martedì 11 agosto 2015

IL CUBO

IL CUBO                           di Gianfranco Vecchiato

Venezia: Ampliamento Hotel S.Chiara (2015)
Veduta dal Canal Grande

Venezia Anno 1570. Esce un'opera omnia di Andrea Palladio, tra i massimi architetti italiani di ogni tempo: "I Quattro Libri". Al Capitolo I si espone quanto segue: "Quali cose devono considerarsi e prepararsi avanti che al fabricar si pervenga; "... Tre cose in ciascuna fabbrica ( come dice Vitruvio), devono considerarsi, senza le quali niuno edificio meriterà esser lodato. E queste sono
1913. Casa dei Tre Oci
Pittore Mario De Maria
"l'utile, la perpetuità e la bellezza. Perciocchè non si potrebbe chiamare perfetta quell'opera che utile fusse ma per poco tempo, ovvero che per molto non fusse commoda, ovvero c'avendo ambedue queste, niuna grazia poi in sé contenesse...La bellezza risulterà dalla bella forma e dalla corrispondenza del tutto alle parti, delle parti fra loro e di quelle al tutto... gli edifici abbiano da parere uno intero e ben finito corpo, nel quale
Arch. Cino Zucchi  Edificio residenziale
Venezia/ Giudecca 1998/2002
'un membro all'altro convenga e tutte le membra siano necessarie a quello che si vuol fare..." Da cinque
Mario De Maria (1852/1924)
Pittore/Architetto
secoli
 la sapienza e la bellezza delle opere del Palladio e dei suoi allievi sono ammirate insieme allo stile che diffusero nel mondo. In una mostra a Milano, nel 2008 i curatori Guido Beltramini e Howard Burns descrissero Palladio come un eterno contemporaneo. E tuttavia è da ricordare che Egli, pur essendo stato nominato "Proto" della Serenissima, e che fu successore e rivale di Jacopo Sansovino, a Venezia potè costruire solo ai margini della città: nell'isola di S.Giorgio Maggiore ed alla Giudecca con la Chiesa del Redentore. Anche nel concorso a cui fu invitato con altri a partecipare per il progetto del nuovo Ponte di Rialto, non vinse lui ma Antonio Da Ponte. E questo avvenne perchè le sue opere, pur essendo già un architetto celebrato, venivano da molti considerate non adatte al particolare tessuto urbano di Venezia.
 Casa alle Zattere. Arch. I.Gardella 1956
Mazzorbo. Case IACP 1980
Arch. G. De Carlo
Con le necessarie e debite differenze su questo riflettevo sul dibattito apertosi a Venezia riguardo alla critica sull'estetica e sulle proporzioni del realizzato ampliamento dell'hotel S.Chiara che affaccia sul Piazzale Roma e sul Canal Grande.  Un luogo che raccoglie  incoerenti idee e proposte di modernità, fin da quando a metà dell'ottocento vi arrivò la ferrovia nel periodo di occupazione e di governo austriaco, che si impose demolendo il fronte urbano sul Canal Grande. 
I^ e 2^ versione dell'hotel Ibis sul canale
della Maniffattura Tabacchi
In quel periodo si realizzò anche lo spostamento del porto a Santa Marta lasciando irrisolte diverse questioni sui transiti in laguna che si trascinano ancora ai nostri giorni.  Nel 1860 si demolì  la Chiesa di S.Lucia costruita nel XIII° secolo e rimaneggiata nel XVIII°e di altri edifici che prospettavano di fronte alla Chiesa di S.Simeon Piccolo e si continuò negli anni '30 del Novecento con la costruzione del ponte automobilistico translagunare e di piazzale Roma con il  Garage comunale, l'apertura del Rio Novo, la costruzione del ponte degli Scalzi, inserendo sul tessuto antico progressive e pesanti trasformazioni urbanistiche ed edilizie che sono ben visibili.
Rendering  hotel Ibis sul P.le Roma
Arch. C.Magnani/Rebeschini

Se costruire dentro al tessuto di  Venezia, nei secoli lontani, non fu consentito ad Andrea Palladio, così come nel Novecento lo si impedì a Wright ed a Louis Khan, questa linea di pensiero si è andata nei decenni indebolendo portando a molte banali contaminazioni.
Torre dell'800 da demolire
a lato del garage S.Marco
Avendo perciò affrontato male il  rapporto tra le contemporaneità e le preesistenze, si sono creati  i presupposti per esperimenti mal riusciti. Questi aspetti culturali, urbanistici e architettonici si tengono insieme e si risolvono meglio se una società è coesa e consapevole. Oggi la residua società veneziana e le Istituzioni che la presiedono appaiono fortemente condizionate dall'economia, dalla finanza e dall'estetica del consumo, così come indicata dal sociologo Zygmunt Bauman. A partire da fine Ottocento avvenne in generale una rottura culturale, voluta e invocata, contro la classicità delle Accademie, che diede impulso a nuove correnti di pensiero e poi alle teorie del Movimento Moderno, affiancate da altri settori disciplinari. Nel Novecento si manifestarono nuove idee di progresso tese a sfidare il passato e lo scontro che ne seguì trovò le Soprintendenze  impegnate ad affrontare  continue mediazioni  con risultati a volte rovinosi. Fu così  per il progetto della Cassa di Risparmio dall'architetto A. Scattolin in Campo Manin, nonostante la perizia tecnica proposta da Nervi e anche  la realizzazione di Casa Cicogna alle Zattere dell'architetto Ignazio Gardella (1956), uno dei migliori architetti  italiani del secondo novecento,  fu  sia criticata che premiata e ancora fa discutere per l'impatto che crea con le storiche adiacenze. 
Progetto casa Masieri affidato a
Carlo Scarpa anni '68/'73
Rendering del progetto mai nato
Casa Masieri/Wright  1952
Sull'isola della Giudecca, fu invece un pittore, Mario De Maria, a concepire ed a
realizzare nel 1913 uno splendido edificio eclettico: la casa dei "Tre Oci" di stile neogotico. Celebrato fra i migliori edifici realizzati nell'ultimo secolo  a Venezia, questa architettura dimostrò che l'Arte poteva dare molta forza espressiva e qualità artistica. Lo stesso avvenne con le architetture liberty del Torres.  Alla Giudecca  ci sono stati interventi di recupero architettonico e urbanistico nel corso degli ultimi 20 anni che hanno  prodotto  interessanti risultati  discussi in città. Tra questi alcuni edifici residenziali  progettati da Cino Zucchi nel 2002 e  interventi di Alvaro Siza, di Carlo Aymonino, di Aldo Rossi, con il recupero di aree degradate sull'area del Campo di Marte. 
Arch. Aldo Rossi e C.Aymonino
Residenze alla Giudecca
Nella località di Mazzorbo vi è un interessante complesso IACP progettato dall'architetto Giancarlo De Carlo; un altro intervento discusso fu il progetto di recupero dell'area ex Saffa dell'arch. Vittorio Gregotti nel 1998/2001, nel quale sono presenti tipologie, letture estetiche soluzioni urbane variamente interpretate. Altri casi recenti sono stati l'ampliamento dell'Ospedale Civile di Venezia progettato dall'arch. Luciano Semerani e
Arch.L.Semerani
 Ospedale Civile Venezia
Gigetta Tamaro e il nuovo padiglione Jona inaugurato nel 2014, che è stato più volte rimaneggiato nelle sue parti estetiche.  A S.Giobbe, vicino all'area dove negli anni '50 Le Corbusier aveva proposto un nuovo ospedale, mai realizzato,  l'Università di Cà Foscari ha recuperato un tessuto urbano abbandonato trasformandolo in  
un Campus Universitario su progetto degli architetti Ballardini e Spigai con un lessico formale che richiama la tradizione e l'uso del mattone a vista, in un mix fra recupero urbano e nuove architetture.
Padiglione "Semerani" particolare
Un altro caso fu il restauro alla Giudecca, dello storico Molino Stucky, un tempo fiorente struttura industriale. Si è trattato di un impegnativo intervento per quello straordinario oggetto nordico in laguna, realizzato nel XIX° secolo, a lungo abbandonato e infine recuperato ad uso alberghiero e convegnistico. Si è operato con un recupero esterno, attento al ripristino dei caratteri originari, ottenendo un risultato positivo. Altri temi aperti sono ora quelli proposti nell'area degli ex Gasometri accanto alla scuola Sarpi ed alla chiesa di S.Francesco della Vigna, dove si intende realizzare attività alberghiere e nell'area dell'ex Orto Botanico ottocentesco, accanto alla Stazione di Santa Lucia anch'esso con destinazioni prevalentemente turistiche. Un caso storico di aspro dibattito che divise la città negli anni '50 fu il progetto che il giovane architetto Masieri avrebbe voluto far realizzare a F.L.Wright  nella sua casa di proprietà, di fianco a Palazzo Balbi sul Canal Grande. La popolazione veneziana era  allora tre volte più numerosa che ai nostri giorni e un forte spirito civico e polemico era sempre presente e condizionante.  
Nuova Ala Ospedaliera a Venezia
2014 Studio Altieri
Così quel progetto non fu autorizzato e dopo la morte prematura di Masieri nel 1952, la casa divenne per volontà familiare  una Fondazione a Lui intitolata, ora Archivio progetti dello IUAV.   Su tale edificio intervenne in seguito l'architetto Carlo Scarpa che  lasciando inalterato il prospetto vincolato, operò al suo interno. Tale opera dopo la morte di Carlo Scarpa si fermò per difficoltà finanziarie e solo in parte, riprese all'inizio degli anni '80.
Arch.G.Samonà/E.Trincanato 1947/61
Palazzo INAIL a Venezia
Un altro caso fu il progetto per un nuovo ingresso all'Istituto di Architettura (IUAV) di Venezia ai "Tolentini".  La parete di cemento a vista, concepita da Carlo Scarpa, fu realizzata postuma, senza il suo contributo tormentato e riflessivo che lo vedeva spesso modificare i progetti in corso d'opera.  Si ruppe il delicato rapporto che legava la corte interna preesistente e la Chiesa lasciando un "dopo" peggiore del "prima", una frattura con la corte. Aspetto grave come emblema per una scuola di Architettura. Così il "moderno" è visibile in edifici lineari e banalmente inseriti nel tessuto veneziano dopo l'apertura del Rio Novo e del Piazzale Roma che fino agli anni '70, hanno forzato la lettura urbana in modo inadeguato, relegando l'architettura ad una parata di banalità. Pur se in questi casi, si è cercato di trovare nel ritmo delle aperture in facciata, degli agganci con gli stilemi "veneziani", ciò ripete il senso di quanto, ancor peggio, era accaduto con l'Hotel Danieletto in Riva degli Schiavoni e con l'Hotel Bauer nel 1949, accanto alla chiesa di San Moisè. 
Venezia: Hotel Bauer  Arch. M. Meo 1949
Ma il contesto e le proporzioni richiamerebbero anche qui alle raccomandazioni del Palladio...
E.Trincanato 1948
 Venezia Minore
Ritornando all' esempio del Garage comunale a piazzale Roma, dell'Ingegner Miozzi, realizzato negli anni '30, e considerato un esempio notevole di razionalismo italiano, è stato osservato come esso abbia imposto con la protervia delle sue dimensioni, una violenta penetrazione nel delicato tessuto urbanistico preesistente, demolendo, spianando e imponendo uno stile, tipico dell'epoca fascista, che  dopo 80 anni appare  ancora come un corpo estraneo alla città lagnare. Su questa instabile frattura a piazzale Roma occorreva portare delle "cesure", dei rammendi che ricomponessero il
Recupero Torre Massimiliana
Forte S.Erasmo Arch. Cappai/Segantini
quadro. La Cultura amministrativa veneziana aveva attraversato nel periodo tra gli anni '40 e '80 , una serie di schizofrenie. Si susseguirono ipotesi di strade sulla laguna, di interramenti, di nuove isole artificiali. L'isola del Tronchetto  fu concepita per trasferire qui l'interscambio merci ed un centro direzionale, ma è nel tempo divenuta un agglomerato, senza stile e forza espressiva, tipico di una periferia urbana, deturpante e irrisolto. 

Campus Università Cà Foscari a S.Giobbe
Arch. Ballardini/Spigai 2000/2
Contorsioni mentali di settori economici e politici che spinsero all'uso turistico e commerciale, spegnendo ogni contrasto che fosse di intralcio alle funzioni del Porto, della Ferrovia, del traffico automobilistico. Sulla Laguna allo sfregio del Canale dei Petroli del 1965 ed all'imbonimento di ettari di barene, si pensava alla terza zona industriale, quando dopo l'alluvione del 1966 lo Stato emanò nel 1973 una Legge speciale per Venezia. Progetti come l'Idrovia Padova-Venezia, iniziati e poi non completati, il nuovo Aeroporto che ancora è in fase di espansione e che è al centro del dibattito sulle aree adiacenti, il passaggio di grandi navi da Crociera in Bacino di San Marco, l'uso dei terminal turistici non realizzati pienamente, sono parti di  correnti di pensiero che si scontrano opponendo la difesa dell'occupazione alle norme sulla tutela dell'Ambiente e alle proposte di allontanare con intelligenza il traffico navale più pesante dalla città.
Cassa di Risparmio  di Venezia
Arch.A Scattolin /Nervi 1972
In questo contesto, qualche anno fa l'Amministrazione comunale  ha puntato al rafforzamento degli accessi  mediando con la tecnologia: da un lato il tracciato del People Mover che intercetta i flussi turistici in arrivo al Tronchetto e che quindi non ferma gli arrivi prima del Ponte, è andato ad infilarsi alle spalle del Piazzale  sfiorando la Chiesa antica di S.Andrea e dall'altro si favorisce il progetto di ampliamento del garage S.Marco dentro al piazzale Roma che attirerà nuove automobili, mescolando i flussi pedonali con il Ponte di Calatrava realizzato anche per valorizzare gli immobili ex ferroviari poi acquistati da una catena commerciale... In questa continua discussione, dove appare sempre più in difficoltà la difesa dell'esistente, si colloca anche il progetto dell'hotel S.Chiara e di un altro hotel (Ibis) che dovrebbe sorgere accanto al Tribunale  sull'altro lato del piazzale.   Dal compromesso urbanistico fra Comune  e Privati nel lontano 1957, non si è saputo trovare soluzioni alternative finendo, dopo  raffiche di sentenze del Tribunale, accelerate con la realizzazione del Ponte di Calatrava, per  autorizzare un progetto di questa natura estetica  accanto allo storico albergo che ha uno stile ed una tipologia di classica impronta veneziana.
Molino Stucky sec. XIX°
(Restauro anno 2009)
Un primo errore è stato non riproporre una soluzione urbana che riportasse, com'era un tempo, alla chiusura edilizia su quel lato del Canal Grande, come è visibile fin dai quadri del settecento del Canaletto ed impedire lo sfregio della vista della auto dalla città d'acqua.
Rio Novo: Edifici anni '50/'60
Si è andati avanti per parti sconnesse. Il Ponte di Calatrava ha rotto sul lato del piazzale le ipotesi unitarie e si è quindi spinto per la costruzione dell'ampliamento. Poteva comunque essere questo l'esito di un Concorso ad inviti del privato, aprendo un confronto nella città. Era una occasione straordinaria di riscatto per questo luogo urbano che da 4 generazioni perpetua le sue banalità. Il risultato è stato più che deludente.  E'  un progetto che produce  un altro sfregio; è una provocazione inutile e dannosa. Qualcuno sostiene che con il tempo il suo minimalismo lo farà adattare allo sguardo. Ma una vera architettura dovrebbe
XVIII° sec. Canaletto: Canal Grande davanti S.Croce
sollevare emozioni positive e non annullare se stessa. Che idea di "bellezza"  percorre oggi Venezia. A leggere i commenti, quasi il 90% dei cittadini si è detta contrariata da quello che la stampa ha soprannominato "il Cubo". Ci si chiede cosa abbia valutato la Soprintendenza. E in questi giorni è stato svelato poi un altro progetto con un altro piccolo cubo razionalista sul lato opposto del piazzale. Così sono cresciute le contestazioni e le richieste di fermare tutto per ragionare, mentre è in avvio l'altro ampliamento del garage S.Marco con la demolizione della Torre dell'acqua, ottocentesca.

Tolentini: Ingresso IUAV 
Veduta del S.Chiara da Piazzale Roma
Quando il terreno della libertà espressiva  approda dentro ad un "centro storico" e cioè nel nostro passato urbano, il contemporaneo nel prestare attenzione e rispetto  alla memoria ed al tempo, si rivela perlopiù  incapace di dialogare con la stessa qualità percettiva e non ha l'umiltà di riconoscersi  sovente "alieno".  Egle Trincanato nel suo libro "Venezia Minore" già nel 1948 tracciò un vocabolario del millenario DNA urbano ed architettonico di Venezia. A questo occorreva ispirarsi , rinvigorendo con l'architettura attuale alcuni contesti.  C'è il problema serio della qualità della Committenza, della sua scarsa Cultura  e del ruolo esercitato nel controllo pubblico su opere private e in aree vincolate, dalla Soprintendenza.
Area ex Saffa. Venezia
Arch.V.Gregotti 1998/2001
E ancor prima c'è l'aspetto formativo universitario e quello di una base sociale, e della qualità amministrativa e degli strumenti legislativi da applicare in questi contesti.  A volte eccessivamente ossessivi su cose del tutto marginali e, come si è visto, in altri casi molto permissivi. Quando si interviene a Venezia,  la "bellezza" estetica e l'armonia sono fatti concreti, un patrimonio universale, non solo degli architetti o di accademici, ma dell'umanità. La Bellezza che è il "petrolio" vero dell'Italia. La Cultura, le forme, le emozioni, le proporzioni, le dissonanze, imprimono delle reazioni. E se guardando un'opera si resta fortemente contrariati, questo giudizio equivale ad una bocciatura. Ed è quello che sta avvenendo, per l'ampliamento che è stato progettato e concluso dell'hotel S.Chiara a Venezia. Questa architettura, che Portoghesi ha definito "minimalista" e che ha bocciato come incompatibile con il contesto e che  il critico d'Arte Vittorio Sgarbi ha denunciato come un "orrore", è stata criticata anche dal
Prospetto dell'ampliamento da P.le Roma 
prof. Amerigo Restucci ex Rettore IUAV, che ha proposto un concorso per il suo mascheramento, altri ne hanno chiesto la demolizione. Tra quelli che lo hanno assolto, almeno parzialmente  si trovano il critico d'Arte Philippe Daverio e l'ex Sindaco  Massimo Cacciari, che lo hanno definito un progetto che si richiama al razionalismo degli anni '30 e '40 del Novecento. Epoca in cui, come si è detto,  si costruì il Piazzale Roma e il limitrofo Garage Comunale. Ma sono voci abbastanza isolate. Nel pensare a cosa fare c'è stato chi ha proposto mimesi vegetali, altri dei dipinti, altri ancora l'abbattimento. Resto convinto, essendo stato testimone dei fatti ed essendomi  opposto, da assessore all'Urbanistica,  ad un iter che avrebbe potuto condurre a questo risultato negativo, che il proprietario dell'albergo dovrebbe cercare delle soluzioni. Così come la Soprintendenza ha delle responsabilità oggettive e  dovrebbe risponderne per aver avvallato tale operazione. Se l'Hotel potesse ancora cambiare pelle, sarebbe un ripiego almeno accettabile, al danno arrecato alla città.  Faccia ora la Committenza ciò che non ha fatto prima: un Concorso ad inviti aprendo alle idee che possono venire dalla Biennale d'Arte  e di Architettura e discuta con la città , su come trasformare l'esistente,  l'esterno. Stessa vicenda per l'altro hotel e in generale per l'intero piano regolatore del Piazzale Roma. Occorre che ritorni essenziale che  a Venezia  si debba progettare per il Tempo e per la Storia.

Venezia dallo spazio
Area del S.Chiara nella incisione di
Jacopo Dè Barbari

Antico Monastero di S.Chiara/Venezia
Dipinto del Canaletto XVIII° sec.
Chiesa S.Lucia demolita nel 1860 per
far posto alla Stazione Ferroviaria
Chiesa di S.Lucia sul Canal Grande
demolita nel 1860
Canal Grande:  Stazione Ferroviaria  nel 1930,
dov'era la Chiesa di S.Lucia
Foto anni '50 sulla riva del S. Chiara
A sin. l'edificio demolito è ora sostituito dal "Cubo"
(Foto Archivio Comune Venezia)
Canal Grande e sullo sfondo il S.Chiara anni '50
(Foto Archivio Comune Venezia)
Disegno del Piazzale Roma a Venezia
Area Cittadella della Giustizia
tra P.le Roma e Manifattura Tabacchi
Edificio del Tribunale di Venezia
(2000/2012) Arch. I.Cappai/P.Mainardis


Garage Comunale. Ing. E.Miozzi (1931/33)
le strutture del People Mover  sfiorano
l'antica Chiesa di S.Andrea
Piazzale Roma e Canal Grande


Hotel S.Chiara prima dell'ampliamento
Hotel S.Chiara dopo l'ampliamento
Hotel S.Chiara 2015 lato sud
Hotel S.Chiara  lato nord sul Canal Grande
Esempio: Montpellier- Trompe l'oeil
Puy en Velay: Trompe l'oeil
Monpellier: Trompe l'oeil
Ironie  tratte dal Networks  1
Ironie tratte dal Network  2
Ironie tratte dal Network 3
Piazzale Roma a Venezia
Pensilina del Tram in Piazzale Roma
Oggetto di aspre polemiche

Il teatro del Mondo 1979 : Arch. Aldo Rossi
Un'opera suggestiva  in dialogo con il passato