mercoledì 6 giugno 2018

CARLO MARTELLO

CARLO MARTELLO               di  Gianfranco Vecchiato

Muro di Berlino 1962
"Re Carlo tornava dalla guerra, lo accoglie la sua terra, cingendolo d'allor..." Era l'anno 1962 quando uscì la canzone "Carlo Martello", ispirata nella  musica da Fabrizio De Andrè e nei testi da Paolo Villaggio. Ebbe una sorte travagliata. Il testo contestava il militarismo, e la figura goffa del Re che fuggiva per non pagare una prestazione amorosa, era un pretesto per parlare ad una società bigotta.
Joan Baez
 "...frustando il cavallo come un ciuco, tra i glicini e il sambuco, il re si dileguò...". La canzone fu sequestrata e perseguita dalla magistratura per offese alla morale e per testi antimilitaristi. Dopo diverse traversìe, i versi vennero in parte modificati e sostituiti. Ma fu presa come una bandiera dalla nascente contestazione giovanile. Carlo Martello alla battaglia di Poitiers nel 732 sconfisse gli arabi cambiando forse la storia d'Europa, ma ciò che agli autori interessava era interpretare la storia contemporanea abbattendone i miti. D'altra parte molte altre canzoni provenivano sull'onda di una speranza, dall'America, segnalando con Joan Baez e Bob Dylan, nuovi protagonisti moderni che rompevano gli schemi edulcorati e falsi con testi e musiche impegnate. Fu l'epoca dei "figli dei fiori" dove si mescolavano trasgressioni ed eccessi, paranoie e illusioni. Si puntava alla conquista della Luna e la scienza stava avvicinando con la tecnologia mondi e popoli lontani.
Berlino divisa: Guerra Fredda
Bob Dylan
In quell'anno 1962  la guerra fredda e i blocchi contrapposti condussero ad una crisi tra Stati Uniti ed Unione Sovietica per i missili a Cuba, che portò il mondo alle soglie di un conflitto atomico. Nella Chiesa Cattolica il permanere di tensioni internazionali, condusse l'allora Papa Giovanni XXIII° a scrivere una Enciclica dal nome profetico: "Pacem in terris".  
Il suo Segretario poi Cardinale,  Loris Capovilla, raccontò in seguito che l'arcivescovo di Marsiglia, Mons. Marc Lallier, il 12 maggio 1963, un mese dopo la promulgazione di "Pacem in Terris", gli scrisse in una lettera:  "... Data una occasione
Paolo Villaggio
potreste raccontare al Santo Padre questo episodio. Io mantengo ottime relazioni col sindaco di Marsiglia, deputato socialista, antico ministro, sig. Gaston Defferre. L'altro giorno, al termine di un ricevimento ufficiale, sua moglie mi prese in disparte e mi disse: "Monsignore, voi sapete che sono miscredente, non vado più a Messa, non prego mai. Ma 
dopo la pubblicazione di Pacem in terris sono entrata in una Chiesa ed ho pregato a lungo per il Santo Padre. Voi non immaginate la ripercussione che le sue iniziative ed i suoi gesti provocano negli
ambienti più lontani dalla Chiesa. Ho pregato Dio di conservarcelo". Il Pontefice con il suo stile diretto, andava al centro delle cose: "Ci sono quelli che amano complicare le cose semplici. Per parte mia preferisco semplificare le cose complicate" L'Enciclica non ignora né la difficoltà dei problemi né gli antagonismi da conciliare, né il peso del passato; però al di sopra di ciò che divide, cerca di mettere in luce ciò che unisce. 
Di fatto più di quanto non lo si creda, esiste tra gli uomini un denominatore comune.
Papa Giovanni XXIII° (1962)
Immaginiamo una lavagna: scriviamo sopra dei grandi numeri frazionari che sembrano inconciliabili, mentre sappiamo con quali operazioni aritmetiche si giunge, per eliminazioni successive, a 
trovare il denominatore comune; è infine una cifra molto semplice che non si poteva prevedere nel groviglio dei numeri.  L'Enciclica è proprio questo, scriveva Capovilla; dà risalto al denominatore comune degli uomini di buona volontà e si rivolge a loro considerando 4 aspetti: il rispetto della persona, la collaborazione tra i popoli, la creazione di un potere supernazionale, il sostegno tra gli uomini al di sopra delle divergenze politiche". La risonanza internazionale di quella Enciclica fu enorme. Il plauso fu totale e unì giornali come il
Loris Capovilla 2015
britannico  "Times" con il sovietico "Tass". In Italia si levarono invece molte critiche strumentali perché se ne dava una lettura "politica" ristretta e si temeva che una apertura a governi di centro-sinistra,  aprisse un dialogo con masse di persone che fino a qualche anno prima risultavano "scomunicate" dalla Chiesa, perché iscritte al partito comunista.  Quel testo è una pietra miliare ancora oggi. 
La Storia viene spesso raccontata dai posteri e risente delle evoluzioni culturali. A distanza di quasi 60 anni possiamo affermare che quelle parole sono attuali perché molti conflitti sentono un vento di restaurazione che soffia in un mondo globalizzato dalla finanza. Per aiutare la comprensione fra i popoli un ruolo importante lo hanno anche le opere di ingegno, dell'arte e dell'architettura. Tutto ciò che "parla" ed eleva il nostro spirito e fornisce  qualità e forma urbana  è parte di un contributo decisivo per l'equilibrio di diritti e per la dignità di vita delle popolazioni.    Anche per le città ed i territori vale più ciò   che può aiutare ad unire su quanto porta a dividere.
Questo brano va riletto: "Ogni essere umano ha il diritto alla libertà di movimento e di dimora all'interno della comunità politica di cui è cittadino; ed ha pure il diritto, quando legittimi interessi lo consiglino, di immigrare in altre comunità politiche e di stabilirsi in esse. Per il fatto che si è cittadini di una determinata comunità politica, nulla perde di contenuto la propria appartenenza, in qualità di membri, alla stessa famiglia umana; e quindi l'appartenenza, in qualità di cittadini, alla comunità mondiale". I giovani di allora colsero l'apertura sociale e la trasferirono, come poterono, anche nelle loro canzoni. Fu un periodo straordinariamente ricco di eventi, dalla tecnologia ai consumi, che   diede la  spinta alla speranza,  accese gli animi e cambiò la morale bigotta del tempo. Oggi quei giovani sono anziani ma in alcuni di loro il ricordo di "Carlo Martello" risuona ogni tanto come un grido di battaglia che porta alte le insegne  per la  verità e per la pace.