mercoledì 17 giugno 2020

DIECI GIUGNO

DIECI GIUGNO                 di Gianfranco Vecchiato

Roma 10 Giugno 1940 : dal Balcone di Palazzo Venezia   
"...Un'ora segnata dal Destino sta per scoccare nel cielo della nostra Patria...".  Fermiamo un fotogramma di Mussolini dal balcone di Palazzo Venezia in quel giorno di ottanta anni fa. Le cicatrici lasciate nella vita nazionale partirono dai simboli e dalle parole, coinvolsero i pensieri, le azioni, le forme, le espressioni ed i gesti. Le "decisioni irrevocabili" lacerarono quelle generazioni e  il balcone granitico, decorato dai fasci littori, divenne una quinta teatrale. 
Così il Palazzo Venezia entrò  nella storia d'Italia. Forse senza la guerra il fascismo non sarebbe caduto o avrebbe avuto una evoluzione come avvenne in Spagna, spegnendosi alla morte di Franco. La volontà di entrare in guerra non fu presa da un Parlamento popolare perchè dal 1922/1924 l'Italia era diventata un "regime" con Mussolini a capo del Governo. 
Torino 1935 Torre littoria Arch.Melis
Egli decise con il consenso dell'incerto  Re, assumendosi quindi la responsabilità storica dell'evento.  Le democrazie definite dal fascismo " plutocratiche e massoniche", il 3 settembre 1939  entrarono in guerra per cercare di fermare, tardi, il militarismo tedesco dopo l'attacco alla Polonia.
 
Allo stesso tempo lo scontro che si aprì, separava due visioni del mondo e minacciava il ruolo di due grandi potenze coloniali ed imperiali europee. In seguito la lotta si sarebbe estesa alla Unione Sovietica e al Pacifico coinvolgendo gli Stati Uniti.
Questo avvenne per l'eredità lasciata dalla Grande guerra che aveva determinato squilibri in Europa con ragioni e torti mal distribuiti. Sappiamo che un tormento interiore investì lo stesso Duce che quel 10 giugno era attraversato da molti interrogativi. Ciano lo descrisse risoluto ma anche rassegnato dagli eventi.  Sapeva che il Paese era stremato dai 4 conflitti in cui si era impegnato dal 1911 al 1937. Sapeva che la maggioranza del popolo  non voleva la guerra e che  c'erano  risorse militari ed industriali limitate per un impegno bellico di solo qualche mese. Ma si rodeva nel vedere la battaglia di Francia ormai vinta dalla Wehrmacht
Savoia Marchetti-Sparviero 1940
e Lui assente dalla storia.  Qualche anno dopo, nell'esilio decadente e quasi prigioniero sul Garda, all'avvicinarsi della fine, Mussolini rilasciò una ultima intervista che fu una sorta di suo testamento. Attendeva il compiersi del suo destino forse come espiazione per la tragedia in cui aveva gettato l'Italia.   Nel giugno del 1940 gli interessi strategici italiani andavano dalle Alpi ai
Squadra navale italiana nel 1940
Balcani,  si estendevano sul Mediterraneo fino all'Egeo ed in Africa sulle coste dell'Oceano indiano. Per sostenere quei territori si richiedevano risorse gigantesche impegnando allo stremo le forze di una nazione "proletaria" di 44 milioni di abitanti. Secondo le dottrine del regime, la popolazione italiana avrebbe dovuto raggiungere nel 1960 i 70 milioni di abitanti, seguendo il motto che "il numero è potenza". 
1931: Transatlantico  Rex
L'elenco dei bisogni nazionali era assai lungo: la mancanza di materie prime rendeva il Paese soggetto alle importazioni e quindi condizionabile in politica estera. L'autarchia voluta dal regime non poteva sopperire ai bisogni. Si giunse a fondere cancelli e inferriate per ottenere il ferro necessario alle industrie belliche. Non era  stata prevista per quel periodo una nuova guerra e i programmi contro l'analfabetismo, per la creazione di posti di lavoro a famiglie  da inviare nelle terre coloniali (il posto al sole),  i lavori per la Esposizione Universale a Roma (EUR) da tenersi nel 1942,  la politica agraria per dissodare nuove terre, lo sviluppo dei piani per l'industria e per le infrastrutture di strade e ferrovie, il rafforzamento delle esportazioni e la ricostruzione delle capacità militari delle forze armate, deboli sul piano tecnico e tecnologico, richiedevano tempo.
La Germania nel 1939 sapeva che l'Italia non sarebbe stata in grado di intervenire in una guerra europea e aveva taciuto con l'alleato sui suoi progetti  immediati. Qualche storico ha scritto, anche da parte tedesca, che il primo tradimento contro l'alleanza fu fatto dalla Germania verso l'Italia e non viceversa. 
Mussolini fu infatti sorpreso prima dal patto Ribbentrop-Molotov tra URSS e Germania a fine agosto e poi dall'intervento tedesco in Polonia il primo settembre, deliberatamente provocato,  e ne rimase costernato e invischiato.
Tra i rappresentanti dell'Italia liberale pre fascista e tra molti democratici in esilio, si contava  che dalla politica estera sbagliata del regime, la nostra entrata in guerra a fianco della Germania, determinasse le condizioni per la sua fine.
Molti documenti sono noti di quel periodo. Altri restano ancora secretati e non tutto ciò che è stato raccontato corrisponde ad una sola verità. E' certo che all'inizio degli anni '40 la maggior parte del popolo italiano non volesse la guerra. E' pure noto che questo aspetto "pacifista" non fosse gradito a Mussolini  che in una occasione ebbe ad esprimere così il suo disappunto: " governare gli italiani non è difficile, è inutile..." 
In quegli anni sarebbe stato quindi prioritario impegnare le non grandi risorse per portare la Nazione nella piena modernità del Novecento.  La matrice ideologica del primo fascismo oltre a prevedere l'uso della violenza per l'occupazione del potere, conteneva in sè altri ingredienti ed idee assunte dalla dottrina "futurista" (Marinetti fu un fascista della prima ora), che impegnavano le avanguardie ad usare i settori più dinamici del Novecento, come degli
La Littorina
 strumenti per scrivere una nuova storia.  L'aviazione, il cinema, la radio, la diffusione di colonie elioterapiche per i ragazzi, di nuovi villaggi operai ed agrari, la progressiva elettrificazione  ferroviaria e i nuovi mezzi di trasporto (le Littorine), la produzione di auto per il ceto medio, il razionalismo in architettura, il mito della velocità, a terra, in mare, in aria, non furono certo una esclusiva del regime ma in questi settori si cimentò con particolare vigore.
Lo stessa figura del Duce venne rappresentata dalla propaganda come un modello: cavalcava, duellava, guidava moto ed auto da corsa, suonava il violino,  pilotava aerei, danzava, era scrittore e giornalista, insegnante, oratore e teorico politico, agricoltore, pianificatore e costruttore, militare e padre di famiglia...  Gli si dedicavano poesie: " Sorge il sole, canta il gallo, Mussolini monta a cavallo..." Ci fu un tempo in cui una gran parte d'Italia lo seguì e ne fu stregata. I documenti e  le foto lo dimostrano. Egli andò incontro al suo destino trascinando con sè un intero popolo. 
Aereo a getto Campini-Caproni:1939
A Guidonia sorse uno stabilimento complesso, all'avanguardia dove tra gallerie del vento, attrezzature scientifiche e tecnologiche, si sperimentavano aerei sempre più avanzati, non solo per l'industria militare. Si costruì in quegli anni il primo prototipo di aereo a reazione. Gli stessi tecnici tedeschi quando lo visitarono ne rimasero colpiti. La università di fisica di Roma, con i "ragazzi di via Panisperna" ebbe ricercatori negli anni '30 considerati tra i migliori a livello mondiale.
Tra essi  c'era il fisico Enrico Fermi che sarebbe poi emigrato negli Stati Uniti, a causa delle leggi razziali, e che divenne un protagonista nella realizzazione della prima bomba atomica.  L'analisi dei segmenti di una società si presta a diverse analisi. E con inevitabili omissioni. Al compiersi dei 50 anni dalla fondazione della città di Sabaudia, partecipò  alle
Sabaudia
celebrazioni in forma privata il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che negli anni '30 si trovava al confino politico come antifascista e che fu tra i membri del CLN quando a Milano il 25 aprile 1945 venne dato l'ordine della insurrezione generale. Sabaudia prese il nome in omaggio a Casa Savoia e fu realizzata con un Concorso cui parteciparono noti architetti del tempo. E' una delle città pontine che negli anni '30 furono inaugurate dal regime.  Su una parete della torre municipale, una lapide affissa nel 1934 celebra Vittorio Emanuele III e Mussolini Capo del Governo. Alla scritta: Edificata in 253 giorni dall'Opera Nazionale
Pontina
per i Combattenti... si volle allora aggiungere nel cinquantenario, che il tributo andava al valore dei lavoratori e del popolo, prima e più che a quello per il regime. Lo scrittore Antonio Pennacchi nato a Latina ha rivendicato il valore di un'altra città minore come Pontina: "... doveva essere la più povera e dimessa, solo la terza fra le città nuove costruite dal fascio in Agro Pontino, dopo Littoria e Sabaudia... Pontina doveva essere solo agricola e spesero appunto un quinto. Ma l'architetto Oriolo Frezzotti, peraltro non molto considerato e pure pesantemente attaccato dai razionalisti doc, Pagano in primis, fu più bravo di quelli là di Sabaudia, che oggi ti sembra una città morta e di cartone, che s'empie solo d'estate coi romani che si sono fatti le ville sulla duna...Pontina invece il suo pane se lo guadagna e se lo guadagna d'avanzo: se lo guadagna per Sabaudia e, se insisti, pure per Roma e, se insisti, pure per Roma e per la Malpensa ladrona".
 
 
 
 
 
 
Colonie marine anni '30
Il controllo ferreo del dissenso non consentiva la circolazione di liberi rapporti internazionali ma il cinema americano veniva importato e conobbe successo in Italia in quel periodo.
Auto Balilla 1934
Umberto di Savoia e Maria Josè
Furono gli anni della diffusione delle auto Balilla e Topolino, delle prime canzoni radiofoniche, del Trio Lescano, del cinema e dei "telefoni bianchi (Cinecittà e Mostra del Cinema di Venezia), delle gare di velocità automobilistiche di Tazio Nuvolari, del ciclismo di Bartali e Coppi, proseguito nel dopoguerra, 
dell'impresa di Nobile con il dirigibile "Italia" al Polo Nord, del matrimonio del principe Umberto erede al trono con la bella Maria Josè del Belgio, del record di traversata atlantica della mitica nave "Rex" (ricordata in Amarcord da Fellini). Il tempo era necessario. 
Mussolini ed Hitler
Mentre all'interno del "regime" già si mostravano i segni del conflitto interno tra fazioni, nel maggio 1940 di tempo non ce n'era più.  Dopo 9 mesi di non belligeranza, si sarebbe potuti restare ancora fuori dal conflitto o si sarebbe stati trascinati comunque nel vortice dopo che la Germania fosse giunta attraverso la Francia, sul Mediterraneo e sulle Alpi occidentali?
Anni '30: Tazio Nuvolari
Su questo rifletteva in quei mesi Mussolini, e da quanto scrisse nei suoi diari Ciano, Ministro degli Esteri e suo genero, quasi si augurava che la Francia fermasse i tedeschi, consentendo all'Italia di non impegnarsi. Al centro del continente europeo tutto era ormai in movimento. Il Duce quando intervenne pensava di poter sedere al tavolo con il vincitore, magari per moderarlo.
A Monaco nel 1938, solo due anni prima, Mussolini aveva in effetti esercitato un ruolo di mediatore ma nel 1940 era già diventato un comprimario nella politica internazionale, avendogli Hitler rubato la scena.
Reparti alpini in partenza per il fronte
L'intervento in guerra pare gli fosse stato in qualche modo indicato in lettere riservate, dallo stesso Churchill, con cui Mussolini intrattenne corrispondenza nei mesi di non belligeranza italiana, mentre in Europa si muovevano incontenibili gli eserciti tedeschi. Churchill lo pensò all'inizio del conflitto per avere di fronte, in caso di trattative, un altro interlocutore più moderato.
Manifesto di propaganda anni '40
Si tratta di aspetti non ancora pienamente chiariti e che sono stati oggetto di numerose interpretazioni negli anni del dopoguerra. Quel che è certo è che alla fine di aprile 1945  Mussolini portò con sè diversi 
Artiglieria italiana in Africa
documenti
Truppe alpine in Albania
che riteneva molto importanti per spiegare alcune ragioni dell'entrata in guerra dell'Italia. Pare che quel carteggio si riferisse a questo. 
Li mise in una borsa che tenne con sè fino a che non gli venne sequestrata dai partigiani al suo arresto a Dongo nell'aprile 1945. Di quei documenti si fecero in quei giorni delle copie poi scomparse. Si sostiene da  alcuni biografi che per farlo tacere fu chiesta dai servizi segreti inglesi la sua rapida esecuzione e non un processo come era previsto dalle clausole armistiziali. La sua morte era stata ormai decisa anche dal CLN dopo che le trattative all'Arcivescovado di Milano, erano fallite per il rifiuto di Mussolini di arrendersi. Il fiuto politico abbandonò Mussolini dopo il 1938 quando sbagliò tutte le scelte di campo. Giunsero in quell'anno al pettine molti nodi e questi glieli procurò la politica aggressiva di Hitler.
Benito Mussolini : 1934 gli anni del consenso
A differenza della Germania, il fascismo in Italia cogestiva un potere temperato dalla Monarchia. Sarebbe stato impensabile in Germania quanto avvenne nel luglio del 1943 quando il Re fece arrestare Mussolini.   Fu  inevitabile per la Casa Reale essere travolta anch'essa dagli eventi per il modo indegno in cui si gestì l'armistizio l'otto di settembre 1943. Il tempo e la storia vanno giudicati insieme. Ci fu un periodo in cui  un'idea socialista fusa nel corporativismo di Mussolini, si espresse in opere pubbliche, in infrastrutture e in politiche agrarie che portarono
1940: Truppe italiane sulle Alpi occidentali
consenso al regime anche fuori d'Italia. Risolto nel 1929 lo strappo con la Chiesa cattolica, rimasto aperto dal 1870 con  la presa di Roma, firmando i "Patti Lateranensi" il fascismo ottenne il consenso di gran parte del clero. Le lacerazioni delle leggi che tra il 1925 e 1926 sciolsero i partiti e aprirono la strada alla dittatura, perfino alcuni omicidi di Stato, come quello di Matteotti,  finirono assorbiti dalla crisi internazionale e finanziaria del crollo di Wall Street, a cui il Governo rispose con imponenti investimenti pubblici. Ciò attirò impensabili simpatie. Nel 1933 vi furono diversi scambi epistolari e diplomatici con il democratico Roosvelt che inviò missioni di studio in Italia
La squadriglia di Italo Balbo 1933
per raccogliere proposte per il suo New Deal. In quell'anno le trasvolate atlantiche delle squadriglie di idrovolanti di Italo Balbo, portarono grandi attenzioni verso l'Italia e l'asse con la Germania era ancora lontano. In una lettera al Presidente Roosvelt affidata al Ministro delle Finanze in partenza per Washington,  con in dono le copie dei codici di Virgilio ed Orazio conservati nella biblioteca laurenziana di Firenze, Mussolini scrisse: "... questi Codici sono esempi di quella nobiltà di spirito e di umana comprensione che credo essere le due qualità fondamentali del carattere americano". Il giornalista Enzo Biagi
Squadra aerea di caccia italiani 
osservò, anni dopo, che se allora Mussolini avesse visitato gli Stati Uniti, vedendo di persona quale fosse il suo enorme potenzialità industriale, avrebbe cambiato la sua politica estera. Il mutare
1941:Truppe italiane ad Atene 
degli eventi internazionali e la crescita dei rapporti con la Germania nazista cambiò le relazioni fra i due governi che si aggravarono dopo la guerra all'Etiopia e le sanzioni verso l'Italia. Tuttavia fu in quegli anni che Mussolini raggiunse l'apice della popolarità.  Si guardava all'Italia con ammirazione per le nuove città che il "regime"  stava costruendo sulle terre pontine bonificate da secolari paludi. "
Donna Rachele", moglie del Duce, ricordò nel dopoguerra di aver in quel tempo con istinto contadino, consigliato a "Benito" di ritirarsi a vita privata, avendo dato all'Italia tutto quanto le serviva.
Se l'avesse ascoltata la storia forse sarebbe andata in altro modo.
Portici nella città di Cuneo
Sul piano politico la guerra civile spagnola costituì il saldarsi ideologico tra Germania e  Italia.  Rapidamente l'ascesa nazista bruciò le diplomazie. In un crescendo di aggressività i due dittatori siglarono un "Patto d'Acciaio".  Da lì vennero le leggi razziali e si spensero le illusioni che il fascismo potesse gradualmente riconvertirsi sul piano politico. Le mosse del regime e anche il "fiuto" politico di Mussolini naufragarono. Egli sbagliò quindi non solo le scelte di campo ma anche l'azzardo che gli fu bruciato
15/02/1944 distruzione Abbazia di Montecassino
dallo scomodo e potente Alleato.  
Il 10 Giugno 1940 la dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna,  due Paesi con cui eravamo stati alleati  nella "Grande Guerra", venne salutato da una  folla  inconsapevole ed entusiasta.  Lo scrittore  Giorgio Bocca che in quei giorni frequentava il ginnasio a Cuneo e che in seguito si sarebbe unito alla lotta partigiana, osservò che vedere i coscritti e i richiamati messi a dormire su pagliericci  improvvisati sotto ai portici della città vecchia, diede a molti il senso della impreparazione con cui si era entrati nel conflitto. I soldati non erano animati da risentimenti nei confronti dei francesi perchè in quel Paese molti avevano amici o parenti emigrati per lavoro.
1944: Distruzione del Lungarno a Firenze
Roosvelt tornò allora a farsi sentire ma per definire "una pugnalata alla schiena della Francia", quella decisione del Duce. Il conflitto sulle Alpi durò solo qualche giorno. Gli italiani occuparono Mentone, qualche borgo isolato in montagna. Ebbero molti caduti, congelati e dispersi. Il vero conflitto  con il passare dei mesi si dilatò su tutti i fronti e coinvolse truppe in Africa Orientale e Libia, in Grecia attaccata proditoriamente e messi in difficoltà. In Russia, sul Mediterraneo...
L' abnegazione e anche l'eroismo delle truppe alpine in Russia, dei combattenti ad El Alamein, dei marinai che attaccarono e affondarono a Gibilterra, a Suda ed Alessandria navi britanniche, degli aviatori sul Mediterraneo, non poterono cancellare i drammi e le sconfitte vissute dalle nostre forze armate. Rommel che conobbe in Africa sul campo di battaglia gli italiani, li giudicò ottimi soldati, pur se malamente equipaggiati, mentre ebbe un duro giudizio sui loro generali che riteneva mediocri e legati ad una concezione superata e burocratica nella strategia militare. Nel settembre del 1943 le truppe alleate avevano ormai il controllo della Sicilia ed erano sbarcate in Calabria. Si stava predisponendo un nuovo sbarco a Salerno. Una gran parte dell'esercito italiano era ancora sparso fuori dai confini nazionali o stava lentamente rientrando in Italia. Circa un milione  di uomini erano ancora in armi. L'impossibilità di capovolgere gli eventi era ormai evidente. Occorreva chiudere in fretta e con onore il conflitto e la Corona spinse perchè si giungesse ad un armistizio. Nello stesso tempo si temevano le reazioni dei tedeschi che avevano fatto confluire divisioni dalla Francia e dalla Germania. Anche il Reich stava ormai perdendo diverse battaglie, mentre si rafforzavano le forze alleate e i sovietici incalzavano da est. Tutto ciò  avrebbe solo prolungato una distruttiva agonia. I modi e i tempi con cui si giunse all'armistizio furono disastrosi. Non era stato predisposto un piano articolato, nè erano stati avvisati i comandi delle grandi armate. La confusione e le reticenze furono quindi la causa del crollo dell'esercito in quelle giornate.
Gennaio 1943: La ritirata di Russia
L'annuncio dato alla sera dell'8 settembre alla radio dal Maresciallo Badoglio della firma dell'armistizio precipitò il Paese nel caos e dissolse le strutture statali. Solo la Marina obbedendo agli ordini, fece rotta quasi compatta verso l'isola di Malta, pur non issando il segno di resa. Fu  definito il  giorno della "morte della Patria".
Il Maresciallo Pietro Badoglio
8 settembre 1943: Tutti a casa
I tedeschi reagirono con veemenza tacciando   gli italiani  di aver tradito l'alleanza e occuparono rapidamente i punti strategici  facendo prigionieri oltre seicentomila militari che furono internati in Germania. Vi furono diversi episodi di resistenza. Tra i più celebri vi fu quello della divisione Acqui a Cefalonia che ingaggiò una dura battaglia con i tedeschi e rifiutò la resa. Altri militari confluirono nelle fila della resistenza partigiana. Tra i militari internati oltre il 90% si rifiutarono di aderire alla costituita Repubblica Sociale mantenendo fedeltà al giuramento al Re. La liberazione di Mussolini da Campo I
mperatore, dov'era stato confinato, fu forse una moneta di scambio concordata con i tedeschi, per consentire al Sovrano ed al suo governo di riparare al Sud.
RSI: Il gen. R. Graziani e  la X Mas
Poi la imposizione di Hitler ad un riluttante  Mussolini di creare subito uno Stato "fantoccio", come fu la R.S.I., prolungo' e rese più dura la guerra civile. La tenace resistenza tedesca in Italia, seguita da massacri e da violenze, aumentò l'odio e lo scontro civile. La guerra seminò l'Italia di lutti e di rovine. Durante  la Campagna d'Italia, lo stesso generale americano Mark Clark, comandante alleato, osservò che "combattere in Italia era come farlo dentro ad un Museo..." I danni al tessuto storico furono innumerevoli e perpetrati da entrambi gli schieramenti. 
Da parte alleata vi furono bombardamenti aerei su città inermi, come Padova e Treviso, e tra questi l'inutile distruzione della antica Abbazia di Montecassino. I tedeschi distrussero il lungarno a Firenze, fecero saltare il sistema idraulico delle aree pontine che tanto faticosamente erano state bonificate negli anni '30. Furono  colpiti centri storici, musei e monumenti, teatri, chiese, case, opere e infrastrutture. Alla fine della guerra l'Italia era tornata indietro di 50 anni. Si sarebbe poi ripresa anche con gli aiuti americani e nel 1953 aveva già superato la produzione industriale pre bellica.  L'Abbazia di Montecassino ricostruita com'era e dov'era fu il simbolo di quella rinascita. Il trattato di pace del 1947 tolse alla neonata Repubblica tutte le colonie africane e alcuni territori di  cultura e matrice italiana. L'Istria con le città di Pola, di Rovigno, di Parenzo, di Pirano, le città di Zara e di Fiume con le isole del Quarnaro, passarono alla Yugoslavia.
Roma 9/9/1943: combattimenti a Porta S.Paolo
Tratti minori di territorio, con Briga e Tenda alla Francia. E poi ci fu  un lungo elenco di riparazioni di guerra. Questi furono i risultati del discorso del 10 giugno. Alla Germania toccò di peggio, sia in perdite territoriali che umane perchè essa seguì come in una tragedia wagneriana,  il destino del suo Fuhrer. Restò occupata e divisa in due parti fino al 1989. Nel tremendo dopoguerra, con l'Europa in macerie, si trovarono le parole per ricostruire delle relazioni. I nomi di
1944: Eccidio di Bassano del Grappa 
Schuman, Adenauer, De Gasperi, Spaak, ricordano qualcosa alle giovani generazioni? L'Unione Europea partì dalla riconciliazione tra Francia, Germania Federale, Italia e Benelux.  Caduto il muro di Berlino il pensiero tornò ad  una frase di Brecht:  "Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi".
1944: Le fosse Ardeatine 
L'Archivio dell'Istituto Luce, in questa ricorrenza,  ha colorato il filmato originale del 10 giugno 1940 ottenendo un duplice obiettivo: interessare i giovani ai documenti del passato e avvicinare con la nuova tecnologia, il tempo alla storia. Il Palazzo Venezia nel dopoguerra fu trasformato in un Museo dove ha sede la biblioteca di Archeologia e di Storia dell'Arte. L'edificio ha una origine complessa che si intreccia con quella d'Italia. 

Fu realizzato tra i 1455 e il 1467 dal noto architetto rinascimentale Leon Battista Alberti (per altri sarebbe opera di Francesco del Borgo). Il nome gli deriva dalla origine del suo committente che fu il cardinale veneziano Pietro Barbo, in seguito divenuto Papa con il nome di Paolo II. Poi un altro pontefice, Pio IV, donò il Palazzo alla Repubblica di Venezia che lo utilizzò come sede dei propri ambasciatori presso la S.Sede fino al 1797.
Palazzo Venezia 
Alla caduta della Repubblica, divenne sede dell'ambasciata austriaca e  nel 1916 lo Stato italiano lo espropriò per il bombardamento austroungarico su Venezia. Nel "ventennio" fu sede del Capo del Governo perchè l'edificio è collocato in un'area altamente simbolica:  tra l'Altare della Patria e il Campidoglio con in prospettiva il Colosseo e la via dei Fori Imperiali. Quel balcone divenuto celebre per i discorsi del Duce, è da tempo un vuoto simbolo alla memoria.  E' ciò che resta di una grande e tragica storia senza più clamori. Ricordare quel passato deve impegnarci a difendere la Democrazia come metodo di governo e i valori della pace come principi nei rapporti tra le Nazioni. 

1948/1956: L'Abbazia  ricostruita