mercoledì 20 dicembre 2017

AVANTI SAVOIA

AVANTI SAVOIA              di  Gianfranco Vecchiato

Santuario di Vicoforte



Davanti al Santuario di Vicoforte, in provincia di Cuneo, una bara avvolta in
un tricolore con stemma sabaudo, è portata in Chiesa.  A seguire il feretro solo poche decine di persone.  Tutto è avvolto nella riservatezza. Ma il fatto storico è rilevante.  La basilica è monumento nazionale fin dal 1880, e si staglia maestosa e solenne, sulle colline davanti alle Alpi Marittime. L'architetto Ascanio Vittozzi la progettò su incarico del Re Carlo Emanuele I° di Savoia alla fine del '500 ma furono necessari tre secoli per il suo completamento. Nel 1732 venne realizzata la cupola elittica secondo il progetto dell'ingegnere Francesco Gallo, discepolo del grande architetto Filippo Juvarra. Il Santuario è attorniato da un paesaggio dal sapore di antico Piemonte.  In queste terre quando risuonava un tempo la marcia reale e il motto di "Avanti Savoia" non era solo per retorica ma per espressioni di fedeltà.  In quella bara erano  le spoglie 
del Re Vittorio Emanuele III° che seguivano di qualche giorno quelle della
Regina Elena. La notizia ha ridestato sentimenti contrapposti con dichiarazioni di cronaca che traevano spunto da quel Novecento  dove quel Re  vide  durante il suo regno, più generazioni. La Sua immagine affissa sulle pareti scolastiche, negli edifici pubblici e nelle caserme, mostrava un volto severo, incorniciato dai baffi e da un divisa militare che lo traeva a mezzo busto. Il suo profilo era sulle monete in circolazione, aggiornate dopo il 1939 quando Egli assunse il titolo anche di Re d'Albania e di Imperatore di Etiopia. Ebbe  dei soprannomi popolari: il "Re soldato" per essere stato al fronte durante la I^ guerra mondiale e il  Re "sciaboletta" per via della sua piccola statura. A 100 anni dalla Grande Guerra occorre ricordare che se fu tra i fautori dell'intervento italiano, ebbe anche il merito di decidere che la difesa dell'esercito dopo Caporetto sarebbe stata sul Piave. Gli Alleati avrebbero lasciato tutto il Veneto al suo destino. Educato secondo una rigida disciplina militare, assunse il regno dopo che Suo padre Umberto I°fu assassinato da un anarchico.
Vittorio Emanuele III° 1869/1947
Nel 1908 il Regno affrontò il dramma del terremoto di Messina e Reggio Calabria con 100mila morti. Le cronache dell'epoca raccontano che  la  r
egina Elena si distinse per carità e abnegazione. Ma l'Italia fu spesso in guerra: nel 1911/12 contro l'Impero Ottomano per la Libia, nel 1915 a fianco degli Alleati contro l'Austria-Ungheria. Nel 1922, in fasi tumultuose di disordini e caos, il Re chiese a Luigi Facta, allora capo del Governo : "Ma di questo Mussolini c'è poi da fidarsi?". Pensando di controllarlo e di evitare una rivoluzione interna, aprì le porte alla Dittatura che fu solo in parte stemperata dalla presenza della Monarchia.  Nel 1935/36 ratificò la guerra contro l'Etiopia e nel 1937  l'appoggio in Spagna al Generalissimo Franco. Nel 1938 controfirmò le leggi razziali che il regime aveva emanato dopo l'alleanza con la Germania. Nel 1940, pur incerto, accettò la linea di Mussolini per la guerra a Francia e Gran Bretagna. Quando nel 1943 fu chiara la disfatta militare ed il disastro che stava travolgendo la Monarchia, spinse per la destituzione di Mussolini nella seduta del Gran Consiglio del Fascismo il 25 luglio del '43. Il governo di transizione guidato dal generale Badoglio, doveva trattare la resa e lo sganciamento  dai tedeschi. Niente di ciò accadde e il precipitare degli eventi posero il Re dinanzi ad un bivio. Qui avrebbe potuto riscattarsi. Il giornalista  Indro Montanelli che fu monarchico in gioventù, non gli perdonò di non aver fatto il gesto richiesto ad un Re: quello di affrontare la battaglia e cadere, in difesa di Roma, nelle ore successive all'armistizio. Non furono date disposizioni all'esercito sparso tra Italia,Francia meridionale, Balcani ed Egeo e sappiamo ciò che avvenne.


Poi la rocambolesca partenza da Roma e l'arrivo a Brindisi dove la presenza del Re in quello che venne definito il "regno del sud", mantenne una parvenza di sovranità che consentì una formale continuità politica dello Stato e la cobelligeranza. Un epilogo triste e drammatico. Tra i 650mila soldati prigionieri dei tedeschi, la maggior parte restò fedele al giuramento al Sovrano, scegliendo di non combattere nella Repubblica Sociale di Mussolini. Diversi reparti partigiani si richiamarono alla monarchia, ma fu comunque guerra civile.  Il Re Vittorio Emanuele III°, sostenuto dal governo britannico non venne messo in discussione dai ricostituiti partiti antifascisti, compreso il partito comunista guidato da Palmiro Togliatti, con la guerra in corso.  Ma  nel 1946, dopo aver abdicato a favore del figlio,   il referendum portò alla Repubblica, anche se non fu un plebiscito. Vittorio Emanuele III° morì in esilio ad Alessandria d'Egitto il 28 dicembre 1947. Tutto quel 


tempo ora si racchiude in quella bara . Nelle terre del Piemonte, che ogni tanto ci ricordano episodi scritti da Edmondo De Amicis,  parte di un piccolo mondo antico raccontato da Guido Gozzano, dalle poesie di Giosuè Carducci e dalle parole di Mario Soldati, la modernità si stempera fra terre di vini e di castelli dalle antiche tradizioni militari. Qui  regnò Casa Savoia, che partendo da Chambery valicate le Alpi, trasferì  la capitale a Torino, facendone una grande città moderna europea. Ogni controstoria demolisce i miti ma nel bene e nel male, nella sintesi di emozioni, può esserci posto
Paesaggio a Vicoforte
anche per l'umana pietà  verso la figura di quel
 discusso Re sabaudo, inadatto, ma non fu il solo,  ai tempi tremendi che attraversò. In astratto c'è chi ritiene che la Monarchia avrebbe potuto sopravvivere in Italia trasformandosi sul modello di quelle esistenti nel nord Europa. Occorre ricordare cosa fu il Risorgimento e come avvenne la unificazione dell'Italia per affrontare questo tema.  Il Pantheon di Roma ospita le tombe dei due primi Re d'Italia: Vittorio Emanuele II° ed Umberto I°.  Quel luogo appare precluso a Vittorio Emanuele III° in nome della storia. Tuttavia Egli rappresentò lo Stato e  l'appendice risorgimentale legata al nome "Savoia". Cose oggi poco comprensibili perché il tempo è una livella. Le spoglie riposano ora in Italia 
nel Santuario voluto secoli fa per farne,  sull'esempio dell'Escorial in Spagna, un luogo di sepoltura per i Re dell'antica Casata.  Tra coloro che qui arriveranno in visita alcuni lo faranno per ricordare i torti, altri con dei rimpianti. Alla fine resta il silenzio. E quella scritta sulla bara: Vittorio Emanuele III° - Re d'Italia 1869-1947.

Complesso Monumentale
Interno del Santuario