venerdì 20 novembre 2020

IL MATTONE



IL MATTONE
                 di  Gianfranco Vecchiato

Ricostruzione grafica di Giuseppe Brombin del Castello di Mestre
Tratto da: Mestre trasformazione di una città. Ediz.Uomo d'Ombra
Quando le piazze erano circondate dalla campagna, i ragazzi passavano dai cortili agli  orti e scalavano i vecchi muri in mattoni.  Per arrivare a quel rudere antico vicino ad una trattoria si camminava da un viottolo laterale all'antica torre. In estate mentre dagli alberi frinivano le cicale e le imposte delle case filtravano il sole, quel muro diventava la mèta per osservare dall'alto l'acqua un po' torbida che dal fossato, scorrendo attorno alle pietre che cinsero per secoli il castello e le sue torri, girava poi davanti alle scuole ed entrava in un parco, trasportando paglie di fieno tagliato. Quel mondo raccontato dagli anziani non c'è più ma ne restano tracce tra le case.  Quei mattoni sono rimasti prigionieri nel cortile di una banca, inutilmente dimenticati. Ci fu un tempo in cui il castello, perdute le funzioni di difesa, fu in parte demolito per usarne le pietre come materiali da costruzione. Ma la più grave decomposizione urbanistica si ebbe nel corso del secolo passato, con l'assalto senza cultura di una espansione immobiliare nella indifferenza per la tutela dei monumenti.
Schizzo di nuovo progetto . Notare
il rapporto di scala con la Torre 
Quando iniziò una lenta presa di coscienza molte radici storiche erano andate perdute. Ciò che restava venne generalmente considerato un valore da proteggere e da riqualificare. Come quel muro di mattoni, ad esempio, che avrà una età di circa  900 anni, risalente alla costruzione del  Castelnuovo. Se si pensa che  negli anni della posa di quei mattoni, non era stato ancora scoperto il Nuovo Mondo, il fatto si dovrebbe fare interessante anche per un profano.  E' certamente una cosa modesta, nella Patria delle grandi rovine archeologiche,  ma comunque ai sopravvissuti si dovrebbe rispetto e onore. 
Occorre ricordare che ogni realtà urbana si arricchisce per i rapporti e le gerarchie. In un progetto di percorso pedonale sul perimetro delle vecchie mura castellane, questo reperto farebbe da trait-d'union con altre murature sopravvissute e visibili qualche decina di metri più avanti.   
Ieri e oggi (grafica G.Brombin) tratto da
Trasformazione di una città
Quindi quel muro "prigioniero" potrebbe contribuire a far capire le sedimentazioni della storia presenti in città.  Una occasione di proposta potrebbe essere data da un  intervento edilizio previsto là accanto in sostituzione di un vecchio fabbricato. Sarà realizzato un edificio con 18 appartamenti di lusso. Ma ecco sorgere alcuni interrogativi: intanto l'altezza prevista di 7 piani pare eccessiva per il contesto anche perchè ciò dovrebbe confliggere  con i vincoli monumentali stimando che tale edificio sarà più elevato rispetto all'altezza della Torre medioevale, simbolo della città,  che dista solo 40 passi in linea d'aria. Il Codice dei Beni Culturali e del paesaggio, (D.L.42/2004) che tutela il patrimonio culturale secondo l'art.9 della Costituzione italiana, nei primi articoli definisce che "la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio ed a promuovere lo sviluppo della cultura; sono beni culturali le cose immobili e mobili che presentano interesse archeologico di cui occorre garantire la protezione e la conservazione della memoria; i privati proprietari sono tenuti a garantirne la conservazione."  E quindi 
Il muro prigioniero
Mestre presso le mura (grafica G.Brombin)
da Trasformazione di una città 
Ieri e oggi (Grafica G.Brombin)
sul retro a sin. del fabbricato c'è il rudere 
di  mura del castello
si dovrebbe applicare tutto questo anche al  valore testimoniale di quel rustico e per ora incomprensibile muro.  Quello che si vede non è ciò che resta dopo un bombardamento e  metterlo in relazione con l'intorno darebbe più forza anche al nuovo progetto.  Si spera quindi che questa ipotesi rientri tra le indicazioni progettuali. D'altra parte le 
Mattoni  di mura medioevali
riflessioni sulle trasformazioni avvenute nelle città possono essere aiutate in diversi modi. Uno tra questi proviene dalla lettura di una pubblicazione a tre mani, dovuta alla iniziativa del prof. Corrado Balistreri-Trincanato, del giornalista Pierluigi Rizziato e del grafico Giuseppe Brombin. Si è guardato alla città, mettendo a confronto visivo alcuni luoghi urbani tra il presente e il passato. Disegnando, comparando e sottraendo virtualmente alcuni interventi edilizi realizzati in tempi recenti, il risultato appare sorprendentemente efficace. Si capisce con immediatezza che un piano urbanistico dovrebbe essere esaminato usando anche questa lente che può servire per migliorare le scelte. Oggi si possono ottenere elaborati informatici che non hanno però lo stesso fascino reso da una sapiente grafica. Ed è questo ciò che appare nelle tavole del libro per merito del grafico Giuseppe Brombin. La simulazione diviene un metodo di analisi storica e semantica con cui ripercorre lo sviluppo urbano di qualsiasi città dove abbondano e si perpetuano le incongruenze.  Gli studenti universitari di architettura che poi divengono professionisti dovrebbero dare maggior valore alla conoscenza della storia e non dimenticare che anche le cose che perdurano nel tempo acquistano un'anima. Indagine storica, analisi, discussione e confronto e infine scelta progettuale, questa è la catena che fu sempre proposta dalla "dottoressa" Egle Renata Trincanato. Una figura storica essa stessa nella stagione della rinascita del dopoguerra e tra le generazioni di studenti di allora.  Si può prendere spunto da un semplice mattone,
Antico mattone romano
che è l'elemento fondamentale ed antico, il "lidium" citato e descritto nelle opere di Vitruvio e di Plinio, fatto di argilla frammista a paglia, quel mattone romano che si ritrova ad Altino e poi in nuove forme a Venezia. Esso è stato e resta la fonte di grandi opere durate secoli, bastione e strumento di progresso, parte dell'anima di Venezia e delle nostre antiche case contadine. L'ultimo lembo di un passato remoto, specie protetta, testimone muto.