano lasciando centinaia di migliaia di prigionieri. 
Alpini della Tridentina sul Don 1943 
Ma dopo due mesi nelle retrovie si era organizzata la guerra partigiana; nelle ritirate i russi sgomberavano le fabbriche e facevano metodicamente saltare i binari ferroviari; e quando decidevano di combattere lottavano fino all'ultimo uomo..."  Erano le avvisaglie della tragedia per gli invasori.
E' storia diventata attuale ma a parti invertite. Ora sono gli ucraini che si difendono dai russi. Nel corso di tre-quattro generazioni i nazionalismi sono ricomparsi in  Europa pur se attutiti nella zona UE
E' in corso un riordino della carta politica e militare internazionale, con strumenti cruenti, a trent'anni dalla riunificazione della Germania, dalla espansione ad est della UE e della NATO e dalla fine dell'URSS. Servirebbe sedersi tutti attorno ad un tavolo e parlare.
Migliaia di  russi protestano contro le autorità con  loro grave rischio e spesso nell'anonimato e nella censura. Sanzioni internazionali colpiscono la Russia. La Cina attende.
Kiev: Chiesa di Santa Sofia
Dal passato europeo ricompare  la falce senza martello. Se la memoria  fa difetto tra i popoli, o la memoria spaventa, costruiamo  "Case della Memoria e del dialogo" nelle città di tutta Europa. Più che monumenti, siano questi i luoghi e gli spazi di cultura,  di confronto, di integrazione, se i governi non si sanno parlare. Il sindaco di Firenze La Pira fu creatore di rapporti fra distanti e si può seguire questa strada. Primo Levi, scampato dai campi di sterminio sentì il bisogno di testimoniare che 
"in quell'ora il ricordo dei salvamenti biblici nelle avversità estreme, passò come un vento per tutti gli animi". Nicolaj Gogol, ucraino e russo, un grande della letteratura mondiale, nel primo '800 scrisse che "Innumerevoli come le sabbie del mare sono le passioni umane e tutte diverse l'una dall'altra: e tutte, basse e sublimi, all'inizio obbediscono all'uomo e solo in seguito ne diventano terribili dominatrici". 
Kiev sotto i bombardamenti dei russi
Quando nel 1962 Kennedy reagì alla installazione dei missili sovietici a Cuba, si sfiorò la guerra mondiale. Fu cosi' che Papa Giovanni XXIII° scrisse l'enciclica "Pacem in Terris", una guida di saggezza e di  attualità, nei rapporti tra le Nazioni.   Il vecchio Papa di Roma, che sarebbe morto da lì a poco,  lasciò questo testamento  al mondo.  Nella introduzione si legge: " I progressi delle scienze e le invenzioni della tecnica attestano come negli esseri e nelle forze che compongono l'Universo, regni un ordine stupendo e attestano pure la grandezza dell'Uomo. All'ordine mirabile dell'Universo continua a fare da stridente contrasto  il disordine che regna tra gli esseri umani e tra i popoli, quasi che i loro rapporti non possano essere regolati che per mezzo della forza..." 
Si sostiene che tra le Nazioni i rapporti  vadano regolati dalle stesse leggi che si intrecciano nella natura umana. Essi sono: il diritto all'esistenza e ad un tenore di vita dignitoso; i diritti riguardanti i valori morali e culturali; il diritto di onorare Dio secondo il dettame della retta coscienza; il diritto alla libertà nella scelta del proprio Stato; i diritti attinenti il mondo economico; i diritti di riunione ed associazione; i diritti di emigrazione  e di immigrazione; i diritti di contenuto politico; i diritti e i doveri nei rapporti e nella stessa persona; la reciprocità di diritti e doveri  fra persone diverse; i doveri nella mutua collaborazione: la convivenza nella verità, nella giustizia, nell'amore, nella libertà. 
I valori  letterari dei russi Tolstoj e Dostoevskij sono parte della cultura universale e sono una barriera verso tutte le violenze. Nessuna ragione o verità può spegnere questa luce.
Fedor Dostoevskij (1821/1881)
Non si può quindi censurare  Dostoevskij, l'autore di "Delitto e castigo", dei "Fratelli Karamazov", del "Sogno di un uomo ridicolo", di opere straordinarie,  di uno scrittore che disse : " Colui che mente a se stesso e dà ascolto alla propria menzogna, arriva al punto di non saper distinguere la verità nè dentro se stesso, nè intorno a sè e quindi perde il rispetto per se stesso e per gli altri".
Winston Churcill  in un celebre discorso pronunciato il 1 ottobre 1939, dopo la spartizione della Polonia tra Germania e Unione Sovietica,   osservò che la Russia gli sembrasse allora come una "matrioska", "un indovinello dentro ad un mistero contenente  un enigma". 
Papa Giovanni XXIII°
Profughi, famiglie e vite spezzate si affollano in questi giorni. Torna alla mente che nell'assedio di Leningrado  la russa Ol'ga Berggol'c, ripeteva alla radio  "Nessuno dimentichi, nulla sia dimenticato" e  che Konstantin Sìmonov  nel 1941 rivolgeva alla moglie una accorata richiesta: 
Ol'ga Berggol'c
1910/1975
"Aspettami e io tornerò. Solo aspettami fortemente. Aspetta quando ti rendono triste  le piogge gialle, quando infuriano le tormente di neve... che gli amici si stanchino pure di aspettare, tu aspettami. Con la tua attesa mi hai salvato. Semplicemente tu hai saputo aspettare. Come nessun altro." E' ancora un enigma la Russia? Leone Tolstoj sosteneva che "non c'è grandezza là dove non c'è semplicità, bontà e giustizià". Perchè allora tanta violenza?