venerdì 30 settembre 2016

LABIRINTI

LABIRINTI           di  Gianfranco Vecchiato

Labirinto a Villa Pisani - Strà (Venezia)
Arch. Girolamo Frigimelica (1722)
Nel progettare e costruire nel 1722 la splendida Villa Pisani a Strà, lungo la  Riviera del Brenta tra Padova e Venezia, l'architetto Girolamo Frigimelica realizzò un labirinto vegetale con siepi di carpini, poi sostituiti dal bosso,  e formanti 9 cerchi convergenti su una torretta dotata di due scale elicoidali. Una metafora della ricerca per raggiungere la conoscenza. Nello stesso secolo, chiamato dei "Lumi", attorno al 1750 Giovanni Battista Piranesi disegnava nelle sue "Carceri di invenzione" uno straordinario labirinto mentale, simbolo delle complesse vicende del suo secolo. Nel nostro tempo il designer Franco Maria Ricci  su 7 ettari nella campagna di Fontanellato vicino a Parma, ha inaugurato nel 2015 il labirinto della Masone che è il più grande del mondo.  Costituito da oltre 200mila piante di bambù di diversa specie
G.B. Piranesi: Carceri di invenzione 1750
ospita e racchiude  spazi culturali per oltre 5mila mq con collezioni d'arte, tra pitture e sculture  dal sec. XV° al XX°. Ci sono una biblioteca , una piazza , sale da concerto e uno spazio sacro a forma di piramide. Ricci  dedica questa sua impresa allo scrittore e amico Jorge Luis Borges, di cui ha pubblicato in Italia le  opere. 
Il labirinto che è da secoli ispiratore di filosofie, trasformandosi in una struttura ideale complessa contiene ed imprigiona oggi tanti modelli culturali, sui quali la torre che emerge è quella del "pensiero debole".
Villa Pisani - Strà (Venezia)
La crisi di una lettura razionale della storia ha germinato tante ragioni che chiedono, nei diversi campi, di comunicare ciascuna per proprio conto. Esse dichiarano che non esiste più "la" verità ma "tante" verità. Trasferita sul piano urbanistico, l'immagine del labirinto e del "pensiero debole" trova molte conferme. 
Nel tempo si è formato un vasto vocabolario di mutazioni e  di  conoscenze tecniche che è stato studiato anche in chiave antropologica e sociologica. Oltre alla scienza e alla psicologia, gli strumenti di analisi con i quali studiamo le esperienze emotive, sono le percezioni individuali di milioni di persone che non comunicano fra loro pur vivendo in relazioni strette e quotidiane. Esse
Labirinto in pietra - Fontana di Bristol
scaricano sui territori domande che restano senza risposte. I problemi assumono i caratteri di una confusa e costante emergenza, dove si mescolano violenze, difficili relazioni sociali,  inadeguate regole e incerte prospettive. Sono labirinti invisibili, ma anche riconoscibili che ostacolano il senso della nostra vita. Queste  barriere fisiche e morali sono  studiate dall'Urbanistica e furono già gli architetti del Movimento Moderno che cercarono risposte. Erano idee di città senza ostacoli, con una Natura che le penetrava ed attraversava. Il traffico urbano, la scarsa
Arkville -New York State
MIchael Ayrton : Labirinto vegetale
igiene e  la insicurezza degli spazi pubblici,  gli ostacoli ai disabili, la mancanza di luoghi di ritrovo, di spazi culturali, di qualità ambientale favoriscono altre  barriere. Quelle mentali che si alimentano  con la ostilità fra persone, con la separazione tra etnie e tra religioni, con la prevaricazione dei diritti e la mancanza dei doveri, con l'ignoranza e l'indifferenza  e la scarsa solidarietà, con le ingiustizie sociali, con le cattive leggi, con  modelli di vita e di consumi artificiali che propongono  l'effimero più  dell'essenziale. I labirinti in questi casi si formano rapidamente, creando un intrico invalicabile spesso non risolvibile dalla

politica o dal buon senso. Occorre quindi immaginare degli antidoti ed essi si trovano nella creazione di "Valori".  Debbono essere  fattori che aggregano interessi trasversali ed aprono a  mediazioni. I valori nelle città e sui territori non sono quindi  dati dai prezzi di mercato delle case o dal loro stile e nemmeno dal buon paesaggio. Non sono nemmeno dati dalla quantità di consumi, dalle strutture commerciali, dai prodotti tecnologici. Forse non sono nemmeno più individuabili nelle religioni che si confrontano e pregano un Dio diverso. Così come l'Ateo non ha ragioni in quantità maggiore degli altri che hanno una Fede. No, niente di tutto questo è sufficiente. A mio parere i Valori sono un "Dizionario" semplice e personale che va coltivato in ciascuno perché nella vita si trovi la strada personale di uscita dalle difficoltà.
Labirinto della Masone: Fontanellato (Parma)
Designer Franco Maria Ricci 
Questi valori si nutrono di alcune cose: la vita sociale ed i rapporti affettivi. Nessuno è un'isola. Si rafforzano nelle creatività e nella curiosità per l'avvenire e  spingono ad andare avanti. Servono a porsi domande sul senso profondo del nostro vivere anche se non possono arrivare a delle certezze. La conoscenza e il rispetto per la Natura e le sue Leggi, debbono lasciare sul nostro cammino una traccia a comune vantaggio di chi ci seguirà.   
In una poesia di Anna Maria Carpi, raccolta nella Antologia di versi di scrittori contemporanei, c'è una bella domanda: "Qual'è stato il mio tempo?"  Forse la risposta si trova dentro ad ogni labirinto. Così sarà secondo lo scrittore Henri Michaux  : "Nel buio vedremo chiaro fratelli. Nel labirinto troveremo la via giusta".
Matera: Labirinto Urbano

sabato 10 settembre 2016

CORSARI

CORSARI          di Gianfranco Vecchiato

Manifesto Biennale Architettura 2016
La Storia ci racconta che ogni tempo è stato segnato da lotte tra popoli e tra Stati per il controllo e l'uso del "Potere". Furono i cambiamenti nella tecnica, nelle scienze, negli studi filosofici e sociali, l'urbanesimo e i nuovi processi industriali che imposero un    diverso uso del Potere. In questa evoluzione  i cittadini sono stati trasformati soprattutto in consumatori e come tali in  elettori a sovranità limitata, simili a pedine nei processi di mercato che formano i modelli di vita sociale. Se i cambiamenti   tra le ristrette aristocrazie  terriere sono passati attraverso la borghesia e i rappresentanti  popolari per mezzo dei partiti, di Sindacati, di Associazioni, oggi paiono approdati in una media ed indistinta galassia dove regna una persuasione di massa. Pur essendosi moltiplicate le condizioni di sviluppo culturale,  i problemi si sono spostati sulla qualità  della Democrazia.  Dei concetti di Libertà, di Uguaglianza, di Fraternità che pervennero dalle due Rivoluzioni : quella francese e quella
americana, restano le enunciazione e leggi sempre più  mascherate. Da fine Ottocento nella lettura dei fenomeni politici si inserì il marxismo e poi le devianze nazionaliste del fascismo e del nazismo, fecero esplodere il sistema internazionale. Per tutto il Novecento il mondo si  è confrontato sul piano ideologico aspramente, su idee di potere molto diverse. Ma a prevalere non è stata la Cultura, quanto il confronto tra i sistemi economici marxista e capitalista. Quest'ultimo  ha prevalso ma ha lasciato molte ferite aperte. Ora siamo impantanati nel rilancio di economie globali prive di vere regole etiche. Se i nobili e i grandi proprietari terrieri che governavano un tempo su masse di diseredati e di sottomessi per i loro prevalenti interessi si contendevano gli equilibri territoriali, scambiandosi regioni come le Fiandre o la Lombardia, in attesa di una guerra successiva, oggi con altri metodi ma per fini economici, si stanno ridefinendo i confini e le zone di influenza internazionali. Il vecchio motto "o Francia o Spagna purchè se magna", In uso tra le genti del XVII° secolo, pare tornato di attualità .   
Tra   riforme costituzionali e legislative, il Potere cerca in primo luogo di controllare le informazioni, mentre  alla finanza interessa quello dell'uso delle risorse. Il Potere è quindi ancora seduto sulle armi e sugli interessi economici e finanziari prima che sui Diritti e sui Doveri. Le antiche potenze coloniali e marittime, tra cui anche la Repubblica di Venezia, accumularono nei secoli fortune economiche strappando ricchezze ad altri, dominando i commerci, controllando i traffici e reinvestendo i proventi sulle rendite fondiarie ed urbane. È uno schema che si ripete in altri modi ed in peggio.  Ad esempio reinvestendo i grandi profitti del mercato della droga e della prostituzione per finalità di corruzione e di condizionamento, anche politico. In molte oscure operazioni della finanza internazionale, si cela  il riciclaggio di denaro non solo con operazioni immobiliari ma anche  attraverso   la innocente vendita di prodotti commerciali o di tecnologie innovative. Si disegnano nuove frontiere ma è ancora lo spirito dei "Corsari" a dominare il mondo.
Essi furono strumenti utili, tra il XVI° e il XVII° secolo per aumentare le ricchezze di diverse Case regnanti.  Quello spirito è sopravvissuto in altre forme. Si incrociano oggi due grandi fattori di instabilità e precarietà: la formazione di nuovo "proletariato" povero che si sta scaricando sui paesi più  sviluppati e in particolare in Europa, con centinaia di migliaia di persone in fuga, che incrocia la regressione di un ceto medio impoverito dalla crisi economica e finanziaria. Questi due fattori stanno già incrinando alcuni strumenti democratici e il funzionamento di Istituzioni locali e nazionali. Il rischio è che i sistemi non reggano e che si entri in una spirale di frantumazione e di conflitti crescenti che facciano da detonatori per nuove crisi internazionali, di cui i fenomeni terroristici sono solo una avanguardia. È  una tesi espressa dal prof. Massimo Cacciari nel dibattito tenutosi  Mestre sui temi internazionali.

Anche se il mondo non rischiasse di diventare una polveriera, è utile ricordare che uno dei motti dei Corsari era questo: "Nel bene o nel male, sia giusto o sbagliato, mi batterò per la mia Patria". La globalizzazione non è un male in sé ma occorrerebbe che  venisse governata da principi di forte etica sociale e di attenta analisi culturale. I metodi corsari danno alle forme di governo i caratteri di brutalità. Il rinserrarsi dentro a confini, anche culturali  creando "Poteri" in conflitto fra loro,  sarebbe una grave regressione nel nostro tempo.  Purtroppo in economia è già avvenuto verso molte  aziende in difficoltà e negli investimenti speculativi di finanziarie che distruggono in breve i risparmi di milioni di persone. Sono visioni e comportamenti corsari anche quelli che costruiscono ghetti sociali ed urbani  nelle periferie delle città. Gli Architetti e gli urbanisti che usano  tecnologie evolute e  programmi di design sofisticati, vedono che all'orizzonte si addensano nuvole minacciose? Occorre rompere una cattiva tradizione che ha spesso visto un ruolo passivo dell'architetto, tecnico o artista,  porsi al servizio del potere in modo acritico pur di lavorare. Non è facile andare oltre ai propri interessi ma  ricordiamo gli anni nei quali il Movimento Moderno divenne ostaggio delle dittature perché pochi vollero vedere in Europa la chiusura degli spazi di pensiero e di libertà.
Queste sensazioni si hanno anche visitando la Biennale Architettura di Venezia 2016 che affronta il tema delle nuove emarginazioni. I luoghi  dove si concentra questo nuovo proletariato non sentono prioritario l'arredo urbano curato o il buon design. Vanno oltre e  portano a domandarci  come invertire i meccanismi che costruiscono ancora oggi e nel futuro le decisioni del Potere e le scelte nelle nostre Società. Anche utilizzando strumenti Culturali e "Saperi" che restano troppo indifferenti a ciò  che avviene nei grandi mutamenti internazionali. Oltre 40 anni fa Pasolini aveva denunciato nei suoi "Scritti corsari", pubblicati nel Corriere della Sera tra il 1973 e il 1975, gli effetti della "omologazione" culturale derivante dal mercato e gli effetti che questa avrebbe determinato nel riassetto del Potere. Mai parole furono più profetiche. Tra le questioni aperte in architettura, la rivista Domus
Carmelo Baglivo: Disegni Corsari- Venezia
dedicò nel novembre 2013 un editoriale  all'architetto Carmelo Baglivo , cogliendo gli spunti dalla sua Mostra "Disegni corsari". L'autore esprimeva così il suo dissenso :  "In un momento di totale stallo teorico e pratico, in cui l'architettura è stata ridotta a 
rispondere solo a delle esigenze funzionali, i disegni si chiedono come tornare a pensare la città". Ma questo è un problema perché i pensieri sulle città richiedono di fare sintesi ed analisi, sulle culture, sui valori, sulle economie, sulle prospettive e sulle priorità con integrità intellettuale e  senza conflitti di interessi.  E questo è ciò che manca a molti architetti in questa fase storica e professionale.