giovedì 11 gennaio 2018

MEDIOEVO

MEDIOEVO                   di  Gianfranco Vecchiato





Tra le antiche città murate del Veneto un posto di rilievo spetta a Cittadella. Sorge in pianura tra Bassano del Grappa e Castelfranco. Il percorso che un visitatore può compiere lungo i 1500 metri del perimetro della sua cinta muraria, integra e restaurata, consente una vista dall'altezza di 15 metri sulla città,  e da 26 metri salendo sopra i torrioni che la cingono. Lo sguardo si posa sulla pianura e sulle pendici del Grappa.    Cittadella fu creata agli inizi del XIII° secolo dai padovani come risposta militare alla costruzione da parte dei trevigiani,  del castrum fortificato di Castelfranco posto a una decina di chilometri di distanza.
A queste rivalità, che il dominio veneziano su tutto l'entroterra veneto avrebbe  gradualmente assorbito dal XV° secolo, si deve la presenza di molti borghi murati nella nostra regione. Così come in
 Europa, in Italia il Medioevo ha lasciato tracce forti e costanti. La particolarità dei borghi murati nel nostro Paese è data dalla orografia e dalla precedente cultura lasciata dall'impero romano. Divenuti complesse opere d'arte, quei massicci monumenti di tufo, di argilla, di pietra, che sono i castelli,  appaiono ai nostri occhi come  simboli di una società quasi aliena, tanto diverso è il senso che noi contemporanei diamo al tempo, allo spazio ed ai nostri rapporti umani.  Il Medioevo è nel nostro DNA perché  ha lasciato tracce di sé nei localismi delle nostre province, gelose custodi di tradizioni e di singolarità. Guardando alla forma  ellittica del perimetro di Cittadella, notiamo che in essa convergono i due assi stradali posti in corrispondenza dei punti cardinali. I 4 settori che ne derivano, si frantumano poi in tante stradine e in lotti perpendicolari. Il modo semplice e funzionale di concepire lo spazio, valido anche ai nostri giorni, ci fa entrare con rispetto e curiosità, lasciando fuori da quelle mura,   i magneti di anonimi  centri commerciali e di complessi industriali che  ci coinvolgeranno appena torneremo a casa. Se nei secoli passati le mura difendevano  dai nemici esterni, oggi esse sono la metafora del diaframma tra opposte culture.  Si confrontano visioni opposte. Da una parte troviamo le dimensioni contenute e dettagliate di architetture e di luoghi antichi, dall'altra vi è il consumo di suolo tra infrastrutture e attività immobiliari per masse di consumatori erranti. Appare perciò sempre più fragile se non falso ciò che si declama nelle leggi e nelle norme, tra salvaguardie, vincoli e limitazioni previsti nei piani, dato che non si riesce  a fermare e a coordinare un consumo di suolo fattosi sempre più vorace. Le discussioni  tornano al punto di partenza. Le norme sempre più numerose formano  una impressionante ragnatela di enunciati, di propositi, di verifiche tra Enti ed Uffici, ciascuno con poteri di veto e di esigenze burocratiche. Questo genera  indecisioni, veti contrapposti,  percorsi ad ostacoli che  impantanano il sistema e favoriscono la corruzione. Ogni anno il 10% di territorio agricolo nel Veneto viene sottratto all'agricoltura e alle funzioni ambientali.  Anche se il Prodotto Lordo cresce e si rafforza, bisogna capire quale è la vera ricchezza. Non sono solo i soldi. Il Medioevo è riapparso in altre forme e  non è quello del passato ma quello del presente. Spesso ci costringe dentro alle nostre case in forme di non comunicabilità e di difesa reciproca. Dallo straniero immigrato, da bande di ladri, da un ritmo di esigenze superficiali che creano ansie e danno lavoro a psicologi e psichiatri. Rifletteva il poeta veneto Andrea Zanzotto sul nostro tempo : "Che sarà della neve, del giardino, che sarà del libero arbitrio e del destino e di chi ha perso nella neve il cammino?"