domenica 29 gennaio 2023

DOCUFILM

DOCUFILM   di Gianfranco Vecchiato

Immagine tratta dal film "Donne in Carnia" 
Anno 1959 Regista Axel Rupp
N
egli anni del Novecento quando la modernità non era ancora arrivata nei territori e in molti piccoli paesi della nostra Penisola, si sono documentate con gli strumenti della macchina da presa e fotografica, aspetti di un mondo ora del tutto scomparso. Quelle testimonianze sono divenute oggetto di indagini sociologiche, di analisi storiche e antropologiche e sono preziose per poter tramandare tradizioni e consuetudini che sono necessarie a comprendere le radici profonde delle  nostre società . Pur non essendo tempi lontanissimi, essi paiono distanti secoli dai nostri giorni, tante sono le differenze con l'attualità, non solo nella tecnica ma nei linguaggi e nei comportamenti delle persone.  Fra tanti cortometraggi, tre sono stati presentati di recente nel programma RaiStoria, e rivelano l'importanza assunta dalla cinematografia nel secondo dopoguerra, dopo che questa disciplina venne favorita nel 1949 da una legge di sostegno che promuoveva con contributi statali, filmati nazionali che avessero per soggetti aspetti della nostra società, uscita traumatizzata dagli avvenimenti tragici del conflitto mondiale che divenne in seguito scontro civile. Sono ora testimonianze utili anche per le nuove generazioni perchè raccordano, senza retorica,  generazioni diverse. Un primo filmato di dieci minuti, dal titolo "Anche le città muoiono" con la fotografia di Luigi Zanni e la regia di Fernando Cerchio (1914/1974), mostra il paese di Monterano, nel Lazio,  che ancora nel 1969, quando in vaste zone d'Italia si era in pieno boom economico, appariva come una località fantasma. I ruderi lasciati dalla guerra del tutto avvolti dalla vegetazione e circondati da asini, da capre e da maiali, richiamano un medioevo lontano. Tra quelle pietre, come recita il narratore del cortometraggio, " la gente fuggita dalle case distrutte non è più ritornata. Quelli rimasti pensano di andarsene...". Oggi Canale Monterano ha sostituito quel borgo fantasma ed insieme alla Riserva Naturale con splendidi boschi di quercia, è una mèta di turismo. Un secondo paese filmato è Civita di Bagnoregio, tutt'ora in costante pericolo di sopravvivenza geologica e rinomata mèta turistica per il paesaggio straordinario che la circonda. In un secondo documentario intitolato "Donne in Carnia" del 1959, il regista veronese Axel Rupp, classe 1924,  porta l'attenzione sui paesi dell'alto Friuli, a lungo spopolati dalla emigrazione, dove erano rimasti solo i vecchi e le donne a cui restavano la fatica e il dolore. Le donne lavoravano la terra e accudivano i figli. Gli uomini validi lavoravano lontano, spesso in altre Nazioni. Le immagini le colgono con le gerle di vimini sulle spalle mentre salgono tra i boschi a raccogliere legno e fieno. La cinepresa indugia su volti severi e stanchi, tra povere case di legno e pietra, rimaste ferme a secoli lontani, con l'acqua attinta dalle fontane del paese. E' un messaggio forte che non lascia indifferenti. Quelle popolazioni che poi nel 1976 vennero drammaticamente colpite da un disastroso terremoto, dimostrarono di che tempra fossero fatti i loro caratteri. Hanno ricostruito tutto ciò che era crollato, comprese le testimonianze più antiche e l'anima racchiusa in quelle pietre non è andata perduta. Il terzo documento riprende una giornata tra i ragazzi in un quartiere di periferia all'inizio degli anni anni '60. I giochi nel cortile tra nugoli di adolescenti e l'avvicendarsi delle attività dei genitori. Siamo al passaggio di un'epoca e di cambiamenti interiori nella pubertà. Ma si respira in quelle scene la coesione tra famiglie che si affacciano tra caseggiati popolari, in un ambiente proletario e di piccola borghesia. E' un mondo di relazioni strette fra adulti e ragazzi che oggi manca o si è fatto distante. Questi racconti sono diari di un tempo passato che mostrano problemi superati o travolti dai processi veloci di progresso economico e tecnologico. Meno superati sul piano culturale perchè contengono elementi e valori di una ricchezza antica che andrebbe recuperata. Questi filmati mostrano ingredienti indispensabili per rifondare nelle città i caratteri di solidarietà, di forza morale, e di processi di vita che riguardano nel bene e nel male intere comunità. Da questo impasto ha origine l'identità complessa di un popolo e da esso derivano le relazioni urbane, le contaminazioni spaziali e temporali, gli usi dei materiali, dei colori, dei suoni. Cose che si imparano dalla storia e sulla strada, molto più che nelle aule universitarie.